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30 lug 2012

“DIO E’ UN PADRE CHE PROVVEDE IL NECESSARIO AI FIGLI”

XVII DOMENICA DURANTE L’ANNO   B

29 LUGLIO 2012

OMELIA

La prima e la terza lettura oggi ci presentano da una parte degli uomini affamati, e dall’altra parte il profeta Eliseo e Gesù che operano il prodigio della moltiplicazione dei pani. Eliseo, per virtù di Dio, sfama 100 persone con soli venti panini; Gesù, per vitù propria, sfama circa 5000 uomini con soli cinque panini e due pesci.

La fame è una delle peggiori conseguenze causate dal peccato. Se nel mondo continuamente si muore di fame, ciò è dovuto non a Dio che ha creato e continua a creare in sovrabbondanza gli alimenti necessari per la nostra vita corporale, ma alla cattiveria umana: basta pensare che se gli uomini smettessero di sciupare ingenti somme di denaro per la costruzione delle armi che seminano solo morte e distruzione, il problema della fame nel mondo si risolverebbe in un istante.

Tenendo presente che Dio nostro Padre ci dona in abbondanza il nostro pane quotidiano e che solo noi possiamo sciuparlo, richiamamoci alla mente il bellissimo discorso di Gesù SULLA DIVINA PROVVIDENZA:

“ Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone , con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.

Ora, se Dio veste così l’erba del campo che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo, che cosa berremo, che cosa indosseremo? . Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate, invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del  domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena “.

L’insegnamento di Gesù sulla Divina Provvidenza ci sia sempre di guida: Dio nostro Padre fa di tutto perché in questa terra viviamo una vita serena e dignitosa. Cerchiamo anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia. Tutto il resto ci sarà dato in aggiunta.

Sac. Salvatore Paparo

23 lug 2012

DIO E’ UN PADRE ESCLUSIVAMENTE BUONO E COMPASSIONEVOLE

XVI DOMENICA DURANTE L’ANNO  B

22 LUGLIO 2012

OMELIA

Impostiamo l’omelia di oggi sulla frase conclusiva del brano evangelico proclamato: “Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose”.

Gesù era pieno di compassione verso tutti, e con il suo modo di vivere e il suo insegnamento ci svelò che Dio è un Padre esclusivamente buono e compassionevole. Per convincerci di questa confortante verità, Gesù si servì soprattutto di molte meravigliose parabole da Lui stesso inventate. Senza dubbio, fra queste eccelle la parabola che solitamente viene denominata “La parabola del figliolo prodigo”, ma che più giustamente dovrebbe essere intitolata

“La parabola dell’amore del Padre”, o “La parabola del Padre affettuoso”: la figura del padre, infatti, è centrale.

Un padre aveva due figli. Il figlio minore gli disse: “Dammi la mia parte di eredità”. Ma l’eredità i figli la ricevono solo dopo la morte del padre. Come mai questo figlio osa esigerla dal padre ancora vivente? Tristemente dobbiamo affermare che la esige PERCHE’ NEL SUO CUORE IL PADRE ERA GIA’ MORTO.

Il padre dinanzi a quella richiesta rimase angosciato, ma rispettoso della libertà del figlio, gli concesse l’eredità. Avuta l’eredità, il figlio si disinteressa del padre, abbandona il fratello maggiore, e si reca in un paese lontano. Ben presto una vita scriteriata lo porta alla rovina. Senza mezzi per difendersi dalla fame, assolutamente solo in mezzo ad un paese straniero, finisce schiavo di un proprietario terriero che lo manda a custodire i suoi porci. Per la fame arriva a desiderare le carrube che mangiano i porci. Ma invano, perché nessuno gliene dà. Vedendosi in una situazione così disperata, il giovane riflette. Ricorda la casa del padre, dove il pane abbonda, e prende una decisione: tornerà dal padre, riconoscerà il suo peccato, riconoscerà di aver perso i suoi diritti di figlio e supplicherà il padre di accoglierlo come un servo tra gli altri servi. L’accoglienza del padre è incredibile: mentre è ancora lontano, egli scorge suo figlio, e si commuove. Gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia con tenerezza in segno di accoglienza e di perdono, organizza immediatamente un grande banchetto per tutto il paese, uccide il vetello ingrassato per le grandi feste. Il padre giustifica il suo operato così: “Mangiamo e facciamo festa PERCHE’ QUESTO MIO FIGLIO ERA MORTO  ED E’ TORNATO IN VITA; ERA PERDUTO ED E’ STATO TROVATO”. Purtroppo, mancava il fratello maggiore. Arrivò dai campi, alla sera. Il ritorno del fratello non gli causò gioia come al padre, ma rabbia. Rimase fuori e non partecipò alla festa. Il padre uscì, e con affetto  lo supplicò ripetutamente perché entrasse e partecipasse anche lui alla festa. Allora sbottò e mise allo scoperto tutto il suo rancore. Disse al padre: “Sono tanti anni che ti servo, e non ti ho mai disubbidito. Ma tu non mi hai dato neanche un capretto per fare festa con i miei amici; e ora che è venuto questo tuo figlio che ha divorato tutti i tuoi beni con le prostitute, per lui hai ucciso il vitello ingrassato”. Il padre, mantenendo alla sua voce un tono affettuoso, gli rispose: “Figlio, tu sei sempre con me, e tutto quello che è mio, è tuo. MA BISOGNAVA FARE FESTA E RALLEGRARSI, PERCHE’ QUESTO TUO FRATELLO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA, ERA PERDUTO ED E’ STATO TROVATO”.

