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27 ago 2010

XXI DOMENICA per annum C Cintano 22 agosto 2010

OMELIA

Gesù nella sua qualità di Maestro veniva spesso interrogato sui principali problemi riguardanti noi uomini. Tanti, ad esempio, gli domandavano: " Maestro, che cosa debbo fare per ottenere la vita eterna?" "Maestro, qual è il principale comandamento di Dio?". 
Il vangelo di oggi ci parla di un tale che domandò a Gesù: "Signore, sono pochi coloro che si salvano?".
In questo caso Gesù non rispose direttamente alla domanda dell'interrogante, ma rivolgendosi a tutti i presenti, li mise in guardia a non entrare per la porta della perdizione che è larga e quindi facile; e li invitò ad entrare piuttosto per la porta della salvezza, anche se è stretta e quindi difficile. Come vedete, Gesù ci dice apertamente che in questa terra non ci sono riservate solo rose, ossia solo gioie; ma anche spine pungenti e dolorose come quelle che incoronarono il suo sacrosanto capo durante la passione.
E' un prezzo che dobbiamo saper pagare se vogliamo raggiungere il Paradiso.
I cristiani che per assecondare le loro passioni, rifiutano il sacrificio e non osservano i comandamenti di Dio, non potranno essere cittadini del Cielo. Questi cristiani, ci dice Gesù, dopo la morte troveranno chiusa la porta del Cielo. Invano busseranno alla porta, supplicando: "Signore, Signore, aprici". Dio risponderà loro: "Non vi conosco". Ancora invano essi replicheranno: "Ma sì, Signore, che ci conosci. Noi siamo cristiani, siamo stati battezzati nella tale parrocchia, abbiamo pregato insieme, abbiamo partecipato al banchetto eucaristico".
Allora Dio sentenzierà: "Vi ripeto, non vi conosco: voi siete operatori di iniquità. Allontanatevi da me, e andate nel luogo tenebroso dove c'è pianto e stridor di denti".

L'insegnamento di Gesù è, quindi, molto chiaro: per salvarsi, non basta essere cristiani, ma bisogna vivere da cristiani.

A questo punto siamo in grado di comprendere l'atteggiamento di Dio nei nostri confronti se, disgraziatamente, seguiamo la via del peccato. Nella seconda lettura abbiamo letto: "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da Lui, perchè il Signore corregge colui che Egli ama, e sferza chiunque riconosce come figlio. E' per la vostra correzione che voi soffrite. Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che si sono esercitati in essa".

Se vogliamo essere saggi, petanto, dobbiamo convincerci che se Dio Padre qualche volta ci visita con il dolore, non lo fa per castigarci, ma perchè ci vuole bene, e desidera che ci convertiamo dal peccato per raggiungere la meta del Paradiso.

Sac. Salvatore Paparo

XXII DOMENICA per annum C Cintano 29 agosto 2010

OMELIA


Un giorno Gesù fu invitato ad un pramzo. Entrato nella sala, notò immediatamente due stonature di grande rilievo: la prima riguardava gli invitati, la seconda il capo dei Fraisei che aveva organizzato il convito. Notò cioè che gli invitati gareggiavano per occupare i primi posti; e notò che il padrone di casa aveva esteso l'invito solo a persone ricche. Gesù rimproverò sia gli invitati sia il padrone di casa. Agli invitati disse di non cercare i primi posti perchè chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. Al padrone di casa rivolse questo severo rimprovero: "Hai fatto molto male ad invitare solo i ricchi per ottenere lode e contraccambio. In seguito invita soprattutto i poveri: essi, è vero, non potranno contraccambiarti, ma riveverai una grande ricompensa alla risurrezione dei giusti".

Gesù, dunque, condanna severamente la superbia, la vanagloria e l'agire interessato; raccomanda l'umiltà, la retta intenzione e l'agire disinteressato.

La superbia è odiosa sia dinanzi agli occhi di Dio, sia dinanzi agli occhi degli uomini. Eppure tutti, chi più chi meno, siamo dominati da essa. San Bernardo si esprime così:
Siamo dominati dalla superbia della mente e del cuore per cui pensiamo soddisfatti solo a moi e alle nostre virtù vere o presunte tali.
Siamo dominati dalla superbia della bocca per cui parliamo bene solo di noi e delle nostre cose, mentre degli altri e delle loro cose sappiamo solo criticare.
Siamo dominati dalla superbia dell'azione per cui cerchiamo il primo posto e faciamo ik bene per essere lodati.

La conseguenzza della superbia ce la indica Gesù: "Dio umilia i superbi". Ciò forse l'abbiamo sperimentato nel nostro piccolo. L'umiliazione dei superbi, però, è costatata, soprattutto, in persone che hanno avuto un grande influsso nella storia umana. Basta citare due casi clamorosi:
Alessandro Magno e Napoleone Bonaparte.
Alessandro Magno si faceva chiamare IMMORTALE. Colpito, però, da una freccia nemica, mentre moriva dissanguato, capì finalmente la stoltezza della sua superbia, ed esclamò: "Tutti mi chiamano immortale; ma questa ferita e questo sangue gridano altamente che anch'io sono mortale".
Napoleone Bonaparte si credeva un dio dominatore del mondo e onnipotente. Non temette neppure la scomunica del papa; anzi ridicolizzò lo stesso papa: "La tua scomunica, gli disse, non farà cadere le armi dalle mani dei miei soldati". Il Signore lo prese in parola: nel 1812, durante la disastrosa ritira dalla Russia, per l'intenso freddo, le armi caddero realmente dalle mani dei suoi soldati. E lui finì, ingloriosamente, esiliato nell'isola di Sant'Elena.

Dio, dunque, umilia i superbi, umilia coloro che si credono qualcosa, mentre siamo tutti nulla.

Vediamo, adesso, come Dio tratta coloro che agiscono per vanagloria; ossia coloro che fanno il bene per farsi lodare dagli altri. Dio considera il bene da loro fatto come se non l'avessero fatto; e non dona loro alcuna ricompensa nè in questo, nè nell'altro mondo. Dice, infatti Gesù: "Guardate dal fare il bene per essere ammirati dagli uomini, altrimenti non riceverete alcuna ricompensa dal Padre vostro che è nei Cieli. Coloro che agiscono per essere onorati dagli uomini hanno già ricevuto la loro ricompensa".
Dobbiamo aggiungere che la ricompensa degli uomini è una misera cosa: lì per lì ci lodano; ma ben presto mutano la lode in disprezzo. E ciò solo perchè hanno notato in noi un piccolo difetto vero o presunto tale; oppure perchè altri hanno parlato male di noi, magari calunniandoci.

Siamo, dunque, saggi: certo, il bene dobbiamo farlo, dobbiamo aiutare il nostro prosimo bisognoso del nostro aiuto, scorgendo in lui lo stesso Gesù sofferente. Il bene che facciamo, però, non dobbiamo sbandierarlo ai quattro venti. Dobbiamo, invece, tenerlo nascosto, il più possibile.
E il Padre nostro celeste che vede nel segreto,  ce ne darà la ricompensa.

Sac. Salvatore Paparo

Cintano 15 agosto 2010 FESTA DELL'ASSUNTA

PREDICA

Iniziamo la predica sull'Assunta ricordando la profezia che Maria Santissima fece su se stessa, rispondendo alla cugina santa Elisabetta che l'aveva elogiata perchè Dio l'aveva scelta a Madre di Gesù: "D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perchè l'Onnipotente ha fatto in me grandi cose".
Dopo duemila anni, noi, con gioia, possiamo testimoniare che realmente tutte le generazioni hanno proclamato beata Maria Sanitissima. Anche la nostra generazione, anche noi proclamiamo Maria beata: " Tu, o Maria, sei beata perchè l'Onnipptente ha fatto in te grandi cose".
Il privilegio dell'Assunzione che oggi festeggiamo è il culmine di tanti altri privilegi mariani e li corona tutti. Ma lasciamoci guidare dalla prima lettura biblica.
L'evangelista san Giovanni, esiliato per la fede nell'isola di Patmos, ebbe varie visioni profetiche e ce le tramandò con un libro intitolato "Apocalisse ". Fra l'altro, l'apostolo vide in Cielo un segno grandioso: vide una donna, vestita di sole, prossima al parto; vide anche un drago rosso che si pose di fronte alla donna partoriente con l'intento di divorare il bamibino non appena fosse nato.
La donna partorì un maschietto, ma il drago rimase deluso nel suo proposito infanticida perchè Dio mise immediatamente in salvo e la donna e il bamibino.
Non ci riesce difficile scorgere Gesù nel figlio partorito, Maria Santissima nella puerpera e il demonio nel drago.
La visione ci ricorda quanto avvenne nell'Eden. Come sappiamo, Dio ci creò per la vita e non per la morte. Ma il demonio, , per invidia, riuscì a far peccare i nostri progenitori Adamo ed Eva. Essi non si fidaron di Dio che li aveva ammoniti severamente: "Se peccherete, morirete!". Si fidarono, invece, del demonio bugiardo: "Se disubbiderete a Dio, voi non morirete, ma continuerete a vivere". Adamo ed Eva peccarono, e con il loro peccato entrò nel mondo la morte. Per nostra fortuna intervenne la misericordia di Dio. Dio, infatti, disingannò immediatamente il demonio profetizzandogli che un altro Adamo, Gesù, e un'altra Eva, Maria, lo avrebbero vinto: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti schiaccerà il capo, e tu, invano, lo insidierai al calcagno".
Il primo Adamo, dunque, e la prima Eva, pecando, ci tolsero la vita e ci diedero la morte; il secondo Adamo e la seconda Eva, ubbidendo al Padre Celeste, distrussero la nostra morte e ci ridiedero la vita.
Precisiamo: Gesù accettò liberamente la morte in croce; ma l'accettò per vincerla: infatti, risuscitò dopo tre giorni. Anche Maria Santissima morì. Dopo alcuni giorni, però, risuscitò come Gesù, e adesso, insieme a Gesù, è in Paradiso in anima e corpo glorificati. Noi moriremo; la nostra anima dopo la morte andrà in Paradiso o all'inferno secondo le nostre opere; il nostro corpo si decomporrà e si ridurrà ad un pugno di cenere. Esso risusciterà alla fine dei tempi per partecipare alla gioia o alla sofferenza dell'anima.

Come comcludere? Nel giorno dell'Assunta dobbiamo, innanzi tutto, rallegrarci con Maria Santissima perchè è nella gioia in anima e corpo. Nello stesso tempo, però, dobbiamo ascoltare il suo messagio materno. Esso ci viene illustrato molto bene da un fatto che leggiamo nel secondo libro dei Maccabei: il re Antioco fece torturare e uccidere sette fratelli perchè intendevano restare fedeli alle leggi di Dio. Tutti accetttarono con fortezza la morte, sicuri che Dio li avrebbe risuscitati. Ma chi rriuscì ad infondere loro questa certezza e questa fortezza? La mamma. Mentre essi sofffrivano fra le torture, essa ripeteva loro: "Siate forti... il Creatore del mondo, per la sua misericordia, vi risusciterà, perchè voi, ora, per amore suo, non vi curate di voi stessi. Accettate la morte perchè solo così nel giorno della risurrezione, io vi riavrò tutti".
E' quanto Maria Santissima, Assunta in Clielo, oggi ci ripete: "Figli miei, mantenetevi fedeli alle leggi di Dio; e se per questa vostra fedeltà dovete soffrire, siate forti, perchè solo così  alla risurrezione dei corpi vi potrò avere tutti con me".

Sac. Salvatore Paparo.

15 ago 2010

AI REDATTORI DEL BLOG RAIVATICANO

Stimati Redattori del blog raivaticano,

sono il sacerdote Salvatore Paparo, il sacerdote che si interessa del Movimento OPERA CENACOLO FAMILIARE, il sacerdote amico del compianto GIUSEPPE DE CARLI.

Vi spedisco, in allegato, quanto ho scritto per l'amico Giuseppe il 29 giugno 2010 nella festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e che ho depositato nel mio computer in attesa del 15 agosto FESTA DI MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO IN ANIMA E CORPO GLORIFICATI.

Chiedo fraternamente a voi quanto avrei chiesto all'amico Giuseppe se fosse ancora tra di noi. Dal Cielo lo chiede anche Lui, il nostro fratello Giuseppe, ormai Particolare Protettore mio e dell'Opera Cenacolo Familiare.

Con un fraterno abbraccio.
Sacv. Salvatore Paparo.

CINTANO 15 AGOSTO 2010

FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
ASSUNTA IN CIELO IN ANIMA E CORPO GLORIFICATI.

Ill.mo dottor GIUSEPPE DE CARLI,

SUPPLICO IL PAPA BENEDETTO XVI DI SOTTOPORRE ALL'ATTENZIONE DEI PADRI SINODALI CHE SI RADUNERANNO A ROMA  NEL PROSSIMO OTTOBRE, LA NECESSITA'  DI INDIRE E DI APRIRE IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III PERCHE' FINALMENTE SI REALIZZINO LA PACE E IL BENESSERE MONDIALI MESSIANICI, IL REGNO DI DIO IN TUTTE LE SUE MIGLIORI ESPRESSIONI POSSIBILI IN QUESTA TERRA, IN VISTA DEI CIELI NUOVI E DELLA TERRA NUOVA; L'ETA' AUREA DELLA REDENZIONE, FONDATA SULLA SANTITA' DELLA FAMIGLIA, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO,  DI DIO SPIRITO SANTO, E REDENTA CON LA PASSIONE, MORTE, RISURREZIONE DI GESU', UNICO SALVATORE DEL MONDO; CON LA MIRABILE, INEFFABILE, SINGOLARE COOPERAZIONE DI MARIA SANTISSIMA, MAMMA DEL CORPO MISTICO DI GESU'.

                                              Sac. Salvatore Paparo.

11 ago 2010

Carissima M.

Carissima M. ,

é veramente bello  e gioioso avere degli amici come lei, con i quali condividere serenamente anche i momenti difficili.

Cerco di esporle i fatti di questi ultimi giorni.

Don A. B., amministratore della parrocchia di Cintano da diciotto mesi, durante questo lungo periodo di tempo, non mi ha fatto neppure una visita per dirmi come intendeva esercitare il suo ufficio. Giovedi scorso, 5 agosto, festa del Santuario, me lo vedo arrivare in sacrestia, con aspetto da arrabbiato e senza salutarmi. Concelebriamo in tre: don S.,  don A. e io. Ho trascorso il tempo della messa con una enorme sofferenza interiore. Immediatamente prima di arrivare al momento dello scambio di un segno di pace, la voce interiore, la guida sicura di tutta la mia vita, mi ha ordinato di lasciare il Santuario e di rincasare. Ho ubbidito subito e mi è tornata una profonda pace nel cuore.

Domenica scorsa, 8 agosto, ancora festa del Santuario, mentre in sacrestia mi vestivo per la celebrazione della messa, arriva di nuovo don A. B. Arrabbiato mi dice: "Il parroco sono io, la messa la celebro io, e farò io la predica". Con una sicurezza e con una forza particolari, ho reagito deciso: " Io me ne vado". E lui: " Se te ne vai, sarà per l'ultima volta. Non entrerai più in questo Santuario".

Sono andato a casa. Mi hanno telefonato i Cintanesi: evidentemente erano tutti dalla mia parte. Mi hanno anche invitato a tornare al Santuario. Sempre seguendo la mia voce interiore ho dato loro ragione. E' venuto a prendermi in macchina Tonino di Franchina. Sono rientrato nel Santuario dalla porta d'ingresso. Ho chiesto ai cantori una sedia e mi sono seduto presso l'affresco della Madonna, deciso a rimanere lì fino alla fine della messa. Don A. , visibilmente scosso, leggeva le letture bibliche. Si è voltato verso di me e mi ha fatto un gesto con la mano per dirmi: "Vatti a vestire". Ho ubbidito. Al mio rientro don A. mi ha detto: "Fa' la predica e il resto". Conclusa la predica, tutta l'assemblea mi ha applauidito. Ha applaudito anche don A.

Dopo la processione c'è stato un rinfresco, offerto dalle priore della festa. Si è fermato anche don A. e ha parlato con la gente. Io, prima di andarmene, l'ho salutato, stringendogli la mano. Ci siamo scambiati un sorriso.

Carissima M., io non so quale sarà il mio immediato futuro. Sono, però, certo di una cosa: LA MADONNA STA PREPARANDO GRANDI COSE PER ME E PER L'OPERA CENACOLO FAMILIARE.

Carissima M., le buone notizie sulla vostra salute, mi rallegrano.
Un forte abbraccio a lei, ad A. e alle vostre splendide figliole.

Don Paparo.   

VERSION EN ESPAÑOL OBRA CENACULO FAMILIAR

Así hemos llegado a saber y creer que Dios nos ama" (1 Jn 4,16)


Obra Cenaculo Familar: una nueva profecia para la iglesia de hoy.

OBRA "CENACULO FAMILIAR"

1 El Cenáculo Familiar tiene su origen en mayo de 1946 en el silencio de un Seminario de Piemonte (Italia). Desde entonces inició la odisea de su historia. Hoy se puede mostrar su verdadero rostro como profecía del próximo porvenir de la Iglesia. Se sustenta en la Era Áurea del Cristianismo que es inminente considerando que los tiempos de Dios no son los de nosotros.



Entonces el mundo entero:





Reconocerá a Jesús como su único Salvador y se convertirá a El.



B. Vivirá, en modo extraordinario, una era de paz y de bienestar.





1A



En la Era aurea del Cristianismo el mundo entero reconocerá a Jesús como su único Salvador, se convertirá a El y entrará en su única Iglesia.



Esta certidumbre nos viene de la Sagrada Escritura. Entre los numerosos textos escogemos los más significativos:



1. "Aquí está mi siervo (Jesús) ... He puesto en el mi espíritu para que traiga la justicia a todas las naciones... Verdaderamente traerá la justicia. No descansará ni su ánimo se quebrará, hasta que establezca la justicia en la tierra. Los países del mar estarán atentos a sus enseñanzas... Yo el Señor, te llamé y te tomé de la mano, para que seas instrumento de salvación; yo te formé, pues quiero que seas señal de mi alianza con el pueblo, luz de las naciones." (Is 42, 1-7).



2. "Ese día reinará el Señor en toda la tierra. El Señor será el único, y único será también su nombre" (Zac 14,9).



3. "Todas las naciones del mundo y todos los hombres se volverán a Dios. Lo respetarán sinceramente y dejarán todos sus falsos dioses, que los engañan y los hacen caer en el error. Alabarán al Dios del universo con rectitud" (Tb 14,6).



4. "Entonces vendré yo mismo a reunir a todos los pueblos y naciones, y verán mi gloria" (Is 66,18).



