25 novembre 2012 Anno B
OMELIA
Con la festa di Gesù R I S O R T
O RE DELL’UNIVERSO concludiamo l’anno
liturgico 2012. Gesù è veramente Re, ma il suo Regno non è di questo mondo. I
potenti di questo mondo spadroneggiano sui loro sudditi, li rendono loro
schiavi, si arricchiscono sfruttandoli e rendendoli sempre più poveri. Ciò non
avviene in Gesù, nostro Re: Gesù non spadroneggia su di noi, si fa nostro servo
e ci benefica; da ricco che era si è fatto povero per arricchirci. Noi,
discepoli di Gesù, dobbiamo imitare Gesù:
come Lui non dobbiamo spadroneggiare sugli altri, ma farci loro servi e beneficarli,
soprattutto se sono poveri, sofferenti ed emarginati.
Noi, uomini e donne del terzo millennio, abbiamo una grande missione da
compiere: iniziare l’Età Aurea della Redenzione, collaborando CON GESU’ R I S O R T O RE DELL’UNIVERSO, E CON MARIA SANTISSIMA
REGINA DELLA PACE, PERCHE’ NEL MONDO FINALMENTE CESSI LA GUERRA E INCOMINCIAMO
A GODERE LA PACE MONDIALE MESSIANICA.
A questo punto desidero leggervi quanto i Padri Conciliari del Concilio
Ecumenico Vaticano II ci hanno tramandato nella Costituzione Pastorale “GAUDIUM
ET SPES” sulla Chiesa nel mondo contemporaneo:
COMPITO DEI CRISTIANI
NELL’EDIFICAZIONE DELLA PACE:
“I cristiani cooperino volentieri e di tutto cuore all’edificazione
dell’ordine internazionale nel rispetto delle leggittime libertà e in
amichevole fraternità con tutti. Tanto più che la massima parte degli uomini
soffre ancora di miseria così grande che Cristo stesso nelle persone dei poveri
sembra reclamare quasi ad alta voce la carità dei suoi discepoli. Non si dia
questo scandalo agli uomini: che, cioè, mentre alcune nazioni, popolate da una
maggioranza di persone che si gloriano del nome di cristiani, godono di grande
ricchezza di beni, altri per contro sono prive del necessario per vivere e sono
afflitte dalla fame, dalle malattie e da ogni sorta di meserie. Infatti lo
spirito di povertà e di carità è la
gloria e la testimonianza della
Chiesa di Cristo.
Perciò si devono lodare e
incoraggiare quei cristiani, specialmente i giovani, che spontaneamente si
offrono ad aiutare gli altri uomini e le altre nazioni. Anzi è dovere di tutto
il popolo di Dio, dietro la parola e l’esempio dei vescovi, di sollevare, per
quanto sta in loro, le miserie di questi tempi secondo l’antica usanza della
Chiesa, non solo con l’eccedenza, ma anche con gli stessi beni patrimoniali. Il
modo di raccogliere e distribuire gli aiuti, pur senza essere rigido ed
uniforme, avvenga tuttavia ordinatamente a livello diocesano, nazionale e
mondiale e dovunque appaia opportuno, con l’opera congiunta dei cattolici o
degli altri fratelli cristiani. Infatti, lo spirito di carità, non solo non si
oppone all’esercizio provvidenziale e ordinato dell’azione caritativa, che anzi lo esige. Perciò è necessario che
coloro i quali intendono dedicarsi alle nazioni in via di sviluppo, vengano anche debitamente formati in istituti
specializzati,
La Chiesa deve essere assolutamente
presente nella stessa comunità dei popoli per alimentare e risvegliare
la cooperazione tra gli uomini; e questo tanto attraverso le sue pubbliche
istituzioni, quanto mediante la piena e sincera collaborazione di tutti i
cristiani, animati dal solo desiderio del bene comune.
Questo scopo si raggiungerà in maniera più efficace, se i fedeli
stessi, coscienti della responsabiltà umana e cristiana, si daranno da fare per
risvegliare, già nell’ambito della loro vita, la volontà di collaborare
prontamente con la comunità internazionale. Si abbia una cura particolare nel
formare in questo i giovani, sia nell’educazione religiosa che in quella
civile.
Infine, è augurabile che i cattolici, per compiere bene il loro dovere
nella comunità internazionale, si studino di cooperare fattivamente ed
efficacemente
sia con i fratelli separati, che pure fanno professione di carità
evangelica, sia con tutti gli uomini che bramano la vera pace”.
Sac. Salvatore Paparo