Care amiche e amici l’evangelista Luca ci narra della resurrezione
di Gesù in un solo capitolo, ma questo racconto del risorto si
svolge in tre momenti distinti, anzi direi addirittura in quattro
momenti distinti. Il primo sono le donne al sepolcro, ovvero Maria di
Magdala Giovanna e Maria di Giacomo, Il secondo con l’incredulità
dei discepoli e la corsa di Pietro verso il sepolcro, il terzo con il
racconto che oggi commenteremo, il cammino con i due discepoli di
Emmaus, il quarto l’apparizione ai discepoli e alle discepole. Con
l’aiuto dello Spirito Santo immergiamoci e facciamoci guidare da
Lui sul terzo punto “l’incontro con i discepoli di Emmaus”
quale domanda sorge a noi dopo aver letto questi versetti? La
risposta è dove incontrare il Signore risorto e come incontrarlo.
L’apparizione ai due discepoli sulla strada per Emmaus è uno degli
episodi più conosciuti dei Vangeli ed è interessante per un’altra
cosa l’evangelista Luca ispirato dallo Spirito Santo parla di due
discepoli, ma fa il nome soltanto di uno: Cleopa e l’altro chi era
o chi è, l’altro discepolo siamo Noi, l’altro discepolo è la
chiesa, che spesso tradita o troppo illuminata dalla dottrina non
vede più o non riconosce più il Signore Gesù Cristo la vera Luce
di Dio. E si care sorelle e fratelli in Cristo anche noi spesso
abbiamo gli occhi impediti per vedere il Signore succede a tutti
anche a chi ha intrapreso la via del servizio a Dio a chi è pastore,
in questa nostra vita sempre più frenetica, sempre più cosparsa da
cose futili ed inutili, in una vita spesso fatta di spreco, e parlo
del tempo dedicato a Dio, il risorto ci passa accanto, eppure noi non
lo vediamo, non lo scorgiamo, si cari amici e amiche non sono le
grandi celebrazioni, le tradizioni che da secoli ci portiamo dietro,
le varie liturgie di tutte le chiese cristiane che ci possono far
incontrare il risorto; per scorgerlo ci vuole un gesto del Signore,
ci vuole la sua parola, la parola fatta carne come ben ci dicono gli
evangelisti (E’ Dio che si rivela a noi, l’iniziativa è sua e
solo la fede ci può aprire gli occhi, il Gesù risorto appare solo
agli occhi del credente) Vedete in questo racconto ci sono delle
cose meravigliose Gesù lungo la strada illustra la Sacra Scrittura
,cita i profeti egli stesso essendo Dio diventa parte del discorso,
eppure i loro occhi era ancora impediti e malgrado le donne che per
prime hanno visto il risorto lo abbiano riferito ai discepoli ancora
permane il dubbio. Quando si avvicinano al villaggio, ormai si sta
facendo sera e Gesù fa finta di voler andare più lontano e allora i
discepoli ed anche noi cerchiamo di trattenerlo e qui è forse il
punto più bello del racconto: Il Signore entra nella loro casa e si
siede a tavola, prese il pane, fece la benedizione, lo spezzo e lo
diede a loro, proprio come faremo noi tra pochi minuti con la Santa
Cena. Allora ci narra Luca” i loro occhi si aprirono e lo
riconobbero” ecco care sorelle e fratelli nel Signore ci sono due
gesti in Gesù il primo e la lettura e la spiegazione della parola di
Dio ovvero della sua e dopo il sacramento dell’Eucarestia solo così
si apersero gli occhi ai discepoli e solo così anche i nostri occhi
si apriranno e ci faranno scorgere il risorto, non c’è altra via
se non quella tracciata da Gesù
29 mag 2015
EMMAUS
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
LA PAROLA FATTA CARNE
Il Vangelo di Giovanni, come anche negli altri brani che abbiamo
letto, non ci parlano della nascita di Gesù: Gesù care sorelle e
fratelli in Cristo è per questi racconti un essere preesistente alla
sua nascita, è la Parola di Dio che con Gesù prende sembianze
umane. Dio, soprattutto nel Vangelo di Giovanni è rappresentato qui
come il Verbo, la Parola e Gesù porta sulla terra quella parola ed è
per questo che viene chiamato il verbo di Dio. Attraverso Gesù, Dio
invia dunque il suo messaggio a tutti, la Parola si fa carne, corpo
umano, per poter giungere fino a noi. E così che Dio scende in mezzo
agli uomini e alle donne si fa ascoltare e si fa vedere.. La sua
parola si è fatta carne. Dice il brano di Giovanni, non solo Dio
scende in mezzo a Noi ma quando scende a Betlemme scende nella forma
di bambino concepito con Maria Vergine nato in una stalla e deposto
in una greppia. Dio non va ad abitare tra le mura di un tempio o di
un palazzo principesco, scegli invece la precarietà di una stalla di
una capanna. La capanna non ha fondamenta è piantata a terra un po’
come una tenda è può essere ripiantata da qualche altra parte.
