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25 dic 2011

Santo Natale 2011

NOTTE SANTA DELLA NASCITA DI GESU’,

UNICO SALVATORE DEL MONDO.  ANNO 2011.

Amatissimo fratello Papa Benedetto XVI,

nella notte in cui Gesù, duemila anni fa, a Betlem, è apparso come luce per illuminare noi tenebre; come vita per risuscitare noi uomini; come pace universale per distruggere le guerre fratricide; come amore per sostituire l’odio tra gli uomini; come fratello in Gesù la invito a riflettere seriamente sul suo pontificato: finora, esso è stato un incentivo o un ostacolo per l’avvento della prossima Età Aurea della Redenzione, fondata sulla santità della famiglia, creata ad immagine e somiglianza DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO; REDENTA CON LA PASSIONE, MORTE, RISURREZIONE DI GESU’, CON LA SINGOLARE COOPERAZIONE DI MARIA SANTISSIMA, MADRE DEL CORPO MISTICO DI GESU’ ?

La prego, non esiti più: indica la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano III: è l’unico attuale strumento dello Spirito Santo perché FINALMENTE SI REALIZZI LA PROFEZIA DI GESU’:

“PADRE, CHE SIANO UNA SOLA COSA, COME IO E TU SIAMO UNA SOLA COSA. COSI’ IL MONDO CREDERA’ CHE TU MI HAI MANDATO”.

Le auguro tanta pace natalizia.

Sac. Salvatore Paparo.


LETTERA APERTA AL VESCOVO MONS. LUIGI BETTAZZI:

Amato e stimato vescovo Mons. Luigi,

se lei diventa un entusiasta apostolo dell’indispensabile e urgente Concilio Ecumenico Vaticano III, l’immenso esercito di sorelle e di fratelli difensori del Concilio Ecumenico Vaticano II, attualmente demoralizzati, imbavagliati e costretti al silenzio dalla Gerarchia Cattolica cosiddetta tradizionalista, prenderanno coraggio, si organizzeranno, parleranno, e otterranno l’indizione

del Concilio Ecumenico Vaticano III che accelererà, finalmente, l’avvento DELLA PACE MONDIALE MESSIANICA per la quale lei ha dedicato tante energie della sua vita.

Le auguro tanta pace natalizia.

Sac. Salvatore Paparo



NOTTE SANTA DELLA NASCITA DI GESU’,

UNICO SALVATORE DEL MONDO. ANNO 2011

OMELIA

Dal giorno in cui peccò, l’uomo divenne l’uomo di guerra e di morte.

Inventò le armi per colpire ed uccidere il proprio simile. Il primo assassino, Caino, si armò di un rudimentale bastone per dissanguare ed uccidere il fratello Abele.

Quando poi gli uomini si moltiplicarono, non solo gli individui, ma anche i gruppi e le nazioni si armarono per combattersi e uccidersi a vicenda. Con l’andar del tempo, gli uomini perfezionarono sempre più le loro armi fratricide, rendendole sempre pù micidiali. Per combattersi e ucciudersi vicendevolmente si servirono dei pugnali, delle spade, delle lance e delle frecce. Dopo l’invenzione della polvere da sparo comparvero le pistole, i fucili, le mitragliatrici, i cannoni, i carri armati e gli aerei bombardieri. Le armi moderne, infine, hanno una potenza tale da poter distruggere il mondo intero.

Noi cristiani, però, abbiamo una grande certezza: gli uomini non commetteranno la pazzia di autodistruggersi perché duemila anni fa lo stesso Dio, Gesù, è venuto in mezzo a noi per ridarci la pace che avevamo perduto con il peccato: “PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE DIO AMA”.

Da allora sono passati venti secoli, e noi siamo consapevoli che LA PACE   MONDIALE MESSIANICA DEVE ANCORA VENIRE. Però, non dobbiamo scoraggiarci: infatti, malgrado le tante realtà negative che il mondo attuale ci offre, lo Spirito Santo ha preparato un esercito di donne e di uomini di buona volontà che stanno gradualmente e quasi nascostamente costruendo l’imminente Età Aurea della Rednzione che realizzerà finalmente la Pace Mondiale portataci da Gesù; Pace Mondiale Messianica che sarà fondata sulla santità della famiglia, creata ad immagine e somiglianza della famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo; redenta con la Passione, Morte, Risurrezione di Gesù, e con la mirabile, ineffabile, singolare cooperazione di Maria Santissima, Madre del Corpo Mistico di Gesù.

