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25 gen 2014

Io sacerdote Salvatore Paparo


umile strumento DEL CIELO,

trascrivo un bellissimo articolo firmato Bill e Melinda Gates, BOCCATA D’OSSIGENO PER COLORO CHE CREDONO ALL’AVVENTO DELLA PROSSIMA ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE , LUNGHISSIMO PERIODO DI PACE E DI BENSSERE MONDIALI MESSIANICI, FONDATA SULLA SANTITA’ DELLA FAMIGLIA, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO, REALIZZATA CON LA CELEBRAZIONE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III.

 

“TERZO MONDO

MA LA POVERTA’ NON SARA’ UNA CONDANNA.

Da quasi ogni punto di vista il mondo va meglio di come sia mai andato nella sua storia. La gente vive più a lungo e in salute. La povertà più estrema è stata dimezzata negli ultimi 25 anni. La mortalità infantile sta diminuendo molto velocemente. Sempre più nazioni, un tempo destinatari di aiuti, oggi sono autosufficienti. Uno si immaginerebbe che questi strabilianti progressi dovrebbero essere festeggiati e celebrati¸che tutti si diano da fare per raffinare questa “ricetta” che sta funzionando così bene, in modo da poterla diffondere sempre più. Ma non è così. Anzi: è sorprendente notare che solo una minoranza pensa che le cose nel mondo vadano meglio, e che al contrario sono tantissimi quelli che sono convinti che il mondo stia peggiorando.

Secondo noi, questo avviene anche perché tante persone sono preda di una serie di  miti: ovvero, idee errate che contrastano con i fatti e la realtà. I miti più dannosi? Che i poveri siano condannati a rimanere poveri; che tutti gli sforzi compiuti per aiutarli siano condannati al fallimento, che salvare delle vite contribuisca soltanto a peggiorare ulteriormente la situazione.

Il mito secondo cui i Paesi poveri sono condannati a restare poveri è diffusissimo, la maggior parte delle volte lo sentiamo quando si parla di Africa. Basta fare una rapida ricerca sul Web: sono decine i titoli di giornali o di libri del genere: “Come mai i paesi ricchi sono diventati ricchi e perché i poveri resteranno poveri”. “Perché un povero resterà tale”, e così via.

Per fortuna questi libri non sono dei bestseller: anche perchè la loro premessa di fondo è falsa. Al contrario, la verità è quasi dappertutto -Africa compresa – indicatori come quelli del reddito o altri indici del benessere delle persone segna un miglioramento.

In primo luogo, nessuno si può permettere di affermare che oggi l’Africa stia peggio di come stava cinquant’anni fa. Al contrario il reddito pro capite dell’Africa sub sahariana è cresciuto in questo arco di tempo; e in alcuni Paesi del Continente è cresciuto notevolmente. Il reddito pro capite dell’Africa sub sahariana diminuì fortemente negli Anni 80, segnato dalla crisi del debito, ma successivamente  e fino al 1998 registrò un forte aumento, passando da poco più di 1300 dollari all’anno a quasi 2.200 dollari. Oggi sono molti i Paesi africani che si segnalano perché godono di economie a sviluppo forte e sostenuto; altri seguiranno il loro esempio. Sette dei dieci Paesi del mondo che hanno visto la crescita più forte, negli ultimi cinque anni, sono di Paesi africani.

Secondo, l’Africa ha compiuto grandi passi avanti dal punto di vista della salute e dell’istruzione. Dal 1960 ad oggi la speranza di vita per una donna dell’Africa Nera è passata da 41 a 57 anni, nonostante l’epidemia del virus Hiv. Se non esistesse questa terribile malattia, sarebbe salita a 61 ann. La percentuale di bambini che frequentano la scuola è passata dal 40% circa del 1970 a più del 75% di oggi. Sempre meno persone soffrono la fame; sempre più persone invece fruiscono di una buona alimentazione. Se è vero che avere abbastanza da mangiare, poter andare a scuola, vivere più a lungo sono indicatori di una buona vita, ebbene allora senza ombra di dubbio in Africa la vita sta migliorando. E questi miglioramenti, fra l’altro, non si esauriscono qui: sono il fondamento per ulteriori progressi futuri.

Non c’è dubbio che le “medie” nascondano le grandi differenze che pure ci sono fra Paese e Paese. In Etiopia il reddito medio è di sole 800 dollari l’anno pro capite. In Botswana si arriva quasi a 12.000 annui. E questi grandi squilibri si osservano anche all’interno dei singoli Stati: la vita di una grande area metropolitana come quella di Nairobi ha ben poco a che vedere con quella di un villaggio rurale del Kenia. Dunque, bisogna considerare con grande scetticismo chi riduce un intero continente ad una massa indiffernziata di povertà e malattie.

