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21 ott 2015

MESE DI SETTEMBRE -OTTOBRE


CENACOLO FAMIGLIARE          

 
Un caro saluto a tutti a Voi, amiche ed amici del Cenacolo e una Benedizione dallo Spirito Santo che ci aiuti sempre ad Amare anche i nostri nemici, perchè L'Amore di Dio e il suo più grande Comandamento

Esso comprende cinque parti
 

1 Riflessione sulla assoluzione collettiva di Don Salvatore Paparo

2 Riflessione Biblica

3 Qualche cenno sulla “Cena del Signore”

4 Seconda parte dell'Induismo

5 Preghiera finale e benedizione

 

                                            ASSOLUZIONE COLLETTIVA

Gesù ha scelto la chiesa, come strumento della sua misericordia affidandole il Sacramento del “PERDONO” dei peccati, il modo di esercitare questa sublime missione Gesù non l'ha voluto stabilire, ma l'ha lasciato alla discrezione pastorale della Chiesa. E' la Chiesa l'ha capito pienamente: nell'arco della sua bimillenaria storia infatti, infatti , l'ho ha modificato più volte, basta pensare alla confessione Pubblica dei primi VIII secoli, prescritta per i peccati più gravi, e alla confessione auricolare, inizialmente SOLO DEVOZIONALE, sorta tra i monaci Irlandesi alla fine del VI secolo, poi ratificata e prescritta per tutti i cattolici dopo il concilio di Trento XVI secolo. Oggi purtroppo, vige ancora l'obbligo della confessione auricolare, ma tra i cattolici molti la disertano, è un segno dei tempi che interpella in questo caso, la Gerarchia della Chiesa di Roma e la sospinge ad interventi sommamente innovativi. La pratica della confessione auricolare, dato i benefici spirituali che essa apporta bisognerebbe lasciarla libera e renderla “CONFESSIONE SPIRITUALE”.

Inoltre si dovrebbe estendere l'uso della “ASSOLUZIONE COLLETTIVA” come ora in vigore in molte Chiese Cristiane e conferire valore Sacramentale al rito PENITENZIALE posto all'inizio della celebrazione Eucaristica.

Questo gesto di misericordia favorirebbe la conversione dei Cristiani e non il lassismo: infatti, il cristiano in peccato, ma di buona volontà e sinceramente pentito della sua condotta, se potrà ricevere l'assoluzione delle colpe prima del RITO, sarà invogliato a partecipare “Alla Cena del Signore” in modo integrale e sperimenterà in se l'efficacia della promessa fatta da Gesù stesso : “CHI MANGIA LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE VIVRA' PER SEMPRE” Gv. 6, 53-58

Facilitare l'assoluzione dei peccati è uno dei segni dei tempi, che la gerarchia cattolica dovrebbe accogliere con gratitudine e docilità dello Spirito. La Chiesa di Roma segua l'esempio del SUO DIVINO MAESTRO che quando si trovava dinanzi ad un peccatore non esigeva l'accusa dei peccati, ma lo assolveva immediatamente “Quando Gesù vide la Fede di quelle persone, disse al paralitico: coraggio figlio mio, i tuoi peccati ti sono perdonati” Mt. 9,2

                                                                                   don Salvatore Paparo

                                      RIFLESSIONE BIBLICA

 

“BENEDETTO SIA IL SIGNORE, L'IDDIO DI ISRAELE PERCHE' HA VISITATO E RISCATTATO IL SUO POPOLO...........” Ev. Luca cap. 1 vers 68-75

 

Questo inno-preghiera di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, si compone di due parti: il progetto di Dio e il compito di Giovanni in questo progetto.

 

Il progetto di Dio è rivolto alla salvezza del popolo di Israele, ma non solo, è rivolto a tutti gli individui, sia donne che uomini di allora , ma anche di oggi, ed in vista di questa salvezza Dio interviene nella storia di tutti noi. Questo intervento di Dio nella storia ha uno scopo ben preciso: servire Dio senza paura. Senza paura, non già perchè la via della fede sia facile e comoda, anzi, lo sappiamo, è la via che passa per la Croce di Cristo, ma senza paura,  perchè non siamo soli, perchè in Cristo ogni nemico è depotenziato e vinto con il suo Amore, perchè il suo perdono è la nostra ricchezza e la sua Parola è la nostra forza.

 

Il compito di Giovanni Battista è la proclamazione, l'annuncio di questo straordinario inizio del tempo della grazia messianica. Egli deve far conoscere, capire, sperimentare alle donne e agli uomini la salvezza. E questa salvezza viene descritta come: “aurora che viene dall'alto”, come luce che non sorge a livello della nostra umanità, ma che scende incontro all'individuo, sia esso donna o uomo, dall'alto della DIVINITA' di Dio. Questa Luce deve far chiarezza nella nostra vita e condurre i nostri passi verso la pace MESSIANICA, cioè fare di noi strumenti di quella nuova dignità di vita che ci è data in Gesù Cristo, donne e uomini capaci di spendere la propria vita nel nome di quel Signore, Venuto a Natale, ucciso come un malfattore sulla Croce, risorto il mattino di Pasqua. 

                                                                                                                                     

                                                                 Fulvio Crivello

 

 

                       ALCUNE RIFLESSIONI SULLA.”CENA DEL SIGNORE O EUCARESTIA”

 

EUCARESTIA, significato della parola greca:riconoscenza,gratitudine,benedizione

 

Mi è sembrato, sopratutto ripensando agli ultimi incontri,  che la nostra piccola comunità cristiana del CENACOLO FAMIGLIARE, senta il desiderio di avere qualche notizia in più sul Sacramento dell'Eucarestia o Cena del Signore, Sacramento che lo stesso Gesù istituì ed in ultima analisi come celebrarla. Mi sono avvalso per compilare questo breve scritto di alcuni libri che trattano l'argomento, sia da un punto di vista cattolico che protestante, ed anche delle ultime prese di posizione, con il Sinodo della Famiglia della Chiesa di Roma

 

                                        LA CENA DEL SIGNORE”

 

Da un punto di vista storico, è ormai quasi certo che Gesù consumo questa Cena con un ristretto numero di discepoli e discepole (perchè c'erano anche delle donne), proprio alla vigilia del suo arresto e della sua passione. I Vangeli sinottici lo presentano come cena pasquale; ma lo svolgimento della stessa non coincide affatto con la celebrazione della cena pasquale ebraica. Al massimo richiama alla mente un pasto solenne, d'altronde l'Apostolo Paolo nella I lettera ai Corinti è più precisamente al cap. 11 vers. 23-26 non cita minimamente il contesto Pasquale.

