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27 dic 2010

26 DICEMBRE 2010: FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET

PREDICA

Oggi, domenica che segue mmediatamente il Santo Natale, festeggiamo la Sacra Famiglia di Nazaret, composta da Gesù, da Maria Santissima e da San Giuseppe. E' la famiglia eccezionale che Dio Padre ha regalato alla famiglia umana come perfetto modello da imitare.
INNANZI TUTTO, Gesù, Maria e Giuseppe si offrono alla famiglia umana come perfetto modello di amore verso il Padre Celeste. Infatti: GESU' amò il Padre Celeste facendo ogni giorno la sua volontà fino alla morte e alla morte di croce. MARIA amò il Padre Celeste vivendo per tutta la vita il suo " SI' " pronunziato al momento dell'Incarnazione di Gesù: "Ecco, io sono la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua parola". GIUSEPPE amò il Padre Celeste eseguendoi suoi ordini con prontezza e generosità. Così avvenne, ad esempio, quando dovette fuggire in Egitto per difendere Gesù dalle mani sanguinarie di Erode.
IN SECONDO LUOGO Gesù, Maria e Giuseppe si offrono alla famiglia umana come perfetto modello di amore reciproco. Infatti: GESU' amò i suoi genitori ricolmandoli di delicatezze e stando sottomesso ad essi, come attesta l'evangelista Luca. MARIA amò il suo Figlio Gesù e il suo sposo Giuseppe ponemdosi a totale loro disposizione con premura e generosità. GIUSEPPE amò la sua sposa Maria e il suo figlio Gesù soprattutto con il suo lavoro di artigiano.
INFINE Gesù, Maria e Giuseppe si offrono alla famiglia umana pome perfetto modello di amore verso gli altri. Infatti: GESU' attraversò la Palestina in lungo e in largo beneficando tutti: guariva i malati, risucitava i morti, liberava dai demoni, perdonava i peccatori ridonando loro pace e serenità interiore. Gesù, soprattutto, si mostrò Buon Pastore che per salvare noi sue pecorelle, offrì liberamente la sua vita accettando l'umiliante e terribile morte di croce. MARIA accoglieva con tanta gentilezza coloro che andavano a visitarla e, pur essendo povera, trovava sempre qualcosa da donare a chi era più povero di lei. Maria, soprattutto, amò tutti noi affrontando con fortezza tutte le seofferenze necessarie per generarci e partorirci suoi figli e figli del Padre Celeste. Per nostro amore accettò  di essere la "REGINA DEI MARTIRI". Anche GIUSEPPE amò gli altri. Vediamolo, in modo particolare, nella sua bottega, mentre contrattava con i suoi clienti. Senza dubbio li trattava tutti gentilmente, richiedeva loro prezzi onesti, favoriva i più poveri.

GLI SPOSI E I GENITORI DEBBONO IMITARE MARIA SANTISSIMA E SAN GIUSEPPE:
I FIGLI DEBBONO IMITARE GESU'. COSI' ACCELERANO L'AVVENTO DELL'ETA' AUREA DELLA REDENZIONE CHE SARA' FONDATA SULLA SANTITA' DELLA FAMIGLIA.

Sac. Salvatore Paparo

26 dic 2010

NATALE 2010: MESSA DEL GIORNO

OMELIA

La nascita di Gesù ha dato una svolta decisiva alla nostra storia umana: noi uomini, frutto dell'amore di Dio, siamo stati creati per la felicità e per la vita. Con il peccato, purtroppo, abbiamo distrutto il piano di Dio e ci siamo condannati all'infelicità e alla morte. Dio misericordioso, però, immediatamente dopo il primo peccato ci promise un Salvatore, dicendo al demonio:
"Porrò inimicizia tra te e la donna; tra la tua discendenza e la sua discendenza.