A questo punto, Gesù interrompe il suo racconto, ma quanto ha detto è sufficiente per dedurre alcune importanti conclusioni: Dio è nostro Padre, e noi siamo figli di Dio, siamo la famiglia di Dio. Dio Padre ci tratta con tenerezza e con compassione. Dio Padre ci ama tutti sia che siamo cattivi  sia che siamo buoni. Se siamo cattivi, soffre, ma attende con pazienza il nostro ritorno alla casa paterna per ricostituire la sua famiglia e ricreare nel suo seno amore, unione e felicità. E’ necessario un ultimo rilievo: se viviamo una vitta retta, corriamo il rischio di imitare, nei confronti dei nostri fratelli peccatori, l’atteggiamento duro del fratello maggiore nei confronti del fratello minore della parabola evangelica commentata. Ma se imitiamo il fratello maggiore diventiamo anche noi peccatori perchè calpestiamo l’amore fraterno, anche noi diventiamo bisognosi della misericordia e del perdono di Dio. Saremo veri fratelli, fratelli uniti e felici solo se nella nostra vita ci lasciamo guidare da questa esortazione di Gesù:

“SIATE MISERICORDIOSI, COME MISERICORDIOSO E’ IL PADRE VOSTRO CELESTE”.

Sac. Salvatore Paparo

17 lug 2012

SULLA PAROLA DI DIO

XV DOMENICA DURANTE L’ANNO  B

15 LUGLIO 2012

OMELIA

Le Letture Bibliche di oggi, fra l’altro, ci invitano a riflettere sulla Parola di Dio,
Parola di Dio che, come sottolinea il profeta Amos nella Prima Lettura, va predicata anche quando colro ai quali è indirizzata si mostrano ribelli e di dura cervice. La Parola di Dio va ascoltata con cuore docile e soprattutto praticata.

Essa mira innanzi tutto ALLA NOSTRA CONVERSIONE. Difatti, come ci riferisce il brano evangelico, Gesù inviò a due a due gli Apostoli per predicare. E gli Apostoli, partiti, predicavano che LA GENTE SI CONVERTISSE.

Il frutto della conversione è la ricostruzione di quanto il peccato ha distrutto in noi. E poiché il peccato ha distrutto in noi LA VITA DI DIO, la conversione ce la restituisce. E qui dobbiamo accentuare una cosa molto importante: ogni vita non può restare al suo stato iniziale; deve, invece, crescere sempre di più fino a raggiungere la sua relativa perfezione. Se non cresce, perde la sua forza vitale e muore. La pianticella, ad esempio, deve crescere, rendere rigido il suo fusto, ramificare, fiorire e fruttificare. Una pianticella che non cresce, secca e muore.

Un bambino non può restare sempre bambino. Deve crescere, sviluppare sempre di più i suoi vari organi fino a raggiungere la perfezione dell’uomo adulto. Se il bambino non cresce, muore. Allo stesso modo la vita di Dio in noi non può restare al suo stato iniziale; deve, invece, perfezionarsi sempre di più, fino a raggiungere l’identificazione con stessa vita di Gesù: “LA MIA VITA E’ CRISTO. NON SONO PIU’ IO CHE VIVO, MA E’CRISTO CHE VIVE IN ME”.