Oggi il dibattito tra i teologi e studiosi è ancora acceso, chi propende per una versione chi per l'altra. E' però verosimile, a mio avviso, che in quei giorni che precedettero l'arresto di Gesù al Getsemani, egli stesso, visti gli avvenimenti avvenuti, abbia deciso di celebrare questa Cena di GRANDE SIGNIFICATO, un pasto di Addio, ma anche di Arrivederci con i discepoli e le discepole a Lui più vicini.

 

Che cosa poi Gesù abbia detto, è riportato sia sui Vangeli di Marco, di Matteo e di Luca, nonché nella lettera ai Corinti sopra citata; parole che comunque risentono della liturgia delle prime comunità Cristiane, in cui il senso dell'Eucarestia era sopratutto la condivisione.

 

La Santa Cena o Cena del Signore, riassume in se molti significati, ovvero: Pasto Sacro, Comunione, Anticipazione del Banchetto Messianico, L'Amore di Dio per noi, La Sua Misericordia, ed a questi elementi si connette l'allegrezza con la quale i primi Cristiani rompono il pane e bevono il vino, il riferimento che Gesù stesso fa al suo sacrificio, ha nella Eucarestia un valore costitutivo, ma bisogna anche fare molta attenzione ad evitare di dare un senso troppo materiale ad esse.

 

Il verbo essere nella 3 persona singolare in latino è : EST, i Vangeli Sinottici tradotti dal greco ci riportano queste parole “hoc est corpus meum” sui quali sia i Teologi che le Chiese hanno molto discusso e dibattuto e che ancora oggi dibattono; non furono probabilmente pronunciate da Gesù in quella sera, sicuramente Gesù parlò in Aramaico  e come per l'Ebraico il verbo “essere” è sotto inteso; di conseguenza le parole, che forse Gesù pronunziò furono:”Questo, Io per Voi”, riguardo poi al sangue ovvero “bere il sangue” non bisogna dimenticarsi che Gesù era Ebreo, così come lo erano i suoi discepoli e discepole, ed era ed è per gli Ebrei un divieto assoluto, anche oggi nel nostro mondo gli Ebrei macellano, come anche gli Islamici una particolare macellazione, in cui l'animale ucciso è privato completamente del sangue.

 

Nelle prime comunità Cristiane l'idea di assimilare la potenza di Dio mangiandone ritualmente la carne e bevendone il sangue era completamente ignoto, ma questo non avviene più nelle comunità ellenistiche-romane formate principalmente da ex pagani,estranei al contesto  ebraico e per contro avvezzi dalla loro precedenza credenza, alla mistica delle religioni allora praticate, in queste nuove comunità l'idea si presenta spontaneamente e quindi la SANTA CENA o EUCARESTIA non potè che trasformarsi in un mistero. Tutto questo portò poi la teologia eucaristica, sempre di più sulla presenza reale, sia della carne che del sangue di Cristo nel pane e nel vino che venivano e vengono consumati dai fedeli “METABOLE',TRANSUSTATIO”

termini del tutto estranei alla comunità Giudaica-Cristiana, sia ai Vangeli Sinottici

Sarebbe, però un grave errore, ridurre l'Eucarestia o Santa Cena ad un semplice rituale simbolico-commemorativo. Tutto il contesto rituale e teologico, nonché Sacramentale, impone invece l'idea che la partecipazione alla Cena del Signore è una partecipazione reale all'avvenimento salutare, sia della vita, dell'insegnamento, della passione, della morte e della resurrezione di Gesù, partecipare al “CORPO DI CRISTO” nella Eucarestia, significa dunque, partecipare alla Comunità Santa, all'organismo collettivo che ne prolunga in qualche modo la presenza nel mondo come testimonianza.

 

Tornando al Nuovo Testamento, se i primi tre Vangeli trattano della Santa Cena, il quarto ovvero il Vangelo secondo Giovanni non presenta il racconto della cena, la presuppone, nel contempo egli narra l'episodio della “lavanda dei piedi”. In base a questo episodio, molto importante, la comunione di Gesù con i suoi discepoli/e, assume la forma del servizio più umile esercitato al tempo di Gesù dagli schiavi; questo suggeriva all'ora ed anche oggi che il Sacramento dell'Eucarestia, non si consuma solo con il pane e il vino, ma anche seguendo l'esempio di Gesù e dell'invito che Egli ci fa, ovvero ricordarci che non serve solo seguire il rito, ma avere anche uno stile di vita incentrato sul servizio, anche il più umile. Inoltre dai racconti Evangelici, si evince che Gesù si sedeva a tavola con peccatori, pubblicani, prostitute ecc. dai racconti stessi si coglie che tali prassi, impressionava sfavorevolmente i ben pensanti (Sacerdoti, Scribi, Leviti, Farisei ecc.) e che Gesù vi attribuiva molta importanza, ricordo che molte parabole e racconti hanno trovato spazio proprio in questa scandalosa prassi. Gesù va a quei banchetti e accoglie i peccatori non giudicandoli e perdonandoli senza indottrinarli ma mangiando con loro. Ma perchè il Rabbi di Nazaret si comporta così? Egli si comporta così perchè Dio stesso che è in Lui la pensa così. Il messaggio che si esprime in questi pasti pericolosi con persone pericolose  è indubbiamente una delle radici del conflitto, sia con la gerarchia della Chiesa di allora sia quella di oggi.

“LA CENA DEL SIGNORE”, nella Chiesa Cristiana fa memoria anche di questa fondamentale dimensione; come le parole di Gesù anche l'Eucarestia annunzia la premura di Dio, il suo desiderio di stare insieme a che non lo merita, primo fra tutti, al traditore Giuda, a Pietro che promette di essere fedele fino alla morte e che poi nega per tre volte di conoscere Gesù, all'indifferente, alle persone moralmente discutibili, e anche a chi non ha la consapevolezza della fede. Tutto questo dovrebbe far riflettere sul significato della “Cena del Signore”, alle Chiese di oggi e non dovrebbe passare inosservata nella celebrazione ecclesiale che la “Cena del Signore” è veramente per tutti.

 

Tutto questo, non vuol dire di prendere a cuor leggero la Santa Cena, anzi al contrario, Dio perdona ma non si lascia ingannare, ne vuole che inganniamo noi stessi, quello che si intende tuttavia sottolineare e che l'Eucarestia non è riservata a un gruppo di persone elette pie e buone ma a tutti. In linea di principio, chi è raggiunto dalla parola di Amore e di Perdono mediante la Bibbia e la predicazione dei fratelli e sorelle in fede  è anche invitato ad accogliere la stessa parola del Pane Spezzato e nel Calice Condiviso. Gesù non fa esami di dottrina prima di accogliere le persone. A mio modesto parere, che alcune Chiese facciano dipendere l'ammissione alla Santa Cena  all'appartenenza confessionale, contraddice apertamente il significato del gesto. Se alcune Chiese hanno opinioni diverse su come esprimere la presenza di Cristo, ciò che veramente conta e la presenza del Signore, non la sua interpretazione teologica. L'attuale posizione delle varie Chiese  Cristiane (Transustanzazione, Consustanzazione, Presenza Spirituale, ecc), costituisce una vera bestemmia contro lo Spirito Santo, che per certi aspetti è tragico su altri semplicemente ridicolo; purtroppo il culto idolatra della dottrina, continua ancor oggi ad affliggere molte Chiese Cristiane, in primis la Chiesa di Roma e che fa della dottrina nella Santa Cena, più importante che il significato della stessa. Un Teologo, Fulvio Ferrario, qualche anno fa diceva: Ciò che Dio ha unito, le Chiese lo separano in nome della dottrina.

 

                                                                          Fulvio Crivello

 

                                     SECONDA PARTE DELL'INDUISMO

 

                                                  LA VITA RELIGIOSA

 

La maggior parte degli induisti dispone, nella propria casa, di un piccolo altare con una o più immagini divine. Su questo altare vengono preparati per il culto “Puja” che può anche essere giornaliero: frutta,cibo e offerte floreali. Il rito può variare da casa a casa, ma sempre comprende: offerte,preghiere, meditazione e recitazione di testi Sacri. Prima del Puja i partecipanti compiono un bagno purificatore poi si prostrano inginocchiandosi sul pavimento con le mani congiunte di fronte alle immagini Sacre recitando un brano tratto dal libro dei VEDA ma anche con preghiere spontanee personali. Allla fine della celebrazione i membre della famiglia ed i loro ospiti consumano le vivande poste sull'altare.

 

                                                           IL DHARMA

 

Anche se l'Induismo è vario e multiforme, tutti gli Induisti sono accumunati dal DHARMA, una legge o meglio un etica di vita, valida per tutti, questo, però, non vuol dire che uomini e donne sono tutti uguali, il dharma comprende i doveri verso la famiglia, il prossimo sia vicino che lontano, lo jati (casta) e tutta la società nel suo insieme.

 

                                                KARMA E REINCARNAZIONE

 

La teoria che la donna e l'uomo possiedono un'anima immortale è al centro della filosofia religiosa delle: Upanishad “non invecchia, quando si invecchia e non muore quando si muore” così dicono i testi delle Upanishad. Un indù  crede che l'anima umana, dopo la morte, si reincarni in un altro essere vivente, l'anima può reincarnarsi in un individuo di una casta inferiore o superiore, ma può anche prendere dimora in un animale. Nel ciclo delle reincarnazioni si passa da una esistenza all'altra, la forza che la mantiene in atto è il KARMA, termine sanscrito che significa “azione o atto”; il Karma non si riferisce soltanto ad azioni concrete, ma anche a pensieri, parole e sentimenti. Per l'Induismo è significativo il fatto che tutte le azioni della vita, come i pensieri, perduri anche dopo la morte, spiritualmente; ciò che veramente distingue l'Induismo è l'idea che tutte le azioni compiute nell'arco della vita, così come i sentimenti, vadano a costruire, nella vita nuova la base essenziale. Questa Fede non riconosce alcun “destino cieco”, ognuno è il solo, unico responsabile della vita presente. L'uomo e la donna raccolgono ciò che seminano. Infatti il frutto di una vita consegue automaticamente dalle azione della stessa. Si può a questo avviso, affermare che la transmigrazione delle anime soggiace alla legge di “causa ed effetto”.

 

                                              TRE VIE PER LA SALVEZZA

Nel periodo antico, la legge del Karma e la reincarnazione, erano considerate come un fatto positivo, celebrate con offerte floreali e sacrifici ma soprattutto con buone azioni, ci si poteva aspettare di vivere numerose vite. Nell'Induismo a partire dal 400 a.C., forse influenzato dal Buddismo, di cui era Il padre/madre, tale processo ha assunto un carattere negativo, quello di un ciclo malefico, di cui bisogna liberarsi; è per far questo ci sono tre VIE, il fedele può sceglierne una o può anche nella sua pretica religiosa, ispirarsi a tutte e tre, vediamole brevemente insieme.

 

LA VIA DELLE CERIMONIE SACRIFICALI

Ancora oggi nell'India moderna, questa pratica delle offerte, ampiamente descritta dai VEDA occupa un posto importante nell'Induismo. Molti Indù cercano di assicurarsi la felicità terrena mediante le offerte e di buone azioni. Lo scopo finale è comunque di liberarsi dal ciclo malefico della reincarnazione.