  Essa ti schiaccerà il capo, e tu, invano, cercherai di insidiare il suo calcagno".
Dopo il primo peccato, la nostra storia umana si perde nella notte buia dei tempi: ignoriamo gli avvenimenti che si sono verificati per migliaia e migliaia di anni. Sappiamo solo che gli uomini peggiorarono sempre più sia nei confronti di Dio tanto da adorare le creature al posto del Creatore; sia nei loro confronti reciproci tanto che l'uomo divenne lupo all'altro uomo, sempre pronto a sbranarlo.
Quattromila annni fa, Dio intervenne per incomnciare a preparare la nascita del Salvatore promesso nell'Eden, subito dopo il primo peccato. Il prescelto progenitore di Gesù Salvatore fu Abramo, un pastore della Mesopotamia, l'attuale Iraq. Dio gli comandò: "LASCIA LA TUA PATRIA, LA TUA PARENTELA E VA' IN UN LUOGO CHE IO TI INDICHERO'".
Abramo non chiese dilucidazioni, si fidò di Dio, prese con sè la moglie Sara, il nipote Lot, i suoi servi, il suo bestiame e partì. Il luogo di destinazione era la terra di Canaan, l'attuale Palestina che in seguito sarà chiamata Terra Promessa perchè Dio la promise ai discendenti di Abramo. Infatti, in una notte stellata Dio disse ad Abramo: "I TUOI DISCENDENTI SARANNO NUMEROSI COME LE STELLE DEL CIELO. AD ESSI DARO' LA TERRA CHE TU CALPESTI".
Quando Giacobbe, nipote di Abramo, a causa di una carestia, fu costretto a lasciare la Palestina e a spostarsi in Egitto con tutti i suoi familiari, i discendenti di Abramo erano settanta. In Egitto, benedetti da Dio, si moltiplicarono in modo eccezionale e divennero un popolo, il popolo di Dio. Per il loro numero stragrande, il faraone d'Egitto ebbe paura che lo detronizzassero e li ridusse in una disumana schiavitù. Dio, però, intervenne in loro aiuto, per mezzo di Mosè li liberò dalla schiavitù egiziana e li condusse in Palestina, mantenendo così la promessa fatta ad Abramo:"AI TUOI DISCENDENTI DARO' LA TERRA CHE CALPESTI".
In Palestina sorse la monarchia ebraica. Il secondo re fu David, al quale Dio rinnovò la promessa del Salvatore: "IL MESSIA SARA' UN TUO DISCENDENTE".
Dopo mille anni l'arcangelo Gabriele fu mandato da Dio ad una giovane donna nazaretana, discendente di David. La giovane che si chiamava Maria, sarebbe stata la madre del Messia promesso: "PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO TU CONCEPIRAI UN FUGLIO, LO DARAI ALLA LUCE, LO CHIAMERAI GESU'. EGLI E' IL FIGLIO DELL'ALTISSIMO".
Trascosi i normali nove mesi di gestazione, Maria Santissima, a Betlem di Giudea, diede alla luce il suo figliolo Gesù, lo avvolse in umili fasce e lo depose nella mangiatoia di una stalla, mentre gli angeli cantavano: "GLORIA A DIO NELL'ALTO DEI CIELI, E PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE EGLI AMA".

Il peccato ha distrutto l'amore e in conseguenza la famiglia di Dio: noi da figli devoti di Dio, siamo diventati suoi figli ribelli; da fratelli uniti nell'amore reciproco, siamo diventati fratelli divisi dal nostro egoismo e dall'odio reciproco. La massima espressione del nostro egoismo e del nostro odio è stata la guerra fratricida. Dal giorno in cui Caino uccise il fratello Abele, la storia umana è stata dominata dalle guerre. Ebbene, Gesù è venuto nel mondo per riaccendere il fuoco dell'amore e così ripristinare la pace: "PACE AGLI UOMINI CHE DIO AMA".  La Pace Mondiale Messianica si realizzerà perchè è fondata sulla Parola Verace di Dio. Sta a noi accelerare la venuta di quest'Era Meravigliosa VIVENDO IN PACE CON LA NOSTRA COSCIENZA, IN PACE CON I MEMBRI DELLA NOSTRA FAMIGLIA NATURALE, IN PACE CON I FRATELLI E LE SORELLE DELLA NOSTRA COMUNITA' CRISTIANA, IN PACE CON TUTTI COLORO CON I QUALI OGNI GIORNO VENIAMO A CONTATTO.

Sac. Salvatore Paparo.