L’immagine che ci da l’evangelista non è quella di un Dio che
sta al centro della scena e guarda da spettatore distaccato tutto ciò
che gli sta intorno, ma di un Dio che si fa compagno di camminare con
noi nelle difficoltà della vita. La parola di Dio, è una parola
potente, efficace, una parola creatrice, come quando creo l’universo
e il nostro mondo miliardi di anni fa bastò che dicesse “sia la
luce e subito la luce fu e così fu per le altre cose” La parola di
Dio è come la pioggia e la neve che cadono dal cielo, così ci dice
il profeta Isaia “Essa non torna a me a vuoto ma fa le cose per cui
l’ho mandata”. Ma anche la parola di Dio ha una debolezza, essa
ha bisogno che noi la ascoltiamo per poter esprimere tutta la sua
forza. Non è strano? Dio scende dal trono e si fa mendicante di una
risposta. Perché Dio, che è così potente ha voluto che solo
attraverso la relazione con noi, la sua esistenza avesse un senso.
Dio è tanto, ma tanto più grande di Noi e così dobbiamo abituarci
al fatto che molte domande rimangono senza risposta. Solo qualche
piccolo frammento ci è dato di capire. Forse care amiche e amici ciò
che ci porta fuori sytrada e che quando proviamo a immaginarci la
potenza di Dio, pensiamo a Dio come il più potente tra gli uomini
potenti. La potenza di Dio invece è altro: si esprime in modo
diverso, accoglie, non respinge, non schiaccia è dolce da portare,
la potenza di Dio fa crescere, e nulla, ma proprio nulla ha a che
fare con quella dei potenti della terra!
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
FEDE E RELIGIOSITA’
Negli ultimi cento cinquant’anni, con l’industrializzazione e lo
sviluppo delle scienze naturali delle scoperte sempre più
importanti, sono sorte nella vita degli uomini e delle donne
spiegazioni non religiose del progresso del mondo. Anche se le
religioni e parlo qui proprio di religioni e non di fede, continuano
ad essere praticate più per tradizione che per convinzione, ma certo
alcune parti sempre crescenti di popolazione si sono sottratte
all’influenza religiosa. Le religioni soprattutto praticate in
ambienti occidentali non influenzano più la vita sociale, perché i
loro principi etici e sociali sono ormai distanti dai reali problemi
della società. Questo processo che riguarda la religione ma non la
fede viene definito “secolarizzazione”.
Le conseguenze dello sviluppo scientifico, della ricerca e della
tecnologia sono diverse a seconda della provenienza del “credente”:
alcuni conservano la loro religiosità, tracciando però un confine
netto tra religione e scienza (questo accade soprattutto in ambito
islamista); altri rifiutano la religione e divengono atei o
agnostici, altri ancora, soprattutto nelle religioni orientali
inglobano le conoscenze scientifiche nella propria religione.