Se vogliamo precisare, dobbiamo dire questo: chi si distacca dai grossi peccati che uccidono la vita divina in noi, E’ UN NEONATO FIGLIO DI DIO. Chi non solo si distacca dai grossi peccati che uccidono la vita divina in noi, ma si sforza di evitare anche i peccati leggeri, HA GIA’ RAGGIUNTO LA VITA DIVINA NEL SUO VIGORE GIOVANILE. Chi, infine, non solo si distacca dai grossi peccati che uccidono la vita divina in noi; non solo cerca di evitare i peccati leggeri, ma anche s’impegna a fare sempre solo ciò che maggiormente piace a

A DIO, HA RAGGIUNTO LA MATURITA’ DELLA VITA DIVINA E COME GESU’ AFFERMA: “IL MIO CIBO QUOTIDIANO E’ COMPIERE LA VOLONTA’ DEL PADRE”.

Concludiamo dicendo: come quando mangiamo un cibo prelibato sentiamo un particolare dolce gusto al palato; COSI’ IL CIBO SQUISITO DEL COMPIMENTO DELLA VOLONTA’ DI DIO, INFONDE NEL NOSTRO CUORE UN’IMMENSA SERENITA’, UN’IMMENSA  E INEFFABILE GIOIA CHE E’ IL PREGUSTAMENTO DELLA GIOIA PERFETTA DEL PARADISO.

                              Sac. Salvatore Paparo

8 lug 2012

INDISSOLUBILITA’ DEL MATRIMONIO

Senza dubbio, secondo la volontà di Dio, il matrimonio E’ INDISSOLUBILE. La sua indissolubilità deriva dal fatto che il matrimonio è un patto d’amore DEFINITIVO tra un uomo ed una donna. Però mi sembra che la Chiesa nostra contemporanea debba riflettere accuratamente sulla indissolubilità del matrimonio, non per mettere in discussione la sua validità, MA PER APPROFONDIRE LA SUA NATURA. Io, pertanto, con umiltà, espongo il frutto delle mie riflessioni perché la Chiesa lo valuti alla luce di Dio.

L’indissolubilità del matrimonio è fondata sull’amore reciproco dei coniugi come sull’amore reciproco è fondata l’indissolubilità delle Tre Persone Divine e l’indissolubilità del matrimonio tra Gesù, LO SPOSO DELLA CHIESA e la Chiesa, LA SPOSA DI GESU’.

Se, per impossibile, le Tre Persone Divine cessassero di amarsi, si spezzerebbe la loro unità e si dissolverebbe lo stesso Dio; se, per impossibile, Gesù non amasse più la Chiesa e la Chiesa non amasse più Gesù, Gesù e la Chiesa romperebbero la loro unità sponsale. Ciò che non è possibile nella Trinità Divina e in Gesù e la Chiesa, si può, invece, verificare e spesso si verifica, tra i coniugi cristiani e non cristiani. Come l’esperienza ci attesta, avviene che dei coniugi dissolvano IRRIMEDIABILMENTE il loro matrimonio per colpa di uno solo o di entrambi. Ciò ci induce ad affermare che l’indissolubilità del matrimonio E’ DI ORDINE MORALE E NON FISICO; OSSIA: I CONIUGI, PUR ESSENDO TENUTI IN COSCIENZA A RIMANERE UNITI PER TUTTA LA VITA, HANNO LA TRISTE COLPEVOLE POSSIBILITA’ DI ROMPERE IL LORO MATRIMONIO.

Alla medesima conclusione ci porta la riflessione sulla natura DEI PRECETTI NEGATIVI: Dio ordina all’uomo di NON compiere un determinato atto perché l’uomo è in grado di compierlo BENCHE’ COLPEVOLMENTE. Se l’uomo non avesse la possibilità di compiere un determinato atto PECCAMINOSO, Dio non glielo vieterebbe: così non gli vieterebbe di rubare , se l’uomo non potesse rubare. Allo stesso modo Gesù non avrebbe imposto agli sposi il precetto: “ L’UOMO NON DIVIDA CIO’ CHE DIO HA UNITO “ (Mt. 19,6), se i coniugi, anche se colpevolmente, non potessero separarsi.