NATALE 2010: MESSA DELLA NOTTE

OMELIA

Dopo la creazione tutto era in pace.
Noi uomini eravamo in pace con Dio, in pace fra di noi, in pace con la natura.
Il peccato introdusse nel mondo la guerra con tutte le sue deleterie conseguenze.
Dal giorno in cui Caino uccise il fratello Abele, le guerre hanno dominato la vita degli uomini, e il sangue fraterno è scorso a torrenti. Se il sangue umano versato nelle guerre non fosse stato succhiato dalla terra ed evaporato, noi, adesso, anzichè un mare di acqua, avremmo un mare di sengue umano.
Malgrado tutto, però, non dobbiamo restare vittime del pessimismo, perchè, duemila anni fa, Gesù, il Figlio Unigenito di Dio fattosi Uomo, è nato a Betlem. Ebbene, Gesù è venuto in mezzo a noi per capolgere la nostra situazione di guerra in situazione di pace. E' quanto il coro angelico cantò e profetizzò nella Notte Santa: "PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE DIO AMA".
E' vero, dopo la nascita di Gesù le guerre non sono cessate, e il sangue fraterno ha continuato a scorrere a torrenti. Nel secolo scorso, addirittura, abbiamo subito due terribili guerre mondiali, per cui tanti pensano che la Pace Mondiale Messianica promessa dagli angeli, non ci sarà. La Pace Mondiale Messianica, però, ci sarà. Ne siamo convinti perchè l'afferma La Sacra Scrittura che è LA PAROLA VERACE DI DIO. Dio, per mezzo dei suoi profeti, ha sempre mantenuta viva tra gli uomini questa certezza. Isaia, ad esempio, profetizzò che verrà il tempo in cui gli uomini non si combatteranno più tra di loro, non si prepareranno più alla guerra e trasformeranno le armi in strumenti di benessere.
Tra le numerosissime profezie scritturistiche sull'argomento, ci sono anche queste:
"IL MESSIA RISTABILERA' LA PACE FRA LE NAZIONI".
"IL MESSIA ASSICURERA' UNA PACE CONTINUA".
"GUARDATE COSA HA COMPIUTO IL SIGNORE, QUALI PRODIGI HA FATTO SULLA TERRA: IN TUTTO IL MONDO PONE FINE ALLE GUERRE".
Nel libro biblico dell'Apocalisse, l'apostolo San Giovanni racconta:
"VIDI SCENDERE DAL CIELO UN ANGELO CHE TENEVA IN MANO LA CHIAVE DEL MONDO SOTTERRANEO E UNA LUNGA CATENA. L'ANGELO AFFERRO' IL SERPENTE ANTICO CIOE' SATANA, IL DIAVOLO. E LO INCATENO' PER MILLE ANNI, LO GETTO' NEL MONDO SOTTERRANEO, NE CHIUSE L'ENTRATA E LA SIGILLO' SOPRA DI LUI. COSI' IL DIAVOLO NON AVREBBE PIU' INGANNATO NESSUNO PER MILLE ANNI".

Malgrado tante apparenze contrarie, ai nostri giorni ci sono anche TANTI SEGNI POSITIVI CHE CI CONVINCONO DI ESSERE GIUNTI ALLA VIGILIA DELL'AVVERAMENTO DI QUEST'ERA MERAVIGLIOSA IN CUI SATANA, RE DELLA GUERRA, SARA' INCATENATO; E IN CUI GESU', RE DELLA PACE, REGNERA' NEL MONDO INTERO CON IL SUO IMMENSO AMORE E LA SUA INFINITA MISERICORDIA.

Noi tutti dobbiamo con Gesù essere artefici della Pace Mondiale, vivendo in pace con la nostra coscienza; in pace con i membri della nostra famiglia naturale; in pace con i fratelli e le sorelle della nostra Comunità Cristiana; in pace con tutti coloro con i quali ogni giorno veniamo a contatto.

Sac. Salvatore Paparo.

25 dic 2010

NOTTE DI NATALE: PREGHIERA A GESU' BAMBINO

GESU BAMBINO, UNICO SALVATORE DEL MONDO, TI CHIEDO CON IMMENSA FIDUCIA UN IMPORTANTISSIMO DONO NATALIZIO: CHE PAPA BENEDETTO XVI INDICA IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III: E' UN CONCILIO INDISPENSABILE E IMPROCRASTINABILE PERCHE' IL MONDO INTERO FINALMENTE TI RICONOSCA COME FIGLIO UNIGENITO INVIATO DAL PADRE CELESTE PER LA SALVEZZA DI TUTTI GLI UOMINI. FINALMENTE SI REALIZZERA' LA PACE MONDIALE MESSIANICA PROFETIZZATA DAL CORO ANGELICO  A BETLEM MENTRE NEONATO BAMBINO GIACEVI SULLA PAGLIA DI UNA MANGIATOIA, AVVOLTO IN UMILI FASCE; FINALMENTE SI REALIZZERA' IL REGNO DI DIO IN TUTTE LE SUE MIGLIORI ESPRESSIONI POSSIBILI IN QUESTA TERRA CHE GRADUALMENTE PREPARERANNO I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA; FINALMENTE SI REALIZZERA' L'ETA' AUREA DELLA FAMIGLIA, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO; E REDENTA CON LA TUA PASSIONE, MORTE, RISURREZIONE, CON LA MIRABILE COOPERAZIONE DI MARIA SANTISSIMA, MADRE DEL TUO CORPO MISTICO. GRAZIE, GESU' BAMBINO.

