OMELIA
Dato che la Solennità della Pasqua è prossima, il racconto del miracolo che abbiamo letto nel brano evangelico è ben collocato in questa Quinta Domenica di Quaresima: infatti, la risurrezione di Lazzaro fece precipitare gli avvenimenti verso la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù.
La famiglia di Betania di cui oggi si parla, era composta da tre fratelli: da Marta, da Maria e da Lazzaro. Essa era una famiglia molto amica di Gesù. Infatti, abbiamo letto: "GESU' AMAVA MARTA, SUA SORELLA E LAZZARO". Gesù era spesso ospite di questa famiglia e le ultime notti della sua vita terrena le passò con i tre fratelli, per sfuggire alle insidie dei farisei.. Quindi non ci meraviglia il fatto che le due sorelle abbiano sentito il bisogno di far conoscere subito a Gesù la grave malattia che aveva colpito Lazzaro e che lo abbiano fatto con questa espressione:
"SIGNORE,COLUI CHE TU AMI, E' MALATO".
Gesù, saputa la dolorosa notizia, esclamò: "QUESTA MALATTIA NON PORTERA' ALLA MORTE, MA E' PER LA GORIA DI DIO, AFFINCHE' PER MEZZO DI ESSA IL FIGLIO DI DIO VENGA GLORIFICATO".
A conferma delle parole di Gesù, il racconto evangelico di oggi si conclude così: " MOLTI GIUDEI, ALLA VISTA DI QUEL CHE GESU' AVEVA COMPIUTO, CRDETTERO IN LUI".
Marta c'insegna che nei dolori dobbiamo fidarci di Gesù: "SIGNORE, disse a Gesù, SE TU FOSSI STATO QUI, MIO FRATELLO NON SAREBBE MORTO. MA ORA SO ANCHE CHE QUALUNQUE COSA CHIEDERAI A DIO, DIO TE LA CONCEDERA'. E' un meraviglioso atto di fede che, poco dopo, Marta esplicita così: " SI', O SIGNORE, IO CREDO CHE TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DI DIO, COLUI CHE VIENE NEL MONDO".
Marta aveva assistito a tanti miracoli di guarigione compiuti da Gesù, e quindi era convinta che Gesù avrebbe guarito Lazzaro, se Lui fosse stato presente. Ma la sua fede si spinge ben oltre: essa crede che Gesù è tanto potente da poter risuscitare il fratello.
Gesù le dà ragione: "IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA. TUO FRATELLO RISORGERA' ". E subito Gesù risuscitò Lazzaro.
Dal fatto evangelico che abbiamo ricordato e brevemente commentato, possiamo trarre parecchi insegnamenti. Io oggi desidero metterne in rilievo solo uno: dobbiamo ammirare ed imitare l'amicizia che esisteva tra Gesù, Marta, Maria e Lazzaro. NOI CRISTIANI DOBBIAMO ESSERE AMICI GLI UNI GLI ALTRI.
Amicizia proviene dalla parola AMORE. E l'amore ha quattro caratteristiche: E' DONO; RICAMBIO DEL DONO; UNIONE E FELICITA'.
Innanzi tutto l'amore è DONO: ciascuno di noi ha ricevuto dei beni da Dio, non solo per la propria utilità, ma anche per l'utilità degli altri. In pratica, ogni qual volta ci troviamo dinanzi ad un fratello o ad una sorella che necessitano di qualcosa, noi dobbiamo aiutarli, donando loro quanto abbiamo ricevuto da Dio. Può essere un aiuto materiale, un sorriso che non costa nulla, ma che comunica gioia; può essere una parola di conforto a chi soffre o una visita fraterna a un malato; e può esere anche l'accoglienza gioiosa di un nostro ospite, così come Marta, Maria e Lazzaro accoglievano Gesù ogni qual volta Egli andava a casa loro.
In secondo luogo l'amore E' RICAMBIO DEL DONO: quando noi riceviamo un bene da qualcuno, dobbiamo essergli riconoscente e, a nostra volta, se il nostro benefattore ha bisogno di un bene che abbiamo ricevuto da Dio, dobbiamo aiutarlo.
Infine, L'AMORE E UNIONE E FELICITA'. Cioè: colui che dona un bene e colui che riceve e ricambia il bene ricevuto, DIVENTANO UNO, DIVENTANO UN CUOR SOLO ED UN'ANIMA SOLA. E POICHE' IL BENE ChE SI SCAMBIANO PRODUCE FELICITA', I DUE AMICI SI RENDONO RECIPROCAMENTE FELICI.
SE COLTIVIAMO L'AMICIZIA, PERTANTO, SAREMO FELICI, COME FELICI FURONO GLI AMICI GESU', MARTA, MARIA E LAZZARO.
Sac. Salvatore Paparo
10 apr 2011
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA A 10 APRILE 2011
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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