 

LA VIA DELLA CONOSCENZA

Un momento centrale nelle “Upanishad” è che l'uomo è legato al ciclo eterno delle reincarnazioni dall'ignoranza, mentre la via della salvezza è costituita dalla comprensione della vera natura della esistenza. Nella conoscenza si è salvi quando si acquisisce la consapevolezza che l'anima della donna e dell'uomo (Atman) è una cosa sola con l'anima del mondo (Brahman). L'individuo sia donna che uomo è liberato dal ciclo delle reincarnazioni nel momento in cui assume piena coscienza dell'unità di Atman-Brahman.

 

LA VIA DELL'ABBANDONO

 

Una Terza via per la salvezza, nata nell'India meridionale intorno al III sec. a.C. Seguita dalla maggioranza dei 900 milioni di Indù fino ad oggi è quella dell'abbandono a Dio. Essa ha trovato la sua massima espressione letteraria nella “BHAGAVADGITA” il poema di Fede che costutuisce il più importante testo Sacro degli Induisti. Punto di partenza di tutte e tre le vie della salvezza. Questo testo (che consiglio di leggere), pur non rifiutando le prime due vie, ne indica una terza, la più semplice, ma anche la più efficace, la via dell'abbandono, la donna e l'uomo si abbandonano a Dio e compiono cerimonie della tradizione, senza secondi fini, senza pensare a proprii vantaggi ma soltanto raccomandandosi alla alla grazia divina.

Il Testo Sacro propone un rapporto con Dio più personale di quello descritto nelle “Upanishad”. Questo rapporto è caratterizzato dall'amore e dall'abbandono dell'individuo a Dio, è solo per grazia di Dio che l'uomo viene liberato dal ciclo eterno delle rinascite. Insomma la via più sicura per la salvezza è l'abbandono alla grazia di Dio, è la Fede che gioca un ruolo determinante, deve però essere vissuta. Significativo è anche il fatto che tutti gli uomini e le donne indipendentemente dalla casta a cui appartengono possono raggiungere la salvezza con questa terza via.

 

                                     LE DONNE NELL'INDUISMO

 

Anche per quanto riguarda  la concezione della donna nell'Induismo e anche nella società, l'India è un Paese di grandi contrasti. Nei Veda e non solo è detto che l'uomo e la donna hanno pari valore, Questo concetto (come nel Cristianesimo) è stato raramente tradotto in pratica. In India e lo sappiamo dai quotidiani, le donne sono degli esseri considerate di secondo piano e se sposate proprietà del marito; d'altro canto, l'India è stata uno degli esempi mondiali di un grande stato governato da una donna. Molte donne hanno una grande influenza pubblica (Sonia Gandhi ecc.), ben più che nel nostro Paese che si vanta di civiltà e democrazia e di pari opportunità. Inoltre tra gli Stati emergenti l'India ha il più alto numero di donne che lavorano in tutti i campi. Anche il culto di alcune divinità femminili come la Dea KALY può contribuire a rafforzare nella società indiana la Donna.

 

                                                    PER RIFLETTERE

 

Un salmo induista da un testo del 1500 a.C.

 

 O misericordioso, salvami, salvami!

Salvami, e affrancami dalla schiavitù

Oh Dio di Amore

O, che l'amore che colma il mio petto a Te amorosamente si avvinghi!

Concedi ch'io provi quanto sei dolce e amorevole

Questo solo, ti prego concedi e non ti lascerà il mio amore

Ne mai si svierà da Te

Allora magnificherò il tuo nome

Dirò per ogni dove le tue lodi.

Per amore soltanto e per gioia, davanti al mio Dio danzerò.

Concedimi di riposare presso i tuoi piedi benedetti

Ah, concedimi questo,il più caro,il più bel dono.

E io sarò felice. 

 SIGNORE, Tu sei la luce in cui non ci sono tenebre, ed anche per noi uomini e donne hai fatto brillare la Tua luce. Purtroppo a volte non l'abbiamo voluta vedere ed ecco i nostri errori, la nostra vita spesso, spesa in inutili affanni, per il denaro, per il potere. Ed a questo, neanche le Chiese che portano il tuo NOME, non si sono sottratte. Ma la Tua Luce non può spegnersi e finirà per dissipare l'oscurità che ancora ci attanaglia. Tu o Gesù sei L'AMORE che non conosce freddezza, TU SIGNORE ci hai amati e ci ami, affinchè anche noi possiano dare Amore gli uni verso gli altri. Non permettere a nessuno/a di noi di rimanere indifferenti alle TUE parole. Donaci con lo Spirito Santo, la TUA ricchezza di Amore e Bontà. Fà che essa penetri nel nostro cuore e nella nostra coscienza, che ci illumini, ci dia coraggio, ci consoli e ci esorti ad Amare sempre di più.

 

CHE IL SIGNORE FACCIA RISLENDERE IL SUO VOLTO VERSO DI NOI E CI SIA PROPIZIO

                                                                             AMEN

 

 

 

 

 

 

 