Ma a questo punto bisogna fare un passo indietro e analizzare gli
elementi che hanno portato la società e la nostra coscienza a
quello che ho detto nella introduzione; la base di qualunque
concezione della vita, sia per il credente che per il non credente, è
una serie di domande esistenziali; possiamo qui prenderne qualcuna ad
esempio: come è nato l’universo? Quali forze lo governano? Esiste
Dio? Le risposte a questi interrogativi costituiscono la nostra
concezione della realtà. Noi stessi come individui siamo parte di
questa realtà. Ma come vi siamo giunti? Che cosa da senso alla vita
umana? Che cosa accade quando muoriamo? Tentando di rispondere a
questi interrogativi, poco a poco ci formiamo una nostra concezione
,sia della nostra vita, che dell’individuo. Non abbiamo scelto noi
di vivere. Ma certo entro certi limiti siamo noi che decidiamo “come
vivere”. Qual è la cosa più preziosa nella nostra vita? Io come
credente in Gesù, dico l’amore che riassume un po’ tutto, ma
altri pensano al denaro, alla salute, al godimento della natura ecc.
insomma tutti gli individui hanno una visione dei valori o un’etica.
Ed ora passiamo ad analizzare due correnti importanti della filosofia
partendo dal più antico.
L’ UMANESIMO
L’umanesimo designa un insieme di idee e principi filosofici
diversi a volte anche conflittuali, lla parola umanesimo deriva dal
latino humanus , possiamo dire che umanista è colui il quale
pone l’individuo e la dignità umana al centro dei propri valori (
il messaggio di Gesù che troviamo nei vangeli portano proprio questi
valori).
Nell’anno 399 a.C. un uomo è sul banco degli imputati ad Atene: è
accusato di non credere agli dei e di aver formulato queste sue idee
presso i giovani che lo seguivano, convincendoli di questa
aberrazione. Una piccola maggioranza dei cinquecento membri del
consiglio, lo condanna e poiché egli non chiede la grazia, e anzi
assicura ai giurati di aver agito bene e di non pentirsi, viene
condannato a morte. Quell’uomo era Socrate, il filosofo forse che
più ha inciso sull’umanesimo. Socrate per primo volto le spalle a
quella che considerava inutile speculazione filosofica, per affermare
invece, i veri problemi umani “fece insomma scendere sulla terra
dal cielo le speculazioni filosofiche” insegnò come un vero
profeta agli individui a pensare alla vita come un dono, all’etica,
al bene ed al male. Chi sa che cosa è il bene e l’amore, lo
metterà in pratica; e soltanto che fa del bene è un uomo o una
donna felice. Socrate pur essendo nato in una società pagana ed
essendo stato istruito nella medesima, diceva di ospitare un Dio
dentro di se che gli indicava ciò era giusto o sbagliato. Con la sua
indomabile forza di volontà che lo porto a morire per ciò che
riteneva giusto, Socrate dìmostrò anche di considerare la verità
al di sopra della vita stessa, anche se amava profondamente vivere.
Ai giudici che lo condannarono egli disse “Obbedisco al Dio più
che a voi” Ma il filosofo greco è importante anche per un’altra
cosa egli ponendo l’accento sulla ragione ispirata da Dio come
guida, sottolinea anche allo stesso tempo che vi sono dei limiti alla
conoscenza e alla scienza; egli diceva “la vera sapienza è sapere
di non sapere”.
L’umanesimo più vicino a noi deriva comunque da quello del
rinascimento che partì praticamente dalla città dell’Italia
centrale Firenze, Pisa, Siena ecc. uno su tutti fu Leonardo da Vinci,
più tardi nel nord dell’ Europa un altro umanista che oggi tutti
conoscono fu Erasmo da Rotterdam, ma c’è da aggiungere anche che
gli umanisti del rinascimento non vedevano alcun contrasto tra la
cultura classica e il cristianesimo, ma l’umanesimo del
rinascimento, tuttavia, ha segnato con la gerarchia delle varie
chiese cristiane ma non con i fedeli e la figura di Gesù, l’inizio
di quel processo di secolarizzazione che ha mutato l’ Europa negli
ultimi tre secoli ed io direi in bene. Gli umanisti si sbarazzarono
del principio d’autorità che condizionava (Vedi il processo a
Galileo Galilei e al rogo di Giordano Bruno) soprattutto nei paesi
cattolici ogni tipo di ricerca scientifica. Nacque il metodo
scientifico: ogni ricerca deve basarsi sull’osservazione,
sull’esperienza e sulla sperimentazione, con l’umanesimo sia
antico ma anche con quello rinascimentale si ebbero: una nuova
concezione del mondo e dell’universo, un nuovo modo di considerare
la vita ( come la voleva Gesù di Nazareth), una nuova visione della
natura, un nuovo metodo scientifico.