No olvidemos que la conversión del mundo entero a Jesús es obra de la misericordia de Dios: esa vendrá a pesar de los pensamientos y acciones de los hombres.



5. "... (Jesús) si una caña está inclinada no la romperá; si una lámpara es débil no la apagará. Hará así, hasta cuando habrá hecho triunfar su Justicia; y El será para todos los Pueblos una esperanza" (Mt 28,18-21).



6. "Dios me ha dado toda autoridad en el cielo y en la tierra. Vayan, pues, a las gentes de todas las naciones, y háganlas mis discípulos" (Mt 28, 18-20).



7. La ación visible de la Iglesia, sostenida de la acción continúa e invisible de Jesús: "Pero cuando yo sea levantado de la tierra, atraeré a todos a mí mismo" (Jn 12, 32).



8. "También tengo otras ovejas que no son de este redil; y también a ellas debo traerlas, ellas me obedecerán, y formarán un solo rebaño, con un solo pastor" (Jn 10,16).



9. El mundo entero se convertirá a Jesús solo cuando los cristianos, superadas sus escandalosas divisiones, regresarán a la unidad: " Te pido que todos ellos estén unidos; que como tú, Padre, estás en mí y yo en ti, también ellos (los cristianos) estén en nosotros, para que el mundo crea que tú me enviaste (Jn 17, 21). Ciertamente que Dios le ha cumplido a Jesús porque su oración siempre es eficaz. "Quitaron la piedra, y Jesús, mirando al cielo, dijo: -Padre, te doy gracias porque me has escuchado. Yo sé que siempre me escuchas, pero lo digo por el bien de esta gente que está aquí, para que crean que tú me has enviado (Jn 11, 41-42).



10. También los judíos finalmente se convertirán a Jesús y lo aceptarán como el Mesías: "Ahora pregunto: Será que los judíos, al tropezar, cayeron por completo? De ninguna manera! Al contrario, al desobedecer los judíos, los otros han podido alcanzar la salvación, para que los israelitas se pongan celosos. Así que, si el tropiezo y el fracaso de los judíos han servido para enriquecer al mundo, a los que no son judíos, ya podemos imaginarnos lo que será su plena restauración!" (Rom 11, 11-12). Los judíos se convertirán a Jesús cuando todo el mundo se convertirá a Jesús: "hermanos, quiero que sepan este designio secreto de Dios, para que no presuman de sabios. Los israelitas se han endurecido en parte, pero sólo hasta que hayan entrado todos los que no son de Israel. Cuando esta suceda todo Israel alcanzará la salvación" (Rom 11, 25-32).



11. Refiriéndonos a la Era Áurea del Cristianismo en la cual Jesús será conocido y aceptado como único Salvador de todo el mundo, merece una acentuación particular cuanto afirma el Apocalípsis. Bajo la forma de impresionantes y difíciles simbolismos resalta los inauditos, terribles y sanguinarios esfuerzos de Satanás y de los hombres sus símiles y aliados para ganarle a Jesús y su Iglesia. En un tiempo de la historia humana, pero, Jesús actuará en forma extraordinaria y ganará sobre la acción demoníaca por mil años= (por un tiempo muy largo los hombres serán dóciles discípulos de Jesús y de su mensaje evangélico). Después de este tiempo, Satanás podrá otra vez pervertir a los hombres, pero muy pronto seguirá el fin del mundo actual, el Juicio Universal y la separación final y eterna entre los Ciudadanos del Cielo y los condenados. El texto así dice: "Vi un ángel que bajaba del cielo con la llave del abismo y una gran cadena en la mano. Este ángel sujetó al dragón, aquella serpiente antigua que es el Diablo y Satanás, y lo encadenó por mil años. Lo arrojó al abismo, donde lo encerró, y puso un sello sobre la puerta para que no engañara a las naciones hasta que pasaran los mil años, al cabo de los cuales habrá de ser soltado por un poco de tiempo... cuando hayan pasados los mil años, Satanás será soltado de su prisión, y saldrá a engañar a las naciones de los cuatro extremos de la tierra, a Gog y a Magog, cuyos ejércitos, numerosos como la arena del mar, reunirá para la batalla. Y subieron por lo ancho de la tierra, y rodearon el campamento del pueblo santo, y la ciudad que el ama. Pero cayó fuego del cielo y los quemó por completo. Y el diablo, que los había engañado, fue arrojado al lago de fuego y azufre, donde también habían sido arrojados el monstruo y el falso profeta. Allí serán atormentados día y noche por todos los siglos" (Ap 20, 1-10).



Los hombres que después de la Era Áurea del Cristianismo se pervertirán serán numerosos: entonces se realizará la profecía de Jesús: "Cuando el Hijo del hombre venga, encontrará todavía fé en la tierra?" (Lc 18,8).



1B



En la Era Áurea del Cristianismo toda la humanidad vivirá



en modo extraordinario una era de paz y bienestar





Cuando Dios llama a un hombre a ser su profeta lo inspira en modo tal que los hombres contemporáneos, puedan entender el mensaje divino, aunque sea de manera imperfecta. En el tiempo bíblico pues, se vivía en un mundo de campesinos y pastores y se combatía con arcos, escudos, flechas, lanzas y espadas, el lenguaje de los profetas se adaptó a este entorno cultural. Pero nosotros, para entender el pensamiento de Dios debemos adaptar los textos bíblicos a nuestra cultura y sobre todo pensar en las armas con las que se hace la guerra hoy: tanques, aviones, bombas nucleares… Sin esta adaptación no podemos entender la sublime noticia de la paz y del bienestar mesiánicos.







Paz mesiánica universal







"(Los Pueblos) convertirán sus espadas en arados y sus lanzas en hoces. Ningún pueblo volverá a tomar las armas contra otro ni a recibir instrucción para la guerra." (Is 2, 4).





"Nos ha nacido un niño,… se llamará Príncipe de la paz… extenderá su poder real a todas partes y la paz no se acabará" (Is 9,5-6).





"… romperé y quitaré de este país el arco, la espada y la guerra, para que mi pueblo descanse tranquilo" (Ósea 2,18).





"Ellos convertirán sus espadas en arados y sus lanzas en hoces. Ningún pueblo volverá a tomar las armas contra otro ni a recibir instrucción para la guerra. Todos vivirán en paz…" (Miq 4,3-4).





El nuevo jefe (Jesús) guiará al Pueblo con firmeza … el Pueblo vivirá seguro porque él manifestará su magnitud hasta el fin de la tierra y traerá consigo paz" (Miq 5, 1-3).





(Jesús) establecerá la paz entre las Naciones y reinará desde mar a mar, desde el río Eufrates hasta los confines de la tierra (Zac 4,3-4).





"Vengan a ver las cosas sorprendentes que el Señor ha hecho en la tierra: ha puesto fin a las guerras" (Salmo 46, 8-9).





Finalmente se realizará la profecía de la paz universal anunciada y cantada por los Ángeles en Belén: "Gloria a Dios en las alturas y Paz en la tierra entre los hombres que Dios ama" (Lc 2,14).





Bienestar universal mesiánico





La paz universal mesiánica, fruto del amor hacia Dios y hacia el prójimo, traerá inmensos beneficios para todos: se respetará la naturaleza, se favorecerá el desarrollo de todos los Pueblos, el dinero desperdiciado en la construcción de las armas será utilizado para que acaben el hambre en el mundo, las enfermedades, las diferencias sociales. Como consecuencia la vida humana será más larga y feliz:



"Dice el Señor:



Las aflicciones anteriores han quedado olvidadas, han desaparecido de mi vista. Miren, yo voy a crear un cielo nuevo y una tierra nueva. Lo pasado quedará olvidado, nadie se volverá a acordar de ello. Llénense de gozo y alegría para siempre por lo que voy a crear, porque voy a crear una Jerusalén feliz y un pueblo contento que viva en ella. Yo mismo me alegraré por Jerusalén y sentiré gozo por mi pueblo. En ella no se volverá a oír llanto ni gritos de angustia. Allí no habrá niños que mueran a los pocos días, ni ancianos que no completen su vida. Morir a los cien años será morir joven, y no llegar a los cien años será una maldición… mi pueblo tendrá vida larga, como la del árbol; mis elegidos disfrutarán del trabajo de sus manos. No trabajarán en vano ni tendrán hijos que mueran antes de tiempo, porque ellos son descendientes de los que el Señor ha bendecido, y lo mismo serán sus descendientes. antes que ellos me llamen, yo les responderé; antes que terminen de hablar, yo los escucharé" (Is 65,16-24).



"Yo seré bondadoso con Sion, la ciudad que estaba toda en ruinas. Convertiré las tierras secas del desierto en un jardín, como el jardín que el Señor plantó en el Edén. Allí habrá felicidad y alegría, cantos de alabanza y son de música" (Is 51,3).





2



La Era Áurea del Cristianismo, era de amor entre los individuos y entre las Naciones, era de paz y de bienestar, coincidirá con la era Áurea de la Familia, creada a imagen y semejanza de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo; y redimida con la muerte-resurrección de Jesús Esposo de la Iglesia.





2A



La Familia humana fue creada a imagen y semejanza de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo.





Dejémonos llenar de la Luz de la Revelación y reflexionemos sobre la definición que el Apóstol San Juan nos dá de Dios:



" Dios es Amor" (Jn 4,8)





El Amor es la esencia de Dios. Si Dios, por hipótesis absurda; dejaría de ser Amor, no existiría más, así como el sol no existiría más si dejara de ser luz y calor. En cuanto Amor, Dios no es un solitario, es una Familia compuesta de tres Personas felicísimas: del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo.



Las cuatro características del amor son: don, retroalimentación del don, unión y felicidad; se identifican con Dios uno y trino:



el Padre dona todo Sí mismo al Hijo engendrándolo; el Hijo retroalimenta el don donando el sí mismo al Padre así que todo lo que es del Hijo es también del Padre y todo lo que es del Padre es también del Hijo ( Jn 17,10); el Espíritu Santo es el Amor personificado, es decir, la Persona que en sí misma une el Padre al Hijo y el Hijo al Padre en modo tal que las Tres Personas divinas iguales y distintas no son tres dioses, sino un solo Dios.



No nos es difícil entender que las Tres Personas que constituyen la Familia creada y eterna de Dios son felicísimas: de echo todos experimentamos con evidencia inmediata que la felicidad nos llega del bien conscientemente poseído: la vista, por ejemplo, es un bien: si poseemos un órgano visual sano somos felices porque podemos admirar todas las bellezas que nos rodean. Es claros que entre más bienes poseemos, más felices somos: así, por ejemplo, si además de los ojos sanos tenemos también un oído sano somos más felices que si poseemos solo los ojos sanos. En esta línea tenemos sin duda, que admitir que Dios, el Que tiene todos los bienes y es en sumo grado felicísimo, es la plenitud de la felicidad, es la felicidad.



Dios-Amor, Dios Familia Trinitaria felicísima, por amor gratuito y de privilegio, decidió comunicar su felicidad a el hombre y lo creó Familia a su imagen y semejanza: cada uno de nosotros, sea hombre o mujer, es miembro de una familia por lo menos como hijo u hija si no como esposa o esposo, como madre o padre. Fijemos nuestra atención sobre la familia humana para entender un poco su semejanza con la Familia Trinitaria de Dios. Haciendo algunas reflexiones:





Primero – El hombre y la mujer son la imagen del Padre celestial sea como esposo o esposa sea como padre o madre.





a. Como esposo o esposa: cuando un hombre y una mujer se casan son un solo ser como uno es el Padre. Esta unión se verifica sólo en el verdadero matrimonio, es decir cuando un hombre y una mujer se aman de verdad, quieren unir sus vidas para siempre y con absoluta fidelidad recíproca. Cuando falta el amor recíproco no hay matrimonio, solo convivencia egoísta, no hay fusión de vidas, solamente dos unidades que están cerca para aprovecharse el uno del otro. Desde esta perspectiva muchos matrimonios se acaban, aunque parecían verdaderos, lo son solo apariencia.





b. Como madre y padre: el Padre celestial, por ser perfecto, engendra solo su Hijo Unigénito; mientras el padre y la madre humana, por ser imperfectos y complementarios, engendran juntos a su hijo. La Sagrada Escritura que atribuye a la Primera Persona de la Santísima Trinidad sentimientos maternos nos confirma la expresión: El Padre celestial es al mismo tiempo Padre y Madre: "También si una mujer se olvida de su hijo, yo no los olvidaré jamás. Como una madre consuela a su hijo, así los consolaré yo a ustedes,… los llevará en sus brazos y los acariciará sobre sus rodillas" (Is 66, 12-13); "Como una madre ama a su único hijo, así yo te amo a ti".





Segundo – En la Familia humana el hijo es la imagen del Hijo unigénito de Dios.





Como el Hijo Unigénito de Dios es fruto de la donación amorosa del Padre celestial y es todo el Padre, así que se puede decir: "El que ve al Hijo, ve al Padre y el que ve al Padre ve al Hijo" (Jn 14,9), de la misma manera el hijo de la familia humana es el fruto de la donación amorosa del padre y de la madre y es el compendio de ellos. Con otras palabras podemos afirmar que el hijo es el padre y la madre fusionados juntos = (fusión del espermatozoide, vida del hombre, con el óvulo, vida de la mujer). Esta fusión es tan perfecta y maravillosa que del mismo niño se dice: "Se parece todo a su mamá" – "Se parece todo su papá".





La presencia del hijo nos permite algunas precisiones muy importantes:





1a – El hijo es el expresión visible de la unidad de los papás que sucede inevitablemente en el momento en que, en el matrimonio, ellos se juran amor eterno.



2a – La fusión de la vida de los papás en el hijo, manifiesta la necesidad de la indisolubilidad del matrimonio: así como, el hijo es uno y no se puede partir para separar de lo que le fue donado del padre y de lo que le fue donado por la madre, así también mamá y papá no pueden romper su unidad conyugal. Si ellos rompen esta unidad con el divorcio causarán un verdadero desastre en su vida así como haría un desastre el niño que con un cuchillo quisiera separar lo que le donó el papá de lo que le donó la mamá. Por ese motivo Jesús, contestando a los Judíos sobre el divorcio dijo: "El hombre no debe separar lo que Dios ha unido" (Mt 19,6).



3a – El niño es respetado desde el primer momento de su concepción. El aborto es el más grave de los pecados, que se puedan hacer contra el prójimo, principalmente porque:





1. Se mata al ser más impotente: qué puede hacer un ser tan pequeño apenas dado a la vida contra un adulto?



2. Se mata al ser más inocente: qué mal ha echo el neo concebido para merecer le pena capital?



3. Se mata al propio hijo: es la mamá la que lo mata: como el más grande acto de amor es donar la vida, así la más grande traición del amor es quitar la vida.





Tercero - El amor que une recíprocamente a los esposos, a los papás al hijo y el hijo a los papás, es la imagen del Espíritu Santo – Amor que une en sí mismo al Padre celestial al Hijo Unigénito y el Hijo Unigénito a el Padre celestial. Cierto nos parece difícil entender como en Dios el amor con que el Padre y el Hijo se aman es una Persona distinta del Padre y del Hijo. Pero con la evidencia de que la familia humana en la que los miembros se aman es una familia unida y felíz, mientras una familia en que los miembros no se aman, es una familia desunida e infelíz.



De todo lo dicho nos parece que Dios creó a la familia a su imagen y semejanza para que en el amor fuera unida y felíz. Pero el pecado causó un desastre! Lo que por naturaleza tiene que ser unido, se desintegra y provoca catastróficas consecuencias: las bombas sobre Hiroshima y Nagasaki enseñan!



El pecado, que es la traición del amor, ha desintegrado a la familia: mientras que el amor la tenía unida y la hacía feliz, el pecado la ha desunido y hecho infeliz: ahora no hay más fidelidad conyugal, ni don e intercambio de don; por el contrario, existen más egoísmo y vejaciones recíprocas, poligamia y disolubilidad del matrimonio.







2B



Jesús se encargó de reconstruir la imagen de la Familia Trinitaria de Dios en la Familia humana





En el Antiguo Testamento Javhé se proclamó y actuó como Esposo perfecto del Pueblo Judío para hacerlo su digna Esposa y así, a través de ella, atraer a sí todos los Pueblos. El Pueblo Judío, no correspondió a el amor de predilección de Javhè, fue infiel y desilusionó las expectativas de su Esposo divino.



Cuando Dios se encarnó y tomó un rostro humano en Jesús, Hijo de María de Nazareth, se presentó como Esposo del nuevo Israel, la Iglesia: la Iglesia, llamada Jerusalén celestial, está presentada coma la Inmaculada Esposa del Cordero Inmaculado (Ap 19,7; 21,2.9; 22,17). Esposa a quien Cristo amó y se ha dado sí mismo, con el fin de santificarla (Ef 5,24), (Gaudium et Spes n.6).



En La carta a los Efesios, el Apóstol Pablo saca de su corazón estas expresiones en las que se ve un Jesús modelo de los Esposos cristianos y la misión de las familias cristianas:





"Las esposas deben estar sujetas a sus esposos como al Señor. Porque el esposo es cabeza de la esposa, como Cristo es cabeza de la iglesia, la cual es su cuerpo; y él es también su Salvador. Pero así como la iglesia está sujeta a Cristo, también las esposas deben estar en todo sujetas a sus esposos. Esposos, amen a sus esposas como Cristo amó a la iglesia y dio su vida por ella. Esto lo hizo para santificarla, purificándola con el baño del agua acompañado de la palabra para presentársela a sí mismo como una iglesia glorificada, sin mancha ni arruga ni nada parecido, sino santa y perfecta. De la misma manera deben los esposos amar a sus esposas como a su propio cuerpo. El que ama a su esposa, se ama a sí mismo. Porque nadie odia su propio cuerpo, sino que lo alimenta y lo cuida, como Cristo hace con la iglesia, porque ella es su cuerpo. Y nosotros somos miembros de ese cuerpo. Por eso el hombre dejará a su padre y a su madre para unirse a su esposa, y los dos serán como una sola persona. Aquí se muestra cuán grande es el designio secreto de Dios. Y yo lo refiero a Cristo y a la Iglesia. En todo caso, que cada uno de ustedes ame a su esposa como a sí mismo, y que la esposa respete al esposo" (Ef 5,22-33).





Jesús y la Iglesia (Comunidad de los cristianos) son como uno, como uno son el cuerpo con la cabeza y los miembros del cuerpo humano, como una sola planta son la vid y los sarmientos. En el mismo tiempo Jesús y la Iglesia quedan distintos como distintos quedan la cabeza y los miembros, la vid y los sarmientos.



También los esposos cristianos, habiendo recibido el Sacramento del matrimonio, están unificados en su recíproco amor injertado en el amor de Jesús-Esposo y de la Iglesia-Esposa de Jesús, pero quedan dos personas distintas. El esposo cristiano, además, en la pareja y en la familia, tiene la misma función de Jesús en la Iglesia; la esposa cristiana, en la pareja y en la familia, tiene la misma función de la Iglesia.



