OMELIA
la parabola evangelica di oggi ci presenta due situazioni tra di loro contrastanti: da una parte, c'è un ricco che tutti i giorni banchetta lautamente, dall'altra poarte c'è un povero, il povero Lazzaro, che soffre atrocemente la fane. Da una parte c'è lo stesso ricco, il ricco epulone, che muore e viene sepolto nei tormenti dell'inferno; e dall'altra parte c'è lo stesso povero che subito dopo la morte, raggiunge la consolazione del Paradiso.
Due particolari della parabola meritano una speciale attenzione. Innanzi tutto rileviamo che nell'inferno si soffre terribilmente e che non si può riceveve alcun sollievo. Ciò lo deduciamo dalla richiesta del ricco epulone rivolta a padre Abramo, e dalla risposta del padre Abramo al ricco epulone.
"Padre Abramo, abbi pietà di me: manda Lazzaro ad attingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua , perchè io soffro terribilmente in questa fiamma".Ma Abramo gli rispose: " Figlio, non è possibile: ricordati che nella vita tu ha ricevuto im tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali. Ora , invece, Lazzaro è confortato, e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono; nè di lì possono giunegere fino a noi".
Il secondo particolare da accenture è questo: molti prendono alla leggera l'esistenza dell'infreno; e con un sorriso ironico affermano. "Nessuno mai è venuto dalll 'al di là per parlarci dell'inferno".
Il ricco epulone la pensava allo stesso modo: egli era convinto che i suoi cinque fratelli, peccatori come lui, si sarebbero convertiti, se Lazzaro fosse andato da loro ad avvertirli delle soffernze atroci che li attendevano nelll'inferno, dopo la morte". Padre Abramo, però, gli rispose che coloro i quali, come i suoi fratelli, non credono a Mosè e ai Profeti, cioè alla Sacra Scrittura, non crederanno neanche ad un morto risuiscitato.
Dipende tutto dalla disposizione interiore: non dobbiamo dimenticare che la Parola di Dio sia scritta che predicata, è com eun buon seme che cade in terreno. Se il nostro cuoie è buono, il seme della Parola di Dio fruttificherà; altrimenti morrà.
Fruttificare significa credere fermamente alle verità rivelate da Dio; aver fiducia che raggiungeremo
i beni che Dio ci ha promesso; agire perchè il nostro buon proposito nom resti un pio desiderio, ma si traduca nella vita. Gesù riassunse ciò con questa frase: " Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica". Per quanto riguarda la parola di Dio che abbiamo udito sotto forma di parabola, signofica:
"Beati noi, se crediamo fermamente che esistono il Paradiso e l'inferno: Beati noi se, in questa vita, agiamo in modo tale da evitare l'inferno e da meritare il Parediso".
Sac. Salvatore Paparo
26 set 2010
XXVI DOMENICA per annum C
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento