CENACOLO
FAMIGLIARE
Esso comprende cinque parti
1 Riflessione sulla
assoluzione collettiva di Don Salvatore Paparo
2 Riflessione Biblica
3 Qualche cenno sulla
“Cena del Signore”
4 Seconda parte
dell'Induismo
5 Preghiera finale e
benedizione
ASSOLUZIONE
COLLETTIVA
Gesù ha scelto la
chiesa, come strumento della sua misericordia affidandole il Sacramento del
“PERDONO” dei peccati, il modo di esercitare questa sublime missione Gesù non
l'ha voluto stabilire, ma l'ha lasciato alla discrezione pastorale della
Chiesa. E' la Chiesa l'ha capito pienamente: nell'arco della sua bimillenaria
storia infatti, infatti , l'ho ha modificato più volte, basta pensare alla
confessione Pubblica dei primi VIII secoli, prescritta per i peccati più gravi,
e alla confessione auricolare, inizialmente SOLO DEVOZIONALE, sorta tra i
monaci Irlandesi alla fine del VI secolo, poi ratificata e prescritta per tutti
i cattolici dopo il concilio di Trento XVI secolo. Oggi purtroppo, vige ancora
l'obbligo della confessione auricolare, ma tra i cattolici molti la disertano,
è un segno dei tempi che interpella in questo caso, la Gerarchia della Chiesa
di Roma e la sospinge ad interventi sommamente innovativi. La pratica della
confessione auricolare, dato i benefici spirituali che essa apporta
bisognerebbe lasciarla libera e renderla “CONFESSIONE SPIRITUALE”.
Inoltre si dovrebbe
estendere l'uso della “ASSOLUZIONE COLLETTIVA” come ora in vigore in molte Chiese
Cristiane e conferire valore Sacramentale al rito PENITENZIALE posto all'inizio
della celebrazione Eucaristica.
Questo gesto di
misericordia favorirebbe la conversione dei Cristiani e non il lassismo:
infatti, il cristiano in peccato, ma di buona volontà e sinceramente pentito
della sua condotta, se potrà ricevere l'assoluzione delle colpe prima del RITO,
sarà invogliato a partecipare “Alla Cena del Signore” in modo integrale e
sperimenterà in se l'efficacia della promessa fatta da Gesù stesso : “CHI MANGIA
LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE VIVRA' PER SEMPRE” Gv. 6, 53-58
Facilitare
l'assoluzione dei peccati è uno dei segni dei tempi, che la gerarchia cattolica
dovrebbe accogliere con gratitudine e docilità dello Spirito. La Chiesa di Roma
segua l'esempio del SUO DIVINO MAESTRO che quando si trovava dinanzi ad un
peccatore non esigeva l'accusa dei peccati, ma lo assolveva immediatamente
“Quando Gesù vide la Fede di quelle persone, disse al paralitico: coraggio
figlio mio, i tuoi peccati ti sono perdonati” Mt. 9,2
don Salvatore Paparo
RIFLESSIONE
BIBLICA
“BENEDETTO SIA IL
SIGNORE, L'IDDIO DI ISRAELE PERCHE' HA VISITATO E RISCATTATO IL SUO
POPOLO...........” Ev. Luca cap. 1 vers 68-75
Questo inno-preghiera
di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, si compone di due parti: il progetto
di Dio e il compito di Giovanni in questo progetto.
Il progetto di Dio è
rivolto alla salvezza del popolo di Israele, ma non solo, è rivolto a tutti gli
individui, sia donne che uomini di allora , ma anche di oggi, ed in vista di
questa salvezza Dio interviene nella storia di tutti noi. Questo intervento di
Dio nella storia ha uno scopo ben preciso: servire Dio senza paura.
Senza paura, non già perchè la via della fede sia facile e comoda, anzi, lo
sappiamo, è la via che passa per la Croce di Cristo, ma senza paura, perchè non siamo soli, perchè in Cristo ogni
nemico è depotenziato e vinto con il suo Amore, perchè il suo perdono è la
nostra ricchezza e la sua Parola è la nostra forza.
Il compito di
Giovanni Battista è la proclamazione, l'annuncio di questo straordinario inizio
del tempo della grazia messianica. Egli deve far conoscere, capire,
sperimentare alle donne e agli uomini la salvezza. E questa salvezza viene
descritta come: “aurora che viene dall'alto”, come luce che non sorge a
livello della nostra umanità, ma che scende incontro all'individuo, sia esso
donna o uomo, dall'alto della DIVINITA' di Dio. Questa Luce deve far chiarezza
nella nostra vita e condurre i nostri passi verso la pace MESSIANICA,
cioè fare di noi strumenti di quella nuova dignità di vita che ci è data in
Gesù Cristo, donne e uomini capaci di spendere la propria vita nel nome di quel
Signore, Venuto a Natale, ucciso come un malfattore sulla Croce, risorto il
mattino di Pasqua.