La autoridad del esposo sobre la esposa ha sido negada y ofuscada por la Sociedad contemporánea en el proceso de revaloración de la mujer. Esto es debido a la reacción desproporcionada que la mujer ha asumido contra su esposo a causa de las actitudes despóticas y autoritarias que él ha asumido. La condena del abuso – pero – no debe llegar nunca a negar a la autoridad misma.



La esposa cristiana debe estar sometida al esposo como la Iglesia a Jesús: pero el esposo cristiano debe imitar a Jesús el cual ejercitó su autoridad con amor y como servicio: "El Hijo del hombre no vino para que le sirvieran, sino para servir y para dar su vida en rescate por una multitud" (Mt 20,28).



Si el esposo y la esposa cristianos aman y se aman como Jesús nos ama, la autoridad del esposo no es un problema al contrario será siempre un don divino para la construcción de la familia cristiana, célula de amor indispensable para que el mundo entero crea que Jesús es el único Salvador en el cual debemos reponer cada esperanza por la Era de paz y de bienestar universales.



Confirmemos la autoridad del esposo y del padre en la familia humana con una argumentación teológica. En la Trinidad de Dios Padre, de Dios Hijo y de Dios Espíritu Santo existe la autoridad y es la del Padre: el Padre manda al Hijo y el Hijo obedece. La Sagrada Escritura lo afirma con claridad, Jesús, de hecho, se expresa con palabras como éstas: "no he bajado del cielo para hacer mi propia voluntad, sino para hacer la voluntad de mi Padre que me ha enviado" (Jn 6,38). "no trato de hacer mi voluntad sino la voluntad del Padre, que me ha enviado" (Jn 5,30). "no he venido por mi propia cuenta, sino porque Dios me ha enviado" (Jn 8,42).



La autoridad es un servicio por eso no presume la superioridad. El Padre celestial que manda no es superior al Hijo Unigénito que obedece. Padre celestial y Hijo Unigénito son iguales, son unos en el pensar y en el querer. El hombre como esposo y padre tiene autoridad sobre la mujer y sus hijos porque es imagen del Padre celestial, pero no es superior a la mujer y a los hijos.



El principio de la autoridad del esposo y del padre en la familia humana lo reafirma como hemos dicho antes, San Pablo en la carta a los Efesios cuando escribe: "Las esposas deben estar sujetas a sus esposos como al Señor. Porque el esposo es cabeza de la esposa, como Cristo es cabeza de la iglesia,… como la iglesia está sujeta a Cristo, también las esposas deben estar en todo sujetas a sus esposos" (Ef 5,22-24).



San Pablo hace muchas aplicaciones prácticas que hoy no podemos compartir porque están ligadas al tiempo en que vivió el Apóstol, pero el principio de autoridad persiste, es doctrinal. En la familia debemos luchar contra el autoritarismo. Si defendemos la pureza de la autoridad respetuosa de la persona y de la conciencia de súbdito no debemos temer abusos.





3



Los "signos de los tiempos" nos anuncian que estamos próximos a la era del amor, de la paz y del bienestar universales, a la era de la familia cristiana y de la conversión del mundo a Jesús Salvador.





La historia está guiada por Dios hacia la realización de su plan de salvación; nada de lo que sucede en el mundo es casual, todo es providencial, también cuando, sin el don de la fe, nos escandalizara el dolor y la muerte del inocente, las guerras, los desastres naturales: Dios permite el mal sólo en vista de un bien mayor en el marco de la salvación individual y de la redención universal.



La proximidad de la Era Áurea del Cristianismo nos la muestran los varios hechos positivos del mundo contemporáneo, también si muchos de ellos parecen bienes humanos autónomos y extraños al plan de salvación divino. Algunos ejemplos:







Los medios de comunicación social como la prensa, la radio, la televisión, nos informan, con inmediatez y como si sucedieran frente a nuestros ojos, sobre todos los hechos más importantes que pasan en los rincones más recónditos del mundo, nos interpelan directamente y nos comprometen a buscar la solución de los problemas más que locales y nacionales serán universales e internacionales. Entre estos problemas ciertamente un lugar preeminente ocupa la plaga del hambre.





Los medios de transporte como los trenes, barcos y los aviones nos permiten desplazarnos con rapidéz de una parte a otra del planeta por intereses personales, para reuniones a nivel internacional, para enlaces comerciales, por ayuda… estos y otros desarrollos científicos y técnicos apresuran la llegada de la Era Áurea del Cristianismo en cuanto disminuyen las distancias y unifican el mundo favoreciendo su evangelización.





Los progresos en el campo de la medicina y de la cirugía nos convencen que estamos llegando a la realización de la siguiente promesa de Dios acerca de la Edad Áurea del Cristianismo: "… no habrá niños que mueran a los pocos días, ni ancianos que no completen su vida. Morir a los cien años será morir joven, y no llegar a los cien años y no llegar a los cien años será una maldición" (Is 65, 20).





Después de dos mil años de la dispersión, los Judíos han regresado finalmente a la Tierra Prometida y han constituido un Estado: esta realidad muy importante profetiza el próximo reconocimiento del Mesías Salvador de parte del Pueblo elegido, reconocimiento que, según San Pablo, sucederá después de la conversión del mundo entero a Jesús (cfr. Rom 11,25-26).





Uno de los principales "signos de los tiempos" es el Ecumenismo. Las numerosas iglesias cristianas que en el pasado han ofrecido al mundo el triste espectáculo de un cristianismo dividido, hoy, por obra del Espíritu Santo, se han dado cuenta del absurdo de su actitud y se han comprometido a llegar a la reconstrucción de la única Iglesia de Jesús, meta obligatoria para que el Reino de Amor de Jesús se extienda en el mundo entero: "Padre, te pido que todos ellos estén unidos; que como tú, Padre, estás en mí y yo en ti, también ellos estén en nosotros, para que el mundo crea que tú me enviaste" (Jn 17,21).





Las dificultades no faltan porque cada Iglesia quiere conservar su identidad, poniendo así un gran obstáculo entre el deseo de unidad y el humilde, desinteresado y constructivo diálogo. No obstante todo esto el Espíritu Santo actúa para que todas las Iglesias se convierten y reformen. También la Iglesia Católica no debe silenciar la voz del Espíritu que solicita ser coherentes con la afirmación conciliar:



"Mientras Cristo – santo, inocente, inmaculado – (Hebreos 7,27) no conoció el pecado (2 Cor 5,21) … la Iglesia que contiene en su seno los pecadores, santa y siempre necesitada de purificación, jamás omite la penitencia y su renovación" (Lumen Gentium n.8).



La Iglesia Católica que es la Iglesia madre, tiene el deber de ofrecer en sí misma a las otras Iglesias cristianas un modelo de reforma humilde, real y concreta: tiene que exigir la unidad en las cosas esenciales, debe dejar plena libertad en las cosas inciertas y discutibles y ejercer en todo la caridad. Es según el espíritu conciliar de purificación, de penitencia y de renovación que la Iglesia Católica debe enfrentar los siguientes y demás problemas actuales.





Primacía de la conciencia individual





Con el bautismo el cristiano se vuelve templo del Espíritu Santo. Con las luces, las inspiraciones, las imposiciones, las prohibiciones, las laúdes, los reproches y las exhortaciones del Espíritu Santo el cristiano inicia, continua y termina su camino terrenal hacia la casa del Padre. La fidelidad absoluta a la voz del Espíritu debe ser una peculiar norma del cristiano; esta fidelidad el cristiano la expresa siguiendo su convicción interior que se identifica con la voz de la conciencia. La conciencia cierta también si es errónea obliga siempre:





"Todo lo que no se hace con la convicción que da la conciencia, es pecado" (Rom 14,23).





Evidentemente, puesto que la conciencia cierta puede ser también errónea, tiene que ser comprobada y formada para ser verdadera. Esto exige un cuidadoso examen de la Revelación divina, de los pronunciamientos del Magisterio Eclesiástico, de la opinión de las demás Iglesias cristianas, de los teólogos, de los fieles y también de los que no son cristianos porque también ellos están bajo la acción del Espíritu Santo en virtud de la Redención universal de Jesús.



Teniendo como punto claro la primacía de la convicción de la conciencia individual, es obvio que ella cede el lugar a la Divina Revelación cuando Esta sobre un argumento específico se pronuncia sin dejar espacio a dudas de interpretaciones, o cuando el Colegio Episcopal con el Papa adquiere una posición definitiva sobre un contenido del depósito revelado.







Papado y Papa



Siendo el Papa el sucesor de Pedro en el ministerio eclesial, es indispensable que interpelemos a la Sagrada Escritura para sacar de Ella la naturaleza de la misión que Jesús confió al Primero de los Apóstoles.



"Andrés … encontró a su hermano Simón Pedro y le dijo: - Hemos encontrado al Mesías (que significa: Cristo). Luego Andrés llevó a Simón a donde estaba Jesús; cuando Jesús lo vio, le dijo: - Tu eres Simón, hijo de Juan, pero tu nombre será Cefas (que significa Pedro)" (Jn 1,40-42).



"Quién dice la gente que es el Hijo del hombre? Ellos contestaron: Algunos dicen que Jeremías o algún otro profeta. Y ustedes, quién dicen que soy? –les preguntó, Simón Pedro le respondió: - Tú eres el Mesías, el Hijo del Dios viviente. Entonces Jesús le dijo: - Dichoso tu Simón, hijo de Jonás, porque esto no lo conociste por medios humanos, sino porque te lo reveló mi Padre que está en el cielo. Y yo te digo que tú eres Pedro, y sobre esta piedra voy a construir mi iglesia y ni siquiera el poder de la muerte podrá vencerla. Te daré las llaves del reino de los cielos; lo que tú ates aquí en la tierra, también quedará atado en el cielo, y lo que desates aquí en la tierra, también quedará desatado en el cielo" (Mt 16,13-19).



"A partir de entonces Jesús comenzó a explicar a sus discípulos que él tendría que ir a Jerusalén, y que los ancianos, los jefes de los sacerdotes y los maestros de la ley lo harían sufrir mucho. Les dijo que lo iban a matar, pero que al tercer día resucitaría. Entonces Pedro lo llevó aparte y comenzó a reprenderlo diciendo: - ¡Dios no lo quiera, Señor! ¡Esto no te puede pasar! Pero Jesús se volvió y le dijo a Pedro: - ¡Apártate de mí, Satanás, pues eres un tropiezo para mí! Tú no ves las cosas como las ve Dios, sino como las ven los hombres." (Mt 16, 20-23).





"(En la ultima Cena) Los discípulos tuvieron una discusión sobre cual de ellos debía ser considerado el más importante. Jesús les dijo: - Entre los paganos, los reyes gobiernan con tiranía a sus súbditos, y a los jefes se les da el título de bienhechores. Pero ustedes no deben ser así. Al contrario el más importante entre ustedes tiene que hacerse como el más joven, y el que manda tiene que hacerse como el que sirve. ¿Pues quién es más importante, el que se sienta a la mesa a comer o el que sirve? ¿Acaso no es el que se sienta a la mesa? En cambio yo estoy entre ustedes como el que sirve… dijo también el Señor: - Simón, Simón, mira que Satanás los ha pedido a ustedes para sacudirlos como si fueran trigo; pero yo he rogado por ti, para que no te falte la fé. Y tú, cuando te hayas vuelto a mí, ayuda a tus hermanos a permanecer firmes. Simón le dijo: Señor, estoy dispuesto a ir contigo a la cárcel, y hasta morir contigo. Jesús le contestó: - Pedro, te digo que hoy mismo, antes que cante el gallo, tres veces negarás que me conoces" (Lc 22, 24-34).





"Arrestaron entonces a Jesús y lo llevaron a la casa del sumo sacerdote. Pedro lo seguía de lejos. Allí, en medio del patio, habían hecho fuego, y se sentaron alrededor; y Pedro se sentó también entre ellos. En esto, una sirvienta, al verlo sentado junto al fuego, se quedó mirándolo y dijo: - También éste estaba con él. Pero Pedro lo negó diciendo: - Mujer, yo no lo conozco. Poco después, otro lo vió y dijo: - tú también eres de ellos. Pedro contestó: - No hombre, no lo soy. Como una hora después, otro insistió: - Seguro que estaba con él. Además es de Galilea. Pedro dijo: - Hombre no sé de qué hablas. En ese mismo momento, mientras Pedro aún estaba hablando, cantó un gallo. Entonces el Señor se volvió y miró a Pedro, y Pedro se acordó de que el Señor le había dicho: - Hoy antes que el gallo cante, me negarás tres veces. Y salió Pedro de allí y lloró amargamente" (Lc 22,54-62).





"Terminado el desayuno, Jesús le preguntó a Simón Pedro: - ¿Simón, hijo de Juan, me amas más que estos? Pedro le contestó: - Si, Señor, tú sabes que te quiero. Jesús le dijo: - cuida de mis corderos. Volvió a preguntarle: - ¿Simón, hijo de Juan, me amas? Pedro le contestó: - Si Señor tú sabes que te quiero. Jesús le dijo: - Cuida de mis ovejas. Por tercera vez le preguntó: - ¿Simón, hijo de Juan, me quieres? Pedro, triste porque le había preguntado por tercera vez si lo quería, le contestó: - Señor, tú sabes todo: tú sabes que te quiero. Jesús le dijo: - Cuida de mis ovejas. Te aseguro que cuando eras más joven, te vestías para ir a donde querías; pero cuando ya seas viejo, extenderás los brazos y otro te vestirá, y te llevará a donde no quieras ir. Al decir esto, Jesús estaba dando a entender de qué manera Pedro iba a morir y a glorificar con su muerte a Dios. Después le dijo: - ¡Sígueme!" (Jn 21,15-19).





Pedro es un misterio de gracia y de debilidad





Pedro por revelación del Padre identifica en Jesús el Mesías, el Hijo del Dios viviente, y luego se alía con Satanás en el intento de alejar a Jesús de la pasión y de la muerte redentora; Jesús lo escoge como roca sobre la cual construir su Iglesia y él se muestra hombre muy frágil: por miedo reniega tres veces de su Maestro divino, también si con mucha fuerza había contestado que por Jesús estaba dispuesto a sacrificar su vida. El miedo es uno de los defectos dominante de Pedro, defectos que el primer Papa no pude vencer tampoco después de la bajada del Espíritu Santo como claramente nos muestra San Pablo en su carta a los Galatas:



"Pero cuando Pedro fue a la ciudad de Antioquia, lo reprendí en su propia cara, porque lo que estaba haciendo era condenable. Pues primero comía con los no judíos, hasta que llegaron algunas personas de parte de Santiago; entonces comenzó a separarse, y dejó de comer con ellos, porque tenía miedo de los fanáticos de la circuncisión. Y los otros creyentes judíos consintieron también con Pedro en su hipocresía, tanto que hasta Bernabé se dejó llevar por ellos. Por eso, cuando vi que no se portaban conforme a la verdad del evangelio, le dije a Pedro delante de toda la comunidad: - Tú, que eres judío, has estado viviendo como si no lo fueras; por qué, pues, quieres obligar a los no judíos a vivir como si lo fueran?" (Gal 2,11-14).





Los dos aspectos de Pedro investido de un peculiar ministerio eclesial y de Pedro hombre expuesto a todas las debilidades humanas van siempre simultáneamente considerados y tenidos presentes sea por haber una recta concepción y no unilateral del Papa, y así evitar el pernicioso riesgo del culto de la personalidad; sea para aceptar como providenciales y constructivas algunas posiciones críticas del Pueblo de Dios sobre opiniones, decisiones y actitudes del Papa.





Algunos puntos fundamentales que tienen que ser aceptados por todos incondicionalmente:





1. Quien edifica la Iglesia es Jesús – "Yo voy a construir mi iglesia" (Mt 16,18) – por medio de su Espíritu: "recibirán poder y saldrán a dar testimonio de mí, en Jerusalén, en toda la región de Judea y de Samaria, y hasta en las partes más lejanas de la tierra" (Hechos 1,8).



2. En la Comunidad Cristiana ninguno puede pretender la uniformidad porque el Espíritu Santo distribuye sus dones de manera que los varios miembros de la Iglesia, ricos de distintos carismas, sean complementarios los unos a los otros y, en el respeto recíproco de la identidad de cada uno, todos unidos colaboren por la edificación del único Cuerpo de Cristo.



3. La Iglesia Local Diocesana, bajo la guía del Obispo que tiene autoridad propia porque es sucesor de los Apóstoles, realiza en su seno la Iglesia de Jesús, en toda su plenitud.



4. La Iglesia Universal está constituida por la comunión de las Iglesias Particulares diocesanas de todo el mundo.



5. El Ministerio principal del Papa es confirmar la Iglesia en la fe: "Simón… he rogado por ti, para que no te falte la fe. Y tú, cuando te hayas vuelto a mí, ayudas a tus hermanos a permanecer firmes". (Lc 22,32). Esto no significa que el Papa es el propietario y el árbitro de la Revelación; significa, al contrario, que el Papa, asistido de lo Alto, se hace garantía (también por motivos ecuménicos se evita la expresión "el Papa es infalible") de la Verdad Revelada, contenida en la Sagrada Escritura y transmitida por la Tradición.



En casos particulares el Papa, con el consentimiento antecedente y concomitante de la Iglesia, Comunidad de los Cristianos gradualmente guiada por el Espíritu Santo a la comprensión de toda la verdad (Cfr. Jn 16,13), puede declarar en modo definitivo, verdadero y vinculante para todos un dato revelado. Es indispensable subrayar que para que el Papa sea garantía en modo definitivo de una verdad revelada se necesita la aprobación antecedente y concomitante de la Iglesia porque es infalible: " El Espíritu Santo los guiará a toda la verdad" (Jn 16,13); "ni siquiera el poder de la muerte podrá vencerla" (Mt 16,18).



Por lo tanto el Papa antes de definir una verdad tiene la obligación de cerciorarse que la Iglesia Universal ya la confiese. El estudio histórico nos puede revelar que en algunos casos particulares el Papa no ha cumplido con este deber y que por lo tanto una verdad que se cree definida no es realmente definida, es una falsedad. Tal vez uno de estos casos es "la definición infalible" que niega el sacerdocio ministerial a las mujeres.







El Papa debe respetar el autonomía de las Iglesias Locales Diocesanas, queridas por Jesús y guiadas por el Obispo bajo la acción del Espíritu Santo. Tarea del Papa es comprobar con gozo las maravillas que el Espíritu Santo cumple en cada Iglesia Local Diocesana, animar las legítimas diversidades y favorecer la comunión de las Iglesias Locales Diocesanas que juntas forman la Iglesia Universal.