Una conseguenza pratica molto importante è che i coniugi che colpevolmente si dividono, restano due persone distinte LIBERE; quindi sono nella possibilità fisica di fare una nuova
 esperienza matrimoniale. I tanti coniugi cristiani divorziati e risposati ci inducono a credere che Dio, NELLA SUA MISERICORDIA, PERMETTA LORO LE SECONDE NOZZE. Pertanto, sembra PASTORALMENTE SAGGIO che la Chiesa nei confronti dei coniugi colpevoli divorziati e risposati con una terza persona, oggi debba usare maggiore misericordia che non nel passato. Come perdona l’omicida veramente pentito, pur essendo nell’impossibilità di ridare la vita al fratello ucciso, così voglia la Chiesa perdonare ed ammettere ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia i coniugi divorziati, se veramente pentiti, anche se si trovano nell’impossibilità di ricostituire la loro unità e si sono sposati con un altro uomo o con un’altra donna.
UNO STUDIO ACCURATO DI GIOVANNI CERETI PROVA CHE NEI PRIMI SECOLI LA CHIESA, AI DIVORZIATI RISPOSATI, CONCEDEVA DI CONTINUARE A VIVERE CON IL NUOVO CONIUGE, SE ERANO VERAMENTE PENTITI E SI SOTTOMETTEVANO AD UNA ADEGUATA PENITENZA.


                                                  Sac. Salvatore Paparo

Carissimi lettori e lettrici

dei miei scritti,

vi sono riconoscente per l’attenzione che riservate ai miei scritti.

Mi risulta, però,  che alcuni, PUR AVENDO FIRMATO PER CONTINUARE A RICEVERE I MIEI SCRITTI, non solo non li leggono,  ma anche maltrattano la carta che li contengono. Io ritengo che questi fratelli o sorelle farebbero un atto di onestà e di giustizia, se mi comunicassero la loro intenzione di non ricevere più i miei scritti. Fra l’altro, mi farebbero risparmiare un po’ di soldi.

Ciò detto, desidero sottolineare che io non intendo affatto IMPORRE MA SOLO PROPORRE i miei punti di vista. Ognuno è libero di condividerli o di non condividerli. Ciascuno di noi deve costruire LIBERAMENTE la casa della sua vita. Dobbiamo, però, essere RETTI DI CUORE nelle nostre scelte perché la nostra casa sia costruita sulla roccia e non sulla sabbia, nel qual caso per noi sarebbe un totale fallimento e una disastrosa rovina.


Vi amo tutti e spero di imitare un pochino
Gesù Buon Pastore in mezzo a voi.

Cintano 7 luglio 2012



Sac. Salvatore Paparo


2 lug 2012

LA MORTE E’ ENTRATA NEL MONDO ATTRAVERSO IL PECCATO

XIII DOMENICA DURANTE L’ANNO   B

1 LUGLIO 2012

OMELIA

Iniziamo l’omelia di oggi riascoltando alcune frasi scritturistiche che abbiamo proclamato nella Prima Lettura, tratta dal Libro della Sapienza:

“ DIO NON HA CREATO LA MORTE E NON GODE DELLA ROVINA DEI VIVENTI. EGLI INFATTI HA CREATO TUTTE LE COSE PERCHE’ ESISTANO. LA MORTE E’ ENTRATA NEL MONDO PER INVIDIA DEL DIAVOLO “.

Per precisare i vari aspetti che emergono dalle affermazioni del Libro della Sapienza, dobbiamo riferirci ai primi tre capitoli della Genesi. In essi l’autore sacro, innanzi tutto, ci dice che Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo, soffiò sulle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Dio comunicò all’uomo la sua stessa vita CHE E’ UNA VITA IMMORTALE. Ciò ci appare chiaro da quanto segue: Dio piantò un giardino nell’Eden e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi, graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui L’ALBERO DELLA VITA E L’ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE.

Dio diede questo comando all’uomo: “ Tu puoi mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, PERCHE’ QUANDO TU NE MANGIASSI, CERTAMENTE MORIRESTI “.

Appare chiaro che l’albero della vita rappresenta LA VITA IMMORTALE CHE DIO HA COMUNICATO ALL’UOMO, e appare chiaro anche che l’albero della conoscenza del bene e del male RAPPRESENTA LA MORTE DELL’UOMO. Per capire meglio, procediamo nel racconto: sotto le apparenze di un serpente, interviene il diavolo, il padre della menzogna  che con una menzogna inizia a tentare la donna:

“ E’ vero che Dio ha detto: non dovete mangiare di nessun albero del giardino? “

Rispose la donna: “ Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male, Dio ha detto: “NON NE DOVETE MANGIARE, ALTRIMENTI MORIRETE”. Ma il serpente dissse alla donna: “NON MORIRETE AFFATTO. Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi E DIVENTERESTE COME LUI CONOSCENDO IL BENE E IL MALE”. Allora la donna vide che l’albero era buono da magiare, gradito alla vista e desiderabile per acquistare la saggezza, prese del suo frutto e ne mangiò. Poi ne diede anche al marito che era con lei, e anche lui ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero che erano nudi.

