Terza Domenica d’Avvento anno B
11 dicembre 2011
Omelia
L’Avvento è un periodo d’attesa, un periodo di preparazione alla venuta di Gesù in questo mondo, e la Sacra Scrittura oggi si sofferma su Giovanni Battista, il Precursore. Lo vediamo in una vivace discussione con dei sacerdoti e dei leviti inviati a lui dai Giudei di Gerusalemme. Nella circostanza Giovanni diede una splendida testimonianza a Gesù. INNANZI TUTTO, contro la convinzione di molti, negò di essere il Messia atteso; anzi, affermò che lui non era neanche degno di sciogliere i legacci dei sandali del Messia, compito che allora solevano fare i servi nei confronti dei loro padroni. IN SECONDO LUOGO, Giovanni manifestò la sua vera identità: egli aveva ricevuto da Dio la missione di preparare i cuori di tutti ad accogliere il Messia. Allo scopo predicava la necessità della conversione, conversione che, fra l’altro, dovevano esprimere con la confessione pubblica dei loro peccati e con il battesimo nelle acque del fiume Giordano. INFINE, Giovanni Battista ai suoi interlocutori fece la grande rivelazione: IL MESSIA ERA IN MEZZO A LORO, MA ESSI NON ERANO IN GRADO DI RICONOSCERLO PERCHE’ NEI SUOI RIGUARDI AVEVANO UN ANIMO OSTILE.
Dinanzi a questa umile e coraggiosa testimonianza, dobbiamo richiamarci alla mente che noi abbiamo la stessa missione di Giovanni Battista: DOBBIAMO COME LUI TESTIMONIARE GESU’. Per testimoniare Gesù dobbiamo porre un solido fondamento: dobbiamo, cioè, credere fermamente che Gesù è davvero il Figlio Unigenito di Dio fattosi uomo per salvarci;; e anche dobbiamo mettere Gesù al centro della nostra vita; per cui quando si tratta di dover scegliere tra la nostra volontà e la volontà di Gesù, dobbiamo scegliere sempre la volontà di Gesù.
Posto questo fondamento, i modi per testimoniare Gesù sono molteplici: essi ci vengono offerti dalle circostanze di vita in cui quotidianamente veniamo a trovarci.
Oggi cerchiamo di accentuare quanto ci suggerisce San Paolo nella seconda lettura che è un brano tratto dalla Lettera che l’Apostolo scrisse ai cristiani di Tessalonica.
“FRATELLI, SIATE SEMPRE LIETI; PREGATE CONTINUAMENTE; IN OGNI COSA RENDETE GRAZIE: QUESTA E’, INFATTI, LA VOLONTA’ DI DIO IN CRISTO GESU’ VERSO DI VOI”. San Paolo, pertanto, ci suggerisce una triplice testimonianza: noi cristiani, innanzi tutto, dobbiamo testimoniare Gesù CON LA GIOIA. Con ciò non s’intende lo schiamazzo, la risata sguaiata; no; s’intende invece la serenità interiore che si manifesta anche con un sorriso dolce e spontaneo. La serenità interiore è il frutto della nostra pace con Dio e con i fratelli. Un cristiano triste è un tristo cristiano e non può testimoniare Gesù perché è in guerra con Dio e con i fratelli.
Il secondo modo per testimoniare Gesù è la preghiera: “FRATELLI, PREGATE CONTINUAMENTE”. Certo, l’Apostolo non ci vuole dire che noi dobbiamo pregare CONTINUAMENTE CON FORMULE SCRITTE E IMPARATE A MEMORIA. Ciò è non è possibile! La preghiera è l’unione del nostro cuore con Dio.
L’unione di cuore, però, è possibile solo quando c’è l’amore: più si ama una persona e più si è uniti a lei, più si pensa a lei, più si parla con lei. Se noi amiamo veramente Dio, SIAMO INTIMAMENTE UNITI A DIO, PENSIAMO CONTINUAMENTE A DIO, PARLIAMO CONTINUAMENTE CON DIO. E DIO CHE CI AMA IMMENSAMENTE, PARLA CONTINUAMENTE CON NOI.
Infine, l’Apostolo ci dice che dobbiamo testimoniare Gesù RENDENDO IN OGNI COSA GRAZIE A DIO: non solo dobbiamo essere convinti che ogni bene che abbiamo E’ UN DONO GRATUITO DI DIO, MA DOBBIAMO ANCHE ESSERE GRATI A DIO, UTILIZZANDO I SUOI DONI PER LO SCOPO PER CUI CE LI HA DONATI: PER IL NOSTRO VANTAGGIO E PER IL VANTAGGIO DEI NOSTRI FRATELLI. E’ quanto ci ricorda lo stesso San Paolo: “LO SPIRITO SANTO HA DISTRIBUITO A CIASCUNO DI NOI I SUOI DONI PER L’UTILITA’ DI TUTTI”.
Sac. Salvatore Paparo
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