Translate

31 lug 2013

Gmg 2013, l’omelia di papa Francesco


Gmg 2013, l’omelia di papa Francesco alla messa finale di Copacabana
Il discorso completo di papa Francesco alla messa finale della Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile a Rio de Janeiro, il 28 luglio 2013 (Copacabana)

Pubblichiamo testo e video dell’omelia di papa Francesco alla messa per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù, sulla spiaggia di Copacabana, dove il Santo Padre ha officiato la celebrazione eucaristica di fronte a 3 milioni di ragazzi provenienti da ogni angolo del globo. Una folla oceanica che ha ascoltato in silenzio e raccoglimento le parole di Papa Francesco, alla sua prima Gmg come pontefice.

Cari fratelli e sorelle,
cari giovani!
“Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Con queste parole, Gesù si rivolge a ognuno di voi, dicendo: “È stato bello partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, vivere la fede insieme a giovani provenienti dai quattro angoli della terra, ma ora tu devi andare e trasmettere questa esperienza agli altri”. Gesù ti chiama ad essere discepolo in missione! Oggi, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, che cosa ci dice il Signore? Che cosa ci dice il Signore?Tre parole: Andate, senza paura, per servire.
1. Andate. In questi giorni, qui a Rio, avete potuto fare la bella esperienza di incontrare Gesù e di incontrarlo assieme, avete sentito la gioia della fede. Ma l’esperienza di questo incontro non può rimanere rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo gruppo della parrocchia, del movimento, della vostra comunità. Sarebbe come togliere l’ossigeno a una fiamma che arde. La fede è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide, si trasmette, perché tutti possano conoscere, amare e professare Gesù Cristo che è il Signore della vita e della storia (cfr Rm 10,9).
Attenzione, però! Gesù non ha detto: se volete, se avete tempo, andate, ma ha detto: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Condividere l’esperienza della fede, testimoniare la fede, annunciare il Vangelo è il mandato che il Signore affida a tutta la Chiesa, anche a te; è un comando, che, però, non nasce dalla volontà di dominio, dalla volontà di potere, ma dalla forza dell’amore, dal fatto che Gesù per primo è venuto in mezzo a noi e non ci ha dato qualcosa di Sé, ma ci ha dato tutto Se stesso, Egli ha dato la sua vita per salvarci e mostrarci l’amore e la misericordia di Dio. Gesù non ci tratta da schiavi, ma da persone libere, da amici, da fratelli; e non solo ci invia, ma ci accompagna, è sempre accanto a noi in questa missione d’amore.
Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini, non ci sono limiti: ci invia a tutti. Il Vangelo è per tutti e non per alcuni. Non è solo per quelli che ci sembrano più vicini, più ricettivi, più accoglienti. E’ per tutti. Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore.
In particolare, vorrei che questo mandato di Cristo: “Andate”, risuonasse in voi giovani della Chiesa in America Latina, impegnati nella missione continentale promossa dai Vescovi. Il Brasile, l’America Latina, il mondo ha bisogno di Cristo! San Paolo dice: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Questo Continente ha ricevuto l’annuncio del Vangelo, che ha segnato il suo cammino e ha portato molto frutto. Ora questo annuncio è affidato anche a voi, perché risuoni con forza rinnovata. La Chiesa ha bisogno di voi, dell’entusiasmo, della creatività e della gioia che vi caratterizzano. Un grande apostolo del Brasile, il Beato José de Anchieta, partì in missione quando aveva soltanto diciannove anni. Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!