In conclusione: i Paesi poveri non sono condannati a restare poveri. Alcune delle cosiddette nazioni in via di sviluppo sono oggi da considerare già sviluppate. Molte altre stanno seguendo la stessa strada. I paesi che ancora devono trovare la via verso lo sviluppo non stanno cercando di compiere un’impresa inaudita e senza precedenti. Hanno ottimi esempi da cui imparare.

Di questa verità siamo tanto sicuri e convinti da sentirci di arrischiare una previsione. Entro il 2035 non ci saranno praticamente Paesi poveri nel mondo (stando alla nostra attuale definizione di povertà; in altre parole, nel 2035 quasi nessun Paese sarà povero come i 35 Paesi definiti “poveri” dalla World Bank). Quasi tutti i Paesi del mondo potranno essere annoverati tra quelli che oggi chiamiamo “Paesi a reddito medio basso”, o andranno oltre questo livello di ricchezza. Le Nazioni impareranno dai loro vicini più produttivi; si avvantaggeranno di innovazioni come nuovi vaccini, sementi migliorati, e dagli effetti della rivoluzione digitale. La forza lavoro di quei paesi, potenziata da una migliore istruzione ed educazione, attirerà nuovi investimenti.

Sarebbe un risultato davvero notevole. Quando eravamo ragazzi, la maggior parte delle Nazioni del mondo erano povere. Nei prossimi due decenni, la presenza di Paesi drammaticamente poveri diventerà un’eccezione, e non sarà più la regola. Miliardi di persone saranno salvate dall’estrema povertà. L’idea che tutto questo possa accadere nel corso della nostra vita è semplicemente meraviglioso “. 

BILL E MELINDA GATES

Oggi 25 gennaio 2014, FESTA DELLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO,

si conclude l’ottavario di preghiera PER IL RITORNO ALL’UNITA’ DELLA CHIESA DI GESU’.

Preghiamo spesso perché si realizzi PRESTO LA PREGHIERA PROFETICA DI GESU’:

“PADRE ( CHE I MIEI DISCEPOLI) SIANO UNA SOLA COSA COME IO E TU SIAMO UNA SOLA COSA. COSI’ IL MONDO CREDERA’ CHE TU MI HAI MANDATO”.

 

Sac. Salvatore Paparo

24 gen 2014

E’ NECESSARIO CHE LA CHIESA DI GESU’

TORNI AD ESSERE UNITA


TERZA DOMENICA DURANTE L'ANNO A



OMELIA

dedichiamo la nostra riflessione domenicale al commento  della Seconda Lettura che è un brano della Prima Lettera che San Paolo Apostolo scrisse ai cristiani di Corinto.
Corinto, capitale della provincia romana di Acaia, era una città importantissima per il commercio. Per questo motivo veniva frequentata da gente di ogni paese, di ogni razza e di ogni grado sociale. Corinto era nota anche per la sua forte corruzione morale.
San Paolo giunse a Corinto nell'anno 46 durante il suo secondo viaggio missionario e, con il suo solito slancio, vi predicò Gesù Crocifisso, Morto e Risorto. La predicazione di San Paolo fu coronata da un grande successo cosìcchè, quando dopo circa tre anni di residenza, l'apostolo lasciò Corinto, la comunità cristiana di Corinto era numerosa e fiorente.
Nel terzo viaggio missionario, avvenuto dal 54 al 58, San Paolo fissò la sua residenza ad Efeso, ma, da padre premuroso, si teneva sempre informato delle Chiese da lui fondate, per aiutarle a superare eventuali loro difficoltà e per mantenerle nel primitivo fervore. Fu così che venne a conoscere le divisioni che, durante la sua assenza, erano sorte nella comunità cristiana di Corinto. Vi si erano formati quattro partiti: un gruppo aveva scelto per capo Apollo, un colto alessandrino che affascinava per la sua brillante predicazione; un secondo gruppo aveva fatto cadere le sue preferenze su Pietro; un terzo gruppo si era radunato attorno al nome di Paolo; ed infine un altro gruppo diceva semplicemente: "Noi siamo di Cristo".
San Paolo da Efeso si affrettò a scrivere una lettera ai Corinzi e li rimproverò severamente dicendo loro: "CRISTO E' UNO SOLO E NON PUO' ESSERE DIVISO COME L'AVETE DIVISO VOI. DOVETE VIVERE IN PERFETTA UNIONE DI PENSIERI E DI INTENTI".
Dalla seconda lettera che San Paolo scrisse ai Corinzi sappiamo che le divisioni furono superate.
Ma, purtroppo, la storia bimillenaria della Chiesa ha conosciuto altre divisioni molto più gravi e molto più estese. Anche oggi le Chiese Cristiane siamo ancora divise. E' sufficiente ricordare le loro principali denominazioni. Esistono: la Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa, la Chiesa Protestante, la Chiesa Anglicana.
La divisione dei cristiani è scandalo per i non credenti ed impedisce la loro conversione a Gesù, Unico Salvatore del  Mondo. Grazie all'azione dello Spirito Santo, però, abbiamo finalmente capito che non è possibile dirci cristiani e continuare ad odiarci. Dobbiamo convertirci, dobbiamo ricostruire la nostra unità. Allo scopo è sorto IL MOVIMENTO ECUMENICO.
Il Papa Giovanni XXIII che esercitò il suo ministero petrino dal 1958 al 1963, diede una svolta positiva decisiva al Movimento Ecumenico, principalmente con la celebrazione del Concilio Eccumenico Vaticano II e lanciando a tutti i cristiani, con la predicazione e con il suo stile di vita, questo proclama: "CERCHIAMO CIO' CHE CI UNISCE E NON CIO' CHE CI DIVIDE. SE PARLIAMO DI CIO’ CHE CI UNISCE, SUPEREREMO ANCHE CIO’ CHE CI DIVIDE”.
E' vero, ancora non siamo riusciti a ricostruire l'Unica Chiesa di Gesù; ancora ci sono molti ostacoli da superare. Ma nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che si sono fatti grandi passi in avanti verso il raggiungimento della meta da tutti sospirata. Seguendo la luce interiore dello Spirito Santo possiamo accelerare la riunificazione delle Chiese Cristiane VIVENDO UNITI TRA DI NOI E RIVOLGENDO SPESSO A DIO PADRE, LA PREGHIERA CHE GLI RIVOLSE GESU' DURANTE L'ULTIMA CENA:
"PADRE, CHE SIANO UNA SOLA COSA, COME IO E TU SIAMO UNA SOLA COSA.
  COSI' IL MONDO CREDERA' CHE TU MI HAI MANDATO".