Gesù nel suo famoso discorso della Montagna che è la Carta Costituzionale di noi Cristiani, fra l’altro ci ha detto: “BEATI GLI OPERATORI DI PACE PERCHE’ SARANNO CHIAMATI FIGLI DI DIO” Tutti noi dobbiamo essere operatori della prossima Età Aurea della Redenzione, in cui brillerà il sole della pace Mondiale Messianica. Come?

INNANZI TUTTO, sono operatori di pace coloro che vivono in pace con se stessi; cioè coloro che sono retti di cuore e seguono docilmente la voce interiore, che è la voce di Dio, la quale momento per momento ci suggerisce il bene da fare e il male da evitare.

IN SECONDO LUOGO, sono operatori di pace coloro che vivono in pace con i membri della propria famiglia. E vivono in pace con essi solo se li amano. Ama colui che dona se stesso e i suoi beni alla persona amata. Per esempio la sposa e la madre che si impegna perché lo sposo e i figli siano sempre ben vestiti e possano gustare i cibi da lei cucinati con affetto, ama lo sposo e i figli, li rende felici ed è operatrice di pace. Non dobbiamo dimenticare, però, che l’amore non è solo dono, ma anche ricambio di dono alla persona che ci ama e che ci benefica. Restando sull’esempio portato, dobbiamo dire che lo sposo e i figli debbono ricambiare l’amore della sposa e della madre, mostrando la loro gratitudine con parole di lode e, soprattutto, facendo per essa quanto la rende felice. Così anche lo sposo e i figli amano e sono operatori di pace.

Infine, sono operatori di pace coloro che amano i membri della loro comunità civile e della loro comunità religiosa.

Se tutti noi viviamo in pace con noi stessi, con i nostri familiari e con i membri della nostra comunità civile e religiosa, anticipiamo la venuta della Pace Mondiale Messianica che attendiamo da duemila anni:

“PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE DIO AMA”.



Sac. Salvatore Paparo

18 dic 2011

17 dicembre 2011

Inizio la novena del Santo Natale con molta tristezza: la Gerarchia Cattolica

sembra cieca: non si accorge che il mondo è in pericolo della sua distruzione se non  accetta GESU’ COME SUO UNICO SALVATORE. Ma ciò avverrà solo se la Chiesa Cattolica si convertirà: attualmente non offre al mondo il vero Volto di Gesù, ed il mondo scandalizzato cerca la soluzione dei suoi urgenti problemi fuori di Lui, ma inutilmente.

MAMMA MARIA SANTISSIMA, illumina il Papa Benedetto XVI a indire

LA CONVOCAZIONE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III: E’ L’UNICA VIA PERCHE’ LO SPIRITO SANTO POSSA AGIRE IN MODO CHE I CRISTIANI SCANDALOSAMENTE DIVISI, NELL’AMORE RITROVINO L’UNITA’ E IL MONDO FINALMENTE RICONOSCA IN GESU’ L’UNICO SUO SALVATORE.