Fulvio
Crivello
ALCUNE RIFLESSIONI
SULLA.”CENA DEL SIGNORE O EUCARESTIA”
EUCARESTIA,
significato della parola greca:riconoscenza,gratitudine,benedizione
Mi è sembrato,
sopratutto ripensando agli ultimi incontri,
che la nostra piccola comunità cristiana del CENACOLO FAMIGLIARE, senta
il desiderio di avere qualche notizia in più sul Sacramento dell'Eucarestia o
Cena del Signore, Sacramento che lo stesso Gesù istituì ed in ultima analisi come
celebrarla. Mi sono avvalso per compilare questo breve scritto di alcuni libri
che trattano l'argomento, sia da un punto di vista cattolico che protestante,
ed anche delle ultime prese di posizione, con il Sinodo della Famiglia della
Chiesa di Roma
“LA
CENA DEL SIGNORE”
Da un punto di vista
storico, è ormai quasi certo che Gesù consumo questa Cena con un ristretto
numero di discepoli e discepole (perchè c'erano anche delle donne), proprio
alla vigilia del suo arresto e della sua passione. I Vangeli sinottici lo
presentano come cena pasquale; ma lo svolgimento della stessa non coincide
affatto con la celebrazione della cena pasquale ebraica. Al massimo richiama
alla mente un pasto solenne, d'altronde l'Apostolo Paolo nella I lettera ai
Corinti è più precisamente al cap. 11 vers. 23-26 non cita minimamente il
contesto Pasquale.
Oggi il dibattito tra
i teologi e studiosi è ancora acceso, chi propende per una versione chi per
l'altra. E' però verosimile, a mio avviso, che in quei giorni che precedettero
l'arresto di Gesù al Getsemani, egli stesso, visti gli avvenimenti avvenuti,
abbia deciso di celebrare questa Cena di GRANDE SIGNIFICATO, un pasto di Addio,
ma anche di Arrivederci con i discepoli e le discepole a Lui più vicini.
Che cosa poi Gesù
abbia detto, è riportato sia sui Vangeli di Marco, di Matteo e di Luca, nonché
nella lettera ai Corinti sopra citata; parole che comunque risentono della
liturgia delle prime comunità Cristiane, in cui il senso dell'Eucarestia era
sopratutto la condivisione.
La Santa Cena o Cena
del Signore, riassume in se molti significati, ovvero: Pasto Sacro, Comunione,
Anticipazione del Banchetto Messianico, L'Amore di Dio per noi, La Sua
Misericordia, ed a questi elementi si connette l'allegrezza con la quale i
primi Cristiani rompono il pane e bevono il vino, il riferimento che Gesù
stesso fa al suo sacrificio, ha nella Eucarestia un valore costitutivo, ma
bisogna anche fare molta attenzione ad evitare di dare un senso troppo
materiale ad esse.
Il verbo essere nella
3 persona singolare in latino è : EST, i Vangeli Sinottici tradotti dal greco
ci riportano queste parole “hoc est corpus meum” sui quali sia i Teologi
che le Chiese hanno molto discusso e dibattuto e che ancora oggi dibattono; non
furono probabilmente pronunciate da Gesù in quella sera, sicuramente Gesù parlò
in Aramaico e come per l'Ebraico il
verbo “essere” è sotto inteso; di conseguenza le parole, che forse Gesù
pronunziò furono:”Questo, Io per Voi”, riguardo poi al sangue ovvero “bere il
sangue” non bisogna dimenticarsi che Gesù era Ebreo, così come lo erano i suoi
discepoli e discepole, ed era ed è per gli Ebrei un divieto assoluto, anche
oggi nel nostro mondo gli Ebrei macellano, come anche gli Islamici una
particolare macellazione, in cui l'animale ucciso è privato completamente del
sangue.
