PREDICA
Duemila anni fa, a Betlem, è nato Gesù, l'Unico Salvatore del mondo, il Buon Pastore che ha offerto la sua vita per la salvezza di noi, sue pecorelle.
Giovanni Battista è l'uomo mandato da Dio per preparare il cuore degli uomini ad accogliere Gesù. Egli predicò la conversione dai peccati e battezzò nel fiume Giordano tutti i peccatori che confessavano i loro peccati. Giovanni Battista annunziò anche la presenza del Messia Gesù, il Quale avrebbe battezzzato nello Spirito Santo e avrebbe reso figli di Dio tutti i battezzati.
Giovanni Battista, però, pur definito da Gesù l'uomo più grande nato dal grembo di una donna, fece sua una convinzione sbagliata che era in auge ai suoi tempi. Predicò: "Come un contadino, dopo la trebbiatura, ripone il grano nel suo granaio, ma brucia la paglia con il fuoco; così il Messia salverà i peccatori convertiti, ma brucerà i peccatori impenitenti con un fuoco inestinguibile".
Gesù, però, durante la sua vita pubblica non ha bruciato nessun peccatore. Egli, invece, si è domostrato amico dei peccatori, amava la loro compagnia, mangiava volentieri con loro, tanto che i farisei che si credevano giusti, ma giusti non erano, si scandalizzavano e dicevano: "Ma perchè mangia con i pubblicani e i peccatori?".
Gesù non è venuto in questo mondo per coloro che si credono falsamente giusti, ma per coloro che umilmente si riconoscono peccatori. Ad essi Gesù ha dato la grazia di diventare figli di Dio. Da notare anche un fatto strabiliante: Gesù perdonava i peccatori e ad essi non chiedava, come condizione preliminare, di pentirsi dei loro peccati. Gesù ai peccatori concedeva il suo perdono, e basta. Erano poi essi, i peccatori, che, sperimentando la bontà di Gesù, si convertivano e cambiavano vita. Pensiamo a Zaccheo, il capo dei pubblicani, ossia dei ladri. Gesù per Zaccheo fece un gesto di amicizia autoinvitandosi ad un pranzo. Zaccheo accolse con gioia Gesù e a conclusione del pranzo, con evidente gratitudine verso di Lui, si dichiarò peccatore pentito: "Maestro, dò la metà dei miei beni ai poveri; e a coloro che ho defraudato restituirò quattro volte tanto". Gesù, Amore Misericordioso, si disse molto soddisfatto: "Oggi in questa casa è entrata la salvezza". Sotto questa luce, possiamo comprendere lo strepitoso fatto avvenuto nella Notte Santa. I pastori, come comunemente si pensa, non erano uomini semplici e gentili. Essi, invece, rappresentavano i peccatori per eccellenza, vivevano lontani dai centri abitati, erano servi malpagati, sfruttati, che si arranciavano vivendo di violenza e di furti, erano considerati peccatori per il quali non c'era alcuna speranza di salvezza. Nel Talmud leggiamo: "Se trovi un pastore caduto in un fosso, non tirarlo fuori; tanto è inutile, tanto per lui non c'è nessuna salvezza".
Questi erano i pastori di Betlem. Nella Notte Santa, ad alcuni di essi che vegliavano e facevano la gaurdia al loro gragge, apparve l'Angelo del Signore. L'Angelo del Signore è un termine tecnico adoperato nella Bibbia per indicare Dio quando si manifesta agli uomni. L'Angelo del Signore, quindi, è lo stesso Dio. Nell'Antico Tesamento, l'Angelo del Signore è presentato con una spada in mano, cioè come un giustiziere. Ebbene, l'Angelo del Signore si presentò dinanzi ai pastori in veglia. I pastori, peccatori per eccellenza, pensarono immediatamente che era giunto Dio per giustiziarli, e furono presi da una gran paura. Ma che bella sorpresa! L'evangelista ci dice che la gloria del Signore avvolse di luce i pastori. Essi in quella luce videro che Dio non è un giustiziere, videro che Dio li amava. E la loro grande paura si mutò in gioia. L'Angelo del Signore disse loro: "Non temete, perchè, ecco, io vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Messia Signore".
Seguendo le indicazioni dell'Angelo del Signore, i pastori andarono a Betlem. In una grotta trovarono Maria Santissima, San Giuseppe e Gesù Bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia. I pastori deposero i loro peccati nel Cuore di Gesù Bambino e, perdonati, tornarono al loro gregge ricolmi di gioia e glorificando Dio.
E' quanto dobbiamo fare noi, adesso. Portiamoci presso Gesù Bambino e deponiamo i nostri peccati nel suo Cuore. Perdonati da Gesù, dopo la Messa, torneremo nelle nostre case ricolmi di gioia e glorificando Dio.
Sac. Salvatore Paparo
25 dic 2009
Cintano NATALE 2009
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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