Solo excepcionalmente el Papa debe intervenir en modo autoritario, o sea cuando se niega o se pone en peligro la fé común y cuando surgen graves abusos disciplinarios que rompen u obstaculizan gravemente la comunión fraterna, cualidad indispensable para que la Iglesia alcance su fin misionero: ser para el mundo entero Sacramento del Amor de Dios Padre, de Dios Hijo Encarnado, de Dios Espíritu Santo.





7. La autonomía de las Iglesias Locales Diocesanas no excluye la oportunidad de un Derecho Canónico, exige que esto contenga pocas leyes esenciales, válidas por la Iglesia Universal: muchas leyes oscurecen y obstaculizan la creatividad del amor y de la multiforme acción del Espíritu Santo.





C. Divorciados casados otra vez





La indisolubilidad del matrimonio está fundada en el amor recíproco de los cónyuges así como el amor recíproco fundamenta la indisolubilidad de las Tres Personas Divinas y la indisolubilidad del matrimonio entre Jesús el Esposo y la Iglesia, Esposa de Jesús.



Si, por una hipótesis imposible, las Tres Personas Divinas dejaran de amarse, se rompería su unidad y se desintegraría el mismo Dios; si por una hipótesis imposible, Jesús no amara más a la Iglesia y la Iglesia no amara más a Jesús, Jesús y la Iglesia romperían su unidad de esposos.



Lo que no es posible en la Trinidad Divina y en Jesús y en la Iglesia; se puede, al contrario, dar y con más frecuencia se da, entre los cónyuges cristianos y no cristianos. Como la experiencia nos atestigua, sucede que algunos cónyuges disuelven irremediablemente su matrimonio por culpa de uno o de los dos. Eso nos hace afirmar que la indisolubilidad del matrimonio, expresándonos en términos filosóficos, es de orden moral y no físico. O sea: los cónyuges, aunque si en conciencia están obligados a quedar unidos, tienen la triste culpable posibilidad de romper su unidad.



A la misma conclusión nos lleva la reflexión sobre la naturaleza de los preceptos negativos: Dios manda al hombre no hacer un determinado acto porque el hombre está posibilitado a hacerlo, si bien culpablemente.



Si el hombre no tuviera esta posibilidad de realizar un determinado acto pecaminoso, Dios no lo prohibiría: así no le prohibiría matar si no pudiera matar; no le prohibiría robar, si no pudiera robar. De la misma manera, Jesús no hubiera impuesto a los esposos el precepto: "El hombre no debe separar lo que Dios ha unido" (Mt 19,6), si los cónyuges no pudieran separase.



La disolución del matrimonio en modo irremediable como irremediable es el asesinato de un hombre, adquiere una grave culpabilidad, pero la Iglesia, con los cónyuges culpables divorciados y casados con una otra persona, hoy, debe tener mayor misericordia que en el pasado: como la Iglesia perdona al asesino verdaderamente arrepentido, aunque no pueda regresar la vida al hermano que mató, así debe perdonar y admitir de nuevo a los Sacramentos a los cónyuges divorciados y de verdad arrepentidos, también si se encuentran en la imposibilidad de reconstruir su unidad y se han casado con otro hombre o con otra mujer: un estudio cuidadoso de Giovanni Cereti prueba que en los primeros siglos de la Iglesia, a los cristianos divorciados y casados con otra persona, se les permitía convivir con el nuevo cónyuge, si verdaderamente estaban arrepentidos y se sometían a una penitencia adecuada.







Matrimonio cristiano en dos tiempos





Es argumento de discusión la legitimidad de los actos íntimos entre los novios. La discusión, sin embargo, no debería existir porque el acto íntimo es signo y expresión del amor conyugal total, exclusivo y definitivo.



Pero hay que tener en cuenta la situación difícil en que se encuentran muchos novios. La solución se da en el matrimonio cristiano en dos tiempos: cuando los novios están listos para el matrimonio, pero hay serios motivos que los obligan a aplazar la celebración de la boda "coram Ecclesia", cásense en secreto "coram Deo" intercambiando el mutuo consentimiento. Así son de verdad esposos porque los ministros del Sacramento del matrimonio son los dos cristianos que lo contraen, y pueden tener actos íntimos. Es evidente que apenas cesen las causas deberán celebrar el matrimonio "coram Ecclesia".





Anticonceptivos





El acto íntimo es un don maravilloso hecho por Dios a los cónyuges. Fundamento del acto íntimo es el amor total exclusivo y definitivo que une los dos cónyuges. No es verdad afirmar que el acto íntimo de los cónyuges tiene dos simultáneas finalidades: unidad y procreación. Es verdad – al contrario – decir que el acto íntimo de los cónyuges tiene normalmente una única finalidad, la de la unidad, y que tal vez a esta finalidad se añade una segunda finalidad, la de la procreación.



Este dato de hecho nos impone la siguiente afirmación: en el acto íntimo de los cónyuges debe siempre subsistir la finalidad de la unidad; al contrario la finalidad de la procreación, por motivos graves, se puede eliminar imitando en esto al naturaleza.



Estos graves motivos se dan cuando los dos cónyuges, en razón de la paternidad y maternidad responsables, deciden no procrear. La particularidad es que en el acto íntimo, por motivos justos, se puede eliminar la procreación, lo que nos hace deducir lo siguiente:



Cuando dos cónyuges responsablemente deciden no procrear deben usar los así dichos "métodos naturales" para evitar la concepción; pero si no es posible servirse de éstos métodos naturales pueden usar los "métodos anticonceptivos artificiales" para defender los altos valores de unidad que Dios ha ligado al acto íntimo de los cónyuges. No pudiendo los cónyuges conseguir todo el bien del acto, escogen justamente la parte de bien que ellos están en grado de conseguir.



La actitud intransigente que condena tout-court los métodos anticonceptivos artificiales es un grave error teológico y histórico que ha causado y causa injustificables sufrimientos a muchas parejas y crea un gratuito y grave obstáculo a la difusión del Mensaje Evangélico.







Absolución colectiva



Jesús escogió a la Iglesia como instrumento de su misericordia confiándole el Sacramento del perdón de los pecados.



"A quiénes ustedes perdonen los pecados, les quedarán perdonados; y a quiénes no se los perdonen, les quedarán sin perdonar" (Jn 20,23). El modo de ejercer la sublime misión de misericordia Jesús quiso dejarlo a la discreción pastoral de su Iglesia. Y la Iglesia lo ha entendido plenamente en el curso de dos mil años de historia, en efecto, lo ha modificado varias veces: de la confesión pública de los pecados graves en los primeros siglos, a la confesión individual inicialmente solo devocional entre los Monjes irlandeses del siglo sexto, luego adoptada por todos los cristianos en el Concilio de Trento.



Hoy está vigente la obligación de la confesión individual, pero los cristianos la abandonan: este abandono, en muchos casos es señal de condescendencia hacia el pecado, pero es sobre todo uno de los signos de los tiempos que interpela la Jerarquía y la invita a profundas intervenciones innovadoras: cierto no es justificable la abolición de la confesión individual, por los beneficios espirituales que aporta a los penitentes; su practica, pero, hay que dejarla libre y obligatoria solo para algunos pecados graves como el aborto.



Además se debería extender el uso de la absolución colectiva y conferir valor sacramental al rito penitencial al inicio de la Celebración Eucarística. Este gesto de misericordia favorecería la conversión de los cristianos y no el relajamiento, porque Jesús para absolver no exige la humillación del acusado de los pecados, pero sí el verdadero arrepentimiento por las culpas cometidas y el sincero propósito de enmendarse.



El cristiano en pecado, pero de buena voluntad y sinceramente arrepentido de sus culpas, si podrá recibir la absolución de sus pecados al principio de la Misa, será animado a participar en la Celebración Eucarística de manera integral, se alimentará del Cuerpo y de la Sangre de Jesús y experimentará en sí mismo la promesa del Salvador: "El que come mi carne y bebe mi sangre, tiene vida eterna" (Jn 6,54).





Facilitar la absolución de los pecados y la Comunión Eucarística es uno de los signos de los tiempos que la Jerarquía debe acoger con gratitud y docilidad al Espíritu.





G. Sacerdotes casados





Sin duda uno de los principales signos de nuestros tiempos es el impetuoso e imparable empujón del Espíritu Santo a que la Iglesia Católica pueda superar la instintiva sospecha sobre el sexo, herencia de una cultura no bíblica ni evangélica, y abolir la ley canónica que impone a los Sacerdotes de Rito Latino la obligación del celibato.



La abolición del celibato obligatorio favorecerá la multitud de Sacerdotes Casados que con sus esposas e hijos serán modelo familiar y estímulo eficaz de las familias cristianas para comportarse a imagen de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo, y del amor que une a los Esposos por excelencia: Jesús y la Iglesia.





LA IGLESIA NACIO COMO IGLESIA DOMESTICA





San Pablo en su primera carta a los Corintios nos dice, como todos los Apóstoles, o casi, estaban casados y que sus esposas los acompañaban en sus viajes apostólicos: "Tenemos todo el derecho … de llevar con nosotros una esposa cristiana, como hacen los otros apóstoles y los hermanos del Señor y Pedro" (1 Cor 9,5). En las Cartas Pastorales, como condición indispensable a la Ordenación de un Obispo-Presbítero, se exige que el candidato esté casado una sola vez y haya mostrado ser prudente y buen padre de familia: "si uno no sabe gobernar su propia casa, ¿cómo podrá cuidar de la iglesia de Dios?" (1 Tim 3,5).



Antes del cuarto siglo, no existía ninguna ley canónica que prohibiera a los casados recibir el Sacramento del Sacerdocio o que prohibiera el matrimonio a los sacerdotes que eran célibes al momento de la Ordenación. En vía ordinaria Sacerdotes y Obispos eran casados; solo algunos escogían el celibato. Los documentos de este tiempo hablan con naturalidad y simplicidad de las esposas de los Obispos, por ejemplo, sabemos que San Gregorio de Nazianzo, nació en el 319, era hijo de un Obispo, y fue él mismo Obispo, heredando de su padre la Diócesis de Nazianzo.



Históricamente la primera ley eclesiástica no se refiere al celibato en sí mismo, pero sí al ejercicio del sexo de parte de los Obispos, de los Sacerdotes y de los Diáconos casados. Esta ley fue emanada por el clero español en el Sínodo de Elvira (300-306 d.C.): "Obispos, Curas, Diáconos y todos los Clérigos ordenados para el servicio del altar, deben abstenerse de las relaciones con sus mujeres y no es lícito traer al mundo hijos. El que se opone pierde el cargo" (Can. 33). Como aparece en el texto, el Sínodo prohibió al clero casado de tener relaciones íntimas con sus propias mujeres porque los actos íntimos eran considerados impuros y estos hacían al clero indigno de la Celebración Eucarística.



Más allá de cualquier consideración, no podemos no decir que el Sínodo no tenía el poder de emanar ésta ley por que ninguna ley humana puede declarar impuro un acto natural ni prohibir a unos cónyuges casados los actos que son propios del matrimonio, instituido por Dios. El Concilio Ecuménico Vaticano II habla de los actos íntimos de los esposos de otra manera: "El amor de los cónyuges se expresa y desarrolla de manera particular con el ejercicio de los actos que son propios del matrimonio; como consecuencia los actos con los cuales los cónyuges se unen en casta intimidad son honorables y dignos y, hechos de manera verdaderamente humana, favorecen la mutua donación, y enriquecen recíprocamente en gozosa gratitud a los esposos mismos" (Gaudium et Spes n. 49).



En el Concilio de Nicea (año 325) los españoles querían imponer la ley de Elvira a toda la Iglesia.; pero el Obispo Panuzio, logró convencer a los Padres Conciliares para no seguir el ejemplo español basándose en tres argumentos:







No es justo imponer a los eclesiásticos el yugo del celibato.





El matrimonios es sano y puro.





La eventual institución de la ley del celibato es un riesgo para las virtudes de las mujeres abandonadas.





Lamentablemente luego, la Iglesia Latina rechazó el espíritu del Concilio de Nicea así el Papa GregorioVII, en el siglo XI, impone a los Obispos y Sacerdotes casados abstenerse de los actos conyugales y abandonar a sus esposas. Desde el Primer Concilio del Letrán (año 1129) no fueron ordenados más hombres casados: la ordenación fue privilegio de hombres libres de vínculos con mujeres es decir viudos y solteros.





La historia del celibato eclesiástico pone en claro muchos defectos humanos en contradicción con la ley natural y evangélica. Aún dejando todo juicio sobre las personas a Dios, El es el único que puede entrar en los corazones; la Iglesia contemporánea está llamada a reconocer con humildad estas sombras y reparar el pasado secundando a la voz del Espíritu que pide abolir la ley del celibato obligatorio para los clérigos: el tiempo y las modalidades para llegar a esta meta se pudieran dejar a cada una de la Iglesias Diocesanas: sería mejor proceder por leyes locales y no por leyes universales, para respetar así las distintas sensibilidades y madurez.



Si el compromiso por el Reino de Dios exige todavía que parte del clero sea célibe, el Espíritu Santo no hará faltar a la Iglesia curas célibes: dejemos a El la plena libertad de elección y a nosotros la ilimitada confiada sumisión a sus elecciones; nos sometemos con gozo al Espíritu que quiere una multitud de sacerdotes casados para la próxima Edad de amor y de paz fundamentada en la santidad de la familia.





En el pasado se trabajó e insistió para tener un clero célibe para el Reino de Dios. En el futuro tendrá que insistir y trabajar para tener también un clero casado para el Reino de Dios: la esposa que comparte la tarea pastoral con el esposo sacerdote no es un obstáculo e una ayuda, un complemento. Habrá un ministerio de pareja con eficacia incalculable.







EXPOSICION DE UNA "NUEVA ESTRATEGIA"



Hasta que el Papa mantenga la actual ley de obligatoriedad del celibato eclesiástico los Obispos y los Curas de Rito Latino tienen el derecho divino de casarse válidamente y lícitamente en secreto: el matrimonio secreto consiste en el consentimiento matrimonial recíprocamente expresado por los dos contrayentes. El razonamiento teológico en defensa de la "Nueva Estrategia" es el siguiente:



El Concilio Ecuménico Vaticano II afirma: "El Magisterio de la Iglesia no es superior a la Palabra de Dios pero a ella sirve" (Dei Verbum n. 10). Ahora la Sagrada Escritura afirma con claridad que los Obispos y Curas pueden casarse. "Tenemos todo el derecho de llevar con nosotros una esposa cristiana, como hacen los otros apóstoles, y los hermanos del Señor y Pedro" (1 Cor 9,5). "Los Obispos deben ser casados una sola vez" (1 Tim 3,2; Tito 1,6).





La Jerarquía católica no tenía el derecho y poder de eliminar esta libertad evangélica y de imponer el celibato al clero latino, por lo tanto la ley del celibato es nula, inválida y el clero latino debe reconquistar su libertad de elección también contra la voluntad de la misma Jerarquía.





PUNTUALIZACIONES:





1a. El matrimonio secreto de los Obispos Casados y de los Curas Casados es un Sacramento porque los ministros del Sacramento del matrimonio son los bautizados contrayentes, y los Obispos y los Curas que, en conciencia, deciden de casarse secretamente, están excusados de seguir las normas canónicas porque la Jerarquía se opone injustamente.





2a. La "Nueva Estrategia" no es un cisma. De hecho los Obispos Casados y los Curas Casados secretamente son celosos de su título de católicos. Ellos aceptan la Iglesia católica, reconocen su Jerarquía, quedan sometidos a Ella, excepto en los puntos en los cuales Ella se despega de la voluntad de Dios: "Es nuestro deber obedecer a Dios antes que a los hombres" (Hechos 5,29). Los Obispos Casados y los Curas Casados de Rito Latino están sometidos al Papa, pero como Pablo se oponen a Pedro cuando, en conciencia, opinan que El se equivoca.







PRIMER ANEXO





Fátima: profecía de la Era Áurea del Cristianismo





En 1917 la Virgen apareció el 13 de cada mes desde mayo hasta octubre a tres pastorcitos de Fátima: a Lucía, Francisco y Jacinta de 10, 9 y 7 años. Les confió un mensaje que se realizaría en parte en el futuro inmediato, y en parte en un futuro más lejano.



La celeste Mensajera preanunció el final de la Primera Guerra mundial, el peligro de una segunda guerra mundial peor que la primera si los hombres no se hubieran convertido, y la venida del comunismo bolchevique, fuente de odio, de guerras, persecuciones a la Iglesia y de muchos desastres.



Entre muchas previsiones obscuras y terrificantes, la Virgen hizo brillar una luz de esperanza: "Al final mi Corazón inmaculado triunfará, la Rusia se convertirá y en el mundo habrá un tiempo de paz". Para sellar la veracidad de sus profecías María Santísima el 13 de octubre hizo el grande milagro del sol: en el lugar de las Apariciones en aquel día se reunió una inmensa muchedumbre (70.000?). Llovía y hacía frío. Hacía el mediodía, Lucía mandó cerrar las sombrillas y la muchedumbre obedeció. A mediodía, como siempre apareció la Virgen que se entretuvo con los niños. Terminado su charla con los niños "la Virgen despidiéndose de sus amiguitos, abrió las manos en las cuales parecía encarcelada toda la luz del sol, Lucía tradujo aquel gesto con un grito:



- Mirad al sol! La lluvia cesó. Las nubes se abrieron y apareció el prodigio: todos vieron el sol como a un disco de plata dar vueltas y emanando rayos de luces amarilla, verde, roja, morada que coloreaban las nubes, los árboles, las rocas, la tierra, la muchedumbre deslumbrada.





El sol se paró, luego se puso a rodear otra vez emanando rayos de luces. Se paró otra vez y luego empezó de nuevo su danza. Todos contemplaban en silencio, y con escalofríos en la piel. Luego se tuvo la sensación de que el sol se despegase del cielo y se precipitara sobre la muchedumbre. Un grito inmenso se levantó: ¡Milagro! ¡Milagro!





Luego, aterrorizados, todos cayeron de rodillas en el lodo, rezando con fervor el acto de contrición, mientras muchas plegarias salían de los corazones: Dios mío, misericordia!





¡Dios te Salve! ¡Yo creo en Dios! ¡Virgen del Rosario! ¡Perdón y piedad!





El fenómeno del sol, en tres tiempos, duró como diez minutos. Todos lo vieron, creyentes e incrédulos, ignorantes y doctos, periodistas, libres pensadores, que estaban allí para demostrar la falsedad de las apariciones de Fátima. El cielo tornó a la normalidad. El sol retomó su lugar y su esplendor. Todos se levantaron absortos, se tocaron la ropa que antes estaba mojada y ahora estaba seca y limpia. Nadie tuvo la mínima duda. "La Virgen mantuvo su promesa".