Nelle prime comunità
Cristiane l'idea di assimilare la potenza di Dio mangiandone ritualmente la
carne e bevendone il sangue era completamente ignoto, ma questo non avviene più
nelle comunità ellenistiche-romane formate principalmente da ex pagani,estranei
al contesto ebraico e per contro avvezzi
dalla loro precedenza credenza, alla mistica delle religioni allora praticate,
in queste nuove comunità l'idea si presenta spontaneamente e quindi la SANTA
CENA o EUCARESTIA non potè che trasformarsi in un mistero. Tutto questo portò
poi la teologia eucaristica, sempre di più sulla presenza reale, sia della
carne che del sangue di Cristo nel pane e nel vino che venivano e vengono
consumati dai fedeli “METABOLE',TRANSUSTATIO”
termini del tutto
estranei alla comunità Giudaica-Cristiana, sia ai Vangeli Sinottici
Sarebbe, però un
grave errore, ridurre l'Eucarestia o Santa Cena ad un semplice rituale
simbolico-commemorativo. Tutto il contesto rituale e teologico, nonché
Sacramentale, impone invece l'idea che la partecipazione alla Cena del Signore
è una partecipazione reale all'avvenimento salutare, sia della vita,
dell'insegnamento, della passione, della morte e della resurrezione di Gesù,
partecipare al “CORPO DI CRISTO” nella Eucarestia, significa dunque,
partecipare alla Comunità Santa, all'organismo collettivo che ne prolunga in
qualche modo la presenza nel mondo come testimonianza.
Tornando al Nuovo
Testamento, se i primi tre Vangeli trattano della Santa Cena, il quarto ovvero
il Vangelo secondo Giovanni non presenta il racconto della cena, la presuppone,
nel contempo egli narra l'episodio della “lavanda dei piedi”. In base a questo
episodio, molto importante, la comunione di Gesù con i suoi discepoli/e, assume
la forma del servizio più umile esercitato al tempo di Gesù dagli schiavi;
questo suggeriva all'ora ed anche oggi che il Sacramento dell'Eucarestia, non
si consuma solo con il pane e il vino, ma anche seguendo l'esempio di Gesù e
dell'invito che Egli ci fa, ovvero ricordarci che non serve solo seguire il
rito, ma avere anche uno stile di vita incentrato sul servizio, anche il più
umile. Inoltre dai racconti Evangelici, si evince che Gesù si sedeva a tavola
con peccatori, pubblicani, prostitute ecc. dai racconti stessi si coglie che
tali prassi, impressionava sfavorevolmente i ben pensanti (Sacerdoti, Scribi,
Leviti, Farisei ecc.) e che Gesù vi attribuiva molta importanza, ricordo che
molte parabole e racconti hanno trovato spazio proprio in questa scandalosa
prassi. Gesù va a quei banchetti e accoglie i peccatori non giudicandoli e
perdonandoli senza indottrinarli ma mangiando con loro. Ma perchè il Rabbi di
Nazaret si comporta così? Egli si comporta così perchè Dio stesso che è in Lui
la pensa così. Il messaggio che si esprime in questi pasti pericolosi con
persone pericolose è indubbiamente una
delle radici del conflitto, sia con la gerarchia della Chiesa di allora sia
quella di oggi.
“LA CENA DEL
SIGNORE”, nella Chiesa
Cristiana fa memoria anche di questa fondamentale dimensione; come le parole di
Gesù anche l'Eucarestia annunzia la premura di Dio, il suo desiderio di stare
insieme a che non lo merita, primo fra tutti, al traditore Giuda, a Pietro che
promette di essere fedele fino alla morte e che poi nega per tre volte di
conoscere Gesù, all'indifferente, alle persone moralmente discutibili, e anche
a chi non ha la consapevolezza della fede. Tutto questo dovrebbe far riflettere
sul significato della “Cena del Signore”, alle Chiese di oggi e non
dovrebbe passare inosservata nella celebrazione ecclesiale che la “Cena del
Signore” è veramente per tutti.
Tutto questo, non
vuol dire di prendere a cuor leggero la Santa Cena, anzi al contrario, Dio
perdona ma non si lascia ingannare, ne vuole che inganniamo noi stessi, quello
che si intende tuttavia sottolineare e che l'Eucarestia non è riservata a un
gruppo di persone elette pie e buone ma a tutti. In linea di principio, chi è
raggiunto dalla parola di Amore e di Perdono mediante la Bibbia e la predicazione
dei fratelli e sorelle in fede è anche
invitato ad accogliere la stessa parola del Pane Spezzato e nel Calice
Condiviso. Gesù non fa esami di dottrina prima di accogliere le persone. A mio
modesto parere, che alcune Chiese facciano dipendere l'ammissione alla Santa
Cena all'appartenenza confessionale,
contraddice apertamente il significato del gesto. Se alcune Chiese hanno
opinioni diverse su come esprimere la presenza di Cristo, ciò che veramente
conta e la presenza del Signore, non la sua interpretazione teologica.