2. Senza paura. Qualcuno potrebbe pensare: “Non ho nessuna preparazione speciale, come posso andare e annunciare il Vangelo?”. Caro amico, la tua paura non è molto diversa da quella di Geremia, abbiamo appena ascoltato nelle lettura, quando è stato chiamato da Dio a essere profeta. «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Dio dice anche a voi quello che ha detto a Geremia: «Non avere paura [...], perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,7.8). Lui è con noi!
“Non avere paura!”. Quando andiamo ad annunciare Cristo, è Lui stesso che ci precede e ci guida. Nell’inviare i suoi discepoli in missione, ha promesso: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20). E questo è vero anche per noi! Gesù non lascia mai solo nessuno! Ci accompagna sempre.
Gesù poi non ha detto: “Va’” , ma “Andate”: siamo inviati insieme. Cari giovani, sentite la compagnia dell’intera Chiesa e anche la comunione dei Santi in questa missione. Quando affrontiamo insieme le sfide, allora siamo forti, scopriamo risorse che non sapevamo di avere. Gesù non ha chiamato gli Apostoli perché vivessero isolati, li ha chiamati per formare un gruppo, una comunità. Vorrei rivolgermi anche a voi, cari sacerdoti che concelebrate con me quest’Eucaristia: siete venuti ad accompagnare i vostri giovani, e questo è bello, condividere questa esperienza di fede! Certamente vi ha ringiovanito tutti. Il giovane contagia giovinezza. Ma è solo una tappa del cammino. Per favore, continuate ad accompagnarli con generosità e gioia, aiutateli ad impegnarsi attivamente nella Chiesa; non si sentano mai soli! E qui desidero ringraziare di cuore i gruppi di pastorale giovanile ai movimenti e nuove comunità che accompagnano i giovani nella loro esperienza di essere Chiesa, così creativi e così audaci. Andate avanti e non abbiate paura!
3. L’ultima parola: per servire. All’inizio del Salmo che abbiamo proclamato ci sono queste parole: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 95,1). Qual è questo canto nuovo? Non sono parole, non è una melodia, ma è il canto della vostra vita, è lasciare che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù, è avere i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni. E la vita di Gesù è una vita per gli altri, la vita di Gesù è una vita per gli altri. È una vita di servizio.
San Paolo, nella Lettura che abbiamo ascoltato poco fa, diceva: «Mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero» (1 Cor 9,19). Per annunciare Gesù, Paolo si è fatto “servo di tutti”. Evangelizzare è testimoniare in prima persona l’amore di Dio, è superare i nostri egoismi, è servire chinandoci a lavare i piedi dei nostri fratelli come ha fatto Gesù.
Tre parole: Andate, senza paura, per servireAndate, senza paura, per servire. Seguendo queste tre parole sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia. Cari giovani, nel ritornare alle vostre case non abbiate paura di essere generosi con Cristo, di testimoniare il suo Vangelo. Nella prima Lettura quando Dio invia il profeta Geremia, gli dona il potere di «sradicare e demolire, distruggere e abbattere, edificare e piantare» (Ger 1,10). Anche per voi è così. Portare il Vangelo è portare la forza di Dio per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell’egoismo, dell’intolleranza e dell’odio; per edificare un mondo nuovo. Cari giovani: Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi! Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, vi accompagni sempre con la sua tenerezza: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Amen.