Sac. Salvatore Paparo

19 dic 2010

QUARTA DOMENICA D'AVVENTO A

OMELIA

La Liturgia della Parola della quarta domenica d'Avvento, ci offre un'occasione propizia per riflettere sulla famiglia per eccellenza, sulla famiglia modello delle famiglie cristiane; ossia sulla Sacra Famiglia di Nazaret composta da Gesù, da Maria Santissima e da San Giuseppe.
Consideriamo singolarmente i tre membri della Sacra Famiglia, iniziando da Gesù. Promesso da Dio come nostro Redentore, subito dopo il peccato originale, la Prima Lettura ci richiama alla mente una delle innumerevoli reiterate profezie sulla suddetta promessa divina: "ECCO, afferma Isaia, LA VERGINE CONCEPIRA' E PARTORIRA' UN FIGLIO, CHE CHIAMERA'
EMMANUELE CHE SIGNIFICA DIO CON NOI".
La Vergine che concepì e partorì l'Emmanuele è Maria di Nazaret. Duemila anni fa, Dio mandò da lei il suo arcangelo Gabriele per annunziarle il grande evento. Maria, nella sua umiltà, ne rimase confusa, e interrogò l'angelo per conoscere come sarebbe avvenuto il concepimento, dato che lei aveva fatto il voto di verginità. L'angelo le rispose che Dio onnipptente, il quale aveva fatto sbocciare un figlio nel seno sterile della sua parente Elisabetta, avrebbe fatto sbocciare un figlio anche nel suo seno fertile, senza intervento di un uomo: "LO SPIRITO SANTO SCENDERA' SOPRA DI TE  E LA POTENZA DELL'ALTISSIMO TI COPRIRA' CON LA SUA OMBRA. PER QUESTO IL BAMBINO CHE NASCERA' DA TE, SARA' CHIAMATO SANTO, FIGLIO DI DIO". Maria diede il suo assenso: "IO SONO LA SERVA DEL SIGNORE, SI FACCIA DI ME COME HAI DETTO".  In quel momento il Figlio Ungenito di Dio, PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO, divenne anche il Figlio di Maria, assumendo da Lei il corpo umano.
Maria conservò gelosamente questo segreto, non lo rivelò a nessuno, neanche al suo sposo Giuseppe. L'evento era troppo sublime e inconcepibile alla mente umana; per cui Maria preferì fidarsi di Dio e lasciare a Lui il modo di comunicarlo a Giuseppe.
Evidentemente una maternità non si può conservare a lungo nel segreto. Quando i segni esterni della marternità di Maria apparvero evidenti, Giuseppe cadde in una profonda crisi di coscienza perchè, da una parte, sapeva benissimo che lui non aveva avuto rapporti intimi con la sua sposa, e dall'altra parte, conoscendola molto bene, non poteva dubitare della santità di Maria, per cui non gli passò neppure lontanemente nella mente il dubbio di un suo eventuale adulterio.
Il Santo Vangelo ci dice che Giuseppe era un uomo giusto e che anche in quella circostanza agì da uomo giusto. Non pensò di denunciare pubblicamente Maria come adultera perchè era convintissimo della sua innocenza; ma poichè la Legge Mosaica non gli consentiva di trattenere con sè Maria in quelle condizioni, decise di licenziarla in segreto. Mentre pensava di eseguire la sua decisione, Dio che non abbandona mai i giusti, intervenne, gli inviò il suo angelo Gabriele, il quale durante un sogno gli svelò il segreto: "GIUSEPPE, NON TEMERE DI PRENDERE CON TE  MARIA TUA SPOSA. INFATTI, IL BAMBINO CHE E' GENERATO IN LEI, E' OPERA DELLO SPIRITO SANTO". Quando si destò dal sonno, Giusepoe fece come gli aveva comandato l'angelo del Signore, e prese con sè la sua sposa.

L'insegnamento principale che dobbiamo trarre dal comportamento di Maria Santissima e di San Giuseppe, non può essere che questo: nei momenti difficili della nostra vita, dobbiamo coltivare una illimitata fiducia in Dio: Dio che è il nostro Padre amoroso e premuroso guiderà ogni avvenimento della nostra esistenza per il il nostro bene, ed anche perchè realizziamo nel modo migliore la missione che Egli ha affidato a ciascuno di noi per l'edificazione del Corpo Mistico di Gesù.