29 mag 2015

EMMAUS

 Care amiche e amici l’evangelista Luca ci narra della resurrezione di Gesù in un solo capitolo, ma questo racconto del risorto si svolge in tre momenti distinti, anzi direi addirittura in quattro momenti distinti. Il primo sono le donne al sepolcro, ovvero Maria di Magdala Giovanna e Maria di Giacomo, Il secondo con l’incredulità dei discepoli e la corsa di Pietro verso il sepolcro, il terzo con il racconto che oggi commenteremo, il cammino con i due discepoli di Emmaus, il quarto l’apparizione ai discepoli e alle discepole. Con l’aiuto dello Spirito Santo immergiamoci e facciamoci guidare da Lui sul terzo punto “l’incontro con i discepoli di Emmaus” quale domanda sorge a noi dopo aver letto questi versetti? La risposta è dove incontrare il Signore risorto e come incontrarlo. L’apparizione ai due discepoli sulla strada per Emmaus è uno degli episodi più conosciuti dei Vangeli ed è interessante per un’altra cosa l’evangelista Luca ispirato dallo Spirito Santo parla di due discepoli, ma fa il nome soltanto di uno: Cleopa e l’altro chi era o chi è, l’altro discepolo siamo Noi, l’altro discepolo è la chiesa, che spesso tradita o troppo illuminata dalla dottrina non vede più o non riconosce più il Signore Gesù Cristo la vera Luce di Dio. E si care sorelle e fratelli in Cristo anche noi spesso abbiamo gli occhi impediti per vedere il Signore succede a tutti anche a chi ha intrapreso la via del servizio a Dio a chi è pastore, in questa nostra vita sempre più frenetica, sempre più cosparsa da cose futili ed inutili, in una vita spesso fatta di spreco, e parlo del tempo dedicato a Dio, il risorto ci passa accanto, eppure noi non lo vediamo, non lo scorgiamo, si cari amici e amiche non sono le grandi celebrazioni, le tradizioni che da secoli ci portiamo dietro, le varie liturgie di tutte le chiese cristiane che ci possono far incontrare il risorto; per scorgerlo ci vuole un gesto del Signore, ci vuole la sua parola, la parola fatta carne come ben ci dicono gli evangelisti (E’ Dio che si rivela a noi, l’iniziativa è sua e solo la fede ci può aprire gli occhi, il Gesù risorto appare solo agli occhi del credente) Vedete in questo racconto ci sono delle cose meravigliose Gesù lungo la strada illustra la Sacra Scrittura ,cita i profeti egli stesso essendo Dio diventa parte del discorso, eppure i loro occhi era ancora impediti e malgrado le donne che per prime hanno visto il risorto lo abbiano riferito ai discepoli ancora permane il dubbio. Quando si avvicinano al villaggio, ormai si sta facendo sera e Gesù fa finta di voler andare più lontano e allora i discepoli ed anche noi cerchiamo di trattenerlo e qui è forse il punto più bello del racconto: Il Signore entra nella loro casa e si siede a tavola, prese il pane, fece la benedizione, lo spezzo e lo diede a loro, proprio come faremo noi tra pochi minuti con la Santa Cena. Allora ci narra Luca” i loro occhi si aprirono e lo riconobbero” ecco care sorelle e fratelli nel Signore ci sono due gesti in Gesù il primo e la lettura e la spiegazione della parola di Dio ovvero della sua e dopo il sacramento dell’Eucarestia solo così si apersero gli occhi ai discepoli e solo così anche i nostri occhi si apriranno e ci faranno scorgere il risorto, non c’è altra via se non quella tracciata da Gesù

LA PAROLA FATTA CARNE

 Il Vangelo di Giovanni, come anche negli altri brani che abbiamo letto, non ci parlano della nascita di Gesù: Gesù care sorelle e fratelli in Cristo è per questi racconti un essere preesistente alla sua nascita, è la Parola di Dio che con Gesù prende sembianze umane. Dio, soprattutto nel Vangelo di Giovanni è rappresentato qui come il Verbo, la Parola e Gesù porta sulla terra quella parola ed è per questo che viene chiamato il verbo di Dio. Attraverso Gesù, Dio invia dunque il suo messaggio a tutti, la Parola si fa carne, corpo umano, per poter giungere fino a noi. E così che Dio scende in mezzo agli uomini e alle donne si fa ascoltare e si fa vedere.. La sua parola si è fatta carne. Dice il brano di Giovanni, non solo Dio scende in mezzo a Noi ma quando scende a Betlemme scende nella forma di bambino concepito con Maria Vergine nato in una stalla e deposto in una greppia. Dio non va ad abitare tra le mura di un tempio o di un palazzo principesco, scegli invece la precarietà di una stalla di una capanna. La capanna non ha fondamenta è piantata a terra un po’ come una tenda è può essere ripiantata da qualche altra parte. L’immagine che ci da l’evangelista non è quella di un Dio che sta al centro della scena e guarda da spettatore distaccato tutto ciò che gli sta intorno, ma di un Dio che si fa compagno di camminare con noi nelle difficoltà della vita. La parola di Dio, è una parola potente, efficace, una parola creatrice, come quando creo l’universo e il nostro mondo miliardi di anni fa bastò che dicesse “sia la luce e subito la luce fu e così fu per le altre cose” La parola di Dio è come la pioggia e la neve che cadono dal cielo, così ci dice il profeta Isaia “Essa non torna a me a vuoto ma fa le cose per cui l’ho mandata”. Ma anche la parola di Dio ha una debolezza, essa ha bisogno che noi la ascoltiamo per poter esprimere tutta la sua forza. Non è strano? Dio scende dal trono e si fa mendicante di una risposta. Perché Dio, che è così potente ha voluto che solo attraverso la relazione con noi, la sua esistenza avesse un senso. Dio è tanto, ma tanto più grande di Noi e così dobbiamo abituarci al fatto che molte domande rimangono senza risposta. Solo qualche piccolo frammento ci è dato di capire. Forse care amiche e amici ciò che ci porta fuori sytrada e che quando proviamo a immaginarci la potenza di Dio, pensiamo a Dio come il più potente tra gli uomini potenti. La potenza di Dio invece è altro: si esprime in modo diverso, accoglie, non respinge, non schiaccia è dolce da portare, la potenza di Dio fa crescere, e nulla, ma proprio nulla ha a che fare con quella dei potenti della terra!                                                                 

FEDE E RELIGIOSITA’