Amatissimo Papa Francesco,

umile e docile STRUMENTO dello Spirito Santo,

è tempo che tu indica UFFICIALMENTE IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III, dallo Siprito Santo GIA’ SAPIENTEMENTE INIZIATO, DA TE PERSONALMENTE PROSEGUITO, con stupore ed ammirazione non solo dei Cristiani, ma anche di tutti gli uomini e di tutte le donne di buona volontà.

Il tuo piccolo fratello

Sac. Salvatore Paparo

29 lug 2013

DIO E’ NOSTRO PADRE

DOMENICA XVII PER ANNUM C OMELIA Il brano evangelico di oggi inizia così: “Gesù si trovava in un luogo a pregare: quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: ” Signore, insegnaci a pregare”. E Gesù ci fece la grande rivelazione che Dio è nostro Padre: “Quando pregate, dite : “PADRE NOSTRO”. Dio è nostro Padre perchè ci ha comunicato la sua stessa vita. Pertanto, noi siamo degli uomini divinizzati così come il ferro infuocato è fuoco perché il ferro è stato trasformato in fuoco. DIO E’ UN PADRE CHE AMA TUTTI I SUOI FIGLI, UN PADRE CHE BENFICA TUTTI SENZA FARE DISTINZIONE TRA FIGLI BUONI E FIGLI CATTIVI. EGLI, PER ESEMPIO, FA SORGERE IL SUO SOLE E FA PIOVERE SIA SUI GIUSTI , SIA SUI PECCATORI. DIO E’ PADRE MISERICORDIOSO perché quando un suo figliolo diventa peccatore e fa del male ai suoi fratelli, non vuole la sua rovina, ma che si converta e che viva. Il Padre Celeste nei confronti del figlio peccatore è come un Buon Pastore che cerca la sua pecorella smarrita e che una volta ritrovata, lieto, se la pone sulle spalle, raduna tutti i suoi amici e li invita a partecipare alla sua gioia: “RALLEGRATEVI CON ME PERCHE’ HO RITROVATO LA MIA PECORELLA SMARRITA”. Il Padre Celeste nei confronti del figlio peccatore è come IL PADRE MISERICORDIOSO DELLA PARABOLA EVANGELICA DEL FIGLIOLO PRODIGO: il figliolo prodigo sperperò, ben presto, in stravizi, tutti i beni ricevuti dal padre e cadde nella più squallida miseria. Solo allora capì di aver commesso una grave stoltezza per aver abbandonato la casa paterna e, pentito, ebbe la saggezza di tornare dal padre. L’accoglienza paterna fu toccante: il padre scorse il figlio che tornava a lui quando ancora era lontano, gli andò incontro di corsa, lo abbracciò, lo baciò ripetutamente in segno di perdono, e organizzò un sontuoso banchetto, legittimandolo con queste parole rivolte ai commensali: “E’ NECESSARIO CHE FACCIAMO FESTA PERCHE’ QUESTO MIO FIGLIOLO ERA MORTO ED E’ RISUSCITATO, ERA SMARRITO ED E’ STATO RITROVATO”. Al tenero amore del nostro Padre Celeste verso di noi, dobbiamo rispondere con un altrettanto tenero amore filiale verso di Lui. Il nostro modello è Gesù. Gesù, il nostro fratello maggiore, nella sua vita, si prefisse una sola cosa: COMPIERE SEMPRE LA VOLONTA’ DEL PADRE: “IO NON SONO VENUTO NEL MONDO PER FARE LA MIA VOLONTA’ , MA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE MI HA MANDATO”. “IL MIO CIBO QUOTIDIANO E’ COMPIERE LA VOLONTA’ DEL PADRE CHE MI HA MANDATO”. Gesù ubbidì al Padre fino alla morte e alla morte di croce. A questo punto ci potrebbe sorgere un sentimento di sorpresa e di domanda: “COME E’ POSSIBILE CHE IL PADRE CELESTE ABBIA VOLUTO LA MORTE IN CROCE DEL SUO FIGLIOLO PREDILETTO?”. La risposta è una sola: Dio Padre ha accettato la sofferenza della morte del suo Figliolo Prediletto, per nostro amore. Sì, per nostro amore PERCHE’ LA MORTE DI GESU’ NON FU UNA SCONFITTA PER GESU’ , MA LA SUA ESALTAZIONE, LA SUA VITTORIA A NOSTRO FAVORE. INFATTI, GESU’ CON LA SUA MORTE HA DISTRUTTO LA NOSTRA MORTE E CON LA SUA RISURREZIONE CI HA RIDONATO LA VITA. Da quanto abbiamo esposto, ciascuno di noi dovrebbe essere indotto a trarre questa fondamentale conclusione: “DIO PADRE MI AMA SENZA MISURA. TUTTO CIO’ CHE DECIDE PER ME, LO DECIDE PER IL MIO MIGLIORE BENE, ANCHE QUANDO IO NON RIESCO A CAPIRE IL MOTIVO DELLA SUA DECISIONE”. Pertanto faccio mio il progranma di vita di Gesù: “IL MIO CIBO QUOTIDIANO E’ COMPIERE LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE E’ NEL CIELI”. Sac. Salvatore Paparo