Las profecías de la Virgen ya se han cumplido casi todas. ¿Pero a causa de sus pecados, el mundo contemporáneo no tendrá que soportar sufrimientos antes de que se cumpla la última profecía de Fátima: "al final mi Corazón inmaculado triunfará; la Rusia se convertirá y el mundo vivirá un tiempo de Paz"? ¿Y la Iglesia Católica se hará, en parte, responsable de estos sufrimientos si no enfrentará seriamente y con humildad su propia reforma?





Los hechos desconcertantes e imprevisibles de 1989 que han señalado la caída del comunismo, la fin de la guerra fría y dado la libertad a muchos Pueblos oprimidos, representan la aurora que preanuncia como próximos (los tiempos de Dios, pero, que no son nuestros tiempos) la conversión de la Rusia y el tiempo de paz que coincidirá con la Era Áurea del Cristianismo. Esta Aurora nos induce finalmente a escuchar la invitación de despedida de la Virgen:¡"Los hombres no ofendan más a nuestro Señor, que ya es tan ofendido"!





La invitación maternal a la conversión la cumpla la Iglesia Institución: la Jerarquía eclesiástica debe ser celosa guardiana de la Revelación, pero debe cuidar no imponer sus pesos, no queridos por Dios e imposibles de llevar. También nosotros los cristianos contemporáneos, sobre todo los que están bien, debemos acoger la invitación maternal y convertirnos poniendo al centro de nuestro camino a Dios y a sus Mandamientos, y dejando de reemplazar el Creador con las criaturas.





Favorecer, con una sincera y radical conversión, el parto de la nueva Era de modo que sea lo más indoloro posible es la misión de nuestra generación. Haga, por eso, el Señor surgir pronto muchos profetas, apóstoles de esta era, y los hombres de nuestro tiempo escuchen sus voz. Amén.







SEGUNDO ANEXO





¿Quién soy yo?





Soy el más pequeño hombre, el más pequeño cristiano, el más pequeño cura del mundo. –Pero "Para avergonzar a los sabios, Dios ha escogido a los que en el mundo tienen por tontos; y para avergonzar a los fuertes, ha escogido a los que el mundo tiene por débiles. Dios ha escogido a la gente despreciada y sin importancia de este mundo, es decir, a los que no son nada, para anular a los que son algo. Así nadie podrá presumir delante de Dios (1 Cor 1,27-29).





Me llamo Salvatore Paparo y nací en Cesarò (Sicilia – Italia), el 14 de agosto de 1929. A los diez años me fui al Seminario Menor de Brote sintiendo el atractivo por la vida sacerdotal. Me quedé los tres años de la Secundaria, luego me fui al Seminario Mayor de Catania y me quedé otro dos años. Fascinado por las misiones, el 8 de diciembre de 1945 me admitieron en el Seminario de los Padres Maristas cerca de Turín. Pero los caminos de Dios eran otros. En mayo de 1946 me enfermé gravemente. Una noche dos médicos después de una revisión, dijeron a mis superiores que no iba a pasar la noche. Yo al contrario me curé de manera inexplicable . Hundido en Dios, luz-calor extasiante, me fue comunicado cuanto sigue:





"La humanidad va hacia la Era Áurea del Cristianismo. Entonces el mundo reconocerá a Jesús como su único Salvador y vivirá en manera extraordinaria una era de paz y bienestar. Tu serás nuestro humilde instrumento".





Desde aquel momento la Era Áurea del Cristianismo domina mi existencia. Hablé con mi Director espiritual y con mis superiores. Ellos me aconsejaron continuar con mis estudios hasta la ordenación. "Nosotros, me dijeron, no obstacularizaremos la voluntad de Dios". Me ordenaron sacerdote el 21 de enero de 1954, con la bendición de los superiores, dejé la Sociedad de María y me acogieron en la Diócesis de Ivrea, provincia de Turín.



La Obra "CENACULO FAMILIAR" se completó en 1967. En un curso de Ejercicios Espirituales, pasado en un continuo éxtasis , la misericordia divina me reveló que Dios es Amor y por ser amor no es solitario, es una Familia felicísima compuesta de tres Personas: de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo. Me reveló también que Dios creó el hombre a su imagen y semejanza y lo creó como Familia.





"La Era Áurea del Cristianismo, acabó la revelación, será también la Era Áurea de la Familia. La obligación del celibato sacerdotal será abolida y las familias de los Obispos Casados y de los Curas Casados serán faros luminosos para las demás familias cristianas".





Después de varios sucesos hemos llegado al paso decisivo: La Familia Trinitaria quiere que todo el clero conozca la Obra "CENACULO FAMILIAR" para que los llamados puedan pertenecer y ser apóstoles y profetas. Y aquí tenemos que hacer una importante reflexión:





"La Iglesia está fundada sobre el fundamento de los apóstoles y de los Profetas"



(Ef 2,20)





La Iglesia Católica ha desarrollado en manera exagerada el ministerio de Pedro en el Papado, poniendo en la sombra a los demás Apóstoles y por eso a los Obispos sus sucesores, y luchando contra sus Profetas. Ahora es el tiempo de los Profetas. Los Profetas obtienen su autoridad directamente de Dios. Los Profetas del "CENACULO FAMILIAR" se sienten investidos de una misión particular: proponer a la Iglesia Católica reformas urgentes para que de su rostro brille el rostro de Su Esposo Jesús. Se suplica, por lo tanto, a la Iglesia Católica querer hacer propias las reformas de los Profetas del Cenáculo Familiar.





Para empezar, los Profetas del Cenáculo Familiar a la Iglesia Católica, de la que son hijos a pleno título, proponen las Reformas explicadas en este Documento. O sea: La Reforma del Papado; la aceptación de la conciencia individual; la opcionalidad del celibato eclesiástico; el matrimonio cristiano en dos tiempos; la admisión de los divorciados casados otra vez, sinceramente arrepentidos, a los Sacramentos de la Confesión y de la Eucaristía; la legitimidad de los anticonceptivos; el uso de la absolución colectiva dando en modo particular valor sacramental al rito penitencial al inicio de la Misa.





Estas reformas junto a otras que se serán oportunas y necesarias además de haber un valor en sí mismas, adquieren un potente estímulo para las demás Iglesias Cristianas favoreciendo así el camino, querido por el Espíritu Santo, del Ecumenismo hasta llegar a la unidad de la Iglesia Universal. Logrando la unidad de los cristianos, los no cristianos, fascinados de la vida de los discípulos del Señor, se convertirán a Jesús. Entonces se realizarán las profecías evangélicas: "Formarán un solo rebaño, con un solo pastor" (Jn 10,16). "Que todos ellos estén unidos; como tú, Padre, estás en mí y yo en ti, también ellos estén en nosotros, para que el mundo crea que tú me enviaste" (Jn 17,21).





A este punto yo, Sacerdote Salvatore Paparo, electo por Dios como humilde instrumento para la realización del Cenáculo Familiar, me dirijo a Ustedes, amadísimos sacerdotes, preferidos por Dios.



Acepten el Cenáculo Familiar – del cual estoy dispuesto a dar todas las informaciones posibles – sean Ustedes sus miembros y Profetas, buscad de actuarlo en medio de vuestras Comunidades cristianas.





La Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo los bendiga y los haga Profetas de la Obra "CENACULO FAMILIAR" a Ustedes y a todos los que (también fieles laicos) conocerán este Documento.





ORACION – OH María, Madre de la Gracia y de las gracias, acepta nuestra humilde, confiada, filial súplica: intercedes ante Dios por la venida de la segunda Pentecostés que realizará la Era Áurea del Cristianismo, la era de la familia creada a imagen y semejanza de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo, y redimida por la muerte-resurrección de tu Jesús, Esposo de la Iglesia.



Apresuras la era del amor y de la paz en que los hombres no lucharán más, no se entrenarán más en el arte de la guerra, transformarán las armas en instrumentos de bienestar y utilizarán las inmensas riquezas del creador para acabar con el hambre, las enfermedades, las desigualdades sociales.



OH Madre, convences al Papa de la particular misión que, para la próxima Era de la Familia, tienen las familias de los Obispos Casados y de los Sacerdotes Casados y haz que rinda opcional el celibato sacerdotal. Amén.





Sac. Salvatore Paparo



Párroco di CINTANO (TO) – ITALIA

VERSION EN ESPAÑOL OBRA CENACULO FAMILIAR

Así hemos llegado a saber y creer que Dios nos ama" (1 Jn 4,16)


Obra Cenaculo Familar: una nueva profecia para la iglesia de hoy.

OBRA "CENACULO FAMILIAR"

1. El Cenáculo Familiar tiene su origen en mayo de 1946 en el silencio de un Seminario de Piemonte (Italia). Desde entonces inició la odisea de su historia. Hoy se puede mostrar su verdadero rostro como profecía del próximo porvenir de la Iglesia. Se sustenta en la Era Áurea del Cristianismo que es inminente considerando que los tiempos de Dios no son los de nosotros.

Entonces el mundo entero:

Reconocerá a Jesús como su único Salvador y se convertirá a El.

B. Vivirá, en modo extraordinario, una era de paz y de bienestar.

1A En la Era aurea del Cristianismo el mundo entero reconocerá a Jesús como su único Salvador, se convertirá a El y entrará en su única Iglesia.

Esta certidumbre nos viene de la Sagrada Escritura. Entre los numerosos textos escogemos los más significativos:

1. "Aquí está mi siervo (Jesús) ... He puesto en el mi espíritu para que traiga la justicia a todas las naciones... Verdaderamente traerá la justicia. No descansará ni su ánimo se quebrará, hasta que establezca la justicia en la tierra. Los países del mar estarán atentos a sus enseñanzas... Yo el Señor, te llamé y te tomé de la mano, para que seas instrumento de salvación; yo te formé, pues quiero que seas señal de mi alianza con el pueblo, luz de las naciones." (Is 42, 1-7).

2. "Ese día reinará el Señor en toda la tierra. El Señor será el único, y único será también su nombre" (Zac 14,9).

3. "Todas las naciones del mundo y todos los hombres se volverán a Dios. Lo respetarán sinceramente y dejarán todos sus falsos dioses, que los engañan y los hacen caer en el error. Alabarán al Dios del universo con rectitud" (Tb 14,6).

4. "Entonces vendré yo mismo a reunir a todos los pueblos y naciones, y verán mi gloria" (Is 66,18).

No olvidemos que la conversión del mundo entero a Jesús es obra de la misericordia de Dios: esa vendrá a pesar de los pensamientos y acciones de los hombres.

5. "... (Jesús) si una caña está inclinada no la romperá; si una lámpara es débil no la apagará. Hará así, hasta cuando habrá hecho triunfar su Justicia; y El será para todos los Pueblos una esperanza" (Mt 28,18-21).

6. "Dios me ha dado toda autoridad en el cielo y en la tierra. Vayan, pues, a las gentes de todas las naciones, y háganlas mis discípulos" (Mt 28, 18-20).

7. La ación visible de la Iglesia, sostenida de la acción continúa e invisible de Jesús: "Pero cuando yo sea levantado de la tierra, atraeré a todos a mí mismo" (Jn 12, 32).

8. "También tengo otras ovejas que no son de este redil; y también a ellas debo traerlas, ellas me obedecerán, y formarán un solo rebaño, con un solo pastor" (Jn 10,16).

9. El mundo entero se convertirá a Jesús solo cuando los cristianos, superadas sus escandalosas divisiones, regresarán a la unidad: " Te pido que todos ellos estén unidos; que como tú, Padre, estás en mí y yo en ti, también ellos (los cristianos) estén en nosotros, para que el mundo crea que tú me enviaste (Jn 17, 21). Ciertamente que Dios le ha cumplido a Jesús porque su oración siempre es eficaz. "Quitaron la piedra, y Jesús, mirando al cielo, dijo: -Padre, te doy gracias porque me has escuchado. Yo sé que siempre me escuchas, pero lo digo por el bien de esta gente que está aquí, para que crean que tú me has enviado (Jn 11, 41-42).

 También los judíos finalmente se convertirán a Jesús y lo aceptarán como el Mesías: "Ahora pregunto: Será que los judíos, al tropezar, cayeron por completo? De ninguna manera! Al contrario, al desobedecer los judíos, los otros han podido alcanzar la salvación, para que los israelitas se pongan celosos. Así que, si el tropiezo y el fracaso de los judíos han servido para enriquecer al mundo, a los que no son judíos, ya podemos imaginarnos lo que será su plena restauración!" (Rom 11, 11-12). Los judíos se convertirán a Jesús cuando todo el mundo se convertirá a Jesús: "hermanos, quiero que sepan este designio secreto de Dios, para que no presuman de sabios. Los israelitas se han endurecido en parte, pero sólo hasta que hayan entrado todos los que no son de Israel. Cuando esta suceda todo Israel alcanzará la salvación" (Rom 11, 25-32).

11. Refiriéndonos a la Era Áurea del Cristianismo en la cual Jesús será conocido y aceptado como único Salvador de todo el mundo, merece una acentuación particular cuanto afirma el Apocalípsis. Bajo la forma de impresionantes y difíciles simbolismos resalta los inauditos, terribles y sanguinarios esfuerzos de Satanás y de los hombres sus símiles y aliados para ganarle a Jesús y su Iglesia. En un tiempo de la historia humana, pero, Jesús actuará en forma extraordinaria y ganará sobre la acción demoníaca por mil años= (por un tiempo muy largo los hombres serán dóciles discípulos de Jesús y de su mensaje evangélico). Después de este tiempo, Satanás podrá otra vez pervertir a los hombres, pero muy pronto seguirá el fin del mundo actual, el Juicio Universal y la separación final y eterna entre los Ciudadanos del Cielo y los condenados. El texto así dice: "Vi un ángel que bajaba del cielo con la llave del abismo y una gran cadena en la mano. Este ángel sujetó al dragón, aquella serpiente antigua que es el Diablo y Satanás, y lo encadenó por mil años. Lo arrojó al abismo, donde lo encerró, y puso un sello sobre la puerta para que no engañara a las naciones hasta que pasaran los mil años, al cabo de los cuales habrá de ser soltado por un poco de tiempo... cuando hayan pasados los mil años, Satanás será soltado de su prisión, y saldrá a engañar a las naciones de los cuatro extremos de la tierra, a Gog y a Magog, cuyos ejércitos, numerosos como la arena del mar, reunirá para la batalla. Y subieron por lo ancho de la tierra, y rodearon el campamento del pueblo santo, y la ciudad que el ama. Pero cayó fuego del cielo y los quemó por completo. Y el diablo, que los había engañado, fue arrojado al lago de fuego y azufre, donde también habían sido arrojados el monstruo y el falso profeta. Allí serán atormentados día y noche por todos los siglos" (Ap 20, 1-10).

Los hombres que después de la Era Áurea del Cristianismo se pervertirán serán numerosos: entonces se realizará la profecía de Jesús: "Cuando el Hijo del hombre venga, encontrará todavía fé en la tierra?" (Lc 18,8).

1B En la Era Áurea del Cristianismo toda la humanidad vivirá
en modo extraordinario una era de paz y bienestar

Cuando Dios llama a un hombre a ser su profeta lo inspira en modo tal que los hombres contemporáneos, puedan entender el mensaje divino, aunque sea de manera imperfecta. En el tiempo bíblico pues, se vivía en un mundo de campesinos y pastores y se combatía con arcos, escudos, flechas, lanzas y espadas, el lenguaje de los profetas se adaptó a este entorno cultural. Pero nosotros, para entender el pensamiento de Dios debemos adaptar los textos bíblicos a nuestra cultura y sobre todo pensar en las armas con las que se hace la guerra hoy: tanques, aviones, bombas nucleares… Sin esta adaptación no podemos entender la sublime noticia de la paz y del bienestar mesiánicos.




Paz mesiánica universal







"(Los Pueblos) convertirán sus espadas en arados y sus lanzas en hoces. Ningún pueblo volverá a tomar las armas contra otro ni a recibir instrucción para la guerra." (Is 2, 4).





"Nos ha nacido un niño,… se llamará Príncipe de la paz… extenderá su poder real a todas partes y la paz no se acabará" (Is 9,5-6).





"… romperé y quitaré de este país el arco, la espada y la guerra, para que mi pueblo descanse tranquilo" (Ósea 2,18).





"Ellos convertirán sus espadas en arados y sus lanzas en hoces. Ningún pueblo volverá a tomar las armas contra otro ni a recibir instrucción para la guerra. Todos vivirán en paz…" (Miq 4,3-4).





El nuevo jefe (Jesús) guiará al Pueblo con firmeza … el Pueblo vivirá seguro porque él manifestará su magnitud hasta el fin de la tierra y traerá consigo paz" (Miq 5, 1-3).





(Jesús) establecerá la paz entre las Naciones y reinará desde mar a mar, desde el río Eufrates hasta los confines de la tierra (Zac 4,3-4).





"Vengan a ver las cosas sorprendentes que el Señor ha hecho en la tierra: ha puesto fin a las guerras" (Salmo 46, 8-9).





Finalmente se realizará la profecía de la paz universal anunciada y cantada por los Ángeles en Belén: "Gloria a Dios en las alturas y Paz en la tierra entre los hombres que Dios ama" (Lc 2,14).





Bienestar universal mesiánico





La paz universal mesiánica, fruto del amor hacia Dios y hacia el prójimo, traerá inmensos beneficios para todos: se respetará la naturaleza, se favorecerá el desarrollo de todos los Pueblos, el dinero desperdiciado en la construcción de las armas será utilizado para que acaben el hambre en el mundo, las enfermedades, las diferencias sociales. Como consecuencia la vida humana será más larga y feliz:



"Dice el Señor:



Las aflicciones anteriores han quedado olvidadas, han desaparecido de mi vista. Miren, yo voy a crear un cielo nuevo y una tierra nueva. Lo pasado quedará olvidado, nadie se volverá a acordar de ello. Llénense de gozo y alegría para siempre por lo que voy a crear, porque voy a crear una Jerusalén feliz y un pueblo contento que viva en ella. Yo mismo me alegraré por Jerusalén y sentiré gozo por mi pueblo. En ella no se volverá a oír llanto ni gritos de angustia. Allí no habrá niños que mueran a los pocos días, ni ancianos que no completen su vida. Morir a los cien años será morir joven, y no llegar a los cien años será una maldición… mi pueblo tendrá vida larga, como la del árbol; mis elegidos disfrutarán del trabajo de sus manos. No trabajarán en vano ni tendrán hijos que mueran antes de tiempo, porque ellos son descendientes de los que el Señor ha bendecido, y lo mismo serán sus descendientes. antes que ellos me llamen, yo les responderé; antes que terminen de hablar, yo los escucharé" (Is 65,16-24).