Sac. Salvatore Paparo

12 dic 2011

San Giovanni Battista

Terza Domenica d’Avvento anno B
11 dicembre 2011

Omelia

L’Avvento è un periodo d’attesa, un periodo di preparazione alla venuta di Gesù in questo mondo, e la Sacra Scrittura oggi si sofferma su Giovanni Battista, il Precursore. Lo vediamo in una vivace discussione con dei sacerdoti e dei leviti inviati a lui dai Giudei di Gerusalemme. Nella circostanza Giovanni diede una splendida testimonianza a Gesù. INNANZI TUTTO, contro la convinzione di molti, negò di essere il Messia atteso; anzi, affermò che lui non era neanche degno di sciogliere i legacci dei sandali del Messia, compito che allora solevano fare i servi nei confronti dei loro padroni. IN SECONDO LUOGO, Giovanni manifestò la sua vera identità: egli aveva ricevuto da Dio la missione di preparare i cuori di tutti ad accogliere il Messia. Allo scopo predicava la necessità della conversione, conversione che, fra l’altro, dovevano esprimere con la confessione pubblica dei loro peccati e con il battesimo nelle acque del fiume Giordano. INFINE, Giovanni Battista ai suoi interlocutori fece la grande rivelazione: IL MESSIA ERA IN MEZZO A LORO, MA ESSI NON ERANO IN GRADO DI RICONOSCERLO PERCHE’ NEI SUOI RIGUARDI AVEVANO UN ANIMO OSTILE.
Dinanzi a questa umile e coraggiosa testimonianza, dobbiamo richiamarci alla mente che noi abbiamo la stessa missione di Giovanni Battista: DOBBIAMO COME LUI TESTIMONIARE GESU’. Per testimoniare Gesù dobbiamo porre un solido fondamento: dobbiamo, cioè, credere fermamente che Gesù è davvero il Figlio Unigenito di Dio fattosi uomo per salvarci;; e anche dobbiamo mettere Gesù al centro della nostra vita; per cui quando si tratta di dover scegliere tra la nostra volontà e la volontà di Gesù, dobbiamo scegliere sempre la volontà di Gesù.
Posto questo fondamento, i modi per testimoniare Gesù sono molteplici: essi ci vengono offerti dalle circostanze di vita in cui quotidianamente veniamo a trovarci.
Oggi cerchiamo di accentuare quanto ci suggerisce San Paolo nella seconda lettura che è un brano tratto dalla Lettera che l’Apostolo scrisse ai cristiani di Tessalonica.
FRATELLI, SIATE SEMPRE LIETI; PREGATE CONTINUAMENTE; IN OGNI COSA RENDETE GRAZIE: QUESTA E’, INFATTI, LA VOLONTA’ DI DIO IN CRISTO GESU’ VERSO DI VOI”. San Paolo, pertanto, ci suggerisce una triplice testimonianza: noi cristiani, innanzi tutto, dobbiamo testimoniare Gesù CON LA GIOIA. Con ciò non s’intende lo schiamazzo, la risata sguaiata; no; s’intende invece la serenità interiore che si manifesta anche con un sorriso dolce e spontaneo. La serenità interiore è il frutto della nostra pace con Dio e con i fratelli. Un cristiano triste è un tristo cristiano e non può testimoniare Gesù perché è in guerra con Dio e con i fratelli.
Il secondo modo per testimoniare Gesù è la preghiera: “FRATELLI, PREGATE CONTINUAMENTE”. Certo, l’Apostolo non ci vuole dire che noi dobbiamo pregare CONTINUAMENTE CON FORMULE SCRITTE E IMPARATE A MEMORIA. Ciò è non è possibile! La preghiera è l’unione del nostro cuore con Dio.
L’unione di cuore, però, è possibile solo quando c’è l’amore: più si ama una persona e più si è uniti a lei, più si pensa a lei, più si parla con lei. Se noi amiamo veramente Dio, SIAMO INTIMAMENTE UNITI A DIO, PENSIAMO CONTINUAMENTE A DIO, PARLIAMO CONTINUAMENTE CON DIO. E DIO CHE CI AMA IMMENSAMENTE, PARLA CONTINUAMENTE CON NOI.
Infine, l’Apostolo ci dice che dobbiamo testimoniare Gesù RENDENDO IN OGNI COSA GRAZIE A DIO: non solo dobbiamo essere convinti che ogni bene che abbiamo E’ UN DONO GRATUITO DI DIO, MA DOBBIAMO ANCHE ESSERE GRATI A DIO, UTILIZZANDO I SUOI DONI PER LO SCOPO PER CUI CE LI HA DONATI: PER IL NOSTRO VANTAGGIO E PER IL VANTAGGIO DEI NOSTRI FRATELLI. E’ quanto ci ricorda lo stesso San Paolo: “LO SPIRITO SANTO HA DISTRIBUITO A CIASCUNO DI NOI I SUOI DONI PER L’UTILITA’ DI TUTTI”.
Sac. Salvatore Paparo

8 dic 2011

FESTA IMMACOLATA CONCEZIONE

FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA SANTISSIMA

8 DICEMBRE 2011  

Mamma Maria, IMMACOLATA CONCEZIONE, ASSUNTA IN CIELO IN ANIMA E CORPO GLORIFICATI, SONO MOLTO TRISTE: il Papa Benedetto XVI , MALGRADO I MIEI REITERATI INVITI, DA TE E DA GESU’ SUGGERITIMI, non sembra intenzionato a convocare il Concilio Ecumenico Vaticano III, CONCILIO INDISPENSABILE PERCHE’ IL MONDO INTERO FINALMENTE RICONOSCA CHE GESU’ E’ L’UNICO  SUO SALVATORE.