L'attuale posizione delle varie Chiese
Cristiane (Transustanzazione, Consustanzazione, Presenza Spirituale,
ecc), costituisce una vera bestemmia contro lo Spirito Santo, che per certi
aspetti è tragico su altri semplicemente ridicolo; purtroppo il culto idolatra
della dottrina, continua ancor oggi ad affliggere molte Chiese Cristiane, in
primis la Chiesa di Roma e che fa della dottrina nella Santa Cena, più
importante che il significato della stessa. Un Teologo, Fulvio Ferrario, qualche
anno fa diceva: Ciò che Dio ha unito, le Chiese lo separano in nome della
dottrina.
Fulvio Crivello
SECONDA
PARTE DELL'INDUISMO
LA VITA RELIGIOSA
La maggior parte
degli induisti dispone, nella propria casa, di un piccolo altare con una o più
immagini divine. Su questo altare vengono preparati per il culto “Puja” che può
anche essere giornaliero: frutta,cibo e offerte floreali. Il rito può variare
da casa a casa, ma sempre comprende: offerte,preghiere, meditazione e
recitazione di testi Sacri. Prima del Puja i partecipanti compiono un bagno
purificatore poi si prostrano inginocchiandosi sul pavimento con le mani
congiunte di fronte alle immagini Sacre recitando un brano tratto dal libro dei
VEDA ma anche con preghiere spontanee personali. Allla fine della celebrazione
i membre della famiglia ed i loro ospiti consumano le vivande poste
sull'altare.
IL DHARMA
Anche se l'Induismo è
vario e multiforme, tutti gli Induisti sono accumunati dal DHARMA, una
legge o meglio un etica di vita, valida per tutti, questo, però, non vuol dire
che uomini e donne sono tutti uguali, il dharma comprende i doveri verso
la famiglia, il prossimo sia vicino che lontano, lo jati (casta) e tutta
la società nel suo insieme.
KARMA E REINCARNAZIONE
La teoria che la
donna e l'uomo possiedono un'anima immortale è al centro della filosofia
religiosa delle: Upanishad “non invecchia, quando si invecchia e non muore
quando si muore” così dicono i testi delle Upanishad. Un indù crede che l'anima umana, dopo la morte, si
reincarni in un altro essere vivente, l'anima può reincarnarsi in un individuo
di una casta inferiore o superiore, ma può anche prendere dimora in un animale.
Nel ciclo delle reincarnazioni si passa da una esistenza all'altra, la forza
che la mantiene in atto è il KARMA, termine sanscrito che significa “azione o
atto”; il Karma non si riferisce soltanto ad azioni concrete, ma anche a
pensieri, parole e sentimenti. Per l'Induismo è significativo il fatto che
tutte le azioni della vita, come i pensieri, perduri anche dopo la morte,
spiritualmente; ciò che veramente distingue l'Induismo è l'idea che tutte le
azioni compiute nell'arco della vita, così come i sentimenti, vadano a
costruire, nella vita nuova la base essenziale. Questa Fede non riconosce alcun
“destino cieco”, ognuno è il solo, unico responsabile della vita presente.
L'uomo e la donna raccolgono ciò che seminano. Infatti il frutto di una vita
consegue automaticamente dalle azione della stessa. Si può a questo avviso,
affermare che la transmigrazione delle anime soggiace alla legge di “causa ed
effetto”.
TRE
VIE PER LA SALVEZZA
Nel periodo antico,
la legge del Karma e la reincarnazione, erano considerate come un fatto
positivo, celebrate con offerte floreali e sacrifici ma soprattutto con buone
azioni, ci si poteva aspettare di vivere numerose vite. Nell'Induismo a partire
dal 400 a.C., forse influenzato dal Buddismo, di cui era Il padre/madre, tale
processo ha assunto un carattere negativo, quello di un ciclo malefico, di cui
bisogna liberarsi; è per far questo ci sono tre VIE, il fedele può sceglierne
una o può anche nella sua pretica religiosa, ispirarsi a tutte e tre, vediamole
brevemente insieme.
LA VIA DELLE
CERIMONIE SACRIFICALI
Ancora oggi
nell'India moderna, questa pratica delle offerte, ampiamente descritta dai VEDA
occupa un posto importante nell'Induismo. Molti Indù cercano di assicurarsi la
felicità terrena mediante le offerte e di buone azioni. Lo scopo finale è
comunque di liberarsi dal ciclo malefico della reincarnazione.
LA VIA DELLA
CONOSCENZA
Un momento centrale
nelle “Upanishad” è che l'uomo è legato al ciclo eterno delle reincarnazioni
dall'ignoranza, mentre la via della salvezza è costituita dalla comprensione
della vera natura della esistenza. Nella conoscenza si è salvi quando si
acquisisce la consapevolezza che l'anima della donna e dell'uomo (Atman)
è una cosa sola con l'anima del mondo (Brahman). L'individuo sia donna
che uomo è liberato dal ciclo delle reincarnazioni nel momento in cui assume
piena coscienza dell'unità di Atman-Brahman.