 Negli ultimi cento cinquant’anni, con l’industrializzazione e lo sviluppo delle scienze naturali delle scoperte sempre più importanti, sono sorte nella vita degli uomini e delle donne spiegazioni non religiose del progresso del mondo. Anche se le religioni e parlo qui proprio di religioni e non di fede, continuano ad essere praticate più per tradizione che per convinzione, ma certo alcune parti sempre crescenti di popolazione si sono sottratte all’influenza religiosa. Le religioni soprattutto praticate in ambienti occidentali non influenzano più la vita sociale, perché i loro principi etici e sociali sono ormai distanti dai reali problemi della società. Questo processo che riguarda la religione ma non la fede viene definito “secolarizzazione”.
Le conseguenze dello sviluppo scientifico, della ricerca e della tecnologia sono diverse a seconda della provenienza del “credente”: alcuni conservano la loro religiosità, tracciando però un confine netto tra religione e scienza (questo accade soprattutto in ambito islamista); altri rifiutano la religione e divengono atei o agnostici, altri ancora, soprattutto nelle religioni orientali inglobano le conoscenze scientifiche nella propria religione.
Ma a questo punto bisogna fare un passo indietro e analizzare gli elementi che hanno portato la società e la nostra coscienza a quello che ho detto nella introduzione; la base di qualunque concezione della vita, sia per il credente che per il non credente, è una serie di domande esistenziali; possiamo qui prenderne qualcuna ad esempio: come è nato l’universo? Quali forze lo governano? Esiste Dio? Le risposte a questi interrogativi costituiscono la nostra concezione della realtà. Noi stessi come individui siamo parte di questa realtà. Ma come vi siamo giunti? Che cosa da senso alla vita umana? Che cosa accade quando muoriamo? Tentando di rispondere a questi interrogativi, poco a poco ci formiamo una nostra concezione ,sia della nostra vita, che dell’individuo. Non abbiamo scelto noi di vivere. Ma certo entro certi limiti siamo noi che decidiamo “come vivere”. Qual è la cosa più preziosa nella nostra vita? Io come credente in Gesù, dico l’amore che riassume un po’ tutto, ma altri pensano al denaro, alla salute, al godimento della natura ecc. insomma tutti gli individui hanno una visione dei valori o un’etica.
Ed ora passiamo ad analizzare due correnti importanti della filosofia partendo dal più antico.
L’ UMANESIMO
L’umanesimo designa un insieme di idee e principi filosofici diversi a volte anche conflittuali, lla parola umanesimo deriva dal latino humanus , possiamo dire che umanista è colui il quale pone l’individuo e la dignità umana al centro dei propri valori ( il messaggio di Gesù che troviamo nei vangeli portano proprio questi valori).
Nell’anno 399 a.C. un uomo è sul banco degli imputati ad Atene: è accusato di non credere agli dei e di aver formulato queste sue idee presso i giovani che lo seguivano, convincendoli di questa aberrazione. Una piccola maggioranza dei cinquecento membri del consiglio, lo condanna e poiché egli non chiede la grazia, e anzi assicura ai giurati di aver agito bene e di non pentirsi, viene condannato a morte. Quell’uomo era Socrate, il filosofo forse che più ha inciso sull’umanesimo. Socrate per primo volto le spalle a quella che considerava inutile speculazione filosofica, per affermare invece, i veri problemi umani “fece insomma scendere sulla terra dal cielo le speculazioni filosofiche” insegnò come un vero profeta agli individui a pensare alla vita come un dono, all’etica, al bene ed al male. Chi sa che cosa è il bene e l’amore, lo metterà in pratica; e soltanto che fa del bene è un uomo o una donna felice. Socrate pur essendo nato in una società pagana ed essendo stato istruito nella medesima, diceva di ospitare un Dio dentro di se che gli indicava ciò era giusto o sbagliato. Con la sua indomabile forza di volontà che lo porto a morire per ciò che riteneva giusto, Socrate dìmostrò anche di considerare la verità al di sopra della vita stessa, anche se amava profondamente vivere. Ai giudici che lo condannarono egli disse “Obbedisco al Dio più che a voi” Ma il filosofo greco è importante anche per un’altra cosa egli ponendo l’accento sulla ragione ispirata da Dio come guida, sottolinea anche allo stesso tempo che vi sono dei limiti alla conoscenza e alla scienza; egli diceva “la vera sapienza è sapere di non sapere”.
L’umanesimo più vicino a noi deriva comunque da quello del rinascimento che partì praticamente dalla città dell’Italia centrale Firenze, Pisa, Siena ecc. uno su tutti fu Leonardo da Vinci, più tardi nel nord dell’ Europa un altro umanista che oggi tutti conoscono fu Erasmo da Rotterdam, ma c’è da aggiungere anche che gli umanisti del rinascimento non vedevano alcun contrasto tra la cultura classica e il cristianesimo, ma l’umanesimo del rinascimento, tuttavia, ha segnato con la gerarchia delle varie chiese cristiane ma non con i fedeli e la figura di Gesù, l’inizio di quel processo di secolarizzazione che ha mutato l’ Europa negli ultimi tre secoli ed io direi in bene. Gli umanisti si sbarazzarono del principio d’autorità che condizionava (Vedi il processo a Galileo Galilei e al rogo di Giordano Bruno) soprattutto nei paesi cattolici ogni tipo di ricerca scientifica. Nacque il metodo scientifico: ogni ricerca deve basarsi sull’osservazione, sull’esperienza e sulla sperimentazione, con l’umanesimo sia antico ma anche con quello rinascimentale si ebbero: una nuova concezione del mondo e dell’universo, un nuovo modo di considerare la vita ( come la voleva Gesù di Nazareth), una nuova visione della natura, un nuovo metodo scientifico.
Nel 1700 fu scritto un nuovo capitolo dell’umanesimo: l’illuminismo, un movimento che sorse in Inghilterra ma che trovò la sua patria nella Francia, l’illuminismo significò una rottura con molte idee del rinascimento e portò nuovi contributi all’umanesimo in diversi campi come non ricordare Montesquieu, Herder, Kant, Lavoisier, Rousseau, Diderot e per noi Italiani quelle geniali interpretazioni di Giovan Battista Vico ed in ultimo forse il più illuminista di tutti: Voltaire, il filosofo ingaggiò una lotta costante contro il fanatismo, l’intolleranza e l’abuso di potere; particolarmente animosa fu la sua battaglia contro il potere della chiesa cattolica e la cieca credenza nei dogmi. Ciò che contestava Voltaire era la fede dogmatica e la sopraffazione religiosa. Egli stesso non era ateo, se ben guardiamo i suoi scritti; egli sosteneva che dietro le leggi che regolano l’ordine e la struttura dell’universo deve esserci per forza un creatore. Esiste un Dio, sosteneva Voltaire, ma dogmi religiosi e le raffigurazioni della sua immagine sono invenzioni umane. Se gli uomini si perseguitano e si uccidono per guerre religiose, questo succede per la loro ignoranza, credenze, tradizioni e stupidità,non così la fede che non ha mai fatto guerre e non ha ucciso nessuno.Infine, bisogna ricordare che i filosofi illuministi furono anche agitatori politici, che si batterono per l’inviolabilità dei diritti dell’individuo sia donna che uomo (Come fece Gesù di Nazareth 1700 anni prima). Il primo obiettivo di questa lotta era la libertà di pensiero e di stampa. A tutti doveva essere garantito di poter esprimere le proprie idee e il suo pensiero, importantissimo nel pensiero illuministico il principio della tolleranza.