MAMMA MARIA, IMMACOLATA CONCEZIONE, ASSUNTA IN CIELO IN ANIMA E CORPO GLORIFICATI, P E N S A C I   TU!

 Salvatore, il tuo figliolino.

Dalla mia amatissima nipote Lia ricevo questa  e-mail:

Caro zio,
ho letto con molta attenzione ciò che mi hai inviato, sicuramente condivido il tuo pensiero, come non apprezzare l’intervista a Mons. Bettazzi, o come non riconoscere nelle linee guida della “teologia della liberazione, la Parola di Gesù, (il Gesù che incontro nelle pagine del libro che mi hai inviato!).

Nel mio piccolo ho sempre cercato di agire contro le ingiustizie e di aiutare i più deboli. Ricordo che ai miei docenti dicevo sempre “quando abbiamo un portatore di handicap in classe, tutti i nostri sforzi devono servire a fare emergere ciò che può essere in grado di fare e non il contrario”. Per esempio così facendo ci siamo accorti che Fabio riusciva a catalogare, tutti i nostri sforzi si sono concentrati su questa abilità; poi ho preso contatto col sindaco del suo paese e lei lo ha assunto nella biblioteca comunale (naturalmente dopo vari incontri!). Pensa come è cambiata la vita di Fabio. E’ naturale che a fronte di questa vittoria ci sono state anche tante sconfitte; comunque quello che volevo dire è che se ognuno di noi agisse per il bene degli altri, ognuno secondo le proprie competenze e nell’ambito del proprio lavoro e della propria quotidianità, forse dei risultati si potrebbero raggiungere; ma chiaramente ci vogliono delle persone illuminate per metterci in cammino verso un mondo senza ingiustizie ed oppressioni. E’ giusto che la Chiesa dia delle indicazioni precise. Credo che sia questo il senso del tuo richiedere con fermezza il Concilio Ecumenico.

Caro zio, in questo momento storico, vedendo tutto ciò che ci circonda sono veramente addolorata, mi piacerebbe avere la tua certezza che “ la Pace Mondiale Messianica” arriverà e ammiro tutto ciò che fai. Grazie per questi momenti di riflessione. Un caro abbraccio. Lia”.

Alla mia amata e stimata nipote ho risposto così:
Carissima Lia, non puoi immaginare l’immensa gioia che mi hai infuso nel comunicarmi certamente uno dei migliori gesti della tua vita a favore del piccolo Fabio. Tu hai capito che cosa significa LAVORARE PER IL REGNO DI DIO: IMITARE GESU’ CHE E’ VENUTO IN QUESTO MONDO NON PER ESSERE SERVITO, MA PER SERVIRE E OFFRIRE LA VITA PER LA SALVEZZA DI TUTTI; IMITARE GESU’ CHE SI DEDICO’ APPASSIONATAMENTE SOPRATTUTTO A FAVORE DEI POVERI, DEGLI INDIFESI, DEGLI ULTIMI, DEGLI EMARGINATI, DEI PIU’ SOFFERENTI. Grazie

2 dic 2011

Anno Liturgico

INIZIO DELL’ANNO LITURGICO 2012 

Domenica scorsa con la festa di Gesù Cristo Re dell’Universo, abbiamo concluso l’anno liturgico 2011. Oggi con la prima domenica d’Avvento, iniziamo l’anno liturgico 2012.

Sono tre le principali feste dell’anno liturgico: IL NATALE, LA PASQUA E LA PENTECOSTE.

IL NATALE è la festa della gioia perchè con la nascita di Gesù a Betlem, finalmente si è realizzata la grande promessa del Padre Celeste: il Padre Celeste, dopo il peccato dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, che ci ha causato l’infelicità e la morte, non ci ha abbandonato alla nostra triste sorte, ma immediatamente ci ha promesso che avrebbe inviato nel mondo il suo Unigenito Figlio Gesù per salvarci ridonandoci la vita e la felicità.

La festa del Natale è preparata da quattro settimane dette dell’AVVENTO. L’Avvento e un periodo liturgico di attesa durante il quale ricordiamo le meraviglie operate da Dio Padre in preparazione della venuta di Gesù, l’Unico Salvatore del mondo.