LA VIA DELL'ABBANDONO
Una Terza via per la
salvezza, nata nell'India meridionale intorno al III sec. a.C. Seguita dalla
maggioranza dei 900 milioni di Indù fino ad oggi è quella dell'abbandono a Dio.
Essa ha trovato la sua massima espressione letteraria nella “BHAGAVADGITA”
il poema di Fede che costutuisce il più importante testo Sacro degli Induisti.
Punto di partenza di tutte e tre le vie della salvezza. Questo testo (che
consiglio di leggere), pur non rifiutando le prime due vie, ne indica una
terza, la più semplice, ma anche la più efficace, la via dell'abbandono, la
donna e l'uomo si abbandonano a Dio e compiono cerimonie della tradizione,
senza secondi fini, senza pensare a proprii vantaggi ma soltanto
raccomandandosi alla alla grazia divina.
Il Testo Sacro
propone un rapporto con Dio più personale di quello descritto nelle “Upanishad”.
Questo rapporto è caratterizzato dall'amore e dall'abbandono dell'individuo
a Dio, è solo per grazia di Dio che l'uomo viene liberato dal ciclo eterno
delle rinascite. Insomma la via più sicura per la salvezza è l'abbandono alla
grazia di Dio, è la Fede che gioca un ruolo determinante, deve però essere
vissuta. Significativo è anche il fatto che tutti gli uomini e le donne
indipendentemente dalla casta a cui appartengono possono raggiungere la
salvezza con questa terza via.
LE DONNE
NELL'INDUISMO
Anche per quanto
riguarda la concezione della donna
nell'Induismo e anche nella società, l'India è un Paese di grandi contrasti.
Nei Veda e non solo è detto che l'uomo e la donna hanno pari valore, Questo
concetto (come nel Cristianesimo) è stato raramente tradotto in pratica. In
India e lo sappiamo dai quotidiani, le donne sono degli esseri considerate di
secondo piano e se sposate proprietà del marito; d'altro canto, l'India è stata
uno degli esempi mondiali di un grande stato governato da una donna. Molte
donne hanno una grande influenza pubblica (Sonia Gandhi ecc.), ben più che nel
nostro Paese che si vanta di civiltà e democrazia e di pari opportunità.
Inoltre tra gli Stati emergenti l'India ha il più alto numero di donne che
lavorano in tutti i campi. Anche il culto di alcune divinità femminili come la
Dea KALY può contribuire a rafforzare nella società indiana la Donna.
PER RIFLETTERE
Un salmo induista
da un testo del 1500 a.C.
O misericordioso, salvami, salvami!
Salvami, e affrancami
dalla schiavitù
Oh Dio di Amore
O, che l'amore che
colma il mio petto a Te amorosamente si avvinghi!
Concedi ch'io provi
quanto sei dolce e amorevole
Questo solo, ti prego
concedi e non ti lascerà il mio amore
Ne mai si svierà da
Te
Allora magnificherò
il tuo nome
Dirò per ogni dove le
tue lodi.
Per amore soltanto e
per gioia, davanti al mio Dio danzerò.
Concedimi di riposare
presso i tuoi piedi benedetti
Ah, concedimi
questo,il più caro,il più bel dono.
E io sarò felice.
SIGNORE, Tu sei la luce in cui non ci sono
tenebre, ed anche per noi uomini e donne hai fatto brillare la Tua luce.
Purtroppo a volte non l'abbiamo voluta vedere ed ecco i nostri errori, la
nostra vita spesso, spesa in inutili affanni, per il denaro, per il potere. Ed
a questo, neanche le Chiese che portano il tuo NOME, non si sono sottratte. Ma
la Tua Luce non può spegnersi e finirà per dissipare l'oscurità che
ancora ci attanaglia. Tu o Gesù sei L'AMORE che non conosce freddezza, TU
SIGNORE ci hai amati e ci ami, affinchè anche noi possiano dare Amore gli uni
verso gli altri. Non permettere a nessuno/a di noi di rimanere indifferenti
alle TUE parole. Donaci con lo Spirito Santo, la TUA ricchezza di Amore e
Bontà. Fà che essa penetri nel nostro cuore e nella nostra coscienza, che ci
illumini, ci dia coraggio, ci consoli e ci esorti ad Amare sempre di più.
CHE IL SIGNORE
FACCIA RISLENDERE IL SUO VOLTO VERSO DI NOI E CI SIA PROPIZIO
AMEN