Nel 1700 fu scritto un nuovo capitolo dell’umanesimo:
l’illuminismo, un movimento che sorse in Inghilterra ma che trovò
la sua patria nella Francia, l’illuminismo significò una rottura
con molte idee del rinascimento e portò nuovi contributi
all’umanesimo in diversi campi come non ricordare Montesquieu,
Herder, Kant, Lavoisier, Rousseau, Diderot e per noi Italiani quelle
geniali interpretazioni di Giovan Battista Vico ed in ultimo forse il
più illuminista di tutti: Voltaire, il filosofo ingaggiò una lotta
costante contro il fanatismo, l’intolleranza e l’abuso di potere;
particolarmente animosa fu la sua battaglia contro il potere della
chiesa cattolica e la cieca credenza nei dogmi. Ciò che contestava
Voltaire era la fede dogmatica e la sopraffazione religiosa. Egli
stesso non era ateo, se ben guardiamo i suoi scritti; egli sosteneva
che dietro le leggi che regolano l’ordine e la struttura
dell’universo deve esserci per forza un creatore. Esiste un Dio,
sosteneva Voltaire, ma dogmi religiosi e le raffigurazioni della sua
immagine sono invenzioni umane. Se gli uomini si perseguitano e si
uccidono per guerre religiose, questo succede per la loro ignoranza,
credenze, tradizioni e stupidità,non così la fede che non ha mai
fatto guerre e non ha ucciso nessuno.Infine, bisogna ricordare che i
filosofi illuministi furono anche agitatori politici, che si
batterono per l’inviolabilità dei diritti dell’individuo sia
donna che uomo (Come fece Gesù di Nazareth 1700 anni prima). Il
primo obiettivo di questa lotta era la libertà di pensiero e di
stampa. A tutti doveva essere garantito di poter esprimere le proprie
idee e il suo pensiero, importantissimo nel pensiero illuministico il
principio della tolleranza.
Bisogna comunque pensare che buona parte degli umanisti, sia
nell’epoca rinascimentale che nel periodo dell’illuminismo erano
convinti cristiani. Secondo la loro visione, “che io ritengo
giusta” il cristianesimo, giustamente interpretato, non era
altro che la giustizia sociale e la tolleranza che l’umanesimo
professava, molto ideali dell’umanesimo e soprattutto della
corrente illuministica si ritrovavano e si ritrovano anche nella
Bibbia ed in particolar modo nel Nuovo Testamento, non da ultimo che
tutti gli individui siano essi uomini o donne abbiano uguale valore e
dignità; anzi io direi che i messaggi, la vita di Gesù di Nazareth
abbia superato i dettami dell’illuminismo, in particolar modo i
messaggi rivolti alle donne che nella società ebraica e romana di
allora erano una vera e propria rivoluzione, basta qui ricordare,
quello che scriveva ai Galati l’apostolo Paolo “Qui non vi
sono ebrei o greci, liberi o schiavi, uomini o donne, siete tutti una
cosa sola in Cristo Gesù” Un bel messaggio di grande fede e
non di religiosità, il Nuovo Testamento sottolinea sia la comunione
di tutta l’umanità sia l’unicità della donna e dell’uomo come
creatura uscita dalla mani di Dio. Anche la carità, la compassione,
la misericordia per il prossimo sono ideali umanistici che occupano
un posto centrale nel vero Cristianesimo, Cristianesimo da non
confondere con le chiese cristiane, che spesso si sono comportate in
modo diametralmente opposto. Anche gli umanisti, di cui alcuni furono
anche gli iniziatori della riforma della chiesa divennero liberi
pensatori, cioè autonomi rispetto alla chiesa e ai dogmi del
cristianesimo. Alla pseudo verità della dogmatica furono opposte
quelle della ragione “anche la fede fa parte della ragione”
e della scienza. Ateismo e agnosticismo divennero parti importanti
dell’Umanesimo, soprattutto gli umanisti cosi detti :“cristiani”
hanno criticato, attraverso i secoli, la gestione del potere e
l’intolleranza della chiesa o meglio delle grandi chiese cristiane
cattolica, ortodossa, anglicana, sottolineando però al tempo stesso
il bisogno di fede nell’individuo: a renderlo qualcosa di più di
un animale, sono la facoltà dell’intelletto sia la sua capacità
di percepire e riconoscere l’esistenza di Dio
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
AMOS IL PROFETA DELLA GIUSTIZIA
Amos (portatore
della parola di Dio) esercitò il suo ministerio in Israele all'epoca
di re Uzzia re di Giuda 785-747 a.C. E di Geroboamo II re di Israele
787-747 a.C.. Questi due regni è paralleli, la cui durata ne
sottolinea la stabilità, rappresentano un periodo di prosperità
generale, l,ultimo che il regno di Israele abbia conosciuto prima del
suo rapido declino e della sua caduta sotto i colpi impietosi
dell,Assiria, nel 722 con la caduta della capitale Samaria distrutta
da Sargon II. Approfittando della debolezza della Siria, fino a quel
momento vicino assai scomodo, Joas si era ripreso le città della
Transgiordania. Suo figlio, Geroboano II, aveva ristabilito le
vecchie frontiere settentrionali e orientali. Se non fosse per la
divisione fra regno del nord e quello del sud, sembrerebbe rinnovarsi
la felice epoca del Re Salomone.