20 lug 2013

Amatissimi miei fratelli e sorelle


Amatissimi miei fratelli e sorelle
della piccola comunità cristiana di Cintano,

cinquant’anni fa, e precisamente  il 7 aprile 1963, domenica della Palme,
il vescovo di Ivrea mons. Mensa mi ha inviato a voi come vostro umile pastore.
Ho iniziato la mia Settimana Santa in unione con Gesù Buon Pastore e Unico Salvatore del mondo.
Ho sofferto tanto; ci sono stati degli uomini che mi hanno terribilmente ostacolato. Però inutilmente perché sono stato protetto da Gesù e dalla Mamma Maria Ausiliatrice, l’Immacolata Concezione Assunta in Cielo in anima e corpo
Glorificati.
Nella Pasqua di l’anno scorso Gesù Risorto mi ha risuscitato per compiere la missione, scopo della mia esistenza: insieme al Santo Curato d’Ars, a Papa Giovanni XXIII, a Papa Francesco . a Papa Carlo Maria Martini, a santa Teresa d’Avila e a San Giovanni Bosco introdurre l’umanità del terzo millennio della Redenzione all’Età Aurea della Redenzione,
Età di Pace e di Benessere Mondiali Messianici, FONDATA SULLA SANTITA’ DELLA FAMIGLIA, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA
FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO; E REDENTA DA GESU’, UNICO SALVATORE DEL MONDO.
Il Signore mi ha scelto come suo umile strumento perché sono un nulla e un impotente. Dio per le sue grandi opere sceglie i più piccoli perché nessuno abbia a gloriarsi dinanzi a Lui: la Gloria deve essere indirizzata solo a Dio, datore di ogni dono in modo gratuito.
E’ giunta l’ora del trionfo di Gesù, Unico Salvatore del mondo, del Cuore Immacolato di Maria e dell’Opera Cenacolo Familiare che, con il Concilio Ecumenico Vaticano III, realizzerà le due profezie di Gesù:
“PADRE, CHE SIANO UNA SOLA COSA COME IO E TU SIAMO UNA SOLA COSA. COSI’ IL MONDO CREDERA’ CHE TU MI HAI MANDATO”.
“HO ALTRE PECORE CHE NON SONO IN QUESTO GREGGE. ANCHE
ESSE DEBBO GUIDARE. ASCOLTERANNO LA MIA VOCE E DIVENTERANNO UN SOLO GREGGE E UN SOLO PASTORE”.

V’invito a leggere attentamente il blog dell’Opera Cenacolo Familiare. Così scoprirete quanto la Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, ha compiuto in questo loro piccolo figliolo:
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore perché ha guardato l’umiltà del suo servo. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”.

Il piccolo Gesù
Sac. Salvatore Paparo
1

15 lug 2013

PARABOLA DEL BUON SAMARITANO



XV DOMENICA PER ANNUM
14 LUGLIO 2013  ANNO  C

OMELIA

Ascoltando la parabola evangelica del Buon Samaritano, di certo nel nostro intimo si sono susseguiti molteplici sentimenti.
Innanzi tutto ci siamo rattristati costatando la crudeltà dei briganti che, senza pietà, si sono scagliati contro il malcapitato passante, lo hanno picchiato a sangue, derubato e lasciato mezzo morto lugno il ciglio della strada. Poi ci siamo sdegnati per l’impetuoso comportamento del sacerdote e del levita: essi, giunti presso il ferito boccheggiante, anziché fermarsi a soccorrerlo, hanno accelerato il passo e si sono allontanati. Infine, abbiamo tirato un sospiro di sollievo dinanzi alla compassione del Buon Samaritano. Questi i fatti  e le nostre spontanee reazioni. Ma dobbiamo andare ben oltre per comprendere il motivo del diverso atteggiamento assunto dal sacerdote, dal levita e dal Buon Samaritano.
Per fare ciò è necessario indagare nel loro intimo, cioè nel loro cuore: infatti Gesù ci dice che è dal cuore che escono le opere buone e le opere malvage.
Il sacerdote e il levita non si sono fermati a soccorrere il ferito, perché erano
dominati da sentimenti egoistici che nella circostanza, hanno assunto il volto
della paura e dell’ interesse. Ciascuno di loro ha ragionato così:
“ Forse i briganti si trovano ancora nascosti nelle vicinanze; se mi fermo a soccorrere il ferito, corro il rischio di fare la sua stessa fine”. Ancora: “Se mi interesso del ferito, dovrò perdere inutilmente il mio tempo, dovrò faticare, dovrò spendere i miei soldi senza ricavarne alcun profitto. No, no, è meglio che io  proceda avanti”.

