Purtroppo
un grave lutto ha colpito il Cenacolo; nel mese di gennaio, dopo una
breve malattia, Dio ha chiamato nelle sue braccia, Marisa Nigro.
Voglio ricordare che Marisa o meglio la “MAESTRA” era stata una
fondatrice assieme a Don Salvatore Paparo del “CENACOLO
FAMILIARE”, sempre
attenta a portare a questo movimento di riforma delle chiese, la
figura femminile che spesso è trascurata e subordinata dalla chiesa
di Roma e da quella Ortodossa e da alcune chiese evangeliche
fondamentaliste.
Il Funerale di Marisa, si è
tenuto nella Chiesa di San Giovanni Battista a Cintano con una grande
partecipazione di affetto, sia dei cittadini di Cintano ma anche con
amici che che sono giunti da ogni parte alcuni da fuori Regione.
Dopo
una sobria, ma toccante funzione religiosa, tenuta da Don Angelo
Bianchi; prima della tumulazione, come chiestomi da Marisa stessa
qualche giorno prima della morte ho tenuto una breve
commemorazione, che in sintesi voglio qui riportare per chi non ha
potuto essere presente: citando dalla seconda lettera dell'Apostolo
Paolo al cap. 4 scritta a Timoteo, questo passo:
“ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho
mantenuto la fede. Per il resto, è già in serbo la corona della
giustizia, che mi consegnerà in quel giorno il Signore” Ecco
in queste parole di San Paolo, c'è un po' tutta la vita di Marisa,
c'è la sua passione e l'amore per la chiesa, per il suo lavoro, per
la sua famiglia, per queste montagne che da sempre l'hanno
circondata, per i suoi alunni, presenti a decine nel giorno del suo
funerale e soprattutto l'amore che ella aveva per chi era nella
difficoltà, quante persone devono dirle grazie, io stesso, con le
difficoltà che ho avuto nella chiesa gerarchica, non so come avrei
fatto ad essere ancora qui. Ecco con queste poche parole, voglio qui
ricordare Marisa con emozione, con gratitudine e lasciarla con un:
“Arrivederci
Marisa, tu e Don Salvatore vegliate su di noi, pregate per noi e
aiutateci affinchè la parola di Gesù trionfi su tutta la terra”
Ciao
Marisa
PREGHIERA
PER UNA NUOVA CHIESA
Signore, nostro Dio, ti sei
abbassato, ti sei fatto umile per elevarci. Ti sei fatto povero per
arricchirci. Sei venuto a Noi per cercarci nelle nostre mille
preoccupazione e futili apprensioni per il futuro. Sei stato uomo e
donna come noi per farci partecipare alla vita eterna. Tutto ciò per
la tua libera, immeritata grazia e per mezzo di tuo figlio, nostro
Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Eccoci riuniti, in presenza di
questo mistero e di questo miracolo, per adorarti, per annunziare la
tua parola e il tuo sacramento. Ma ci conosciamo e sappiamo bene che
ne siamo incapaci, le stesse chiese sono incapaci dietro tutte le
loro leggi e i regolamenti; salvo che tu stesso venga a dare alle
nostre menti e ai nostri cuori la possibilità di elevarsi sino a
Te. Ti preghiamo perciò di essere in mezzo a noi, mostraci per mezzo
dello Spirito Santo la via che conduce a Te, affinchè vediamo con i
nostri occhi la tua Luce che è venuta nel mondo e fa che noi,
comprese le chiese che portano il tuo NOME di essere testimoni per
l'eternità
don
Salvatore Paparo
RIFLESSIONE
BIBLICA
“La
visita di Maria ad Elisabetta” Ev. LUCA cap. 1 vers 39-42
In quei giorni Maria, messasi
in viaggio, si recò in fretta verso la regione montagnosa, in una
città di Giuda. Entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta.
Ed ecco che, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, le
balzò in seno il bambino, Elisabetta fu ricolma di Spirito Santo ed
esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno.”