   Sac. Salvatore Paparo

 
 Cintano 25 gennaio 2014

  Festa della conversione di San Paolo

 

20 gen 2014

VENTISETTESIMA LETTERA

AL SIGNORE GESU’ RISORTO

UNICO SALVATORE DEL MONDO

Cintano 19 gennaio 2014

Amatissimo mio Signore Gesù Risorto,

oggi desidero sfogarmi con te:
da quando l’8 dicembre del 2007, festa dell’Immacolata Concezione,
il vescovo d’Ivrea… ha ingiustamente firmato il decreto che mi destituiva da parroco di Cintano, pur restando io, per tua benevola disposizione, pastore della piccola comunità cristiana cintanese, la diocesi di Ivrea mi ha ignorato completamente: è come se io non esistessi.

Con l’arrivo del nuovo vescovo d’Ivrea… avevo sperato in un cambiamento di rotta, ma sono profondamente deluso: al nuovo vescovo ho inviato vari miei scritti, ma non mi ha mai risposto. Ultimamente il nuovo vescovo ha fatto la visita pastorale alle parrocchie della Valle Sacra alla quale appartiene anche la parrocchia di Cintano, ma mi ha ignorato.

Gesù, gran parte della Gerarchia Cattolica ha bisogno di convertirsi imitando il Papa Francesco da Te inviato per attuare le indispensabili e improcrastinabili

Riforme nella tua Chiesa, tramite la celebrazione DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III.

GESU’, E’ NECESSARIO CHE I TUOI DISCEPOLI FORMINO UNA COMUNITA’ DI FRATELLI. Solo così il mondo, affascinato dal loro reciproco amore, si convertirà a Te  E DIVENTERA’ UN SOLO GREGGE, GUIDATO DA TE UNICO BUON PASTORE.

ALLORA SI REALIZZERA’ L’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE, LUNGHISSIMO PERIODO DI PACE E DI BENESSERE MONDIALI MESSIANICI, FONDATA SULLA SANTITA’ DELLA FAMIGLIA CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FELICISSIMA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO.

Gesù, grazie per le innumerevoli tue carezze che mi hai regalato durante tutta
la mia vita, a partire da quando ero ancora nel seno materno.

Gesù, sono il tuo umile strumento

Sac. Salvatore Paparo

18 gen 2014

VENTISEIESIMA LETTERA


AL SIGNORE GESU’ RISORTO


UNICO SALVATORE DEL MONDO

Cintano 15 gennaio 2014

 

Amatissimo mio Signore Gesù Risorto,

in questi giorni ho riflettuto molto su questo mio problema esistenziale: chi sono io? Sono un povero uomo che ha perso la testa o un piccolo uomo creato dal Padre Celeste per annunziare l’Età Aurea della Redenzione, lunghissimo periodo di Pace e di Benessere Messianici che gradualmente preparerà “I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA?”. Sento il peso di quanto affermo; ma debbo affermare che corrisponde al vero quanto qualcuno, non so chi sia, ha scritto nel blog dell’Opera Cenacolo Familiare insieme alla pubblicazione della mia foto della mia ordinazione sacerdotale avvenuta a Patti (Messina) il 21 febbraio 1954:

“Sacerdote Salvatore Paparo,

L’Opera Cenacolo Familiare nasce “in embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 agosto 1929. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania), all’età di dieci anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania; dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione , l’8 dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario  un’Era di Pace e di Benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.