Il buon samaritano, dominato dalla compassiome, ha sostituito l’egoismo pauroso e interessato del sacerdote e del levita, con l’amore fraterno coraggioso e disinteressato. Per questo motivo, senza la minima esitazione, è balzato giù da cavallo, ha prestato le prime cure al ferito, lo ha delicatamente trasportato all’albergo più vicino, ed ha pagato, con il proprio denaro, tutte le spese necessarie per la sua guarigione.
A questo punto risuona chiara la risposta di Gesù al dottore della Legge:
“Se vuoi ereditare la vita eterna ama Dio con tutto il tuo cuore; ama il prossimo come te stesso”. “E chi è il mio prossimo?”. “E’ COLUI CHE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO. VA’, E CON LUI COMPORTATI COSI’ COME IL BUON SAMARITANO SI E’ COMPORTATO CON LA VITIMA DEI BRIGANTI”.

La parabola evangelica che abbiamo cercato di esaminare brevemente, è una pagina sconvolgente, una pagina che ci pone in crisi di coscienza perché facilmente ci scorgiamo imitatori del sacerdote e del levita. Abbiamo, infatti, paura di dedicare parte del nostro tempo a favore degli altri; abbiamo paura di privarci di parte del nostro denaro per soccorrere i bisognosi e i sofferenti.
E’ necessario, pertanto, che ci convertiamo dall’egoismo all’amore, all’amore di Dio e all’amore del prossimo. Se amiamo veramente il prossimo, abbiamo occhi per vedere la sua sofferenza, abbiamo udito per udire il suo lamento e la sua invocazione di aiuto, abbiamo, soprattutto, cuore per soccorrerlo con prontezza e generosità, così come fece il samaritano della parabola, COSI’ COME FECE E FA GESU’, IL BUON SAMARITANO DI TUTTA L’UMANITA’.

Sac. Salvatore Paparo
2

13 lug 2013

FILIALE LETTERA


AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA,
REGINA DELLA PACE

Cuore Immacolato di Maria Santissima, il tuo cuore materno pensa ed agisce sempre per il migliore bene di noi tuoi figlioli e di noi tue figliole.
Oggi, 13 luglio 2013, ricorre il novantaseiesimo anniversario della tua più importante Apparizione a Fatima, avvenuta nel 1917. In quella Apparizione, ai tre pastorelli hai profetizzato che la prima guerra mondiale stava per finire; ma hai profetizzato anche che, a causa dei gravi peccati degli uomini, ci sarebbe stata la seconda guerra mondiale più tremenda e disastrosa della prima. Purtroppo, l’abbiamo vissuta dal 1939 al 1945: in essa le due creature del diavolo, il nazismo e il comunismo, si contesero il dominio del mondo intero. Questi due flagelli ormai non esistono più, e noi tuoi figlioli siamo in attesa che si realizzi la profezia che hai fatto a conclusione della tua apparizione a Fatima, il 13 luglio 1917: “ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’ E IL MONDO AVRA’ UN PERIODO DI PACE”. SARA’ IL LUNGHISSIMO PERIODO DI PACE E DI BENESSERE MONDIALI MESSIANICI CHE, GRADUALMENTE, PREPARERA’ “ICIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA”.