Sac. Salvatore Paparo

12 dic 2010

TERZA DOMENICA D'AVVENTO A

OMELIA

Preparandoci al Santo Natale, dobbiamo rinnovare  spesso la nostra fede in Gesù, Dio fattosi Uomo; e lasciarci dominare da sentimenti di esultanza perchè Gesù che viene, è il nostro Salvatore.
Accostiamoci al brano evangelico di oggi.
Giovanni Battista è l'ultimo e il più grande profeta dell'Antico Testamento. I profeti dell'Antico Testamento insistevano molto sull'ira di Dio che avrebbe sterminato i peccatori. Anche Giovanni Battista, nella sua predicazione per preparare la via a Gesù, usò detto linguaggio. Diceva:
"Razza di vipere,  non vi salverete dall'ira che sta per venire. La scure è già alla radice degli alberi. Oggni albero che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco. Il Messia ha in mano il ventilabro, pulirà bene la sua aia, radunerà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile".
Per questa sua convinzione, Giovanni Battista che, al momento del battesimo, aveva riconosciuto il Messia in Gesù, vedendo che Gesù, anzichè severo giudice e sterminatore dei peccatori, si dimostrava con loro misericordioso, rinchiuso nel carcere del Macheronte, fu assalito da un tremendo dubbio: "Ma Gesù, è proprio il Messia?". Attanagliato da questa lotta interiore, Giovanni manda alcuni dei suoi discepoli da Gesù per domandargli: "Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?". Ossia: "SEI TU IL MESSIA, O NO?".
La risposta di Gesù è chiara: "SI', SONO IO IL MESSIA. Io, però, non sono venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo e beneficarlo. I tuoi discepoli, Giovanni, ne sono testimoni oculari: GUARISCO I CIECHI, I SORDI, I MUTI, GLI ZOPPI; RISUSCITO I MORTI". Come notate, Gesù non ha detto "PERDONO I PECCATI", e non lo ha detto perchè Giovanni non dubitava affatto di ciò: egli era pienamente convinto che Gesù avrebbe perdonato e salvato i peccatori pentiti; me nello stesso tempo era anche pienamente convinto che Gesù avrebbe dovuto sterminare i peccatori incalliti nel male. Ebbene, Gesù, con le sue parole e il suo comportamento lrettificò la seconda convinzione di Giovanni. Gesù, infatti,  non fu il severo sterminatore dei peccatori, ma il loro tenero amico: amava la loro compagnia, non disdegnava di pranzare con essi. Con essi mangiava e beveva gioiosamente. E a coloro che si scandalizzavano per l'affettuoso trattamento che riservava ai peccatori, diceva: "NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI". I peccatori comprendevano benisssimo l'amore misericordioso di Gesù, e si convertivano. Basta citare Zaccheo, uomo molto ricco e ladro. Gesù si autoinvitò ad un pranzo, e Zaccheo lo accolse in casa sua, con indicibile gioia. Colpito dalla bontà di Gesù, Zaccheo comprese anche il suo messaggio evangelico di misericordia e, dopo il pranzo, al momento del congedo, fece un mirabile gesto, espressione della sua sincera conversione. Disse a Gesù: "Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e se ho rubato a qualcuno, restituisco il quadrupo". Gesù gli rispose: "OGGI LA SALVEZZA E' ENTRATA IN QUESTA CASA, POICHE' ANCH'EGLI E' FIGLIO DI ABRAMO. INFATTI IL FIGLIO DELL'UOMO E' VENUTO A CERCARE E A SALVARE CIO' CHE ERA PERDUTO".

Sac. Salvatore Paparo.

8 dic 2010

VENTISETTESIMA LETTERA A GESU' UNICO SALVATORE DEL MONDO

 OTTO DICEMBRE 2010 : FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA SANTISSIMA.
Grazie, Gesù: i fratelli amici  REDATTORI del blog Rai Vaticano mi hanno fatto un grande dono.
Sento prorpio che il mio fratello amico Giuseppe De Carli dal Cielo protegge me e l'Opera Cenacolo Familiare.