Sì, mio Gesù, sono un tuo piccolo strumento. Invito coloro che mi credono un matto a seguire quanto il 15 novembre 2013 ho scritto nel blog dell’Opera Cenacolo Familiare sotto la voce “CONCILIO ECUMENICO VATICANO III”.

Per i fratelli e le sorelle di buona volontà trascrivo nel blog dell’Opera Cenacolo Familiare i seguenti miei scritti:

1.     VENTICINQUESIMA LETTERA AL SIGNORE GESU’ RISORTO UNICO SALVATORE DEL MONDO.

2.     EPIFANIA ANNO 2014.  OMELIA

3.     PRIMO GENNAIO 2014. FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET. OMELIA.

4.     5 GENNAIO 2014 “E IL VERBO SI FECE CARNE”. OMELIA.

5.     GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2014.

6.     ALLA FINE DEI TEMPI CI SARA’ LA RISURREZIONE DEI CORPI.

OMELIA.

7.     PAPA FRANCESCO.

Sac. Salvatore Paparo

11 gen 2014

VENTICINQUESIMA LETTERA AL SIGNORE GESU’ RISORTO

UNICO SALVATORE DEL MONDO.

Amatissimo mio Gesù, è l’anno del mio Battesimo: sessant’anni fa,

il 21 febbraio 1954, a Patti (Messina) sono stato ordinato sacerdote dal Vescovo

Ficarra: la mia immensa gioia è stata turbata da un forte dolore di stomaco e da

una fastidiosissima nausea: ero, infatti, in gestazione di un’ulcera duodenale sanguinante. Sono stato operato, d’urgenza, nel 1964, a distanza di dieci anni,

con una particolare assistenza del Cielo.

Amatissimo mio Signore Gesù, sono il tuo piccolo Gesù. Grazie! 


BATTESIMO DI GESU’


12 gennaio 2014

OMELIA

Finito il breve periodo natalizio durante il quale abbiamo rivissuto il mistero

della nascita e dell’infanzia di Gesù, la liturgia passa immediatamente alla vita pubblica del Signore. Inizia con l’incontro di Gesù con il suo precursore Giovanni Battista: Gesù è il sole nascente, Giovanni, invece, è l’astro al suo tramonto. D’ora in poi Gesù sale, Giovanni declina. Lo afferma lo stesso Giovanni : “BISOGNA CHE GESU’ CRESCA E CHE IO DIMINUISCA”.

Gesù iniziò la sua vita pubblica facendosi battezzare dal suo precursore Giovanni.

Il battesimo di Gesù, però, non equivale al nostro battesimo: il nostro battesimo, infatti, è purificazione e liberazione dal peccato; è infusione della vita. Ebbene, in Gesù non ci fu alcuna purificazione e liberazione dal peccato perché in Lui non c’era alcun peccato personale dal quale doveva essere purificato e liberato; in Gesù non poteva esserci alcuna infusione di vita PERCHE’ LUI E’ LAVITA.

Ma che senso ha, dunque, il Battesimo di Gesù?

Gesù, battezzandosi, fece un supremo gesto d’amore verso di noi: prese su di sé i nostri peccati per distruggerli e per salvarci. San Paolo arriva a dire che Gesù non solo ha preso su di sé i nostri peccati, ma che addirittura per noi si è fatto peccato. Leggiamo, infatti, al capitolo quinto della Seconda Lettera ai Corinzi: “COLUI CHE NON CONOBBE PECCATO, DIO LO HA FATTO PECCATO PER NOI, AFFINCHE’ NOI DIVENTASSIMO IN LUI GIUSTIZIA DI DIO”.

Questo supremo gesto d’amore per noi, costò molto a Gesù: per noi, infatti, ha sofferto durante tutta la vita. Ma il peso dei nostri peccati lo sentì in modo del tutto particolare, nell’orto del Getsemani. In quelle tremende tre ore di agonia, Gesù rimase quasi schiacciato dai nostri peccati. Da qui il suo sudore di sangue; da qui la sua preghiera: “PADRE, SE E’ POSSIBILE, ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE”. Ma ciò non era possibile. Infatti, Gesù con il Battesimo aveva iniziato la sua Passione per noi, e la sua Passione doveva concludersi sulla croce. Gesù stesso parlò della sua morte in croce, in termini di battesimo: “SONO VENUTO A PORTARE IL FUOCO DELL’AMORE SULLA TERRA, E CHE COSA DESIDERO SE NON CHE SI ACCENDA? PRIMA, PERO’, DOVRO’ ESSERE BATTEZZATO CON UN BATTESIMO, E COME SONO IN ANGUSTIA FINCHE’ NON SIA COMPIUTO”.