Cuore Immacolato di Maria, nostra comune mamma, dal 1981, dopo l’attentato al papa Giovanni Paolo II, preparato ed eseguito dal diavolo e dai suoi figli tramite Alì Agca, ma da te miracolosamernte sventato, hai iniziato le tue Apparizioni a Medjugorje che tuttora perdurano. Lo scopo delle tue Apparizioni a Medjugorje lo hai manifistato tu stessa ed è confortante: “PORTARE A COMPIMENTO CIO’ CHE HAI INIZIATO A FATIMA”. Quindi tu, con la tua azione materna riuscirai a porre fine a tutte le guerre fratricide e a iniziare LA PACE MONDIALE MESSIANICA, profetizzata dagli angeli sulla grotta di Betlem: “PACE IN TERRA AGLI UOMNI CHE DIO AMA”.

Mamma, mancano solo quattro anni al centesimo anniversario delle tue Apparizioni a Fatima. Sono sicuro che in questi quattro anni ci farai testimoni oculari di tante meraviglie per portare a termine la stupenda meta che ti sei prefisso.
Io spero che tutti i tuoi figlioli e tutte le tue figliole accoglieremo il tuo pressante invito a convertirci ad una vita di perfetto amore fraterno: solo così, infatti, possiamo esserti di aiuto nella tua grande impresa che segnerà anche l’inizio DELL’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE, FONDATA SULLA SANTITA’ DELLA FAMIGLIA, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO; REDENTA DA GESU’, UNICO SALVATORE DEL MONDO, CON LA TUA SINGOLARE COOPERAZIONE.
Il tuo piccolo figliolo
Sac Salvatore Paparo
Cintano 13 luglio 201
1

11 lug 2013

LA MESSE E’ MOLTA, MA GLI OPERAI SONO POCHI



XIV DOMENICA PER ANNUM  C
7 LUGLIO 2013

OMELIA

Gesù attraversò la Palestina beneficando tutti e, soprattutto, predicando la lieta notizia  della salvezza. Gesù, spesso, si faceva precedere da alcuni Apostoli  o Discepoli, per preparare il suo arrivo in un determinato luogo.
Il brano evangelico di oggi, ci dice che Gesù scelse altri 72 discepoli e che li inviò a due a due. Prima, però, ai 72 Discepoli volle impartire alcune istruzioni.
Innanzi tutto rilevò che gli uomini da salvare erano molti , ma che i messaggeri della salvezza erano pochi:
“LA MESSE E’ MOLTA, MA GLI OPERAI SONO POCHI. PREGATE, DUNQUE, IL PADRONE DELLA MESSE, PERCHE’ MANDI OPERAI NELLA SUA MESSE”.

Senza dubbio, Gesù rivolge a noi le stesse parole: “Oggi gli uomini da salvare sono molti, ma i sacerdoti sono pochi: tante parrocchie restano senza parroco, e questa è una grave disgrazia: E’ NECESSARIO CHE OGNI COMUNITA’ CRISTIANA ABBIA IL SUO SACERDOTE. PROVA NE SIA IL FATTO CHE I FRATELLI E LE SORELLE CHE AMANO MAGGIORMENTE GESU’, QUANDO RESTANO PRIVI DEL SACERDOTE GUIDA  DELLA LORO COMUNITA’ CRISTIANA,  S I   S E N T O N O   T R I S T I  E D  AB B A N D O N A T I   A   S E   S T E S S I.

Dopo il suddetto rilievo, Gesù ai 72 discepoli diede il potere DI PORTARE LA SUA PACE MESSIANICA  ALLE FAMIGLIE CHE AVREBBERO VISITATO: “IN QUALUNQUE CASA ENTRIATE, PRIMA DITE: “PACE A QUESTA CASA. SE VI SARA’ UN FIGLIO DELLA PACE, LA VOSTRA PACE SCENDERA’ SU DI LUI, ALTRIMENTI RITORNERA’ SU DI VOI”.
Dunque, la pace messianica di Gesù raggiungerà i membri delle famiglie visitate, solo se essi sono ben disposti, solo se essi accolgono la Parola di Dio e si impegnano a praticarla.

