Domenica XVII durante l’anno C
La domenica odierna ci propone alla riflessione una delle più toccanti pagine del Vecchio Testamento.
Sodoma e Gomorra sono due città peccatrici e meritevoli di sterminio. In loro aiuto intervengono da una parte la preghiera semplice, umile e fiduciosa di Abramo, uomo giusto; dall'altra parte l'immensa misericordia di Dio, disposto sempre al perdono e alla longanimità.
Ma nè la fiduciosa richiesta di Abramo, nè l'infinita misericordia di Dio, poterono salvare Sodoma e Gomorra dal fuoco divoratore. Come mai? Dio che è infinitamente misericordioso non è anche onnipotente? E la preghiera non è anch’essa onnipotente? Sì, è vero, la preghiera e Dio sono onnipotenti; ma tra l'onnipotenza della preghiera e l'onnipotenza di Dio si pone un ostacolo insormontabile, al quale dobbiamo attribuire il potere di fermare lo stesso Dio: questo ostacolo insormontabile è il peccatore impenitente. Dio perdona ogni peccatore anche se carico di numerosissimi ed orribili misfatti. Ad una condizione però: che il peccatore si converta. E la conversione è sempre possibile perchè Dio non priva mai del suo aiuto il peccatore che sinceramente vuole tornare nella retta via.
Ma se il peccatore resta ostinato nel suo peccato, Dio è impotente: Dio non può salvare il peccatore ostinato nel suo male, così come il medico non può guarire l'ammalato che rifiuta la sua assistenza.
Sul Golgata risplende un esempio che ci dimostra ciò che può l'infinita misericordia di Dio; e ci dimostra anche quanto è ostacolante l'ostinatezza del peccatore. Solo al ladro che, pentito, si rivolge a Lui fiducioso, Gesù può promettere il Paradiso. All'altro ladro che continua ad imprecare e a bestemmiare, Gesù non può promettere nulla di buono. Anzi a quest'ultimo Gesù non rivolge neppure la Parola. Quel silenzio di Gesù, però, è tanto eloquente. E' un silenzio che esprime un profondissimo dolore. Gesù, infatti, si è lasciato inchiodare sulla croce; Gesù spasima di dolore, sospeso tra cielo e terra, anche per salvare quel ladro disperato e bestemmiatore, ma, purtroppo, il ladro rifiuta la salvezza di Gesù, Unico Salvatore del mondo.
A questo punto mi rivolgo a voi e a me: ci sentiamo giusti? Ringraziamo Dio. Essere giusti, però, non è nostro merito. Se siamo giusti è solo perchè Dio ci ha aiutati, e non perchè siamo stati capaci di essere tali. Dobbiamo tenere presente l'affermazione di Gesù: "Senza di me non potete fare nulla di buono". Ma dobbiamo tenere presente anche l'esperienza del grande Apostolo San Paolo: "TUTTO POSSO IN GESU' CHE MI AIUTA".
Ci sentiamo forse peccatori? In questo caso non dobbiamo imitare il ladro che non accettò la sua meritata condanna e bestemmiò contro Dio; dobbiamo, invece, imitare il buon ladrone che riconobbe i suoi peccati; che credette che Gesù è morto sulla croce per perdonarci i peccati e ridonarci il Paradiso. Con lui rivolgiamo a Gesù questa preghiera: "Ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno". Gesù, al momento della nostra morte, ci dirà: "OGGI SARAI CON ME IN PARADISO".
Sac. Salvatore Paparo
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