Sac. Salvatore Paparo

5 dic 2010

SECONDA DOMENICA D'AVVENTO A

OMELIA

Duemila anni fa, nel deserto della Giudea, comparve un giovane profeta di nome Giovanni. Indossava una veste di peli di cammello, stretta ai fianchi con una cintura di pelle. Il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. A lui accorrevano tante folle provenienti da Gerusalemme, da tutta la Giudea e da tutta la zona adiacente al Giordano.
Il giovane profeta si presentò come l'inviato da Dio per preparare i cuori ad accogliere il Messia la cui venuta era imminente. Predicava la necessità di una profonda conversione e la necessità di fruttificare opere buone. Fra l'altro diceva: " Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha del cibo faccia lo stesso".
Minacciava anche  severi castighi a coloro che non si convertivano e che non davano frutti di vera conversione. Diceva loro: "Ogni albero che non dà frutti buoni, sarà tagliato e gettato nel fuoco".
Tutti coloro che accettavano l'invito alla coversione si immergevano nelle acque del Giordano, confessavano pubblicamente i loro peccati, venivano battezzati da Giovanni Battista ed ottenevano il perdono del male commesso.
Un giorno amche Gesù si presentò davanti a Giovanni Battista per farsi battezzare da lui. Giovanni acconsentì solo dopo alcune esitazioni: " Sono io che debbo essere battezzato da te, e tu vieni da me?".
Il battesimo di Gesù, però, deve essere ben compreso: esso per Gesù non fu come per noi una purificazione, una liberazione dal peccato. In Gesù, infatti, non c'era alcun peccato. Gesù facendosi battezzare compì un grande gesto d'amore verso di noi: si addossò i nostri peccati per distruggerli. San Paolo arriva a dire che Gesù, non solo prese i nostri peccati su di sè, ma che addirittura si è fatto peccato per noi. Leggiamo, infatti, al capitolo quinto  della sua Seconda Lettera ai Corinzi: "Colui che non conobbe peccato, Dio lo ha fatto diventare peccato per noi, affonchè noi diventassimo in Lui giustizia di Dio". Il gesto d'amore per noi, costò molto a Gesù. Gesù, infatti, ha sofferto per tutta la vita. Ma il peso dei nostri peccati, Gesù lo sentì, in modo particolare, nell'orto del Gestsemani. Durante quelle tremende tre ore di agonia, Gesù rimase come schiacciato dai nostri peccati. Da qui il sudore di sangue, da qui la sua preghiera: "Padre, se è possibile, passa da me questo calice". Ma ciò non era possibile: infatti, con il suo battesimo Gesù aveva accettato e incominciato la sua Passione per salvarci; e la sua Passione doveva concludersi sulla croce. Gesù stesso parlò della sua morte in croce, in termini di battesimo: "Sono venuto a portare il fuoco dell'amore sulla terra, e che cosa voglio se non che si accenda? Prima, però, debbo essere battezzato con un battesimo, e come sono in angustia finchè non sia compiuto". Quando Gesù Crocifisso, immediatamente prima di morire, pronunciò le parole: "TUTTO E' COMPIUTO", voleva dire: " IL MIO BATTESIMO E' GIUNTO AL SUO COMPIMENTO".

Per concludere pensiamo al nostro battesimo. Con il battesimo noi siamo divenuti Membra del Corpo Mistico, e Dio Padre ci ha affidato la stessa missione redentrice di Gesù: salvati da Gesù, dobbiamo salvare insieme a Gesù. Dobbiamo, cioè, unire le nostre sofferenza alle sofferenze di Gesù perchè i nostri fratelli peccatori si convertano ed abbiano la vita eterna.