La vita economica,
con i suoi scambi commerciali internazionali, e il continuo sviluppo
arricchisce soprattutto la classe dirigenziale e la chiesa. Il lusso
si può notare nelle costruzione dei palazzi in pietre tagliate e
lavorate con grande maestria riportate alla luce da scavi nel
1934-35. Il commercio si intensifica; lo stesso culto partecipa al
benessere delle classi potenti e si sviluppa in splendide cerimonie
con i sacerdoti coperti da mantelli in porpora ricamati con fili
d'oro, in pellegrinaggi, in feste solenni con l'esposizione di
reliquie ecc.
Ma la sete di
guadagno ha progressivamente la meglio sulla solidarietà (anche
nella chiesa ebraica di allora) sociale e le potenze economiche
piegano la giustizia alle loro esigenze. L'orgoglio nazionale esalta
i successi militari sulla Siria. Il governo vive in una euforia, di
cui non sa cogliere il lato effimero e pericoloso. La religione
stessa si adagia sull'idea di nuovi trionfi in attesa del:”del
giorno di Jahvèh” e rifiuta ogni richiamo al pentimento che il
profeta Amos fa.
La politica
religiosa del sovrano, pur senza rinnegare il riferimento a Jahveh,
accoglie tuttavia per motivi politici ,elementi della tradizione
cananea, fenicia, siriana, assommando il tutto ad una religione di
Stato. Si fondono così il valore della tradizione, il nazionalismo,
la religiosità superstiziosa ed infine il valore sacro del potere
regio.
E' in questo
ambiente travagliato da una profonda crisi di espansione e di
crescità, volto al futuro con ottimistica intraprendenza ma anche
lacerato da tensioni sociali, che si colloca la predicazione dio
Amos.
Sebbene Amos svolga
il suo ministerio nel regno del Nord, egli è di origine giudaica, la
soprascritta del libro lo indica come cittadino di Tekoa, villaggio
a 9 km da Betlemme fra le colline che circondano il deserto di Giuda.
Questa regione collinare, poco propizia all'agricoltura era
soprattutto sfruttata ed anche oggi è così per l'allevamento. Amos
appartiene quindi al mondo della pastorizia. Egli stesso dirà “che
Dio l'ho ha chiamato dietro al gregge”
Si tratta quindi di
un provinciale, non fra i più poveri, e gli si farebbe torto
esagerandola sua durezza contadina. Se è vero che nel suo linguaggio
non mancano le espressione forti a proposito dei grandi di Samaria, è
anche vero che molti passi dei suoi oracoli, denotano una spiccata
saggezza e una cultura tutt'altro che rozza. La sua violenta critica
del lusso di Samaria, non è tanto la rivalsa di un un uomo di
campagna scandalizzato dalla vita cittadina, quanto piuttosto frutto
di uno spiccato senso della solidarietà sociale, che trova le sue
origini nei comandamenti di Jahveh.
