OMELIA
La festa dell'Ascensione c'invita ad una attenta riflessione sul Paradiso, meta della nostra vita.
Parlare del Paradiso è difficilissimo. Neanche San Paolo che, ancora vivente, ebbe il singolare privilegio di essere trasportato in Paradiso, ci seppe dire alcunchè di preciso. Si limirò ad esclamare con stupore: "UDII E VIDI COSE COSI' SUBLIMI DA NON POTERSI RACCONTARE. OCCHIO UMANO NON VIDE, ORECCHIO UMANO NON UDI', NE' INTELLIGENZA UMANA POTRA' MAI IMMAGINARE LE GRANDI COSE CHE DIO HA PREPARATO PER COLORO CHE LO AMANO".
Una cosa, però, è certa: IN PARADISO GODREMO UNA FELICITA' PERFETTA ED ETERNA.
Questa felicità ci proverrà PRINCIPALMENTE DAL POSSESSO COSCIENTE DI DIO: il nostro occhio è felice quando ammira uno splendido panorama; il nostro orecchio è felice quando ascolta una dolce melodia. EBBENE, IL NOSTRO CUORE, IN PARADISO, SARA' FELICISSIMO PERCHE' COSCIENTEMENTE POSSEDERA' DIO SOMMO BENE.
Oltre che per il cosciente possesso di Dio Sommo Bene, in Paradiso saremo felici anche per altri motivi. Ne citiamo qualcuno:
IN PARADISO DIO ASCIUGHERA' OGNI NOSTRA LACRIMA;
IN PARADISO DIO CI LIBERERA' PER SEMPRE DA OGNI NOSTRO MALE E DA OGNI NOSTRO DOLORE. Pertanto, IL VECCHIO che si sente appassire come un fiore, che vede la sua pelle aggrinzita e la sua faccia ricoperta di rughe, GIOISCA perchè in Paradiso GODREMO UNA PERENNE GIOVINEZZA; L'AMMALATO che da tanto tempo è inchiodato su un letto di dolore, GIOISCA perchè in Paradiso godremo una salute perfetta ed eterna; NOI TUTTI CHE SOFFRIAMO IL CALDO E IL FREDDO, GIOIAMO perchè in Paradiso VIVREMO UN'ETERNA PRIMAVERA.
UN'ALTRA GIOIA CHE AVREMO IN PARADISO, CI PROVERRA' DALLA RICOSTRUZIONE DELLA NOSTRA FAMIGLIA NATURALE.
Quando la morte bussa alla porta della nostra casa e ci porta via papà o mamma, fratello o sorella, sposo o sposa, figlio o figlia; per noi non ci sarebbe alcuna possibilità di conforto, se dovessimo affermare: "Ormai non c'è più nulla da fare: il mio caro si ridurrà ad un pugno di cenere, e io non lo vedrò mai più". Invece, NO, la gioia deve ancora dominare il nostro cuore, il sorriso deve ancora spuntare sulle nostre labbra perchè in Paradiso ci ricongiungeremo con tutti in nostri cari defunti, VIVREMO E GODREMO INSIEME CON LORO, SICURI CHE NESSUNO MAI PIU' POTRA' SEPARARCI DA ESSI.
Evidentemente ciò avverrà se in questa terra viviamo DA VERI DISCEPOLI DI GESU', E SE MORIREMO DA GIUSTI. Dei miei primi anni di sacerdozio conservo un vivo ricordo di un fatto che di tanto in tanto racconto quando predico sul Paradiso: nella chiesa di San Giovanni Evangelista nella quale esercitavo il mio ministero sacerdotale, fui attirato dalla devozione eccezionale di un vecchietto: ogni giorno, in ginocchio, recitava il Santo Rosario; ogni giorno partecipava alla Santa Messa e si accostava al Banchetto Eucaristico. Un giorno mi fece questa confidenza: "Padre, non creda ch'io sia stato sempre così. No, fino a due anni fa ero un miscerdente. Io, però, ebbi la fortuna di sposare una santa donna: due anni fa cadde gravemente ammalata: io ero disperato, non potevo rassegnarmi al pensiero della sua morte. Anche le sue calde e amorose parole di conforto servirono a nulla. Solo l'ultima frase della mia santa sposa capovolse radicalmente la mia vita. Mi disse: "GIOVANNI, TI ASPETTO IN PARADISO".
Per rivedere IN PARADISO LA MIA SANTA SPOSA, io mi convertii, ed ora vivo da buon cristiano.
Ecco, per rivedere, in Paradiso, i nostri cari defunti ed essere eternamente felici con loro, DOBBIAMO VIVERE DA BUONI CRISTIANI.
Comcludiamo riportando le confortanti parole di Gesù:
"IO VADO IN PARADISO PER PREPARARE UN POSTO A CIASCUNO DI VOI. QUANDO VI AVRO' PREPARATO UN POSTO, TORNERO' DA VOI, E VI PRENDERO' CON ME PERCHE' ANCHE VOI SIATE DOVE SONO IO".
Sac. Salvatore Paparo
5 giu 2011
ASCENSIONE DEL SIGNORE 5 GIUGNO 2011
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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