"Yo seré bondadoso con Sion, la ciudad que estaba toda en ruinas. Convertiré las tierras secas del desierto en un jardín, como el jardín que el Señor plantó en el Edén. Allí habrá felicidad y alegría, cantos de alabanza y son de música" (Is 51,3).





2



La Era Áurea del Cristianismo, era de amor entre los individuos y entre las Naciones, era de paz y de bienestar, coincidirá con la era Áurea de la Familia, creada a imagen y semejanza de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo; y redimida con la muerte-resurrección de Jesús Esposo de la Iglesia.





2A



La Familia humana fue creada a imagen y semejanza de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo.





Dejémonos llenar de la Luz de la Revelación y reflexionemos sobre la definición que el Apóstol San Juan nos dá de Dios:



" Dios es Amor" (Jn 4,8)





El Amor es la esencia de Dios. Si Dios, por hipótesis absurda; dejaría de ser Amor, no existiría más, así como el sol no existiría más si dejara de ser luz y calor. En cuanto Amor, Dios no es un solitario, es una Familia compuesta de tres Personas felicísimas: del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo.



Las cuatro características del amor son: don, retroalimentación del don, unión y felicidad; se identifican con Dios uno y trino:



el Padre dona todo Sí mismo al Hijo engendrándolo; el Hijo retroalimenta el don donando el sí mismo al Padre así que todo lo que es del Hijo es también del Padre y todo lo que es del Padre es también del Hijo ( Jn 17,10); el Espíritu Santo es el Amor personificado, es decir, la Persona que en sí misma une el Padre al Hijo y el Hijo al Padre en modo tal que las Tres Personas divinas iguales y distintas no son tres dioses, sino un solo Dios.



No nos es difícil entender que las Tres Personas que constituyen la Familia creada y eterna de Dios son felicísimas: de echo todos experimentamos con evidencia inmediata que la felicidad nos llega del bien conscientemente poseído: la vista, por ejemplo, es un bien: si poseemos un órgano visual sano somos felices porque podemos admirar todas las bellezas que nos rodean. Es claros que entre más bienes poseemos, más felices somos: así, por ejemplo, si además de los ojos sanos tenemos también un oído sano somos más felices que si poseemos solo los ojos sanos. En esta línea tenemos sin duda, que admitir que Dios, el Que tiene todos los bienes y es en sumo grado felicísimo, es la plenitud de la felicidad, es la felicidad.



Dios-Amor, Dios Familia Trinitaria felicísima, por amor gratuito y de privilegio, decidió comunicar su felicidad a el hombre y lo creó Familia a su imagen y semejanza: cada uno de nosotros, sea hombre o mujer, es miembro de una familia por lo menos como hijo u hija si no como esposa o esposo, como madre o padre. Fijemos nuestra atención sobre la familia humana para entender un poco su semejanza con la Familia Trinitaria de Dios. Haciendo algunas reflexiones:





Primero – El hombre y la mujer son la imagen del Padre celestial sea como esposo o esposa sea como padre o madre.





a. Como esposo o esposa: cuando un hombre y una mujer se casan son un solo ser como uno es el Padre. Esta unión se verifica sólo en el verdadero matrimonio, es decir cuando un hombre y una mujer se aman de verdad, quieren unir sus vidas para siempre y con absoluta fidelidad recíproca. Cuando falta el amor recíproco no hay matrimonio, solo convivencia egoísta, no hay fusión de vidas, solamente dos unidades que están cerca para aprovecharse el uno del otro. Desde esta perspectiva muchos matrimonios se acaban, aunque parecían verdaderos, lo son solo apariencia.





b. Como madre y padre: el Padre celestial, por ser perfecto, engendra solo su Hijo Unigénito; mientras el padre y la madre humana, por ser imperfectos y complementarios, engendran juntos a su hijo. La Sagrada Escritura que atribuye a la Primera Persona de la Santísima Trinidad sentimientos maternos nos confirma la expresión: El Padre celestial es al mismo tiempo Padre y Madre: "También si una mujer se olvida de su hijo, yo no los olvidaré jamás. Como una madre consuela a su hijo, así los consolaré yo a ustedes,… los llevará en sus brazos y los acariciará sobre sus rodillas" (Is 66, 12-13); "Como una madre ama a su único hijo, así yo te amo a ti".





Segundo – En la Familia humana el hijo es la imagen del Hijo unigénito de Dios.





Como el Hijo Unigénito de Dios es fruto de la donación amorosa del Padre celestial y es todo el Padre, así que se puede decir: "El que ve al Hijo, ve al Padre y el que ve al Padre ve al Hijo" (Jn 14,9), de la misma manera el hijo de la familia humana es el fruto de la donación amorosa del padre y de la madre y es el compendio de ellos. Con otras palabras podemos afirmar que el hijo es el padre y la madre fusionados juntos = (fusión del espermatozoide, vida del hombre, con el óvulo, vida de la mujer). Esta fusión es tan perfecta y maravillosa que del mismo niño se dice: "Se parece todo a su mamá" – "Se parece todo su papá".





La presencia del hijo nos permite algunas precisiones muy importantes:





1a – El hijo es el expresión visible de la unidad de los papás que sucede inevitablemente en el momento en que, en el matrimonio, ellos se juran amor eterno.



2a – La fusión de la vida de los papás en el hijo, manifiesta la necesidad de la indisolubilidad del matrimonio: así como, el hijo es uno y no se puede partir para separar de lo que le fue donado del padre y de lo que le fue donado por la madre, así también mamá y papá no pueden romper su unidad conyugal. Si ellos rompen esta unidad con el divorcio causarán un verdadero desastre en su vida así como haría un desastre el niño que con un cuchillo quisiera separar lo que le donó el papá de lo que le donó la mamá. Por ese motivo Jesús, contestando a los Judíos sobre el divorcio dijo: "El hombre no debe separar lo que Dios ha unido" (Mt 19,6).



3a – El niño es respetado desde el primer momento de su concepción. El aborto es el más grave de los pecados, que se puedan hacer contra el prójimo, principalmente porque:





1. Se mata al ser más impotente: qué puede hacer un ser tan pequeño apenas dado a la vida contra un adulto?



2. Se mata al ser más inocente: qué mal ha echo el neo concebido para merecer le pena capital?



3. Se mata al propio hijo: es la mamá la que lo mata: como el más grande acto de amor es donar la vida, así la más grande traición del amor es quitar la vida.





Tercero - El amor que une recíprocamente a los esposos, a los papás al hijo y el hijo a los papás, es la imagen del Espíritu Santo – Amor que une en sí mismo al Padre celestial al Hijo Unigénito y el Hijo Unigénito a el Padre celestial. Cierto nos parece difícil entender como en Dios el amor con que el Padre y el Hijo se aman es una Persona distinta del Padre y del Hijo. Pero con la evidencia de que la familia humana en la que los miembros se aman es una familia unida y felíz, mientras una familia en que los miembros no se aman, es una familia desunida e infelíz.



De todo lo dicho nos parece que Dios creó a la familia a su imagen y semejanza para que en el amor fuera unida y felíz. Pero el pecado causó un desastre! Lo que por naturaleza tiene que ser unido, se desintegra y provoca catastróficas consecuencias: las bombas sobre Hiroshima y Nagasaki enseñan!



El pecado, que es la traición del amor, ha desintegrado a la familia: mientras que el amor la tenía unida y la hacía feliz, el pecado la ha desunido y hecho infeliz: ahora no hay más fidelidad conyugal, ni don e intercambio de don; por el contrario, existen más egoísmo y vejaciones recíprocas, poligamia y disolubilidad del matrimonio.







2B



Jesús se encargó de reconstruir la imagen de la Familia Trinitaria de Dios en la Familia humana





En el Antiguo Testamento Javhé se proclamó y actuó como Esposo perfecto del Pueblo Judío para hacerlo su digna Esposa y así, a través de ella, atraer a sí todos los Pueblos. El Pueblo Judío, no correspondió a el amor de predilección de Javhè, fue infiel y desilusionó las expectativas de su Esposo divino.



Cuando Dios se encarnó y tomó un rostro humano en Jesús, Hijo de María de Nazareth, se presentó como Esposo del nuevo Israel, la Iglesia: la Iglesia, llamada Jerusalén celestial, está presentada coma la Inmaculada Esposa del Cordero Inmaculado (Ap 19,7; 21,2.9; 22,17). Esposa a quien Cristo amó y se ha dado sí mismo, con el fin de santificarla (Ef 5,24), (Gaudium et Spes n.6).



En La carta a los Efesios, el Apóstol Pablo saca de su corazón estas expresiones en las que se ve un Jesús modelo de los Esposos cristianos y la misión de las familias cristianas:





"Las esposas deben estar sujetas a sus esposos como al Señor. Porque el esposo es cabeza de la esposa, como Cristo es cabeza de la iglesia, la cual es su cuerpo; y él es también su Salvador. Pero así como la iglesia está sujeta a Cristo, también las esposas deben estar en todo sujetas a sus esposos. Esposos, amen a sus esposas como Cristo amó a la iglesia y dio su vida por ella. Esto lo hizo para santificarla, purificándola con el baño del agua acompañado de la palabra para presentársela a sí mismo como una iglesia glorificada, sin mancha ni arruga ni nada parecido, sino santa y perfecta. De la misma manera deben los esposos amar a sus esposas como a su propio cuerpo. El que ama a su esposa, se ama a sí mismo. Porque nadie odia su propio cuerpo, sino que lo alimenta y lo cuida, como Cristo hace con la iglesia, porque ella es su cuerpo. Y nosotros somos miembros de ese cuerpo. Por eso el hombre dejará a su padre y a su madre para unirse a su esposa, y los dos serán como una sola persona. Aquí se muestra cuán grande es el designio secreto de Dios. Y yo lo refiero a Cristo y a la Iglesia. En todo caso, que cada uno de ustedes ame a su esposa como a sí mismo, y que la esposa respete al esposo" (Ef 5,22-33).





Jesús y la Iglesia (Comunidad de los cristianos) son como uno, como uno son el cuerpo con la cabeza y los miembros del cuerpo humano, como una sola planta son la vid y los sarmientos. En el mismo tiempo Jesús y la Iglesia quedan distintos como distintos quedan la cabeza y los miembros, la vid y los sarmientos.



También los esposos cristianos, habiendo recibido el Sacramento del matrimonio, están unificados en su recíproco amor injertado en el amor de Jesús-Esposo y de la Iglesia-Esposa de Jesús, pero quedan dos personas distintas. El esposo cristiano, además, en la pareja y en la familia, tiene la misma función de Jesús en la Iglesia; la esposa cristiana, en la pareja y en la familia, tiene la misma función de la Iglesia.



La autoridad del esposo sobre la esposa ha sido negada y ofuscada por la Sociedad contemporánea en el proceso de revaloración de la mujer. Esto es debido a la reacción desproporcionada que la mujer ha asumido contra su esposo a causa de las actitudes despóticas y autoritarias que él ha asumido. La condena del abuso – pero – no debe llegar nunca a negar a la autoridad misma.



La esposa cristiana debe estar sometida al esposo como la Iglesia a Jesús: pero el esposo cristiano debe imitar a Jesús el cual ejercitó su autoridad con amor y como servicio: "El Hijo del hombre no vino para que le sirvieran, sino para servir y para dar su vida en rescate por una multitud" (Mt 20,28).



Si el esposo y la esposa cristianos aman y se aman como Jesús nos ama, la autoridad del esposo no es un problema al contrario será siempre un don divino para la construcción de la familia cristiana, célula de amor indispensable para que el mundo entero crea que Jesús es el único Salvador en el cual debemos reponer cada esperanza por la Era de paz y de bienestar universales.



Confirmemos la autoridad del esposo y del padre en la familia humana con una argumentación teológica. En la Trinidad de Dios Padre, de Dios Hijo y de Dios Espíritu Santo existe la autoridad y es la del Padre: el Padre manda al Hijo y el Hijo obedece. La Sagrada Escritura lo afirma con claridad, Jesús, de hecho, se expresa con palabras como éstas: "no he bajado del cielo para hacer mi propia voluntad, sino para hacer la voluntad de mi Padre que me ha enviado" (Jn 6,38). "no trato de hacer mi voluntad sino la voluntad del Padre, que me ha enviado" (Jn 5,30). "no he venido por mi propia cuenta, sino porque Dios me ha enviado" (Jn 8,42).



La autoridad es un servicio por eso no presume la superioridad. El Padre celestial que manda no es superior al Hijo Unigénito que obedece. Padre celestial y Hijo Unigénito son iguales, son unos en el pensar y en el querer. El hombre como esposo y padre tiene autoridad sobre la mujer y sus hijos porque es imagen del Padre celestial, pero no es superior a la mujer y a los hijos.



El principio de la autoridad del esposo y del padre en la familia humana lo reafirma como hemos dicho antes, San Pablo en la carta a los Efesios cuando escribe: "Las esposas deben estar sujetas a sus esposos como al Señor. Porque el esposo es cabeza de la esposa, como Cristo es cabeza de la iglesia,… como la iglesia está sujeta a Cristo, también las esposas deben estar en todo sujetas a sus esposos" (Ef 5,22-24).



San Pablo hace muchas aplicaciones prácticas que hoy no podemos compartir porque están ligadas al tiempo en que vivió el Apóstol, pero el principio de autoridad persiste, es doctrinal. En la familia debemos luchar contra el autoritarismo. Si defendemos la pureza de la autoridad respetuosa de la persona y de la conciencia de súbdito no debemos temer abusos.





3



Los "signos de los tiempos" nos anuncian que estamos próximos a la era del amor, de la paz y del bienestar universales, a la era de la familia cristiana y de la conversión del mundo a Jesús Salvador.





La historia está guiada por Dios hacia la realización de su plan de salvación; nada de lo que sucede en el mundo es casual, todo es providencial, también cuando, sin el don de la fe, nos escandalizara el dolor y la muerte del inocente, las guerras, los desastres naturales: Dios permite el mal sólo en vista de un bien mayor en el marco de la salvación individual y de la redención universal.



La proximidad de la Era Áurea del Cristianismo nos la muestran los varios hechos positivos del mundo contemporáneo, también si muchos de ellos parecen bienes humanos autónomos y extraños al plan de salvación divino. Algunos ejemplos:







Los medios de comunicación social como la prensa, la radio, la televisión, nos informan, con inmediatez y como si sucedieran frente a nuestros ojos, sobre todos los hechos más importantes que pasan en los rincones más recónditos del mundo, nos interpelan directamente y nos comprometen a buscar la solución de los problemas más que locales y nacionales serán universales e internacionales. Entre estos problemas ciertamente un lugar preeminente ocupa la plaga del hambre.





Los medios de transporte como los trenes, barcos y los aviones nos permiten desplazarnos con rapidéz de una parte a otra del planeta por intereses personales, para reuniones a nivel internacional, para enlaces comerciales, por ayuda… estos y otros desarrollos científicos y técnicos apresuran la llegada de la Era Áurea del Cristianismo en cuanto disminuyen las distancias y unifican el mundo favoreciendo su evangelización.





Los progresos en el campo de la medicina y de la cirugía nos convencen que estamos llegando a la realización de la siguiente promesa de Dios acerca de la Edad Áurea del Cristianismo: "… no habrá niños que mueran a los pocos días, ni ancianos que no completen su vida. Morir a los cien años será morir joven, y no llegar a los cien años y no llegar a los cien años será una maldición" (Is 65, 20).





Después de dos mil años de la dispersión, los Judíos han regresado finalmente a la Tierra Prometida y han constituido un Estado: esta realidad muy importante profetiza el próximo reconocimiento del Mesías Salvador de parte del Pueblo elegido, reconocimiento que, según San Pablo, sucederá después de la conversión del mundo entero a Jesús (cfr. Rom 11,25-26).





Uno de los principales "signos de los tiempos" es el Ecumenismo. Las numerosas iglesias cristianas que en el pasado han ofrecido al mundo el triste espectáculo de un cristianismo dividido, hoy, por obra del Espíritu Santo, se han dado cuenta del absurdo de su actitud y se han comprometido a llegar a la reconstrucción de la única Iglesia de Jesús, meta obligatoria para que el Reino de Amor de Jesús se extienda en el mundo entero: "Padre, te pido que todos ellos estén unidos; que como tú, Padre, estás en mí y yo en ti, también ellos estén en nosotros, para que el mundo crea que tú me enviaste" (Jn 17,21).





Las dificultades no faltan porque cada Iglesia quiere conservar su identidad, poniendo así un gran obstáculo entre el deseo de unidad y el humilde, desinteresado y constructivo diálogo. No obstante todo esto el Espíritu Santo actúa para que todas las Iglesias se convierten y reformen. También la Iglesia Católica no debe silenciar la voz del Espíritu que solicita ser coherentes con la afirmación conciliar:



"Mientras Cristo – santo, inocente, inmaculado – (Hebreos 7,27) no conoció el pecado (2 Cor 5,21) … la Iglesia que contiene en su seno los pecadores, santa y siempre necesitada de purificación, jamás omite la penitencia y su renovación" (Lumen Gentium n.8).



La Iglesia Católica que es la Iglesia madre, tiene el deber de ofrecer en sí misma a las otras Iglesias cristianas un modelo de reforma humilde, real y concreta: tiene que exigir la unidad en las cosas esenciales, debe dejar plena libertad en las cosas inciertas y discutibles y ejercer en todo la caridad. Es según el espíritu conciliar de purificación, de penitencia y de renovación que la Iglesia Católica debe enfrentar los siguientes y demás problemas actuales.





Primacía de la conciencia individual





Con el bautismo el cristiano se vuelve templo del Espíritu Santo. Con las luces, las inspiraciones, las imposiciones, las prohibiciones, las laúdes, los reproches y las exhortaciones del Espíritu Santo el cristiano inicia, continua y termina su camino terrenal hacia la casa del Padre. La fidelidad absoluta a la voz del Espíritu debe ser una peculiar norma del cristiano; esta fidelidad el cristiano la expresa siguiendo su convicción interior que se identifica con la voz de la conciencia. La conciencia cierta también si es errónea obliga siempre:





"Todo lo que no se hace con la convicción que da la conciencia, es pecado" (Rom 14,23).





Evidentemente, puesto que la conciencia cierta puede ser también errónea, tiene que ser comprobada y formada para ser verdadera. Esto exige un cuidadoso examen de la Revelación divina, de los pronunciamientos del Magisterio Eclesiástico, de la opinión de las demás Iglesias cristianas, de los teólogos, de los fieles y también de los que no son cristianos porque también ellos están bajo la acción del Espíritu Santo en virtud de la Redención universal de Jesús.



