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11 gen 2014

VENTICINQUESIMA LETTERA AL SIGNORE GESU’ RISORTO

UNICO SALVATORE DEL MONDO.

Amatissimo mio Gesù, è l’anno del mio Battesimo: sessant’anni fa,

il 21 febbraio 1954, a Patti (Messina) sono stato ordinato sacerdote dal Vescovo

Ficarra: la mia immensa gioia è stata turbata da un forte dolore di stomaco e da

una fastidiosissima nausea: ero, infatti, in gestazione di un’ulcera duodenale sanguinante. Sono stato operato, d’urgenza, nel 1964, a distanza di dieci anni,

con una particolare assistenza del Cielo.

Amatissimo mio Signore Gesù, sono il tuo piccolo Gesù. Grazie! 


BATTESIMO DI GESU’


12 gennaio 2014

OMELIA

Finito il breve periodo natalizio durante il quale abbiamo rivissuto il mistero

della nascita e dell’infanzia di Gesù, la liturgia passa immediatamente alla vita pubblica del Signore. Inizia con l’incontro di Gesù con il suo precursore Giovanni Battista: Gesù è il sole nascente, Giovanni, invece, è l’astro al suo tramonto. D’ora in poi Gesù sale, Giovanni declina. Lo afferma lo stesso Giovanni : “BISOGNA CHE GESU’ CRESCA E CHE IO DIMINUISCA”.

Gesù iniziò la sua vita pubblica facendosi battezzare dal suo precursore Giovanni.

Il battesimo di Gesù, però, non equivale al nostro battesimo: il nostro battesimo, infatti, è purificazione e liberazione dal peccato; è infusione della vita. Ebbene, in Gesù non ci fu alcuna purificazione e liberazione dal peccato perché in Lui non c’era alcun peccato personale dal quale doveva essere purificato e liberato; in Gesù non poteva esserci alcuna infusione di vita PERCHE’ LUI E’ LAVITA.

Ma che senso ha, dunque, il Battesimo di Gesù?

Gesù, battezzandosi, fece un supremo gesto d’amore verso di noi: prese su di sé i nostri peccati per distruggerli e per salvarci. San Paolo arriva a dire che Gesù non solo ha preso su di sé i nostri peccati, ma che addirittura per noi si è fatto peccato. Leggiamo, infatti, al capitolo quinto della Seconda Lettera ai Corinzi: “COLUI CHE NON CONOBBE PECCATO, DIO LO HA FATTO PECCATO PER NOI, AFFINCHE’ NOI DIVENTASSIMO IN LUI GIUSTIZIA DI DIO”.

Questo supremo gesto d’amore per noi, costò molto a Gesù: per noi, infatti, ha sofferto durante tutta la vita. Ma il peso dei nostri peccati lo sentì in modo del tutto particolare, nell’orto del Getsemani. In quelle tremende tre ore di agonia, Gesù rimase quasi schiacciato dai nostri peccati. Da qui il suo sudore di sangue; da qui la sua preghiera: “PADRE, SE E’ POSSIBILE, ALLONTANA DA ME QUESTO CALICE”. Ma ciò non era possibile. Infatti, Gesù con il Battesimo aveva iniziato la sua Passione per noi, e la sua Passione doveva concludersi sulla croce. Gesù stesso parlò della sua morte in croce, in termini di battesimo: “SONO VENUTO A PORTARE IL FUOCO DELL’AMORE SULLA TERRA, E CHE COSA DESIDERO SE NON CHE SI ACCENDA? PRIMA, PERO’, DOVRO’ ESSERE BATTEZZATO CON UN BATTESIMO, E COME SONO IN ANGUSTIA FINCHE’ NON SIA COMPIUTO”.

Quando sulla croce, immediatamente prima di morire, pronunziò le parole: “TUTTO E’ COMPIUTO”,  Gesù voleva dire: “IL MIO BATTESIMO E’ GIUNTO AL SUO COMPIMENTO”. 

Ma ritorniamo al nostro battesimo. Noi con il battesimo siamo stati salvati da Gesù. Nello stesso tempo, il Padre Celeste ci ha affidato la missione di aiutare Gesù a salvare i nostri fratelli peccatori. Ciò, fra l’altro, comporta che ci uniamo alle sofferenze di Gesù. Solo se non ci lamentiamo delle nostre sofferenze, solo se le accettiamo con lo stesso amore e con la stessa pazienza di Gesù, noi insieme a Gesù salviamo i nostri fratelli peccatori, e possiamo attribuirci le parole che il Padre Celeste disse a Gesù, appena battezzato: “TU SEI IL FIGLIO MIO, L’AMATO: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO”.


Sac. Salvatore Paparo

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