A questo punto siamo in grado di capire meglio il senso del comando che Dio diede ad Adamo e ad Eva: “VOI CONTINUERETE A VIVERE LA VITA IMMORTALE CHE IO VI HO COMUNICATO, SE ACCETTATE IL VOSTRO STATO DI CREATURE. DOVETE, CIOE’, RICONOSCERE CHE IO DIO SONO IL TUTTO, E CHE VOI CREATURE SIETE IL NULLA. TUTTO CIO’ CHE AVETE DI BENE E’ MIO DONO GRATUITO PER CUI DOVETE GLORIFICARMI. DOVETE, INOLTRE, FIDARVI DI ME: DOVETE. CIOE’, RITENERE BENE CIO’ CHE IO DICO CHE E’ BENE,  DOVETE RITENERE MALE CIO’ CHE IO DICO CHE E’ MALE. DOVETE POI AGIRE IN CONSEGUENZA. SE AGITE CONTRO LA MIA VOLONTA’, MORIRETE”.

Adamo ed Eva non credettero a Dio, ma si fidarono del diavolo. Credettero che se avessero disubbidito a Dio, SAREBBERO DIVENTATI GRANDI COME DIO, CONOSCENDO COME LUI IL BENE E IL MALE. Adamo ed Eva peccarono. Peccando incominciarono sì a capire il beme e il male, MA FALSIFICANDO LA REALTA’ : INCOMINCIARONO A CREDERE BENE CIO’ CHE E’ MALE, E A CREDERE MALE CIO’ CHE E’ BENE.

Se riflettiamo, rileviamo immediatamente che il peccato di Adamo non fu solo un peccato di disubbidienza a Dio, MA FU SOPRATTUTTO UN PECCATO DI SUPERBIA: VOLEVANO DIVENTARE GRANDI COME DIO RIFIUTANDO COSI’ DI RICONOSCERE IL LORO STATO DI CREATURE. E’ il peccato a cui siamo esposti anche noi. Anche noi siamo tentati di crederci autosufficienti; anche noi siamo tentati di fare a meno di Dio, CREDENDOCI, ORGOGLIOSAMENTE, CAPACI DI COSTRUIRE DA SOLI LA NOSTRA FELICITA’. MA CHI RIFIUTA E SI OPPONE A DIO, PERDE LA VITA E TROVA LA MORTE.

Dopo il peccato di Adamo e di Eva, interviene Dio. Dio ricorda ad essi che a 

causa del loro peccato MORIRANNO E CHE PRIMA DI MORIRE DOVRANNO SUBIRE GRANDI SOFFERENZE.

Ma Dio è AMORE, E’ PADRE MISERICORDIOSO : EGLI NON VUOLE LA MORTE MA LA VITA DEI SUI FIGLI. Per questo motivo subito dopo il peccato di Adamo e di Eva, profetizzò al diavolo la sua totale e definitiva sconfitta:

“ PORRO’ INIMICIZIA TRA TE E LA DONNA,

   TRE LA TUA STIRPE E LA SUA STIRPE: QUESTA TI SCHIACCERA’

   LA TESTA”.

GESU’, STIRPE DELLA DONNA, HA VINTO IL DIAVOLO, OMICIDA FIN DAL PRINCIPIO. GESU’ CON LA SUA MORTE HA DISTRUTTO LA NOSTRA MORTE, CON LA SUA RISURREZIONE CI HA RIDONATO

LA VITA.



Sac. Salvatore Paparo

MATRIMONIO-FAMIGLIA

PREDICA

Carissimi …

dinanzi a Dio e alla Comunità Cristiana state per formare una nuova famiglia.

Per capire la famiglia dobbiamo partire da Dio. E precisamente dalla definizione che l’Apostolo San Giovanni dà di Lui. “ DIO E’ AMORE “. In quanto Amore Dio non è un solitario, ma una FAMIGLIA FELICISSIMA COMPOSTA DA TRE PERSONE: DAL PADRE, DAL FIGLIO E DALLO SPIRITO SANTO.