Bisogna comunque pensare che buona parte degli umanisti, sia nell’epoca rinascimentale che nel periodo dell’illuminismo erano convinti cristiani. Secondo la loro visione, “che io ritengo giusta” il cristianesimo, giustamente interpretato, non era altro che la giustizia sociale e la tolleranza che l’umanesimo professava, molto ideali dell’umanesimo e soprattutto della corrente illuministica si ritrovavano e si ritrovano anche nella Bibbia ed in particolar modo nel Nuovo Testamento, non da ultimo che tutti gli individui siano essi uomini o donne abbiano uguale valore e dignità; anzi io direi che i messaggi, la vita di Gesù di Nazareth abbia superato i dettami dell’illuminismo, in particolar modo i messaggi rivolti alle donne che nella società ebraica e romana di allora erano una vera e propria rivoluzione, basta qui ricordare, quello che scriveva ai Galati l’apostolo Paolo “Qui non vi sono ebrei o greci, liberi o schiavi, uomini o donne, siete tutti una cosa sola in Cristo Gesù” Un bel messaggio di grande fede e non di religiosità, il Nuovo Testamento sottolinea sia la comunione di tutta l’umanità sia l’unicità della donna e dell’uomo come creatura uscita dalla mani di Dio. Anche la carità, la compassione, la misericordia per il prossimo sono ideali umanistici che occupano un posto centrale nel vero Cristianesimo, Cristianesimo da non confondere con le chiese cristiane, che spesso si sono comportate in modo diametralmente opposto. Anche gli umanisti, di cui alcuni furono anche gli iniziatori della riforma della chiesa divennero liberi pensatori, cioè autonomi rispetto alla chiesa e ai dogmi del cristianesimo. Alla pseudo verità della dogmatica furono opposte quelle della ragione “anche la fede fa parte della ragione” e della scienza. Ateismo e agnosticismo divennero parti importanti dell’Umanesimo, soprattutto gli umanisti cosi detti :“cristiani” hanno criticato, attraverso i secoli, la gestione del potere e l’intolleranza della chiesa o meglio delle grandi chiese cristiane cattolica, ortodossa, anglicana, sottolineando però al tempo stesso il bisogno di fede nell’individuo: a renderlo qualcosa di più di un animale, sono la facoltà dell’intelletto sia la sua capacità di percepire e riconoscere l’esistenza di Dio

AMOS IL PROFETA DELLA GIUSTIZIA

Amos (portatore della parola di Dio) esercitò il suo ministerio in Israele all'epoca di re Uzzia re di Giuda 785-747 a.C. E di Geroboamo II re di Israele 787-747 a.C.. Questi due regni è paralleli, la cui durata ne sottolinea la stabilità, rappresentano un periodo di prosperità generale, l,ultimo che il regno di Israele abbia conosciuto prima del suo rapido declino e della sua caduta sotto i colpi impietosi dell,Assiria, nel 722 con la caduta della capitale Samaria distrutta da Sargon II. Approfittando della debolezza della Siria, fino a quel momento vicino assai scomodo, Joas si era ripreso le città della Transgiordania. Suo figlio, Geroboano II, aveva ristabilito le vecchie frontiere settentrionali e orientali. Se non fosse per la divisione fra regno del nord e quello del sud, sembrerebbe rinnovarsi la felice epoca del Re Salomone.
La vita economica, con i suoi scambi commerciali internazionali, e il continuo sviluppo arricchisce soprattutto la classe dirigenziale e la chiesa. Il lusso si può notare nelle costruzione dei palazzi in pietre tagliate e lavorate con grande maestria riportate alla luce da scavi nel 1934-35. Il commercio si intensifica; lo stesso culto partecipa al benessere delle classi potenti e si sviluppa in splendide cerimonie con i sacerdoti coperti da mantelli in porpora ricamati con fili d'oro, in pellegrinaggi, in feste solenni con l'esposizione di reliquie ecc.
Ma la sete di guadagno ha progressivamente la meglio sulla solidarietà (anche nella chiesa ebraica di allora) sociale e le potenze economiche piegano la giustizia alle loro esigenze. L'orgoglio nazionale esalta i successi militari sulla Siria. Il governo vive in una euforia, di cui non sa cogliere il lato effimero e pericoloso. La religione stessa si adagia sull'idea di nuovi trionfi in attesa del:”del giorno di Jahvèh” e rifiuta ogni richiamo al pentimento che il profeta Amos fa.
La politica religiosa del sovrano, pur senza rinnegare il riferimento a Jahveh, accoglie tuttavia per motivi politici ,elementi della tradizione cananea, fenicia, siriana, assommando il tutto ad una religione di Stato. Si fondono così il valore della tradizione, il nazionalismo, la religiosità superstiziosa ed infine il valore sacro del potere regio.
E' in questo ambiente travagliato da una profonda crisi di espansione e di crescità, volto al futuro con ottimistica intraprendenza ma anche lacerato da tensioni sociali, che si colloca la predicazione dio Amos.
Sebbene Amos svolga il suo ministerio nel regno del Nord, egli è di origine giudaica, la soprascritta del libro lo indica come cittadino di Tekoa, villaggio a 9 km da Betlemme fra le colline che circondano il deserto di Giuda. Questa regione collinare, poco propizia all'agricoltura era soprattutto sfruttata ed anche oggi è così per l'allevamento. Amos appartiene quindi al mondo della pastorizia. Egli stesso dirà “che Dio l'ho ha chiamato dietro al gregge”
Si tratta quindi di un provinciale, non fra i più poveri, e gli si farebbe torto esagerandola sua durezza contadina. Se è vero che nel suo linguaggio non mancano le espressione forti a proposito dei grandi di Samaria, è anche vero che molti passi dei suoi oracoli, denotano una spiccata saggezza e una cultura tutt'altro che rozza. La sua violenta critica del lusso di Samaria, non è tanto la rivalsa di un un uomo di campagna scandalizzato dalla vita cittadina, quanto piuttosto frutto di uno spiccato senso della solidarietà sociale, che trova le sue origini nei comandamenti di Jahveh.
Inoltre tutto, l'appartenenza di Amos al mondo della pastorizia, ha, in un certo senso anche un valore spirituale. La pastorizia al tempo di Amos ha si un peso economico, ma rappresenta già, in seno a una popolazione nomade diventata stanziale, il ricordo del passato lontano. Le grandi figure della storia di Israele sono pastori: i patriarchi, Mosè, Davide. Da condizione economica principale la pastorizia si avvia a diventare simbolo di un tempo lontano; il tempo glorioso in cui Israele viveva la grande stagione della sua fede nel deserto. Il fatto che Amos sia pastore, significa dunque non ad una appartenenza ad una classe sociale disagiata, ma la tradizione più autentica della fede: ella non evoca pensieri di ordine economico ma di natura spirituale.
Amos non appartiene dunque a nessuna corporazione o ordinazione di profeti, né, tanto meno è nell'elenco dei profeti di corte. E' la vocazione di Dio che l'ho a portato ad essere profeta al di fuori (come spesso avviene anche oggi) dei quadri stabiliti e tradizionali.

