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5 dic 2010

SECONDA DOMENICA D'AVVENTO A

OMELIA

Duemila anni fa, nel deserto della Giudea, comparve un giovane profeta di nome Giovanni. Indossava una veste di peli di cammello, stretta ai fianchi con una cintura di pelle. Il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. A lui accorrevano tante folle provenienti da Gerusalemme, da tutta la Giudea e da tutta la zona adiacente al Giordano.
Il giovane profeta si presentò come l'inviato da Dio per preparare i cuori ad accogliere il Messia la cui venuta era imminente. Predicava la necessità di una profonda conversione e la necessità di fruttificare opere buone. Fra l'altro diceva: " Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha del cibo faccia lo stesso".
Minacciava anche  severi castighi a coloro che non si convertivano e che non davano frutti di vera conversione. Diceva loro: "Ogni albero che non dà frutti buoni, sarà tagliato e gettato nel fuoco".
Tutti coloro che accettavano l'invito alla coversione si immergevano nelle acque del Giordano, confessavano pubblicamente i loro peccati, venivano battezzati da Giovanni Battista ed ottenevano il perdono del male commesso.
Un giorno amche Gesù si presentò davanti a Giovanni Battista per farsi battezzare da lui. Giovanni acconsentì solo dopo alcune esitazioni: " Sono io che debbo essere battezzato da te, e tu vieni da me?".
Il battesimo di Gesù, però, deve essere ben compreso: esso per Gesù non fu come per noi una purificazione, una liberazione dal peccato. In Gesù, infatti, non c'era alcun peccato. Gesù facendosi battezzare compì un grande gesto d'amore verso di noi: si addossò i nostri peccati per distruggerli. San Paolo arriva a dire che Gesù, non solo prese i nostri peccati su di sè, ma che addirittura si è fatto peccato per noi. Leggiamo, infatti, al capitolo quinto  della sua Seconda Lettera ai Corinzi: "Colui che non conobbe peccato, Dio lo ha fatto diventare peccato per noi, affonchè noi diventassimo in Lui giustizia di Dio". Il gesto d'amore per noi, costò molto a Gesù. Gesù, infatti, ha sofferto per tutta la vita. Ma il peso dei nostri peccati, Gesù lo sentì, in modo particolare, nell'orto del Gestsemani. Durante quelle tremende tre ore di agonia, Gesù rimase come schiacciato dai nostri peccati. Da qui il sudore di sangue, da qui la sua preghiera: "Padre, se è possibile, passa da me questo calice". Ma ciò non era possibile: infatti, con il suo battesimo Gesù aveva accettato e incominciato la sua Passione per salvarci; e la sua Passione doveva concludersi sulla croce. Gesù stesso parlò della sua morte in croce, in termini di battesimo: "Sono venuto a portare il fuoco dell'amore sulla terra, e che cosa voglio se non che si accenda? Prima, però, debbo essere battezzato con un battesimo, e come sono in angustia finchè non sia compiuto". Quando Gesù Crocifisso, immediatamente prima di morire, pronunciò le parole: "TUTTO E' COMPIUTO", voleva dire: " IL MIO BATTESIMO E' GIUNTO AL SUO COMPIMENTO".

Per concludere pensiamo al nostro battesimo. Con il battesimo noi siamo divenuti Membra del Corpo Mistico, e Dio Padre ci ha affidato la stessa missione redentrice di Gesù: salvati da Gesù, dobbiamo salvare insieme a Gesù. Dobbiamo, cioè, unire le nostre sofferenza alle sofferenze di Gesù perchè i nostri fratelli peccatori si convertano ed abbiano la vita eterna.

Sac. Salvatore Paparo

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