22 LUGLIO 2012
OMELIA
Impostiamo l’omelia di oggi sulla frase conclusiva del brano evangelico
proclamato: “Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro perché erano
come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose”.
Gesù era pieno di compassione verso tutti, e con il suo modo di vivere
e il suo insegnamento ci svelò che Dio è un Padre esclusivamente buono e
compassionevole. Per convincerci di questa confortante verità, Gesù si servì
soprattutto di molte meravigliose parabole da Lui stesso inventate. Senza
dubbio, fra queste eccelle la parabola che solitamente viene denominata “La
parabola del figliolo prodigo”, ma che più giustamente dovrebbe essere
intitolata
“La parabola dell’amore del Padre”, o “La parabola del Padre
affettuoso”: la figura del padre, infatti, è centrale.
Un padre aveva due figli. Il figlio minore gli disse: “Dammi la mia
parte di eredità”. Ma l’eredità i figli la ricevono solo dopo la morte del
padre. Come mai questo figlio osa esigerla dal padre ancora vivente?
Tristemente dobbiamo affermare che la esige PERCHE’ NEL SUO CUORE IL PADRE ERA
GIA’ MORTO.
Il padre dinanzi a quella richiesta rimase angosciato, ma rispettoso della
libertà del figlio, gli concesse l’eredità. Avuta l’eredità, il figlio si
disinteressa del padre, abbandona il fratello maggiore, e si reca in un paese
lontano. Ben presto una vita scriteriata lo porta alla rovina. Senza mezzi per
difendersi dalla fame, assolutamente solo in mezzo ad un paese straniero,
finisce schiavo di un proprietario terriero che lo manda a custodire i suoi
porci. Per la fame arriva a desiderare le carrube che mangiano i porci. Ma
invano, perché nessuno gliene dà. Vedendosi in una situazione così disperata,
il giovane riflette. Ricorda la casa del padre, dove il pane abbonda, e prende
una decisione: tornerà dal padre, riconoscerà il suo peccato, riconoscerà di
aver perso i suoi diritti di figlio e supplicherà il padre di accoglierlo come
un servo tra gli altri servi. L’accoglienza del padre è incredibile: mentre è
ancora lontano, egli scorge suo figlio, e si commuove. Gli corre incontro, lo
abbraccia e lo bacia con tenerezza in segno di accoglienza e di perdono,
organizza immediatamente un grande banchetto per tutto il paese, uccide il
vetello ingrassato per le grandi feste. Il padre giustifica il suo operato
così: “Mangiamo e facciamo festa PERCHE’ QUESTO MIO FIGLIO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA; ERA PERDUTO ED E’
STATO TROVATO”. Purtroppo, mancava il fratello maggiore. Arrivò dai campi, alla
sera. Il ritorno del fratello non gli causò gioia come al padre, ma rabbia.
Rimase fuori e non partecipò alla festa. Il padre uscì, e con affetto lo supplicò ripetutamente perché entrasse e partecipasse
anche lui alla festa. Allora sbottò e mise allo scoperto tutto il suo rancore.
Disse al padre: “Sono tanti anni che ti servo, e non ti ho mai disubbidito. Ma
tu non mi hai dato neanche un capretto per fare festa con i miei amici; e ora
che è venuto questo tuo figlio che ha divorato tutti i tuoi beni con le
prostitute, per lui hai ucciso il vitello ingrassato”. Il padre, mantenendo
alla sua voce un tono affettuoso, gli rispose: “Figlio, tu sei sempre con me, e
tutto quello che è mio, è tuo. MA BISOGNAVA FARE FESTA E RALLEGRARSI, PERCHE’
QUESTO TUO FRATELLO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA, ERA PERDUTO ED E’ STATO
TROVATO”.
A questo punto, Gesù interrompe il suo racconto, ma quanto ha detto è
sufficiente per dedurre alcune importanti conclusioni: Dio è nostro Padre, e
noi siamo figli di Dio, siamo la famiglia di Dio. Dio Padre ci tratta con
tenerezza e con compassione. Dio Padre ci ama tutti sia che siamo cattivi sia che siamo buoni. Se siamo cattivi,
soffre, ma attende con pazienza il nostro ritorno alla casa paterna per
ricostituire la sua famiglia e ricreare nel suo seno amore, unione e felicità.
E’ necessario un ultimo rilievo: se viviamo una vitta retta, corriamo il
rischio di imitare, nei confronti dei nostri fratelli peccatori, l’atteggiamento
duro del fratello maggiore nei confronti del fratello minore della parabola
evangelica commentata. Ma se imitiamo il fratello maggiore diventiamo anche noi
peccatori perchè calpestiamo l’amore fraterno, anche noi diventiamo bisognosi
della misericordia e del perdono di Dio. Saremo veri fratelli, fratelli uniti e
felici solo se nella nostra vita ci lasciamo guidare da questa esortazione di
Gesù:
“SIATE MISERICORDIOSI, COME MISERICORDIOSO E’ IL PADRE VOSTRO CELESTE”.
Sac. Salvatore Paparo
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