Il brano del Vangelo di Luca,
che ci narrà la storia della visita di Maria a Elisabetta, mi ha
sempre affascinato, in effetti l'incontro tra queste due donne ebree,
Maria giovanissima (Gli storici ci dicono che ella aveva circa 16
anni) Elisabetta già avanti negli anni (circa 50) accomunate da tre
cose; la parentela, la gravidanza e della straordinarietà del modo
in cui tutto è avvenuto. Il vangelo di Luca è ricco nella
descrizione dell'incontro, ma scarso nei particolari.
E mi riferisco, in particolare
al tempo trascorso da Maria in compagnia di Elisabetta. Poco ci dice
il Vangelo sulla nascita di Giovanni a cui possiamo presumere che
Maria abbia assistito. A questo punto mi sorge una domanda e credo
sorga a tutti voi: Che cosa si saranno dette (Oltre al Magnificat)
durante quei tre mesi trascorsi insieme? Come avranno commentato fra
di loro quel Dio di Israele presentatosi e manifestatosi ai loro
compagni (Zaccaria e Giuseppe) in modo così particolare da cambiare
la storia dell'umanità. Voglio qui ricordare, che dei quattro
coniugi, solo Elisabetta è quella che non riceve, stando alla
testimonianza del vangelo, alcuna rivelazione divina; forse è
proprio per questo che Elisabetta è molto vicino a noi, donne e
uomini, parte di quella umanità che senza clamori ne eclatanti
rivelazioni dall'alto, senza statue piangenti o corpi di Santi
portati in processioni ecc. continua a credere con insistenza e
sperare contro ogni speranza, confortata solo nella misericordia di
Dio come bene dice il Papa, nonostante tutti i problemi della nostra
esistenza. Non voglio qui sminuire la grandezza di Maria, madre di
Gesù, madre della Parola Fatta Carne, madre di Dio e quella delle
figure maschili di Giuseppe e Zaccaria, ma secondo me Elisabetta ha
qualcosa di particolare, come detto prima, che la rende simile a noi,
ed è proprio la quotidianità e l'ordinarietà della sua esistenza,
del suo modo di ricevere la fede, delle sue paure (rimase nascosta
per cinque mesi ci racconta san Luca) il suo sentirsi un nulla di
fronte alla cugina molto più giovane, la sua insistenza a rimanere
fedele alle promesse di Dio nel momento in cui dovrà dare il nome al
proprio figlio, sfidando la tradizione mosaica. Una donna forte care
amiche ed amici del Cenacolo, coraggiosa, tenace come tante altre
citate nell'antico e nel nuovo testamento, donne e ci metterei anche
Marisa Nigro che hanno sperimentato sulla loro pelle la sofferenza e
il dolore; Elisabetta è proprio la loro madre e la loro sorella,
madre di quella umanità umile, quella che non fa rumore ma che ama
Dio. In questa umanità sconvolta da quotidiani omicidi con varie
guerre che insanguinano il mondo, con un miliardo di persone che
muoiono di fame con persone che fuggono la guerra, spira ancora oggi
il vento dello Spirito Santo che soffia e questo soffio pervade la
vita, non dei grandi della storia o dei potenti di turno, ma degli
umili, lo spirito di Dio percorre le vie dei semplici. Se dunque
Elisabetta, come spesso diciamo, è anche l'immagine di una chiesa di
antica tradizione curva sotto il peso degli anni e delle proprie
fatiche, apparentemente incapace di rigenerarsi, non facciamoci
prendere dalla delusione e dallo scoramento dalle poche persone che
partecipano alle attività della chiesa. Ricordiamoci piuttosto che
Dio come ha fatto per Elisabetta e Maria è capace ancora, in un
epoca di computers, di banda larga di stupire l'intera umanità con
le sue meraviglie. Egli ha mandato suo figlio Gesù a far chiarezza
nella nostra vita e condurre i nostri passi verso la vera pace, fare
strumenti di vita che ci è data in Cristo, donne e uomini capaci di
spendere come Elisabetta la propria vita nel nome di quel Signore che
è Gesù Cristo.
Fulvio
Crivello
BENEDIZIONE
La grazia del Signore Gesù
Cristo e l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo, sia con
tutti noi ora e per sempre
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