Sac. Salvatore Paparo

2 dic 2010

UNO SPAZIO SENZA DOMINAZIONE MASCHILE

Dal libro " GESU' " ( Un approccio storico ) di
Josè Antonio Pagola

La sua esperienza di Dio Padre, difensore degli ultimi, e la fede nella venuta del suo regno portano Gesù a comportarsi in maniera tale che il suo operato mette in crisi costumi, tradizioni e pratiche che opprimevano la donna. Gesù non può sopprimere l'opprimente carattere patriarcale di quella società. E' semplicemente impossibile. Tuttavia, egli introduce delle basi nuove e un attteggiamento in grado di "depatriarcalizzare" la società: nessuno può, in nome di Dio, difendere o giustificare nè la prepotenza degli uomini nè l'assoggettamento delle donne al loro potere patriarcale.. Gesù sovverte tutto promuovendo dei rapporti fondati sul fatto che tutte le persone, donne e uomini, sono create e amate da Dio: egli le accoglie nel suo regno come figli e figlie di uguale dignità. Gesù vede tutti come persone ugualmente responsabili davanti a Dio. Non parla mai a nessuno partendo dalla sua funzione di uomo o di donna; in lui non è possibile trovare esortazioni che concretizzino i doveri degli uomini da un lato e i doveri delle donne dall'altro, come è normale tra i rabbini giudei e come avverrà anche nelle prime comunità cristiane, quando verranno regolamentati i doveri domestici dell'uomo e soprattutto della donna. Gesù chiama tutti, donne e uomini, a vivere come figli e figlie del Padre, senza proporre una sorta di "seconda morale" più specifica ed esclusiva per donne  e per uomini.
A far soffrire le donne, probabilmente, non è tanto il fatto di vivere al servizio del marito e dei figli, ma soprattutto quello di sapere che, in qualunque momento, il marito può ripudiarle abbandonandole alla loro sorte. Questo diritto dell'uomo si basa niente di meno che sulla legge: "Se risulta che la donna non trova grazia ai suoi occhi, perchè scopre in lei qualcosa che non le piace, redigerà per lei un atto di ripudio, glielo metterà in mano e la scaccerà da casa" (Deuteronomio 24,1). Già prima della nascita di Gesù, gli esperti della legge discutevano vivacemente sul modo di interpretare queste parole. Secondo i seguaci di Shammai, si poteva ripudiare la moglie soltanto in caso di adulterio; secondo la scuola di Hillel, era sufficiente trovare nella moglie "qualcosa di sgradito", per esempio che aveva lasciato bruciare il pasto. A quanto sembra, ai tempi di Gesù era questa la tendenza che si andava affermando. Più tardi, Rabbi Aqiba avrebbe fatto un passo ulteriore: per ripudiare la moglie è sufficiente che al marito piaccia di più un'altra donna. Mentre gli uomini dotti discutevano, le donne non potevano alzare la voce per difendere i loro diritti.
In un qualche momento, la questione arrivò fino a Gesù: "Può il marito ripudiare la moglie?". La domanda è totalmente maschilista, in quanto la donna non aveva alcuna possibilità di ripudiare il marito. Con la sua risposta, Gesù sorprende tutti. Le donne che lo ascoltano non riecono a crederci. Secondo lui, se nella legge vi è il ripudio, ciò si deve "alla durezza di cuore" degli uomini e al loro atteggiamento maschilista, ma il progetto originario di Dio non era quello di un matrimono patriarcale. Dio ha creato l'uomo e la donna perchè siano "una sola carne", come persone chiamate a condividere il loro amore, la loro intimità e la loro intera vita in comunione totale. Per questo "quel che Dio ha unito l'uomo non lo separi". Ancora una volta Gesù prende posizione in favore delle vittime, mettendo fine al privilegio degli uomini di ripudiare le moglie a loro capriccio ed esigendo per le donne una vita più sicura, degna e stabile. Dio non vuole strutture che generino la superiorità dell'uomo e la soggezione della donna; nel regno di Dio esse dovranno scomparire. Questo è appunto quanto Gesù promuove all'interno di quella "nuova famiglia" che sta formando con i suoi seguaci a servizio del regno di Dio. Una famiglia non patriarcale, dove tutti sono fratelli e sorelle; una comunità senza dominazione maschile e senza gerarchie stabilite dall'uomo. Un movimento di seguaci in cui non vi è "padre". Soltanto quello del cielo. Non sappiamo dove nè quando sia avvenuto; le fonti cristiane hanno conservato un episodio significativo della vita di Gesù. Dopo aver rotto con la sua famiglia, Gesù si trova circondato da un gruppo di seguaci seduti in cerchio intorno a lui. , formando con lui un gruppo ben definito: donne e umini seduti, senza alcuna superiorità degli uni sugli altri, tutti all'ascolto della sua parola, e tutti ricercando insieme la volntà di Dio. Improvvisamente, Gesù viene avvertito che sua madre e i suoi fratelli sono arrivati con l'intenzione di portarselo via, perchè pensano che sia pazzo. Rimangono "fuori" forse per non mescolarsi con quello strano gruppo che circonda il loro parente. Guardando intorno a sè, com'era forse sua abitudine, e contemplando coloro che ormai considera la sua nuova famiglia, Gesù reagisce così: "Ecco mia madre e i miei fartelli. Chi compie la volontà di Dio, quello è mio fratello, mia sorella e mia madre". In questa nuova famiglia dei suoi seguaci non vi sono padri. Soltanto quello del cielo; nessuno deve stare "al suo posto"; nel regno di Dio non è possibile riprodurre i rapporti patriarcali. Tutti devono sedersi in cerchio intorno a Gesù, rinunciando al potere e al dominio sugli altri per vivere al servizio dei più deboli e indifesi. Gesù ripete le stesse cose iu un'altra occasione. I discepoli hanno lasciato la loro casa, e hanno lasciato anche fratelli, sorelle, padri, madri e figli, hanno abbandonato le terre, che erano la loro fonte di sussistenza, il lavoro e la sicurezza. Sono rimasti senza nessuno e senza nulla. Cosa riceveranno? Ecco la preoccupazione di Pietro, ed ecco la risposta di Gesù: "Nessuno rimarrà senza ricevere il cento per uno: ora, al presente, case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi... e nel mondo futuro vita eterna".
