Translate

15 lug 2013

PARABOLA DEL BUON SAMARITANO



XV DOMENICA PER ANNUM
14 LUGLIO 2013  ANNO  C

OMELIA

Ascoltando la parabola evangelica del Buon Samaritano, di certo nel nostro intimo si sono susseguiti molteplici sentimenti.
Innanzi tutto ci siamo rattristati costatando la crudeltà dei briganti che, senza pietà, si sono scagliati contro il malcapitato passante, lo hanno picchiato a sangue, derubato e lasciato mezzo morto lugno il ciglio della strada. Poi ci siamo sdegnati per l’impetuoso comportamento del sacerdote e del levita: essi, giunti presso il ferito boccheggiante, anziché fermarsi a soccorrerlo, hanno accelerato il passo e si sono allontanati. Infine, abbiamo tirato un sospiro di sollievo dinanzi alla compassione del Buon Samaritano. Questi i fatti  e le nostre spontanee reazioni. Ma dobbiamo andare ben oltre per comprendere il motivo del diverso atteggiamento assunto dal sacerdote, dal levita e dal Buon Samaritano.
Per fare ciò è necessario indagare nel loro intimo, cioè nel loro cuore: infatti Gesù ci dice che è dal cuore che escono le opere buone e le opere malvage.
Il sacerdote e il levita non si sono fermati a soccorrere il ferito, perché erano
dominati da sentimenti egoistici che nella circostanza, hanno assunto il volto
della paura e dell’ interesse. Ciascuno di loro ha ragionato così:
“ Forse i briganti si trovano ancora nascosti nelle vicinanze; se mi fermo a soccorrere il ferito, corro il rischio di fare la sua stessa fine”. Ancora: “Se mi interesso del ferito, dovrò perdere inutilmente il mio tempo, dovrò faticare, dovrò spendere i miei soldi senza ricavarne alcun profitto. No, no, è meglio che io  proceda avanti”.

Il buon samaritano, dominato dalla compassiome, ha sostituito l’egoismo pauroso e interessato del sacerdote e del levita, con l’amore fraterno coraggioso e disinteressato. Per questo motivo, senza la minima esitazione, è balzato giù da cavallo, ha prestato le prime cure al ferito, lo ha delicatamente trasportato all’albergo più vicino, ed ha pagato, con il proprio denaro, tutte le spese necessarie per la sua guarigione.
A questo punto risuona chiara la risposta di Gesù al dottore della Legge:
“Se vuoi ereditare la vita eterna ama Dio con tutto il tuo cuore; ama il prossimo come te stesso”. “E chi è il mio prossimo?”. “E’ COLUI CHE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO. VA’, E CON LUI COMPORTATI COSI’ COME IL BUON SAMARITANO SI E’ COMPORTATO CON LA VITIMA DEI BRIGANTI”.

La parabola evangelica che abbiamo cercato di esaminare brevemente, è una pagina sconvolgente, una pagina che ci pone in crisi di coscienza perché facilmente ci scorgiamo imitatori del sacerdote e del levita. Abbiamo, infatti, paura di dedicare parte del nostro tempo a favore degli altri; abbiamo paura di privarci di parte del nostro denaro per soccorrere i bisognosi e i sofferenti.
E’ necessario, pertanto, che ci convertiamo dall’egoismo all’amore, all’amore di Dio e all’amore del prossimo. Se amiamo veramente il prossimo, abbiamo occhi per vedere la sua sofferenza, abbiamo udito per udire il suo lamento e la sua invocazione di aiuto, abbiamo, soprattutto, cuore per soccorrerlo con prontezza e generosità, così come fece il samaritano della parabola, COSI’ COME FECE E FA GESU’, IL BUON SAMARITANO DI TUTTA L’UMANITA’.

Sac. Salvatore Paparo
2

Nessun commento:

Posta un commento