7 set 2014
CORREZIONE XXIII DOMENICA PER ANNUM A
7 SETTEMBRE 2014
OMELIA
Il nucleo centrale dell’insegnamento scritturistico di oggi è contenuto nel pressante invito di San Paolo Apostolo a volerci bene:
“FRATELLI, NON SIATE DEBITORI DI NULLA A NESSUNO,
SE NON DELL’AMORE VICENDEVOLE”.
Rileviamo subito che l’amore fraterno comporta anche il dovere di correggere il fratello che pecca. Correggere, però, non significa diventare giudici del nostro prossimo. Assolutamente, no. Solo Dio può giudicare giustamente le persone perché solo Lui scruta i cuori di tutti, mentre noi vediamo solo l’apparenza degli atti degli altri, e chi giudica tenendo presente solo l’apparenza,
giudica falsamente.
Sottolineiamo che nella correzione dobbiamo tenere presenti alcune regole: innanzi tutto il movente della correzione deve essere unico: il bene del fratello che ha peccato, per cui sbaglia di grosso chi per correggere umilia il fratello e contro di lui usa parole offensive.
In secondo luogo la correzione deve essere fatta con dolcezza. Giustamente San Francesco di Sales soleva dire che si prendono più mosche con una goccia di miele che non con un barile di aceto, dove per miele intendeva la dolcezza e per aceto la durezza nel parlare.
Infine la correzione deve essere fatta con umiltà: l’umile non si crede superiore al fratello che ha peccato ed è convinto che, senza l’aiuto di Dio, lui commetterebbe le stesse debolezze del fratello che corregge, anzi ne commetterebbe altre ben più gravi. In conseguenza di ciò l’umile prima di correggere un fratello pensa alla propria conversione riflettendo sulle parole di Gesù:
“PRIMA DI TOGLIERE LA PAGLIUZZA CHE E’ NELL’OCCHIO DEL TUO FRATELLO, TOGLI LA TRAVE CHE E’ NEL TUO OCCHIO”.
Sac. Salvatore Paparo
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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