I seguaci di Gesù troveranno un nuovo focolare e una nuova famiglia. Cento fratelli e sorelle, cento madri! Però non troveranno "padri". Nessuno eserciterà su di loro un'autorità dominante. Deve scomparire il "padre" inteso in maniera patriarcale: uomo dominatore, padrone che si impone dal di sopra, signore che tiene soggetti la moglie e i figli. Nella nuova famiglia di Gesù tutti condividono vita e amore fraterno. Gli uomini perdono potere, le donne acquistano dignità. Per accogliere il regno del Padre bisogna andar creando uno spazio di vita fraterna, senza dominazione maschile.
Un'altra fonte cristiana ci ha fornito anche delle parole con cui Gesù offre una giustificazione di questa "assenza di padre" nel suo movimento. E' un testo fortemente anti-gerarchico, in cui chiede ai suoi seguaci di non diventare un gruppo diretto da sapienti "rabbini", da "padri" autoritari, o da "dirigenti" innalzati al di sopra degli altri: "Voi non lasciatevi chiamare rabbì, perchè uno solo è il vostro Maestro, e voi siete fratelli. E non chiamate nessuno "padre"  vostro sulla terra, perchè uno solo è vostro Padre: quello del cielo. Non lasciatevi neppure chiamare "direttori" perchè uno solo è il vostro Direttore: il Cristo". Nessuno può chiamarsi nè essere "padre" nella comunità di Gesù. Soltanto Dio. Gesù lo chiama "Padre" non per legittimare strutture patriarcali di potere sulla terra, ma appunto per impedire che, fra i suoi, qualcuno pretenda di rivendicare "autorità di padre", riservata esclusivamente a Dio. Quando il potere patriarcale scompare, fanno la loro comparsa i bambini. Insieme con le donne, essi sono i più deboli e piccoli della famiglia, i meno potenti e i più bisognosi di amore. Secondo Gesù, essi devono stare al centro nel regno di Dio.Nella società giudaica, i bambini erano segno della benedizione di Dio, ma diventavano importanti soltanto quando raggiungevano l'età per adempiere la legge e prendere parte al mondo degli adulti. Le bambine non erano imprtanti mai, finchè non avevano figli, cioè potenziali uomini.
Gesù suggerirà ai suoi discepoli un mondo nuovo e diverso. Secondo un racconto ripreso da Marco, i discepoli maschi stanno discutendo sulla ripartizione di poteri e autorità.  Gesù compirà un gesto eclatante perchè si stampi bene in loro come egli intenda la sua comunità di seguaci: l'importante non è essere il primo o il più grande, bensì vivere conme l'ultimo, al servizio di tutti:"Se qualcuno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". Poi Gesù prende un bambino e lo mette nel mezzo del gruppo come segno di utorità. Lo stringe con affetto fra le braccia, come se volesse regalargli la sua autorità stessa. I discepoli non sanno cosa pensare di tutto ciò. Gesù lo spiega con poche parole: " Chi riceve un bambino come questo in mio nome, riceve me; e chi riceve me, non riceve me, bensì colui che mi ha mandato". Nel movimento di Gesù ad avere autorità sono i bambini, nella loro piccolezza; sono i più importanti e devono occupare il centro, perchè sono i più bisognosi di cura e di amore. Gli altri, i grandi e i potenti, cominciano a diventare importanti quando si mettono al servizio dei piccoli e dei deboli.
Il pensiero di Gesù appare con maggiore chiarezza anche in un'altra scena. Vengono presentati a Gesù alcuni bambini e bambine: se è un uomo di Dio contagerà loro qualcosa della sua forza e del suo spirito. I discepoli, che vogliono comandare e imporre la loro autorità, cercano di impedire che essi si accostino a Gesù. La sua reazione è immediata; irritato respinge l'operato  dei suoi discepoli: "Lasciate che i bambini vengano da me, non glielo impedite, perchè di chi è come loro è il regno di Dio. Vi assicuro che chi non riceverà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà". In seguito ripete un suo gesto molto particolare. Abbraccia bambini e bambine con affetto, comunicando loro la sua vita e ricevendo da loro tenerrezza e gioia. Impone su di loro le mani affinchè crescano e vivano sani: li benedice come il Creatore benediceva tutto all'inizio della vita. Il movimento di Gesù, che prepara e anticipa il regno di Dio, non deve essere un gruppo diretto da uomini forti che si impongono agli altri dal di sopra; deve essere piuttosto una comunità di "bambini" che non s'impongono a nessuno, entrano nel regno soltanto perchè hanno bisogno di cura e di amore. Una comunità dove vi sono uomini e donne che, sullo stile di Gesù, sanno abbraciare, benedire e curare i più deboli e piccoli. Nel regno di Dio, la vita non si diffonde in base all'imposizione dei grandi, benzì partendo dall'accoglienza dei piccoli. Dove essi diventano il centro della vita, là sta giungendo il regno di Dio. Fu questa, probabilmente, una delle grandi intuizioni di Gesù.

Josè Antonio Pagola