OMELIA
La Liturgia della Parola della quarta domenica d'Avvento, ci offre un'occasione propizia per riflettere sulla famiglia per eccellenza, sulla famiglia modello delle famiglie cristiane; ossia sulla Sacra Famiglia di Nazaret composta da Gesù, da Maria Santissima e da San Giuseppe.
Consideriamo singolarmente i tre membri della Sacra Famiglia, iniziando da Gesù. Promesso da Dio come nostro Redentore, subito dopo il peccato originale, la Prima Lettura ci richiama alla mente una delle innumerevoli reiterate profezie sulla suddetta promessa divina: "ECCO, afferma Isaia, LA VERGINE CONCEPIRA' E PARTORIRA' UN FIGLIO, CHE CHIAMERA'
EMMANUELE CHE SIGNIFICA DIO CON NOI".
La Vergine che concepì e partorì l'Emmanuele è Maria di Nazaret. Duemila anni fa, Dio mandò da lei il suo arcangelo Gabriele per annunziarle il grande evento. Maria, nella sua umiltà, ne rimase confusa, e interrogò l'angelo per conoscere come sarebbe avvenuto il concepimento, dato che lei aveva fatto il voto di verginità. L'angelo le rispose che Dio onnipptente, il quale aveva fatto sbocciare un figlio nel seno sterile della sua parente Elisabetta, avrebbe fatto sbocciare un figlio anche nel suo seno fertile, senza intervento di un uomo: "LO SPIRITO SANTO SCENDERA' SOPRA DI TE E LA POTENZA DELL'ALTISSIMO TI COPRIRA' CON LA SUA OMBRA. PER QUESTO IL BAMBINO CHE NASCERA' DA TE, SARA' CHIAMATO SANTO, FIGLIO DI DIO". Maria diede il suo assenso: "IO SONO LA SERVA DEL SIGNORE, SI FACCIA DI ME COME HAI DETTO". In quel momento il Figlio Ungenito di Dio, PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO, divenne anche il Figlio di Maria, assumendo da Lei il corpo umano.
Maria conservò gelosamente questo segreto, non lo rivelò a nessuno, neanche al suo sposo Giuseppe. L'evento era troppo sublime e inconcepibile alla mente umana; per cui Maria preferì fidarsi di Dio e lasciare a Lui il modo di comunicarlo a Giuseppe.
Evidentemente una maternità non si può conservare a lungo nel segreto. Quando i segni esterni della marternità di Maria apparvero evidenti, Giuseppe cadde in una profonda crisi di coscienza perchè, da una parte, sapeva benissimo che lui non aveva avuto rapporti intimi con la sua sposa, e dall'altra parte, conoscendola molto bene, non poteva dubitare della santità di Maria, per cui non gli passò neppure lontanemente nella mente il dubbio di un suo eventuale adulterio.
Il Santo Vangelo ci dice che Giuseppe era un uomo giusto e che anche in quella circostanza agì da uomo giusto. Non pensò di denunciare pubblicamente Maria come adultera perchè era convintissimo della sua innocenza; ma poichè la Legge Mosaica non gli consentiva di trattenere con sè Maria in quelle condizioni, decise di licenziarla in segreto. Mentre pensava di eseguire la sua decisione, Dio che non abbandona mai i giusti, intervenne, gli inviò il suo angelo Gabriele, il quale durante un sogno gli svelò il segreto: "GIUSEPPE, NON TEMERE DI PRENDERE CON TE MARIA TUA SPOSA. INFATTI, IL BAMBINO CHE E' GENERATO IN LEI, E' OPERA DELLO SPIRITO SANTO". Quando si destò dal sonno, Giusepoe fece come gli aveva comandato l'angelo del Signore, e prese con sè la sua sposa.
L'insegnamento principale che dobbiamo trarre dal comportamento di Maria Santissima e di San Giuseppe, non può essere che questo: nei momenti difficili della nostra vita, dobbiamo coltivare una illimitata fiducia in Dio: Dio che è il nostro Padre amoroso e premuroso guiderà ogni avvenimento della nostra esistenza per il il nostro bene, ed anche perchè realizziamo nel modo migliore la missione che Egli ha affidato a ciascuno di noi per l'edificazione del Corpo Mistico di Gesù.
Sac. Salvatore Paparo
19 dic 2010
QUARTA DOMENICA D'AVVENTO A
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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