Il suo nome è unico nell'antico Testamento e deriva dalla radice che corrisponde al verbo “sollevare””, “portare”. Egli è dunque, colui che porta il messaggio di Dio, o, se si accetta il prevalere della forma passiva, colui che è portato dalla Parola di Dio.

Studio Biblico libro di RUTH

 Prima di tutto vediamo il significato in ebraico di queste tre donne protagoniste di questo libro
partiamo da Ruth che in ebraico significa “amica o anche amiche” Noemi invece ha il significato di “mia delizia” Orpah è di significato incerto ma di solito è “sleale”. Da questo possiamo capire che i vari nomi ebraici che troveremo sul nostro cammino hanno sempre un significato importante cjhe di solito la cultura medio orientale pone in grande risalto. Vediamo ora un breve riassunto del libro: Durante il periodo dei Giudici Elimeleh di Betlemme con sua moglie Noemi emigrò nella terra di Moab insieme ai due figli Makhlon “languore” e Chilion “consunzione” questi due figli sposarono due donne moabite quindi pagane per gli ebrei. Elimeleh morì dopo poco, ed anche i figli non ebbero miglior sorte, quindi lasciarono tre vedove. A questo punto come vedremo leggendo il libro Noemi consiglia alle due nuore di tornare dalle loro famiglie in quanto anche lei voleva tornare a Betlemme, Orpa dopo un breve tentennamento seguì il consiglio di Noemi, mentre Rut volle restare a tutti i costi con la suocera ed insieme fecero il viaggio di ritorno a Betlemme. Giunsero alla città durante il periodo della mietitura ( ecco perchè si legge il libro di Rut alla festa del raccolto la nostra Pentecoste). Rut andò a lavorare nel campo di un ricco proprietario di nome Boaz parente di Noemi che fu subito attratto da lei. Noemi spinse Ruth a sollecitare il matrimonio e Ruth si infili nel letto di Boaz mentre lui dormiva e dopo? Boaz sposo Ruth ma prima la dovette riscattare per rispettare la Legge Levitica da un parente più prossimo a Noemi. Nelle bibbie che noi usiamo, di solito è posto dopo il libro dei Giudici. Storicamente il libro è stato composto probabilmente durante l'esilio babilonese o subito dopo, c.a. 500 a.C. Indubbiamente e questo vale un po' per tutti libri del I Testamento c'era dietro una tradizione orale che è difficile da inquadrare in un periodo storico, alcune parti sono comunque di tradizione e di racconti molto antichi ca XI sec a.C.

Il tratto saliente del libro presenta comunque l'eroismo di due donne che nasce dalla loro ferma fede e fiducia nel Signore, la casa di Elimelech viene ricostruita dalle virtù di Noemi e Ruth. Dal libro si evince che la fede e la fiducia di Ruth in Dio, nel Dio di Israele, è quello che conta, non è per tradizione o per nascita che uno è accettato da Dio ma solo perchè ha creduto in Lui, perchè solo la fiducia in Dio da la possibilità di conoscerlo e di amarlo come Lui ama noi.

1 feb 2015

IL SIGNORE CUSTODIRA' LA TUA PARTENZA E IL TUO ARRIVO, ORA E SEMPRE. (SALMO 121)


AMATI LETTORI E LETTRICI DEL BLOG, AMICI E MEMBRI DELL'OPERA CENACOLO FAMILIARE 

OGGI SE NE E' ANDATO UN GRANDE FIGLIO DEL NOSTRO AMOROSO DIO: DON SALVATORE PAPARO. 

LO SALUTIAMO RACCOLTI IN UMILE PREGHIERA CON LE PAROLE DEL SALMO 121 E IL SUO PROGRAMMA DI VITA. ARRIVEDERCI FRATELLO.

SARAI SEMPRE IN MEZZO A NOI!!!!

“NIENTE TI TURBI; NIENTE TI SPAVENTI; TUTTO PASSA COME UNA PICCOLA TEMPESTA IN UN PICCOLO BICCHIERE DI ACQUA. DIO NON CAMBIA: NON MORIRAI, RESTERAI IN VITA E ANNUNZIERAI LE OPERE DEL SIGNORE”.
MESSAGGIO DI SANTA TERESA D’AVILA.
Sac. Salvatore Paparo