Quando sulla croce, immediatamente prima di morire, pronunziò le parole: “TUTTO E’ COMPIUTO”,  Gesù voleva dire: “IL MIO BATTESIMO E’ GIUNTO AL SUO COMPIMENTO”. 

Ma ritorniamo al nostro battesimo. Noi con il battesimo siamo stati salvati da Gesù. Nello stesso tempo, il Padre Celeste ci ha affidato la missione di aiutare Gesù a salvare i nostri fratelli peccatori. Ciò, fra l’altro, comporta che ci uniamo alle sofferenze di Gesù. Solo se non ci lamentiamo delle nostre sofferenze, solo se le accettiamo con lo stesso amore e con la stessa pazienza di Gesù, noi insieme a Gesù salviamo i nostri fratelli peccatori, e possiamo attribuirci le parole che il Padre Celeste disse a Gesù, appena battezzato: “TU SEI IL FIGLIO MIO, L’AMATO: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO”.


Sac. Salvatore Paparo

6 gen 2014

EPIFANIA ANNO 2014


OMELIA

Epifania significa manifestazione del Signore, e più precisamente manifestazione del Signore che salva gli uomini. La festa di oggi  conclude il periodo natalizio, e lo conclude accentuando la volontà di Gesù di salvare non solo il popolo ebreo, ma anche il popolo pagano. Questa sua volontà salvifica universale, Gesù la manifestò nella Notte Santa della Sua Nascita a Betlem chiamando alla sua culla i rappresentanti dei due popoli: per mezzo di un angelo chiamò alla sua culla il popolo ebreo rappresentato dai pastori; per mezzo di una stella miracolosa chiamò alla sua culla il popolo pagano rappresentato dai Magi. Prima, però, di parlare dei Magi, facciamo una riflessione sulla nostra chiamata alla salvezza. Gesù ci ha chiamati alla sua culla non per mezzo di un angelo, non per mezzo di una stella miracolosa, ma facendoci nascere nel seno di una famiglia cristiana che ci ha educato nella Fede. Gesù, poi, attraverso gli avvenimenti della nostra vita, lieti e tristi; attraverso le sue luci interiori ci ha sempre manifestato la sua volontà affinchè la seguissimo e così realizzassimo la missione particolare che ciascuno di noi ha ricevuto da Dio.
La festa dell'Epifania c'invita ad esaminarci sulla nostra fedeltà alla volontà di Dio per intraprendere un nuovo cammino di santità. In ciò i Magi ci sono di grande esempio.
Innanzi tutto ci insegnano la PRONTEZZA  nel rispondere " SI " alla volontà di Dio: i Magi, vista la stella miracolosa preannunziata dai profeti, capirono subito che il Messia Promesso era nato e che li invitava alla sua culla per salvarli. Essi non esitarono un solo istante; immediatamente organizzarono una carovana di cammelli e si misero in viaggio verso la Palestina.
In secondo luogo i Magi ci insegnano la GENEROSITA': si pensa che i Magi fossero degli scienziati persiani. Pertanto, dovettero affrontare i disagi del deserto per circa tre mesi.
Infine, i Magi ci sono MODELLI DI FIDUCIA NEL SIGNORE E MODELLI DI PERSEVERANZA: essi erano sicuri che il Signore li guidava mentre la stella miracolosa brillava sulle loro teste e li precedeva nel cammino. MA LA LORO SICUREZZA NON VENNE MENO AL MOMENTO DELLA PROVA: al loro ingresso in Gerusalemme la stella guida scomparve; essi domandavano a tutti: "DOVE E' NATO IL RE DEI GIUDEI?". E sentendosi rispondere sempre: "NON NE SAPPIAMO NULLA", non si scoraggiarono, ma intensificarono la loro ricerca. LA LORO FIDUCIA NEL SIGNORE E LA LORO PERSEVERANZA li portò fino al palazzo del re Erode, dove finalmente RICEVETTERO LA RISPOSTA CHE ATTENDEVANO. Gliela diedero i Sommi Sacerdoti e gli Scribi conoscitori della Sacra Scrittura: IL PROFETA MICHEA AVEVA PREDETTO CHE IL MESSIA SAREBBE NATO A BETLEM DELLA GIUDEA.