Teniendo como punto claro la primacía de la convicción de la conciencia individual, es obvio que ella cede el lugar a la Divina Revelación cuando Esta sobre un argumento específico se pronuncia sin dejar espacio a dudas de interpretaciones, o cuando el Colegio Episcopal con el Papa adquiere una posición definitiva sobre un contenido del depósito revelado.







Papado y Papa



Siendo el Papa el sucesor de Pedro en el ministerio eclesial, es indispensable que interpelemos a la Sagrada Escritura para sacar de Ella la naturaleza de la misión que Jesús confió al Primero de los Apóstoles.



"Andrés … encontró a su hermano Simón Pedro y le dijo: - Hemos encontrado al Mesías (que significa: Cristo). Luego Andrés llevó a Simón a donde estaba Jesús; cuando Jesús lo vio, le dijo: - Tu eres Simón, hijo de Juan, pero tu nombre será Cefas (que significa Pedro)" (Jn 1,40-42).



"Quién dice la gente que es el Hijo del hombre? Ellos contestaron: Algunos dicen que Jeremías o algún otro profeta. Y ustedes, quién dicen que soy? –les preguntó, Simón Pedro le respondió: - Tú eres el Mesías, el Hijo del Dios viviente. Entonces Jesús le dijo: - Dichoso tu Simón, hijo de Jonás, porque esto no lo conociste por medios humanos, sino porque te lo reveló mi Padre que está en el cielo. Y yo te digo que tú eres Pedro, y sobre esta piedra voy a construir mi iglesia y ni siquiera el poder de la muerte podrá vencerla. Te daré las llaves del reino de los cielos; lo que tú ates aquí en la tierra, también quedará atado en el cielo, y lo que desates aquí en la tierra, también quedará desatado en el cielo" (Mt 16,13-19).



"A partir de entonces Jesús comenzó a explicar a sus discípulos que él tendría que ir a Jerusalén, y que los ancianos, los jefes de los sacerdotes y los maestros de la ley lo harían sufrir mucho. Les dijo que lo iban a matar, pero que al tercer día resucitaría. Entonces Pedro lo llevó aparte y comenzó a reprenderlo diciendo: - ¡Dios no lo quiera, Señor! ¡Esto no te puede pasar! Pero Jesús se volvió y le dijo a Pedro: - ¡Apártate de mí, Satanás, pues eres un tropiezo para mí! Tú no ves las cosas como las ve Dios, sino como las ven los hombres." (Mt 16, 20-23).





"(En la ultima Cena) Los discípulos tuvieron una discusión sobre cual de ellos debía ser considerado el más importante. Jesús les dijo: - Entre los paganos, los reyes gobiernan con tiranía a sus súbditos, y a los jefes se les da el título de bienhechores. Pero ustedes no deben ser así. Al contrario el más importante entre ustedes tiene que hacerse como el más joven, y el que manda tiene que hacerse como el que sirve. ¿Pues quién es más importante, el que se sienta a la mesa a comer o el que sirve? ¿Acaso no es el que se sienta a la mesa? En cambio yo estoy entre ustedes como el que sirve… dijo también el Señor: - Simón, Simón, mira que Satanás los ha pedido a ustedes para sacudirlos como si fueran trigo; pero yo he rogado por ti, para que no te falte la fé. Y tú, cuando te hayas vuelto a mí, ayuda a tus hermanos a permanecer firmes. Simón le dijo: Señor, estoy dispuesto a ir contigo a la cárcel, y hasta morir contigo. Jesús le contestó: - Pedro, te digo que hoy mismo, antes que cante el gallo, tres veces negarás que me conoces" (Lc 22, 24-34).





"Arrestaron entonces a Jesús y lo llevaron a la casa del sumo sacerdote. Pedro lo seguía de lejos. Allí, en medio del patio, habían hecho fuego, y se sentaron alrededor; y Pedro se sentó también entre ellos. En esto, una sirvienta, al verlo sentado junto al fuego, se quedó mirándolo y dijo: - También éste estaba con él. Pero Pedro lo negó diciendo: - Mujer, yo no lo conozco. Poco después, otro lo vió y dijo: - tú también eres de ellos. Pedro contestó: - No hombre, no lo soy. Como una hora después, otro insistió: - Seguro que estaba con él. Además es de Galilea. Pedro dijo: - Hombre no sé de qué hablas. En ese mismo momento, mientras Pedro aún estaba hablando, cantó un gallo. Entonces el Señor se volvió y miró a Pedro, y Pedro se acordó de que el Señor le había dicho: - Hoy antes que el gallo cante, me negarás tres veces. Y salió Pedro de allí y lloró amargamente" (Lc 22,54-62).





"Terminado el desayuno, Jesús le preguntó a Simón Pedro: - ¿Simón, hijo de Juan, me amas más que estos? Pedro le contestó: - Si, Señor, tú sabes que te quiero. Jesús le dijo: - cuida de mis corderos. Volvió a preguntarle: - ¿Simón, hijo de Juan, me amas? Pedro le contestó: - Si Señor tú sabes que te quiero. Jesús le dijo: - Cuida de mis ovejas. Por tercera vez le preguntó: - ¿Simón, hijo de Juan, me quieres? Pedro, triste porque le había preguntado por tercera vez si lo quería, le contestó: - Señor, tú sabes todo: tú sabes que te quiero. Jesús le dijo: - Cuida de mis ovejas. Te aseguro que cuando eras más joven, te vestías para ir a donde querías; pero cuando ya seas viejo, extenderás los brazos y otro te vestirá, y te llevará a donde no quieras ir. Al decir esto, Jesús estaba dando a entender de qué manera Pedro iba a morir y a glorificar con su muerte a Dios. Después le dijo: - ¡Sígueme!" (Jn 21,15-19).





Pedro es un misterio de gracia y de debilidad





Pedro por revelación del Padre identifica en Jesús el Mesías, el Hijo del Dios viviente, y luego se alía con Satanás en el intento de alejar a Jesús de la pasión y de la muerte redentora; Jesús lo escoge como roca sobre la cual construir su Iglesia y él se muestra hombre muy frágil: por miedo reniega tres veces de su Maestro divino, también si con mucha fuerza había contestado que por Jesús estaba dispuesto a sacrificar su vida. El miedo es uno de los defectos dominante de Pedro, defectos que el primer Papa no pude vencer tampoco después de la bajada del Espíritu Santo como claramente nos muestra San Pablo en su carta a los Galatas:



"Pero cuando Pedro fue a la ciudad de Antioquia, lo reprendí en su propia cara, porque lo que estaba haciendo era condenable. Pues primero comía con los no judíos, hasta que llegaron algunas personas de parte de Santiago; entonces comenzó a separarse, y dejó de comer con ellos, porque tenía miedo de los fanáticos de la circuncisión. Y los otros creyentes judíos consintieron también con Pedro en su hipocresía, tanto que hasta Bernabé se dejó llevar por ellos. Por eso, cuando vi que no se portaban conforme a la verdad del evangelio, le dije a Pedro delante de toda la comunidad: - Tú, que eres judío, has estado viviendo como si no lo fueras; por qué, pues, quieres obligar a los no judíos a vivir como si lo fueran?" (Gal 2,11-14).





Los dos aspectos de Pedro investido de un peculiar ministerio eclesial y de Pedro hombre expuesto a todas las debilidades humanas van siempre simultáneamente considerados y tenidos presentes sea por haber una recta concepción y no unilateral del Papa, y así evitar el pernicioso riesgo del culto de la personalidad; sea para aceptar como providenciales y constructivas algunas posiciones críticas del Pueblo de Dios sobre opiniones, decisiones y actitudes del Papa.





Algunos puntos fundamentales que tienen que ser aceptados por todos incondicionalmente:





1. Quien edifica la Iglesia es Jesús – "Yo voy a construir mi iglesia" (Mt 16,18) – por medio de su Espíritu: "recibirán poder y saldrán a dar testimonio de mí, en Jerusalén, en toda la región de Judea y de Samaria, y hasta en las partes más lejanas de la tierra" (Hechos 1,8).



2. En la Comunidad Cristiana ninguno puede pretender la uniformidad porque el Espíritu Santo distribuye sus dones de manera que los varios miembros de la Iglesia, ricos de distintos carismas, sean complementarios los unos a los otros y, en el respeto recíproco de la identidad de cada uno, todos unidos colaboren por la edificación del único Cuerpo de Cristo.



3. La Iglesia Local Diocesana, bajo la guía del Obispo que tiene autoridad propia porque es sucesor de los Apóstoles, realiza en su seno la Iglesia de Jesús, en toda su plenitud.



4. La Iglesia Universal está constituida por la comunión de las Iglesias Particulares diocesanas de todo el mundo.



5. El Ministerio principal del Papa es confirmar la Iglesia en la fe: "Simón… he rogado por ti, para que no te falte la fe. Y tú, cuando te hayas vuelto a mí, ayudas a tus hermanos a permanecer firmes". (Lc 22,32). Esto no significa que el Papa es el propietario y el árbitro de la Revelación; significa, al contrario, que el Papa, asistido de lo Alto, se hace garantía (también por motivos ecuménicos se evita la expresión "el Papa es infalible") de la Verdad Revelada, contenida en la Sagrada Escritura y transmitida por la Tradición.



En casos particulares el Papa, con el consentimiento antecedente y concomitante de la Iglesia, Comunidad de los Cristianos gradualmente guiada por el Espíritu Santo a la comprensión de toda la verdad (Cfr. Jn 16,13), puede declarar en modo definitivo, verdadero y vinculante para todos un dato revelado. Es indispensable subrayar que para que el Papa sea garantía en modo definitivo de una verdad revelada se necesita la aprobación antecedente y concomitante de la Iglesia porque es infalible: " El Espíritu Santo los guiará a toda la verdad" (Jn 16,13); "ni siquiera el poder de la muerte podrá vencerla" (Mt 16,18).



Por lo tanto el Papa antes de definir una verdad tiene la obligación de cerciorarse que la Iglesia Universal ya la confiese. El estudio histórico nos puede revelar que en algunos casos particulares el Papa no ha cumplido con este deber y que por lo tanto una verdad que se cree definida no es realmente definida, es una falsedad. Tal vez uno de estos casos es "la definición infalible" que niega el sacerdocio ministerial a las mujeres.







El Papa debe respetar el autonomía de las Iglesias Locales Diocesanas, queridas por Jesús y guiadas por el Obispo bajo la acción del Espíritu Santo. Tarea del Papa es comprobar con gozo las maravillas que el Espíritu Santo cumple en cada Iglesia Local Diocesana, animar las legítimas diversidades y favorecer la comunión de las Iglesias Locales Diocesanas que juntas forman la Iglesia Universal.



Solo excepcionalmente el Papa debe intervenir en modo autoritario, o sea cuando se niega o se pone en peligro la fé común y cuando surgen graves abusos disciplinarios que rompen u obstaculizan gravemente la comunión fraterna, cualidad indispensable para que la Iglesia alcance su fin misionero: ser para el mundo entero Sacramento del Amor de Dios Padre, de Dios Hijo Encarnado, de Dios Espíritu Santo.





7. La autonomía de las Iglesias Locales Diocesanas no excluye la oportunidad de un Derecho Canónico, exige que esto contenga pocas leyes esenciales, válidas por la Iglesia Universal: muchas leyes oscurecen y obstaculizan la creatividad del amor y de la multiforme acción del Espíritu Santo.





C. Divorciados casados otra vez





La indisolubilidad del matrimonio está fundada en el amor recíproco de los cónyuges así como el amor recíproco fundamenta la indisolubilidad de las Tres Personas Divinas y la indisolubilidad del matrimonio entre Jesús el Esposo y la Iglesia, Esposa de Jesús.



Si, por una hipótesis imposible, las Tres Personas Divinas dejaran de amarse, se rompería su unidad y se desintegraría el mismo Dios; si por una hipótesis imposible, Jesús no amara más a la Iglesia y la Iglesia no amara más a Jesús, Jesús y la Iglesia romperían su unidad de esposos.



Lo que no es posible en la Trinidad Divina y en Jesús y en la Iglesia; se puede, al contrario, dar y con más frecuencia se da, entre los cónyuges cristianos y no cristianos. Como la experiencia nos atestigua, sucede que algunos cónyuges disuelven irremediablemente su matrimonio por culpa de uno o de los dos. Eso nos hace afirmar que la indisolubilidad del matrimonio, expresándonos en términos filosóficos, es de orden moral y no físico. O sea: los cónyuges, aunque si en conciencia están obligados a quedar unidos, tienen la triste culpable posibilidad de romper su unidad.



A la misma conclusión nos lleva la reflexión sobre la naturaleza de los preceptos negativos: Dios manda al hombre no hacer un determinado acto porque el hombre está posibilitado a hacerlo, si bien culpablemente.



Si el hombre no tuviera esta posibilidad de realizar un determinado acto pecaminoso, Dios no lo prohibiría: así no le prohibiría matar si no pudiera matar; no le prohibiría robar, si no pudiera robar. De la misma manera, Jesús no hubiera impuesto a los esposos el precepto: "El hombre no debe separar lo que Dios ha unido" (Mt 19,6), si los cónyuges no pudieran separase.



La disolución del matrimonio en modo irremediable como irremediable es el asesinato de un hombre, adquiere una grave culpabilidad, pero la Iglesia, con los cónyuges culpables divorciados y casados con una otra persona, hoy, debe tener mayor misericordia que en el pasado: como la Iglesia perdona al asesino verdaderamente arrepentido, aunque no pueda regresar la vida al hermano que mató, así debe perdonar y admitir de nuevo a los Sacramentos a los cónyuges divorciados y de verdad arrepentidos, también si se encuentran en la imposibilidad de reconstruir su unidad y se han casado con otro hombre o con otra mujer: un estudio cuidadoso de Giovanni Cereti prueba que en los primeros siglos de la Iglesia, a los cristianos divorciados y casados con otra persona, se les permitía convivir con el nuevo cónyuge, si verdaderamente estaban arrepentidos y se sometían a una penitencia adecuada.







Matrimonio cristiano en dos tiempos





Es argumento de discusión la legitimidad de los actos íntimos entre los novios. La discusión, sin embargo, no debería existir porque el acto íntimo es signo y expresión del amor conyugal total, exclusivo y definitivo.



Pero hay que tener en cuenta la situación difícil en que se encuentran muchos novios. La solución se da en el matrimonio cristiano en dos tiempos: cuando los novios están listos para el matrimonio, pero hay serios motivos que los obligan a aplazar la celebración de la boda "coram Ecclesia", cásense en secreto "coram Deo" intercambiando el mutuo consentimiento. Así son de verdad esposos porque los ministros del Sacramento del matrimonio son los dos cristianos que lo contraen, y pueden tener actos íntimos. Es evidente que apenas cesen las causas deberán celebrar el matrimonio "coram Ecclesia".





Anticonceptivos





El acto íntimo es un don maravilloso hecho por Dios a los cónyuges. Fundamento del acto íntimo es el amor total exclusivo y definitivo que une los dos cónyuges. No es verdad afirmar que el acto íntimo de los cónyuges tiene dos simultáneas finalidades: unidad y procreación. Es verdad – al contrario – decir que el acto íntimo de los cónyuges tiene normalmente una única finalidad, la de la unidad, y que tal vez a esta finalidad se añade una segunda finalidad, la de la procreación.



Este dato de hecho nos impone la siguiente afirmación: en el acto íntimo de los cónyuges debe siempre subsistir la finalidad de la unidad; al contrario la finalidad de la procreación, por motivos graves, se puede eliminar imitando en esto al naturaleza.



Estos graves motivos se dan cuando los dos cónyuges, en razón de la paternidad y maternidad responsables, deciden no procrear. La particularidad es que en el acto íntimo, por motivos justos, se puede eliminar la procreación, lo que nos hace deducir lo siguiente:



Cuando dos cónyuges responsablemente deciden no procrear deben usar los así dichos "métodos naturales" para evitar la concepción; pero si no es posible servirse de éstos métodos naturales pueden usar los "métodos anticonceptivos artificiales" para defender los altos valores de unidad que Dios ha ligado al acto íntimo de los cónyuges. No pudiendo los cónyuges conseguir todo el bien del acto, escogen justamente la parte de bien que ellos están en grado de conseguir.



La actitud intransigente que condena tout-court los métodos anticonceptivos artificiales es un grave error teológico y histórico que ha causado y causa injustificables sufrimientos a muchas parejas y crea un gratuito y grave obstáculo a la difusión del Mensaje Evangélico.







Absolución colectiva



Jesús escogió a la Iglesia como instrumento de su misericordia confiándole el Sacramento del perdón de los pecados.



"A quiénes ustedes perdonen los pecados, les quedarán perdonados; y a quiénes no se los perdonen, les quedarán sin perdonar" (Jn 20,23). El modo de ejercer la sublime misión de misericordia Jesús quiso dejarlo a la discreción pastoral de su Iglesia. Y la Iglesia lo ha entendido plenamente en el curso de dos mil años de historia, en efecto, lo ha modificado varias veces: de la confesión pública de los pecados graves en los primeros siglos, a la confesión individual inicialmente solo devocional entre los Monjes irlandeses del siglo sexto, luego adoptada por todos los cristianos en el Concilio de Trento.



Hoy está vigente la obligación de la confesión individual, pero los cristianos la abandonan: este abandono, en muchos casos es señal de condescendencia hacia el pecado, pero es sobre todo uno de los signos de los tiempos que interpela la Jerarquía y la invita a profundas intervenciones innovadoras: cierto no es justificable la abolición de la confesión individual, por los beneficios espirituales que aporta a los penitentes; su practica, pero, hay que dejarla libre y obligatoria solo para algunos pecados graves como el aborto.



Además se debería extender el uso de la absolución colectiva y conferir valor sacramental al rito penitencial al inicio de la Celebración Eucarística. Este gesto de misericordia favorecería la conversión de los cristianos y no el relajamiento, porque Jesús para absolver no exige la humillación del acusado de los pecados, pero sí el verdadero arrepentimiento por las culpas cometidas y el sincero propósito de enmendarse.



El cristiano en pecado, pero de buena voluntad y sinceramente arrepentido de sus culpas, si podrá recibir la absolución de sus pecados al principio de la Misa, será animado a participar en la Celebración Eucarística de manera integral, se alimentará del Cuerpo y de la Sangre de Jesús y experimentará en sí mismo la promesa del Salvador: "El que come mi carne y bebe mi sangre, tiene vida eterna" (Jn 6,54).





Facilitar la absolución de los pecados y la Comunión Eucarística es uno de los signos de los tiempos que la Jerarquía debe acoger con gratitud y docilidad al Espíritu.





G. Sacerdotes casados





Sin duda uno de los principales signos de nuestros tiempos es el impetuoso e imparable empujón del Espíritu Santo a que la Iglesia Católica pueda superar la instintiva sospecha sobre el sexo, herencia de una cultura no bíblica ni evangélica, y abolir la ley canónica que impone a los Sacerdotes de Rito Latino la obligación del celibato.



