L’indissolubilità del matrimonio è fondata sull’amore reciproco dei coniugi come sull’amore reciproco è fondata l’indissolubilità delle Tre Persone Divine e l’indissolubilità del matrimonio tra Gesù, LO SPOSO DELLA CHIESA e la Chiesa, LA SPOSA DI GESU’.
Se, per impossibile, le Tre Persone Divine cessassero di amarsi, si spezzerebbe la loro unità e si dissolverebbe lo stesso Dio; se, per impossibile, Gesù non amasse più la Chiesa e la Chiesa non amasse più Gesù, Gesù e la Chiesa romperebbero la loro unità sponsale. Ciò che non è possibile nella Trinità Divina e in Gesù e la Chiesa, si può, invece, verificare e spesso si verifica, tra i coniugi cristiani e non cristiani. Come l’esperienza ci attesta, avviene che dei coniugi dissolvano IRRIMEDIABILMENTE il loro matrimonio per colpa di uno solo o di entrambi. Ciò ci induce ad affermare che l’indissolubilità del matrimonio E’ DI ORDINE MORALE E NON FISICO; OSSIA: I CONIUGI, PUR ESSENDO TENUTI IN COSCIENZA A RIMANERE UNITI PER TUTTA LA VITA, HANNO LA TRISTE COLPEVOLE POSSIBILITA’ DI ROMPERE IL LORO MATRIMONIO.
Alla medesima conclusione ci porta la riflessione sulla natura DEI PRECETTI NEGATIVI: Dio ordina all’uomo di NON compiere un determinato atto perché l’uomo è in grado di compierlo BENCHE’ COLPEVOLMENTE. Se l’uomo non avesse la possibilità di compiere un determinato atto PECCAMINOSO, Dio non glielo vieterebbe: così non gli vieterebbe di rubare , se l’uomo non potesse rubare. Allo stesso modo Gesù non avrebbe imposto agli sposi il precetto: “ L’UOMO NON DIVIDA CIO’ CHE DIO HA UNITO “ (Mt. 19,6), se i coniugi, anche se colpevolmente, non potessero separarsi.
Una conseguenza pratica molto importante è che i coniugi che colpevolmente si dividono, restano due persone distinte LIBERE; quindi sono nella possibilità fisica di fare una nuova
esperienza matrimoniale. I tanti coniugi cristiani divorziati e risposati ci inducono a credere che Dio, NELLA SUA MISERICORDIA, PERMETTA LORO LE SECONDE NOZZE. Pertanto, sembra PASTORALMENTE SAGGIO che la Chiesa nei confronti dei coniugi colpevoli divorziati e risposati con una terza persona, oggi debba usare maggiore misericordia che non nel passato. Come perdona l’omicida veramente pentito, pur essendo nell’impossibilità di ridare la vita al fratello ucciso, così voglia la Chiesa perdonare ed ammettere ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia i coniugi divorziati, se veramente pentiti, anche se si trovano nell’impossibilità di ricostituire la loro unità e si sono sposati con un altro uomo o con un’altra donna.
UNO STUDIO ACCURATO DI GIOVANNI CERETI PROVA CHE NEI PRIMI SECOLI LA CHIESA, AI DIVORZIATI RISPOSATI, CONCEDEVA DI CONTINUARE A VIVERE CON IL NUOVO CONIUGE, SE ERANO VERAMENTE PENTITI E SI SOTTOMETTEVANO AD UNA ADEGUATA PENITENZA.
Sac.
Salvatore Paparo
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