Dobbiamo dire anche che Gesù non nascose ai 72 discepoli che la loro missione era difficile: “VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI”.
Sì, tante famiglie e tante città avrebbero accolto il messaggio del Regno di Dio e avrebbero ricevuto LA PACE MESSICA DI GESU’, ma tante altre famiglie e tante altre città avrebbero rifiutato il messaggio del Regno di Dio, e avrebbero trattato duramente i messaggeri di pace. Per esse Gesù usa parole durissime:
“QUANDO ENTRIATE IN UNA CITTA’ E NON VI ACCOGLIERANNO, USCITE NELLE PIAZZE E DITE: ANCHE LA POLVERE DELLA VOSTRA CITTA’ CHE SI E’ ATTACCATA AI NOSTRI PIEDI, NOI LA SCUOTIAMO A TESTIMONIANZA CONTRO DI VOI”.

Compiuta la loro missione, i 72 discepoli tornarono da Gesù, e gli dissero: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”.
Gesù rispose: “ Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei Cieli”.
Noi possiamo avere tanti motivi per essere lieti: lieti perché il Signore ci concede una buona salute, lieti perché i nostri affari procedono bene, lieti per una forte amicizia  che ci lega a qualcuno. E facciamo bene a gioire; ma la nostra gioia principale deve consistere nel fatto che i nostri nomi sono scritti nel Cieli, nel fatto che, dopo la nostra morte, Dio ci accoglierà in Paradiso, dicendoci:
“BENE, SERVO BUONO E FEDELE, POICHE’ SEI STATO FEDELE NEL POCO, ENTRA NEL GAUDIO ETERNO DEL TUO SIGNORE”.

Sac. Salvatore Paparo



3 lug 2013

Commento all'omelia


COMMENTO ALL’OMELIA SU SAN GIOVANNI BATTISTA PATRONO DI CINTANO

CARISSIMI LETTORI E LETTRICI DEL BLOG DELL’OPERA CENACOLO FAMILIARE,

la sorella ed amica O.M. ha commentato così l’omelia SU SAN GIOVANNI BATTISTA

Bella. Vero che Gesù perdonava senza condizioni, vero anche che chi gli si avvicinava era oramai pronto a un cambiamento di vita, a una vera e propria rivoluzione interiore. Noi abbiamo burocratizzato i rapporti all'interno delle nostre comunità, dimenticando che la misericordia viene prima di ogni altro dono che Dio ci abbia fatto. Non possiamo chiedere a tante persone di sedersi alla nostra mensa e poi... lasciarle digiune. Se la nostra chiesa fosse "mamma", prima laverebbe i piedi agli esclusi, li rifocillerebbe di parola e di Eucarestia, e poi intavolerebbe con loro l'ascolto indispensabile a lenire ogni sofferenza. Invece pensiamo sempre che si "pecchi" per dispetto, perché si è recidivi, e non perché si è malati. E' la stessa differenza che passa tra i sacerdoti che hanno lasciato il mercante assalito dai banditi sulla strada tra Gerusalemme e Gerico, e il samaritano che lo soccorre.
Un abbraccio

1 lug 2013

FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

PATRONO DI CINTANO

DOMENICA 30 GIUGNO 2013


 OMELIA

 Duemila anni fa, nel deserto del Giordano, apparve un giovane pieno di vitalità, di entusiasmo e di fascino. Il suo nome era Giovanni Battista. Egli  ben presto riuscì ad attrarre a sé le grandi folle di Israele. Gesù non ha ammirato nessuno quanto Giovanni Battista; di nessun altroMA PRIMA ha parlato in termini somiglianti. Per Gesù Giovanni Battista non è solo un profeta. Giovanni Battista è più che un profeta: Egli è il più grande tra i nati di donna.

Giovanni Battista è il messaggero mandato da Dio a preparare i cuori degli Israeliti per accogliere docilmente il Messia Gesù, L’UNICO SALVATORE DI TUTTI GLI UOMINI.