Nei momenti difficili della nostra vita dobbiamo imitare i Magi. In ciò ci può essere di aiuto anche l'esempio del padre gesuita Ives Congar: Congar era un teologo di avanguardia: insegnava dottrine cattoliche ma, purtroppo, fu ritenuto un eretico e lo castigarono: per castigo gli tolsero l'insegnamento teologico; per castigo lo costrinsero a vivere in un oscuro monastero. Finalmente, però, per lui giunse il momento della fine della prova: IL GRANDE PAPA GIOVANNI XXIII, PAPA MANDATO DA DIO, LO INVITO' AL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II COME ESPERTO DI TEOLOGIA, E GRAN PARTE DELLA SUA DOTTRINA PRIMA RITENUTA ERETICA, FU INSERITA  NEI DOCUMENTI CONCILIARI.

Ad alcuni amici che desideravano conoscere come aveva trascorso il tempo della sua prova, Padre Congar rispose: "NEL MOMENTO DELLE TENEBRE NON HO RIGETTATO NULLA DI QUANTO AVEVO VISTO NEL MOMENTO DELLA LUCE".

NEI MOMENTI DIFFICILI DELLA NOSTRA VITA IMITIAMO, PERTANTO, I MAGI; IMITIAMO PADRE CONGAR. NON RESTEREMO DELUSI COME NON RIMASERO DELUSI I MAGI, COME NON RIMASE DELUSO PADRE CONGAR.

Sac. Salvatore Paparo

 

5 gen 2014

E IL VERBO SI FECE CARNE



  SECONDA DOMENICA DOPO NATALE

OMELIA

Il brano evangelico di oggi c’invita a meditare SUL PROLOGO ossia sulla introduzione del Vangelo di San Giovanni.
Incomincia con QUESTA solenne affermazione:
“IN PRINCIPIO ERA IL VERBO,
  IL VERBO ERA PRESSO DIO,
  IL VERBO ERA DIO”.
“IN PRINCIPIO ERA IL VERBO”. Cioè quando  Dio Padre INCOMINCIO’ a creare l’universo IL VERBO ESISTEVA GIA’. VERBO SIGNIFICA PAROLA  e San Giovanni vuole dirci che all’inizio della creazione IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO PADRE ESISTEVA GIA’.
San Giovanni ci dice ancora “IN PRINCIPIO IL VERBO ERA PRESSO DIO”.
Quando qualcuno è ACCANTO A ME significa che egli è distinto da me, SIGNIFICA CHE SIAMO DUE PERSONE DISTINTE: io non sono lui e lui non è me. Quindi San Giovanni vuole dirci che Dio Padre e il suo Figlio Unigenito sono DUE DISTINTE PERSONE: IL PADRE NON E’ IL FIGLIO E IL FIGLIO NON E’ IL PADRE.
San Giovanni, infine, ci dice. “IL VERBO ERA DIO”. Cioè il Figlio Unigenito di Dio Padre e il Padre non sono due dei MA UN UNICO DIO.
Proseguiamo: TUTTO E’ STATO FATTO PER MEZZO DEL VERBO E SENZA DI LUI NULLA E’ STATO FATTO DI CIO’ CHE ESISTE”. Dio Padre ha creato tutto per mezzo del suo Figlio Unigenito (Suo Verbo, Sua Parola). Citiamo la Genesi, il Primo Libro della Sacra Scrittura che parla della creazione:
“DIO DISSE: Sia la luce”. E la luce fu.
“DIO DISSE: la terra produca germogli, erbe che producano seme e alberi da
frutto”. E così avvenne,
“DIO DISSE: le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo”. E così avvenne.
“DIO DISSE: la terra produca esseri viventi secondo la loro specie” E così avvenne.
“DIO DISSE: “FACCIAMO L’UOMO A NOSTRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA”. E Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza: maschio e femmina li creò”.  Sotto la luce e la guida dello Spirito Santo noi oggi comprendiamo che cosa significa “DIO CREO’ L’UOMO A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA”: DIO L’AMORE E’ UNA FAMIGLIA TRINITARIA FELICISSIMA COMPOSTA DA DIO PADRE, DA DIO FIGLIO, DA DIO SPIRITO SANTO. DIO CREO ‘ L’UOMO A SUA IMMEGINE E SOMIGLIANZA E LO CREO’ FAMIGLIA: L’UOMO E LA DONNA SPOSATI SONO L’IMMAGINE DI DIO PADRE; IL FIGLIO E LA FIGLIA DELLA COPPIA UMANA SONO L’IMMAGINE DI DIO FIGLIO; L’AMORE CHE UNISCE  E CHE RENDE FELICI I VARI MEMBRI DELLA FAMIGLIA UMANA SONO L’IMMAGINE  DI DIO SPIRITO SANTO AMORE CHE UNISCE IN SE’ E RENDE FELICISSIME LE TRE PERSONE DELL’UNICO DIO.