Inoltre tutto,
l'appartenenza di Amos al mondo della pastorizia, ha, in un certo
senso anche un valore spirituale. La pastorizia al tempo di Amos ha
si un peso economico, ma rappresenta già, in seno a una popolazione
nomade diventata stanziale, il ricordo del passato lontano. Le grandi
figure della storia di Israele sono pastori: i patriarchi, Mosè,
Davide. Da condizione economica principale la pastorizia si avvia a
diventare simbolo di un tempo lontano; il tempo glorioso in cui
Israele viveva la grande stagione della sua fede nel deserto. Il
fatto che Amos sia pastore, significa dunque non ad una appartenenza
ad una classe sociale disagiata, ma la tradizione più autentica
della fede: ella non evoca pensieri di ordine economico ma di natura
spirituale.
Amos non appartiene
dunque a nessuna corporazione o ordinazione di profeti, né, tanto
meno è nell'elenco dei profeti di corte. E' la vocazione di Dio che
l'ho a portato ad essere profeta al di fuori (come spesso avviene
anche oggi) dei quadri stabiliti e tradizionali.
Il suo nome è unico
nell'antico Testamento e deriva dalla radice che corrisponde al verbo
“sollevare””, “portare”. Egli è dunque, colui che porta il
messaggio di Dio, o, se si accetta il prevalere della forma passiva,
colui che è portato dalla Parola di Dio.
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
Studio Biblico libro di RUTH
Prima di tutto vediamo il significato
in ebraico di queste tre donne protagoniste di questo libro
partiamo da Ruth che in ebraico
significa “amica o anche amiche” Noemi invece ha il significato
di “mia delizia” Orpah è di significato incerto ma di solito è
“sleale”. Da questo possiamo capire che i vari nomi ebraici che
troveremo sul nostro cammino hanno sempre un significato importante
cjhe di solito la cultura medio orientale pone in grande risalto.
Vediamo ora un breve riassunto del libro: Durante il periodo dei
Giudici Elimeleh di Betlemme con sua moglie Noemi emigrò nella terra
di Moab insieme ai due figli Makhlon “languore” e Chilion
“consunzione” questi due figli sposarono due donne moabite quindi
pagane per gli ebrei. Elimeleh morì dopo poco, ed anche i figli non
ebbero miglior sorte, quindi lasciarono tre vedove. A questo punto
come vedremo leggendo il libro Noemi consiglia alle due nuore di
tornare dalle loro famiglie in quanto anche lei voleva tornare a
Betlemme, Orpa dopo un breve tentennamento seguì il consiglio di
Noemi, mentre Rut volle restare a tutti i costi con la suocera ed
insieme fecero il viaggio di ritorno a Betlemme. Giunsero alla città
durante il periodo della mietitura ( ecco perchè si legge il libro
di Rut alla festa del raccolto la nostra Pentecoste). Rut andò a
lavorare nel campo di un ricco proprietario di nome Boaz parente di
Noemi che fu subito attratto da lei. Noemi spinse Ruth a
sollecitare il matrimonio e Ruth si infili nel letto di Boaz mentre
lui dormiva e dopo? Boaz sposo Ruth ma prima la dovette riscattare
per rispettare la Legge Levitica da un parente più prossimo a Noemi.
Nelle bibbie che noi usiamo, di solito è posto dopo il libro dei
Giudici. Storicamente il libro è stato composto probabilmente
durante l'esilio babilonese o subito dopo, c.a. 500 a.C.
Indubbiamente e questo vale un po' per tutti libri del I Testamento
c'era dietro una tradizione orale che è difficile da inquadrare in
un periodo storico, alcune parti sono comunque di tradizione e di
racconti molto antichi ca XI sec a.C.
Il tratto saliente del libro presenta
comunque l'eroismo di due donne che nasce dalla loro ferma fede e
fiducia nel Signore, la casa di Elimelech viene ricostruita dalle
virtù di Noemi e Ruth. Dal libro si evince che la fede e la fiducia
di Ruth in Dio, nel Dio di Israele, è quello che conta, non è per
tradizione o per nascita che uno è accettato da Dio ma solo perchè
ha creduto in Lui, perchè solo la fiducia in Dio da la possibilità
di conoscerlo e di amarlo come Lui ama noi.
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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