Le quattro caratteristiche dell’amore: DONO, RICAMBIO DEL DONO, UNIONE, FELICITA’, SI REALIZZANO IN SOMMO GRADO NELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO:

D O N O : il Padre dona tutta la sua vita al Figlio e lo genera;

R I C A M B I O   D E L   D O N O : il Figlio si ridona al Padre cosicchè Gesù, il Figlio UNIGENITO di Dio fattosi UOMO, potè affermare: “ PADRE, TUTTO CIO’ CHE E’ TUO E’ MIO, TUTTO CIO’ CHE E’ MIO E’ TUO “.

U N I O N E : LO Spirito Santo che E’ LAMORE PERSONIFICATO unisce IN SE’ il Padre (DONO) al Figlio (RICAMBIO DEL DONO) e il Figlio al Padre, per cui abbiamo UN SOLO DIO IN TRE PERSONE.

F E L I C I T A ‘  :  noi siamo felici quando possediamo un BENE, siamo più felici quando possediamo PIU’ BENI.  Per esempio siamo felici se abbiamo gli occhi sani; siamo più felici se oltre ad avere gli occhi sani, abbiamo anche un udito sano. Ebbene, poiché le TRE PERSONE DIVINE POSSEGGONO TUTTI I BENI IN SOMMO GRADO, ESSE SONO FELICISSIME, SONO LA FELICITA’.

La famiglia Trinitaria di Dio non aveva bisogno di nessuno per essere felice; ma poiché E’ AMORE E L’AMORE SI COMUNICA, per comunicare la sua felicità ad altri, DECISE DI CREARE L’UOMO E LO CREO’ FAMIGLIA A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA.

Vediamo come la famiglia umana è immagine della Famiglia Trinitaria di Dio.

LA PRIMA PERSONA DELLA FAMIGLIA DIVINA E’ INSIEME SPOSO E SPOSA, PADRE E MADRE.  Nella famiglia umana dona le sue qualità di SPOSO E DI PADRE ALL’UOMO; dona le sue qualità DI SPOSA E DI MADRE ALLA DONNA.

LA SECONDA PERSONA DELLA FAMIGLIA DIVINA E’ INSIEME FIGLIO E FIGLIA. Nella famiglia umana, pertanto, la sua immagine non è solo IL FIGLIO MA IL FIGLIO E LA FIGLIA INSIEME.

LA TERZA PERSONA DELLA FAMIGLIA DIVINA, LO SPIRITO SANTO, E’ L’AMORE CHE UNISCE IN SE’LE TRE PERSONE DIVINE E LE RENDE FELICI. Nella famiglia umana l’immagine dello Spirito Santo E’ L’AMORE  CHE UNISCE I SUOI VARI MEMBRI CHE LA COMPONGONO. Da ciò comprendiamo che una famiglia umana in cui GLI SPOSI SI VOGLIONO BENE; I GENITORI VOGLIONO BENE AI FIGLI E ALLE FIGLIE, I FIGLI E LE FIGLIE VOGLIONO BENE AI GENITORI, I FRATELLI E LE SORELLE SI VOGLIONO BENE TRA DI LORO, E’  U N A

F A M I G L I A   U N I T A   E   F E L I C E;  mentre una famiglia i cui membri che la compongono non si vogliono bene, E’   U N A   F A M I G L I A 

D I V I S A   E   I N F E L I C E.

Adesso domandiamoci: QUANDO UN UOMO E UNA DONNA DIVENTANO SPOSI? Un uomo e una donna diventano sposi nel momento in cui si donano reciprocamente CON UN AMORE TOTALE, ESCLUSIVO, DEFINITIVO.

CON UN AMORE TOTALE: io mi dono TUTTO, TUTTA  a te.

CON UN AMORE ESCLUSIVO: io mi dono SOLO  a te.

CON UN AMORE DEFINITIVO: io mi dono PER SEMPRE a te.



Carissimi … è quanto state per fare voi dinanzi a Dio e alla Comunità Cristiana. Tutti i presenti vi siamo molto vicini; partecipiamo vivamente alla vostra gioia e vi auguriamo che voi e i vostri figli siate sempre

UNA FAMIGLIA DOVE REGNA SOVRANO L’AMORE, FONTE DI UNIONE E DI FELICITA’.



                                         Sac. Salvatore Paparo

                                      

                                          Il matrimonio è stato celebrato a Ozegna (TO)

                                          nel Santuario dedicato a Maria Santissima ASSUNTA

                                          IN CIELO, il 12 settembre 2009, FESTA DEL

                                           SANTISSIMO NOME DI MARIA.