FACCIAMO L’ULTIMA CITAZIONE DEL PROLOGO DEL VANGELO DI SAN GIOVANNI:
“E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI”. IL VERBO, LA PAROLA, IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO, PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO, DIVENNE L’UOMO GESU’, ASSUMENDO LA CARNE E IL SANGUE DELLA VERGINE MARIA, MADRE DI GESU’ INDIVIDUO E MADRE DI GESU’ CORPO MISTICO.

GESU’ SI FECE UOMO PER RIACCENDERE SULLA TERRA IL FUOCO DELL’AMORE SPENTO DAL PECCATO; IN MODO PARTICOLARE SI FECE UOMO PER RIACCENDERE IL FUOCO DELL’AMORE FAMILIARE.

SIAMO AVVIATI ALL’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE, LUNGHISSIMO PERIODO DI PACE E DI BENESSERE MONDIALI MESSIANICI CHE, GRADUALMENTE, PREPARERA’  “I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA”. L’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE SARA’ FONDATA SULLA SANTITA’ DELLA FAMIGLIA CHE TESTIMONIERA’ CON LA VITA DI ESSERE L’IMMAGINE  DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO.


Sac. Salvatore Paparo

3 gen 2014

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

                    GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Oggi celebriamo la Giornata Mondiale della Pace. Essa cade sempre il Primo
Gennaio di ogni anno. E’ stata istituita da Papa Paolo VI e per la prima volta si tenne il Primo Gennaio 1968. Da quell’anno il Papa invia ai Capi  delle nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio che invita alla riflessione sul tema della pace. Papa Francesco per il 2014 ha intitolato il suo messaggio : “FRATERNITA’ , FONDAMENTO E VIA DELLA PACE”
Vi leggo alcune parti del messaggio che reputo tra i più importanti:

“Nei dinamismi della storia vediamo seminata la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri.Tale vocazione è però ancor oggi spesso contrastata e smentita dai fatti, in un mondo caratterizzato da quella “globalizzazione” dell’indifferena che ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi”. “Il racconto di Caino e Abele insegna che l’umanità porta iscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri  fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono”. “Se da un lato si riscontra una riduzione della povertà assoluta, dall’altro lato non possiamo non riconoscere una grave crescita della povertà relativa, cioè di diseguaglianze tra persone e gruppi che convivono in una determinata regione o in un determinato contesto storico-culturale. In tal senso, servono anche politiche efficaci che promuovano il principio della fraternità”. “Nell’anno trascorso molti nostri fratelli e sorelle hanno continuato a vivere l’esperienza dilaniante della guerra che costituisce una grave e profonda ferita inferta alla fraternità. Per questo motivo desidero rivolgere un forte appello a quanti con le armi seminano violenza e morte: riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi”. “Tuttavia, finchè ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale, si potranno sempre trovare pretesti per avviare le ostilità. Pe questo faccio mio l’appello dei miei Predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico”. “La persistente vergogna della fame nel mondo mi incita a condividere con voi la domanda: in che modo usiamo le risorse della terra? Le società moderne devono riflettere sulla gerarchia delle priorità a cui si destina la produzione. Difatti, è un dovere cogente che si utilizzino le risorse della terra in modo che tutti siano liberi dalla fame: le iniziative e le soluzioni possibili sono tante e non si limitano all’aumento della produzione. E’ risaputo che quella attuale è sufficiente, eppure  ci sono milioni di persone che soffrono e muoiono di fame, e ciò costituisce un vero scandalo. E’ necessario allora trovare i modi affinchè tutti possano beneficiare dei frutti della terra. Non soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma anche e soprattutto per un‘esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano”. “La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e di vivere pienamente la fraternità. Il necessario realismo della politica e dell’economia non può ridursi ad un tecnicismo privo di idealità, che ignora la dimensione trascendente dell’uomo. Quando manca questa apertura a Dio, ogni attività umana diventa più povera e le persone vengono ridotte a oggetti da sfruttare. Solo se accettano di muoversi nell’ampio spazio assicurato da questa apertura a Colui che ama ogni uomo e ogni donna, la politica e l’economia riusciranno a strutturarsi sulla base di un autentico spirito di carità fraterna, e potranno essere strumento efficace di sviluppo umano integrale  e di pace”.

