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6 lug 2010

"IO VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO A LUPI"



CINTANO 4 LUGLIO 2010
Quattordicecisma Domenica durante l'anno   C

La pagina evangelica di oggi ci parla dei settandue discepoli scelti e iniviati da Gesù per annunziare il Regno di Dio. I settandue discepoli rappresentano la Chiesa cioè tutti i battezzati: noi cristiani, infatti, innestati, mediante il battesimo, nel Corpo Mistico di Gesù, siamo stati investiti della stessa missione salvifica di Gesù, Capo del Corpo Mistico.
La nostra missione di cristiani certo non è facile. Ce lo fa intendere Gesù stesso dicendoci: "IO VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO A LUPI".
Essere come agnelli significa essere MITI: l'agnello, infatti, non sbrana ma si lascia sbranare; è dolce, non violento. Ebbene, Gesù, che è l'Agnello per eccellenza, è anche il Mite per eccellenza: si lasciò condurre alla crocifissione, senza aprire bocca.
Dobbiamo precisare che la mitezza evangelica è in contrasto con il comportamento dei nemici di Gesù: i nemici di Gesù hanno per legge la furbizia, l'inganno, la violenza, la vendetta; il mite evangelico ha per legge l'amore per cui benefica gli altri, e se viene offeso, non si vendica, pazienta, e cerca di vincere il male con il bene.
Dobbiamo, però, evitare un errore: essere mite non significa essere sciocco. Tutt'altro: il vero mite ha in sè anche la virtù della fortezza, per cui difende con coraggio la verità e il bene.
Gesù che è il mite per eccellenza, è anche il forte per eccellenza: i suoi nemici lo crocifissero appunto perchè Lui rimase fedele alla sua missione di instaurare in questa terra IL REGNO DI DIO da essi mortalmente osteggiato.
Se, pertanto vogliamo essere miti, e dobbiamo esserlo, dobbiamo essere anche forti, non dobbiamo scendere a compromessi con la nostra coscienza, dobbiamo denunziare il male con amore e bontà; e, poi, saper sopportare le sofferenze che ci provengono da parte di coloro che rifiutano il nostro modo di parlare e di agire secondo il messaggio evangelico.
Facciamo un'ultima riflessione: i settandue discepoli, finita la loro missione di pace, tornarono a Gesù, ricolmi di gioia perchè, nel suo Nome, erano riusciti a scacciare i demoni. Gesù si unì alla gioia dei discepoli, ma precisò: "RALLEGRATEVI SOPRATTUTTO PERCHE' I VOSTRI NOMI SONO SCRITTI NEI CIELI". L'insegnamento di Gesù è da sottolineare: i successi di questa terra non contano nulla se non sono accompagnati da una vita santa. Gesù afferma addirittura che alcuni che hanno ricevuto il dono di fare miracoli, vivono da peccatori. Essi, al Giudizio Universale, inutilmente reclameranno il Paradiso come premio dei loro miracoli operati nel nome di Gesù. Gesù risponderà loro: "Non vi conosco. Andate lontano da me, voi che siete operatori di iniquità".
Per andare in Paradiso, quindi, non serve fare miracoli, ma essere operatori di bene. Dobbiamo cioè vivere da veri figli nei confronti di Dio, da veri fratelli nelle nostre relazioni.

                                         Sac. Salvatore Paparo

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