La abolición del celibato obligatorio favorecerá la multitud de Sacerdotes Casados que con sus esposas e hijos serán modelo familiar y estímulo eficaz de las familias cristianas para comportarse a imagen de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo, y del amor que une a los Esposos por excelencia: Jesús y la Iglesia.





LA IGLESIA NACIO COMO IGLESIA DOMESTICA





San Pablo en su primera carta a los Corintios nos dice, como todos los Apóstoles, o casi, estaban casados y que sus esposas los acompañaban en sus viajes apostólicos: "Tenemos todo el derecho … de llevar con nosotros una esposa cristiana, como hacen los otros apóstoles y los hermanos del Señor y Pedro" (1 Cor 9,5). En las Cartas Pastorales, como condición indispensable a la Ordenación de un Obispo-Presbítero, se exige que el candidato esté casado una sola vez y haya mostrado ser prudente y buen padre de familia: "si uno no sabe gobernar su propia casa, ¿cómo podrá cuidar de la iglesia de Dios?" (1 Tim 3,5).



Antes del cuarto siglo, no existía ninguna ley canónica que prohibiera a los casados recibir el Sacramento del Sacerdocio o que prohibiera el matrimonio a los sacerdotes que eran célibes al momento de la Ordenación. En vía ordinaria Sacerdotes y Obispos eran casados; solo algunos escogían el celibato. Los documentos de este tiempo hablan con naturalidad y simplicidad de las esposas de los Obispos, por ejemplo, sabemos que San Gregorio de Nazianzo, nació en el 319, era hijo de un Obispo, y fue él mismo Obispo, heredando de su padre la Diócesis de Nazianzo.



Históricamente la primera ley eclesiástica no se refiere al celibato en sí mismo, pero sí al ejercicio del sexo de parte de los Obispos, de los Sacerdotes y de los Diáconos casados. Esta ley fue emanada por el clero español en el Sínodo de Elvira (300-306 d.C.): "Obispos, Curas, Diáconos y todos los Clérigos ordenados para el servicio del altar, deben abstenerse de las relaciones con sus mujeres y no es lícito traer al mundo hijos. El que se opone pierde el cargo" (Can. 33). Como aparece en el texto, el Sínodo prohibió al clero casado de tener relaciones íntimas con sus propias mujeres porque los actos íntimos eran considerados impuros y estos hacían al clero indigno de la Celebración Eucarística.



Más allá de cualquier consideración, no podemos no decir que el Sínodo no tenía el poder de emanar ésta ley por que ninguna ley humana puede declarar impuro un acto natural ni prohibir a unos cónyuges casados los actos que son propios del matrimonio, instituido por Dios. El Concilio Ecuménico Vaticano II habla de los actos íntimos de los esposos de otra manera: "El amor de los cónyuges se expresa y desarrolla de manera particular con el ejercicio de los actos que son propios del matrimonio; como consecuencia los actos con los cuales los cónyuges se unen en casta intimidad son honorables y dignos y, hechos de manera verdaderamente humana, favorecen la mutua donación, y enriquecen recíprocamente en gozosa gratitud a los esposos mismos" (Gaudium et Spes n. 49).



En el Concilio de Nicea (año 325) los españoles querían imponer la ley de Elvira a toda la Iglesia.; pero el Obispo Panuzio, logró convencer a los Padres Conciliares para no seguir el ejemplo español basándose en tres argumentos:







No es justo imponer a los eclesiásticos el yugo del celibato.





El matrimonios es sano y puro.





La eventual institución de la ley del celibato es un riesgo para las virtudes de las mujeres abandonadas.





Lamentablemente luego, la Iglesia Latina rechazó el espíritu del Concilio de Nicea así el Papa GregorioVII, en el siglo XI, impone a los Obispos y Sacerdotes casados abstenerse de los actos conyugales y abandonar a sus esposas. Desde el Primer Concilio del Letrán (año 1129) no fueron ordenados más hombres casados: la ordenación fue privilegio de hombres libres de vínculos con mujeres es decir viudos y solteros.





La historia del celibato eclesiástico pone en claro muchos defectos humanos en contradicción con la ley natural y evangélica. Aún dejando todo juicio sobre las personas a Dios, El es el único que puede entrar en los corazones; la Iglesia contemporánea está llamada a reconocer con humildad estas sombras y reparar el pasado secundando a la voz del Espíritu que pide abolir la ley del celibato obligatorio para los clérigos: el tiempo y las modalidades para llegar a esta meta se pudieran dejar a cada una de la Iglesias Diocesanas: sería mejor proceder por leyes locales y no por leyes universales, para respetar así las distintas sensibilidades y madurez.



Si el compromiso por el Reino de Dios exige todavía que parte del clero sea célibe, el Espíritu Santo no hará faltar a la Iglesia curas célibes: dejemos a El la plena libertad de elección y a nosotros la ilimitada confiada sumisión a sus elecciones; nos sometemos con gozo al Espíritu que quiere una multitud de sacerdotes casados para la próxima Edad de amor y de paz fundamentada en la santidad de la familia.





En el pasado se trabajó e insistió para tener un clero célibe para el Reino de Dios. En el futuro tendrá que insistir y trabajar para tener también un clero casado para el Reino de Dios: la esposa que comparte la tarea pastoral con el esposo sacerdote no es un obstáculo e una ayuda, un complemento. Habrá un ministerio de pareja con eficacia incalculable.







EXPOSICION DE UNA "NUEVA ESTRATEGIA"



Hasta que el Papa mantenga la actual ley de obligatoriedad del celibato eclesiástico los Obispos y los Curas de Rito Latino tienen el derecho divino de casarse válidamente y lícitamente en secreto: el matrimonio secreto consiste en el consentimiento matrimonial recíprocamente expresado por los dos contrayentes. El razonamiento teológico en defensa de la "Nueva Estrategia" es el siguiente:



El Concilio Ecuménico Vaticano II afirma: "El Magisterio de la Iglesia no es superior a la Palabra de Dios pero a ella sirve" (Dei Verbum n. 10). Ahora la Sagrada Escritura afirma con claridad que los Obispos y Curas pueden casarse. "Tenemos todo el derecho de llevar con nosotros una esposa cristiana, como hacen los otros apóstoles, y los hermanos del Señor y Pedro" (1 Cor 9,5). "Los Obispos deben ser casados una sola vez" (1 Tim 3,2; Tito 1,6).





La Jerarquía católica no tenía el derecho y poder de eliminar esta libertad evangélica y de imponer el celibato al clero latino, por lo tanto la ley del celibato es nula, inválida y el clero latino debe reconquistar su libertad de elección también contra la voluntad de la misma Jerarquía.





PUNTUALIZACIONES:





1a. El matrimonio secreto de los Obispos Casados y de los Curas Casados es un Sacramento porque los ministros del Sacramento del matrimonio son los bautizados contrayentes, y los Obispos y los Curas que, en conciencia, deciden de casarse secretamente, están excusados de seguir las normas canónicas porque la Jerarquía se opone injustamente.





2a. La "Nueva Estrategia" no es un cisma. De hecho los Obispos Casados y los Curas Casados secretamente son celosos de su título de católicos. Ellos aceptan la Iglesia católica, reconocen su Jerarquía, quedan sometidos a Ella, excepto en los puntos en los cuales Ella se despega de la voluntad de Dios: "Es nuestro deber obedecer a Dios antes que a los hombres" (Hechos 5,29). Los Obispos Casados y los Curas Casados de Rito Latino están sometidos al Papa, pero como Pablo se oponen a Pedro cuando, en conciencia, opinan que El se equivoca.







PRIMER ANEXO





Fátima: profecía de la Era Áurea del Cristianismo





En 1917 la Virgen apareció el 13 de cada mes desde mayo hasta octubre a tres pastorcitos de Fátima: a Lucía, Francisco y Jacinta de 10, 9 y 7 años. Les confió un mensaje que se realizaría en parte en el futuro inmediato, y en parte en un futuro más lejano.



La celeste Mensajera preanunció el final de la Primera Guerra mundial, el peligro de una segunda guerra mundial peor que la primera si los hombres no se hubieran convertido, y la venida del comunismo bolchevique, fuente de odio, de guerras, persecuciones a la Iglesia y de muchos desastres.



Entre muchas previsiones obscuras y terrificantes, la Virgen hizo brillar una luz de esperanza: "Al final mi Corazón inmaculado triunfará, la Rusia se convertirá y en el mundo habrá un tiempo de paz". Para sellar la veracidad de sus profecías María Santísima el 13 de octubre hizo el grande milagro del sol: en el lugar de las Apariciones en aquel día se reunió una inmensa muchedumbre (70.000?). Llovía y hacía frío. Hacía el mediodía, Lucía mandó cerrar las sombrillas y la muchedumbre obedeció. A mediodía, como siempre apareció la Virgen que se entretuvo con los niños. Terminado su charla con los niños "la Virgen despidiéndose de sus amiguitos, abrió las manos en las cuales parecía encarcelada toda la luz del sol, Lucía tradujo aquel gesto con un grito:



- Mirad al sol! La lluvia cesó. Las nubes se abrieron y apareció el prodigio: todos vieron el sol como a un disco de plata dar vueltas y emanando rayos de luces amarilla, verde, roja, morada que coloreaban las nubes, los árboles, las rocas, la tierra, la muchedumbre deslumbrada.





El sol se paró, luego se puso a rodear otra vez emanando rayos de luces. Se paró otra vez y luego empezó de nuevo su danza. Todos contemplaban en silencio, y con escalofríos en la piel. Luego se tuvo la sensación de que el sol se despegase del cielo y se precipitara sobre la muchedumbre. Un grito inmenso se levantó: ¡Milagro! ¡Milagro!





Luego, aterrorizados, todos cayeron de rodillas en el lodo, rezando con fervor el acto de contrición, mientras muchas plegarias salían de los corazones: Dios mío, misericordia!





¡Dios te Salve! ¡Yo creo en Dios! ¡Virgen del Rosario! ¡Perdón y piedad!





El fenómeno del sol, en tres tiempos, duró como diez minutos. Todos lo vieron, creyentes e incrédulos, ignorantes y doctos, periodistas, libres pensadores, que estaban allí para demostrar la falsedad de las apariciones de Fátima. El cielo tornó a la normalidad. El sol retomó su lugar y su esplendor. Todos se levantaron absortos, se tocaron la ropa que antes estaba mojada y ahora estaba seca y limpia. Nadie tuvo la mínima duda. "La Virgen mantuvo su promesa".





Las profecías de la Virgen ya se han cumplido casi todas. ¿Pero a causa de sus pecados, el mundo contemporáneo no tendrá que soportar sufrimientos antes de que se cumpla la última profecía de Fátima: "al final mi Corazón inmaculado triunfará; la Rusia se convertirá y el mundo vivirá un tiempo de Paz"? ¿Y la Iglesia Católica se hará, en parte, responsable de estos sufrimientos si no enfrentará seriamente y con humildad su propia reforma?





Los hechos desconcertantes e imprevisibles de 1989 que han señalado la caída del comunismo, la fin de la guerra fría y dado la libertad a muchos Pueblos oprimidos, representan la aurora que preanuncia como próximos (los tiempos de Dios, pero, que no son nuestros tiempos) la conversión de la Rusia y el tiempo de paz que coincidirá con la Era Áurea del Cristianismo. Esta Aurora nos induce finalmente a escuchar la invitación de despedida de la Virgen:¡"Los hombres no ofendan más a nuestro Señor, que ya es tan ofendido"!





La invitación maternal a la conversión la cumpla la Iglesia Institución: la Jerarquía eclesiástica debe ser celosa guardiana de la Revelación, pero debe cuidar no imponer sus pesos, no queridos por Dios e imposibles de llevar. También nosotros los cristianos contemporáneos, sobre todo los que están bien, debemos acoger la invitación maternal y convertirnos poniendo al centro de nuestro camino a Dios y a sus Mandamientos, y dejando de reemplazar el Creador con las criaturas.





Favorecer, con una sincera y radical conversión, el parto de la nueva Era de modo que sea lo más indoloro posible es la misión de nuestra generación. Haga, por eso, el Señor surgir pronto muchos profetas, apóstoles de esta era, y los hombres de nuestro tiempo escuchen sus voz. Amén.







SEGUNDO ANEXO





¿Quién soy yo?





Soy el más pequeño hombre, el más pequeño cristiano, el más pequeño cura del mundo. –Pero "Para avergonzar a los sabios, Dios ha escogido a los que en el mundo tienen por tontos; y para avergonzar a los fuertes, ha escogido a los que el mundo tiene por débiles. Dios ha escogido a la gente despreciada y sin importancia de este mundo, es decir, a los que no son nada, para anular a los que son algo. Así nadie podrá presumir delante de Dios (1 Cor 1,27-29).





Me llamo Salvatore Paparo y nací en Cesarò (Sicilia – Italia), el 14 de agosto de 1929. A los diez años me fui al Seminario Menor de Brote sintiendo el atractivo por la vida sacerdotal. Me quedé los tres años de la Secundaria, luego me fui al Seminario Mayor de Catania y me quedé otro dos años. Fascinado por las misiones, el 8 de diciembre de 1945 me admitieron en el Seminario de los Padres Maristas cerca de Turín. Pero los caminos de Dios eran otros. En mayo de 1946 me enfermé gravemente. Una noche dos médicos después de una revisión, dijeron a mis superiores que no iba a pasar la noche. Yo al contrario me curé de manera inexplicable . Hundido en Dios, luz-calor extasiante, me fue comunicado cuanto sigue:





"La humanidad va hacia la Era Áurea del Cristianismo. Entonces el mundo reconocerá a Jesús como su único Salvador y vivirá en manera extraordinaria una era de paz y bienestar. Tu serás nuestro humilde instrumento".





Desde aquel momento la Era Áurea del Cristianismo domina mi existencia. Hablé con mi Director espiritual y con mis superiores. Ellos me aconsejaron continuar con mis estudios hasta la ordenación. "Nosotros, me dijeron, no obstacularizaremos la voluntad de Dios". Me ordenaron sacerdote el 21 de enero de 1954, con la bendición de los superiores, dejé la Sociedad de María y me acogieron en la Diócesis de Ivrea, provincia de Turín.



La Obra "CENACULO FAMILIAR" se completó en 1967. En un curso de Ejercicios Espirituales, pasado en un continuo éxtasis , la misericordia divina me reveló que Dios es Amor y por ser amor no es solitario, es una Familia felicísima compuesta de tres Personas: de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo. Me reveló también que Dios creó el hombre a su imagen y semejanza y lo creó como Familia.





"La Era Áurea del Cristianismo, acabó la revelación, será también la Era Áurea de la Familia. La obligación del celibato sacerdotal será abolida y las familias de los Obispos Casados y de los Curas Casados serán faros luminosos para las demás familias cristianas".





Después de varios sucesos hemos llegado al paso decisivo: La Familia Trinitaria quiere que todo el clero conozca la Obra "CENACULO FAMILIAR" para que los llamados puedan pertenecer y ser apóstoles y profetas. Y aquí tenemos que hacer una importante reflexión:





"La Iglesia está fundada sobre el fundamento de los apóstoles y de los Profetas"



(Ef 2,20)





La Iglesia Católica ha desarrollado en manera exagerada el ministerio de Pedro en el Papado, poniendo en la sombra a los demás Apóstoles y por eso a los Obispos sus sucesores, y luchando contra sus Profetas. Ahora es el tiempo de los Profetas. Los Profetas obtienen su autoridad directamente de Dios. Los Profetas del "CENACULO FAMILIAR" se sienten investidos de una misión particular: proponer a la Iglesia Católica reformas urgentes para que de su rostro brille el rostro de Su Esposo Jesús. Se suplica, por lo tanto, a la Iglesia Católica querer hacer propias las reformas de los Profetas del Cenáculo Familiar.





Para empezar, los Profetas del Cenáculo Familiar a la Iglesia Católica, de la que son hijos a pleno título, proponen las Reformas explicadas en este Documento. O sea: La Reforma del Papado; la aceptación de la conciencia individual; la opcionalidad del celibato eclesiástico; el matrimonio cristiano en dos tiempos; la admisión de los divorciados casados otra vez, sinceramente arrepentidos, a los Sacramentos de la Confesión y de la Eucaristía; la legitimidad de los anticonceptivos; el uso de la absolución colectiva dando en modo particular valor sacramental al rito penitencial al inicio de la Misa.





Estas reformas junto a otras que se serán oportunas y necesarias además de haber un valor en sí mismas, adquieren un potente estímulo para las demás Iglesias Cristianas favoreciendo así el camino, querido por el Espíritu Santo, del Ecumenismo hasta llegar a la unidad de la Iglesia Universal. Logrando la unidad de los cristianos, los no cristianos, fascinados de la vida de los discípulos del Señor, se convertirán a Jesús. Entonces se realizarán las profecías evangélicas: "Formarán un solo rebaño, con un solo pastor" (Jn 10,16). "Que todos ellos estén unidos; como tú, Padre, estás en mí y yo en ti, también ellos estén en nosotros, para que el mundo crea que tú me enviaste" (Jn 17,21).





A este punto yo, Sacerdote Salvatore Paparo, electo por Dios como humilde instrumento para la realización del Cenáculo Familiar, me dirijo a Ustedes, amadísimos sacerdotes, preferidos por Dios.



Acepten el Cenáculo Familiar – del cual estoy dispuesto a dar todas las informaciones posibles – sean Ustedes sus miembros y Profetas, buscad de actuarlo en medio de vuestras Comunidades cristianas.





La Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo los bendiga y los haga Profetas de la Obra "CENACULO FAMILIAR" a Ustedes y a todos los que (también fieles laicos) conocerán este Documento.





ORACION – OH María, Madre de la Gracia y de las gracias, acepta nuestra humilde, confiada, filial súplica: intercedes ante Dios por la venida de la segunda Pentecostés que realizará la Era Áurea del Cristianismo, la era de la familia creada a imagen y semejanza de la Familia Trinitaria de Dios Padre, de Dios Hijo, de Dios Espíritu Santo, y redimida por la muerte-resurrección de tu Jesús, Esposo de la Iglesia.



Apresuras la era del amor y de la paz en que los hombres no lucharán más, no se entrenarán más en el arte de la guerra, transformarán las armas en instrumentos de bienestar y utilizarán las inmensas riquezas del creador para acabar con el hambre, las enfermedades, las desigualdades sociales.



OH Madre, convences al Papa de la particular misión que, para la próxima Era de la Familia, tienen las familias de los Obispos Casados y de los Sacerdotes Casados y haz que rinda opcional el celibato sacerdotal. Amén.

Sac. Salvatore Paparo



Párroco di CINTANO (TO) – ITALIA.