Sac. Salvatore Paparo

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1 gen 2014

FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET

FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET
29 DICEMBRE 2013

OMELIA

La liturgia sorta dal Concilio Vaticano II mette in evidenza lo scopo principale dell’Incarnazione collocando la festa della Sacra Famiglia di Nazaret nella domenica che segue immediatamente la festa del Santo Natale: Gesù, infatti, è venuto nel mondo per riaccendere il fuoco dell’amore spento dal peccato; non un amore qualsiasi ma l’amore familiare.
Non dobbiamo dimenticare che Dio e’ una FAMIGLIA composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, e che queste Tre Persone Divine sono felicissime perché si amano in modo perfetto. Non dobbiamo, inoltre , dimenticare che noi uomini per mezzo della Grazia Santificante siamo stati innestati nella Famiglia Trnitara di Dio diventando così veri figli e vere figlie di Dio Padre, veri fratelli e vere sorelle  tra di noi. Infine, non dobbiamo dimenticare che Dio creò la famiglia umana a sua immagine e somiglianza per cui l’uomo e la donna sposati sono immagine di Dio Padre; il figlio e la figlia della coppia umana sono l’immagine dell’Unigenito Figlio di Dio Padre, e che l’amore che unisce e che rende felici i vari membri della famiglia umana sono l’immagine dello Spirito Santo.
Il peccato, purtroppo, distrusse tutte queste meraviglie operate da Dio in noi. Ebbene, Gesù si fece uomo per ricostruire quanto noi abiamo demolito con il peccato. Dobbiamo innanzi tutto diventare nuovamente figli di Dio convertendoci dal peccato alla virtù: è proprio questo il motivo per cui si fece uomo Dio Figlio e non Dio Padre o Dio Spirito Santo. In secondo luogo la famiglia umana deve ridiventare immagine della Famiglia divina: è questo il motivo per cui Gesù volle nascere nel seno di na famiglia e volle un padre e una madre umani. Per riuscire ad essere nuovamente immagine della Famiglia Trinitaria di Dio, le famiglie cristiane devono imitare la Sacra Famiglia di Nazaret composta da Gesù, da Maria e da Giuseppe.
La vita della Sacra Famiglia di Nazaret da imitare si riassume in una sola parola:
“AMORE”. Come, perciò, San Giovanni Evangelista alla domanda :”CHI E’ DIO? “, risponde “DIO E’ AMORE”; così noi alla domanda “CHI E’ LA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET?”, dobbiamo rispondere: “LA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET E’ AMORE”. I suoi Membri hanno amato Dio, si sono amati tra di loro, hanno amato gli altri.
Innanzi tutto hanno amato Dio Padre compiendo sempre la sua volontà: infatti, GIUSEPPE al minimo cenno della volontà di Dio manifestatagli in sogno per mezzo di un angelo, ubbidì sempre immediatamente senza badare ai gravosi sacrifici che ciò comportava; MARIA durante tutta la sua vita ebbe l’atteggiamento dell’umile serva del Signore; GESU’ fu sempre fedele allo scopo della Incarnazione: “NON SONO VENUTO NEL MONDO PER COMPIERE LA MIA VOLONTA’, MA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE MI HA MANDATO” “PADRE, SIA FATTA LA TUA E NON LA MIA VOLONTA’”.

GESU’, MARIA E GIUSEPPE oltre che amare Dio Padre si amarono tra di loro: noi possiamo solo lontanamente intuire le reciproche delicatezze  che quotidianamente si scambiavano: però dobbiamo affermare questo: ogniqualvolta uno dei tre manifestava un desiderio, gli altri due immediatamente e con il sorriso sulle labbra, facevano a gara per accontentarlo; di più: poiché chi ama ha occhi acutissimi per vedere, ciascuno di loro intuiva il bisogno dell’altro e si affrettava per soccorrerlo.

GESU’, MARIA E GIUSEPPE, infine, amavano gli altri: erano poveri, ma i più poveri ricevevano sempre qualcosa da essi. Essi trattavano tutti con delicatezza e nessuno si allontanò dalla loro casa con il cuore triste perché era stato trattato male o con freddezza.

Da quanto abbiamo detto, dobbiamo trarre la seguente conclusione: le famiglie cristiane debbono imitare la Famiglia di Nazaret: come Essa debbono vivere il triplice amore: L’AMORE PER DIO, L’AMORE TRA I LORO MEMBRI, L’AMORE PER GLI ALTRI. Perché vi riescano, però, non possono fare a meno di due cose: INNANZI TUTTO DEBBONO PREGARE INSIEME NELLA LORO CASA: la preghiera magari sarà breve, ma ogni giorno tutti i membri di una famiglia devono rivolgersi inseme a Dio Padre. IN SECONDO LUOGO tutti i membri di una famiglia DEVONO PARTECIPARE ALLA MESSA DOMENICALE: INSIEME, LA DOMENICA, DEVONO ANDARE ALLA SANTA MESSA, INSIEME DEVONO RICEVERE GESU’ EUCARISTICO. COME TANTI CHICCHI DI GRANO FORMANO UNA SOLA OSTIA, COSI’ TUTTI I MEMBRI DI UNA FAMIGLIA CHE INSIEME RICEVONO GESU’ EUCARISTICO DIVENTANO NELL’AMORE UN SOLO CUORE.

Sac. Salvatore Paparo