8 MAGGIO 2014
OMELIA
Anticamente gli uomini
credevano che il mondo fosse piatto, pensavano che il cielo fosse una
calotta solida sostenuta all’orizzonte dalla terra, infine erano
convinti che Dio abitasse al di là della calotta celeste.
E’ necessario tenere
presenti queste convinzioni degli antichi per capire il racconto
biblico della “Torre di Babele” che, a sua volta, ci offre la
comprensione della Solennità odierna della Pentecoste.
Gli uomini, ci dice
l’autore sacro della Genesi, vivevano tutti insieme, parlavano una
sola lingua ed erano uniti. Un giorno, però, decisero di dare la
scalata al cielo fabbricando, con mattoni, una larghisima e altissima
torre. Così, pensavano, sarebbero stati potenti come Dio e nello
stesso luogo di Dio. Ma, mentre si affaticavano per portare a termine
la pazzesca impresa, Dio confuse le loro lingue sicchè, non
comprendendosi più, furono costretti ad interrompere il lavoro, si
divisero e si dispersero in tutto il mondo.
L’insegnamento che
l’autore sacro ci vuole impartire èquesto: in primo luogo ci dice
che il peccatore è un orgoglioso perché si vuole sostituire a Dio:
si sente tanto autosufficiente che nella costruzione della sua vita
pensa di poter fare a meno di Dio e decide di non osservare i suoi
comandamenti. Anche se non lo dice esplicitamente, almeno
implicitamente, il peccatore afferma: “Tu, o Dio, non ti devi
impicciare della mia vita; so io ciò che devo fare; so io ciò che
mi è utile e ciò che mi è dannoso”. Oltre che essere un
orgoglioso perché si vuole sostituire a Dio, il peccatore è anche
un egoista che cerca solo il suo benessere senza badare, anzi
calpestando spesso i diritti altrui. Pensiamo, ad esempio, ai ladri,
agli omicidi, ai ricchi epuloni che lasciano morire di fame tanti
poveri lazzari.
Da quanto abbiamo detto
deduciamo che il peccatore causa divisioni: si divide da Dio e dagli
altri uomini, creando così un mondo di guerra, un mondo di uomini
che si dilaniano gli uni gli altri.
Questa era la
situazione di duemila anni fa, al momento in cui Gesù, il Figlio di
Dio fattosi uomo, venne per abitare in mezzo a noi. La Pentecoste ci
diede un messaggio di salvezza da questo disastro. Ma seguiamo i
fatti: gli Apostoli, secondo il comando di Gesù, dopo l’Ascensione,
si ritirarono nel Cenacolo per pregare con Maria, la Madre di Gesù.
Dopo dieci giorni di intensa preghiera, verso le nove del mattino, il
Cenacolo fu scosso come da un vento di tempesta, e su ciascuna testa
dei presenti comparve una lingua di fuoco. Era lo Spirito Santo che
prendeva possesso degli Apostoli. Gli Apostoli, allora, infiammati di
amore, dominati da una forza insopprimibile, uscirono dal Cenacolo,
andarono nella piazza di Gerusalemme e, con ardore, annunziaromo le
meraviglie di Dio. Fra
l’altro, dissero:
“Fratelli, Cristo Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha
risuscitato. Se volete essere salvi, convertitevi e fatevi battezzare
nel nome di Gesù”.
Duemila anni fa, la
mattina della Pentecoste si verificò un sorprendente miracolo: in
quel periodo, in Gerusalemme si trovavano numerose persone
provenienti da ogni nazione per le solennità pasquali. Ebbene, GLI
APOSTOLI PARLAVANO SOLO IN ARAMAICO, MA TUTTI I PRESENTI ASCOLTAVANO
LE LORO PAROLE NELLA PROPRIA LINGUA NATIA.
Lo Spirito Santo fece
questo miracolo per dirci che da quel momento s’iniziava un’
inversione di marcia: ai tempi della Torre di Babele gli uomini prima
parlavano una sola lingua ed erano uniti. Dopo il peccato di orgoglio
incominciarono a parlare diverse lingue e si divisero. Lo Spirito
Santo, invece, nel giorno della Pentecoste trovò gli uomini divisi,
ma si fece capire da tutti parlando una sola lingua per mezzo degli
Apostoli. Questa sola lingua è la lingua dell’amore; il
linguaggio dell’amore è capito da tutti, distrugge le divisioni ed
unisce i cuori.
Se diamo uno sguardo al
mondo di oggi tanto diviso, dominato da tante guerre fratricide e da
tante sofferenze che ci causiamo reciprocamente, corriamo il rischio
di guardare al futuro con pessimismo. Noi cristiani, però, non
possiamo essere pessimisti; noi cristiani dobbiamo essere uomini e
donne di speranza.
Certo, con realtà e
con tristezza, dobbiamo costatare l’esistenza di tanto male nel
mondo; ma nello stesso tempo, con l’occhio della fede, dobbiamo
saper scoprire l’immenso bene che esiste e che prepara un mondo
migliore. I tanti dolori da cui siamo afflitti non dobbiamo
considerarli come dolori di agonia che ci condannano alla morte, ma
come dolori che generano vita, come dolori che presto partoriranno
LA PACE MONDIALE MESSIANICA PROFETIZZATA DAGLI ANGELI SULLA GROTTA DI
BETLEM:
“PACE IN TERRA AGLI
UOMINI CHE DIO AMA”.
Sac. Salvatore Paparo
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