OMELIA
La Prima Lettura Biblica, presa dal libro di Qoelet, pone l'accento sulla vanità delle cose terrene. Noi cerchiamo delle cose che riempiano il nostro cuore, che lo rendano pienamente felice. Ma, purtroppo, ci ammonisce l'autore sacro, con il nostro modo di agire, sbagliamo facilmente l'obiettivo, e anzichè trovare la felicità, troviamo il vuoto, la tristezza. L'autore sacro ci mette in guardia, e ci sollecita a non cercare affannosamente la ricchezza. Se noi riusciamo ad accumulare tanta ricchezza, ci ammonisce ancora l'autore sacro, siamo degli stolti. Infatti, i beni che acquistiamo con fatica, non ce li possiamo portare nell'al di là, ma dobbiamo lasciarli ad altri che non hanno faticato affatto per possederli. L'autore sacro aggiunge che se noi ci affanniamo per cercare ricchezza, trascorriamo tutti i giorni della nostra vita nella preoccupazione, e il nostro cuore non riposa neppure di notte.
Sulla inutilità della ricerca affannosa della ricchezza insiste anche Gesù nel brano evangelico, narrandoci la parabola del ricco stolto, che possiamo riassumere così: un uomo è riuscito a diventare ricchissimo. Soddisfatto, programmò in questo modo la sua vita futura che pensava dovesse durare per lunghissimi anni.: "Ho immensi beni; posso riposare tranquillamente, mangiare, bere e divertirmi". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte morirai. E i beni che hai ammassato, di chi saranno?".
Le parole di Gesù ci fanno riflettere: non dobbiamo cercare di ammassare denaro. Per convincerci di ciò, desidero affrontare un solo spinoso problema: ogni anno , milioni e milioni di bambini muoiono di fame. Certo, questo problema di capitale importamza, lo debbono risolvere soprattutto quelli che governano il mondo. Ma non solo loro. I tanti ricchi non possono stare tranquilli facendo marcire i loro soldi nelle banche. Tenendo ciò che è necessario per una loro dignitosa vita, non possono dimenticare che il resto appartiene ai poveri, nel nostro caso, ai bambini che altrimenti muoriranno di fame con atroce sofferenza.
Non solo i richi debbono pensare ai bambini che muoiono di fame. Ma anche noi, gente comune, nei limiti delle nostre possibilità. In ciò lasciamoci guidare anche dal fatto che chi aiuta i bambini affamati, aiuta Gesù: "Avevo fame, e mi avete dato da mangiare" "Ma quamdo, Signore, ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare?". "Ogni qualvolta che avete fatto ciò ai bambini che soffrivano la fame, l'avete fatto a me".
Sac. Salvatore Paparo.
27 lug 2010
DOMENICA XVIII DURANTE L'ANNO C
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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