 Giovanni Battista aveva le idee molto chiare: gli Isareliti, popolo eletto, hanno infranto L’ALLEANZA CON DIO, DISOBBEDENDO ALLA LEGGE DI MOSE’; la storia del popolo eletto  è arrivata al fallimento totale. La crisi attuale non è una tra le tante crisi, ma il punto finale  cui si è giunti attraverso una lunga catena di peccati.

Isarele per essere salvato deve convertirsi; ha bisogno di una radicale purificazione. I convertiti s’immergono nelle acque del Giordano, e mentre essi, ad alta voce, confessano i loro peccati, Giovanni li battezza e Dio concede loro il perdono.

Giovanni Battista era convinto che i suoi battezzati perdonati da Dio

erano pronti ad accogliere il Messia Gesù e che con Lui avrebbero ritrovato LA LIBERTA’. LA PACE E IL BENESSERE.

 Qui, però, dobbiamo fare un rilievo molto importante: Giovanni Battista era convinto che il Messia Gesù AVREBBE INCOMINCIATO LA SUA MISSIONE CON UN SEVERISSIMO GIUDIZIO: avrebbe salvato sì i battezzati da lui e perdonati da Dio, MA PRIMA AVREBBE  ELIMINATO TUTTI I PECCATORI IMPENITENTI COME UN CONTADINO CHE TAGLIA GLI ALBERI CHE NON FANNO FRUTTI BUONI E LI GETTA NEL FUOCO.

Su questo punto, però, Gesù non poteva concordare con  Giovanni Battista. Per convicerci di ciò, consideriamo attentamente l’atteggiamento di Gesù nei riguardi dei peccatori. Un giorno Gesù vide un uomo chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Matteo era un esattore: riscuoteva le tasse per l’impero romano, e si arricchiva imbrogliando le persone che pagavano le tasse. Perciò, come tutti i pubblicani, era un ladro odiato da tutti. Ebbene, malgrado ciò,Gesù lo chiamò a far parte dei suoi dodici Apostoli. Matteo accettò la chiamata di Gesù e per festeggiare l’avvenimento organizzò un solenne banchetto. Mentre Gesù sedeva a tavola nella casa di Matteo, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori, e se ne stavano con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò i farisei, scandalizzati, dicevano ai suoi discepoli: “ Come mai il vostro Maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori? “. Udito questo, Gesù disse: “NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI. Andate ad imparare che cosa vuol dire: “ MISERICORDIA VOGLIO E NON SACRIFICI: IO NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI “.

Anailiziamo brevemente il fatto: Gesù non è nemico dei peccatori, ma il loro amico; Gesù non giudica né condanna i peccatori, ma li tratta con grande misericordia. Gesù considera i peccatori dei malati spiritualmente e si offre loro  come medico capace di guarire tutti i malati che accettano le sue cure. I peccatori, infine,che si lasciano curare da Gesù medico misericdioso, guariscono, si convertono, diventano figli di Dio ed eredi del Cielo.

E qui dobbiamo notare un fatto strabigliante: Gesù perdonava i peccatori senza chiedere ad essi, come condizione preliminare, la conversione, il pentimento dei loro peccati. Gesù ai peccatori concedeva il suo perdono e basta. Erano poi essi, i peccatori che, sperimentando la bontà di Gesù, si convertivano e cambiavano vita.

Pensiamo a Zaccheo, il capo dei pubblicani, ossia il capo dei ladri. Gesù per Zaccheo fece un gesto di amicizia autoinvitandosi ad un pranzo. Zaccheo accolse Gesù con gioia, e a conclusione del pranzo, con evidente gratitudine verso di Lui, si dichiarò un peccatore pentito e convertito: “Maestro, do’ la metà dei miei beni ai poveri; e a coloro che ho derubato, restituerò quattro volte tanto”.

Gesù, Amore Misericordioso, si disse molto soddisfatto: “OGGI IN QUESTA CASA E’ ENTRATA LA SALVEZZA”.
 

Sac. Salvatore Paparo