La seconda festa principale dell’anno liturgico è LA PASQUA. Gesù Figlio Unigenito del Padre Celeste, si è fatto uomo per salvatci, e ci ha salvato dandoci il supremo gesto dell’amore: per noi ha liberamente sacrificato la sua vita sulla croce e per noi è risuscitato il terzo giorno. Con la sua morte Gesù ha distrutto la nostra morte e con la sua risurrezione, Gesù ci ha ridonato la vita. La Pasqua è preparata da sei settimane denominate di Quaresima. Durante questo periodo di preparazione, noi siamo chiamati a riflettere sulle sofferenze subite da Gesù per nostro amore, e anche a unire le nostre sofferenze alle sofferenze di Gesù perché la sua salvezza ci raggiunga personalmente. Nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che noi se, con l’aiuto di Dio, riusciamo a vivere santamente, le nostre sofferenze di giusti unite alle sofferenze di Gesù Giusto, ci rendono collaboratori di Gesù per salvare i nostri fratelli peccatori.

La terza festa principale dell’anno liturgico è LA PENTECOSTE.

Dopo cinquanta giorni dalla risurrezione di Gesù, lo Spirito Santo discese e prese possesso degli Apostoli riuniti in preghiera com Maria, Madre di Gesù, Persona individuale, e Madre del Corpo Mistico di Gesù, del quale facciamo parte anche noi.

Compito dello Spirito Santo è la nostra santificazione; cioè guidarci e aiutarci perché viviamo solo di amore; perché cioè amiamo il Padre celeste compiendo sempre la sua volontà e amiamo le nostre sorelle e i nostri fratelli facendo loro sempre del bene e mai del male. Per riuscire a vivere un vita d’amore è necessario che noi siamo docili alla voce interiore dello Spirito Santo che momento per momento ci suggerisce il bene da fare e il male da evitare.

Sac. Salvatopre Paparo


27 nov 2011

VENERDI 25 NOVEMBRE 2005

VENGO RICOVERATO ALL’OSPEDALE

DI IVREA PER ESSERE OPERATO DI CANCRO ALLA VESCICA E ALLA PROSTRATA.



SABATO 26 NOVEMBRE 2005: ATTESA DELL’ OPERAZIONE DI CANCRO ALLA MIA VESCICA E ALLA MIA PROSTRATA.



DOMENICA 27 NOVEMBRE 2005: DOVREI ESSERE OPERATO, MA DI DOMENICA NON SI OPERA.



LUNEDI 28 NOVEMBRE: SONO SOTTOPOSTO AL DELICATO INTERVENTO CHIRURGICO PER ESTIRPARE DEFINITIVAMENTE IL CANCRO ALLA MIA VESCICA E ALLA MIA PROSTRATA.

IL CIELO MI DICE: “NON MORIRAI, RESTERAI IN VITA E ANNUNZIERAI LE MERAVIGLIOSE OPERE DEL SIGNORE”.



OGGI  27 NOVEMBRE 2011 POSSO ACCETTARE LA TESTIMONIANZA DEL MIO MEDICO CURANTE DOTTOR PAGLIERO: “LEI E’ COMPLETAMENTE GUARITO DAL CANCRO ALLA VESCICA E ALLA PROSTRATA”.



E’ GIUNTA L’ORA DEL TRIONFO DI GESU’ E DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA. IO SONO UN UMILE STRUMENTO DEL LORO AMORE E DELLA LORO MISERICORDIA.



Cintano 27 novembre 2011



Sac. Salvatore Paparo

24 nov 2011

COME VIVRANNO LE COMUNITA’ CRISTIANE

DELLA PROSSIMA ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE



L’Età Aurea della Redenzione sarà fondata sulla santità della famiglia,

creata ad immagine e somiglianza della Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo; e redenta con la Passione, Morte, Risurezione di Gesù, con la singolare cooperazione di Maria Santissima, MADRE DELLA CHIESA.



Le Comunità Cristiane saranno costituite da nuclei familiari, senza escludere, però, le persone che vivono da sole.



Le Comunità Cristiane saranno PICCOLE COMUNITA’ in modo che i suoi vari membri possano avere relazioni DI AMICIZIA FRATERNA.



I Presbiteri RESPONSABILI delle Comunità Cristiane, come GLI APOSTOLI

“SI DEDICHERANNO PIENAMENTE ALLA PREGHIERA E AL MINISTERO DELLA PAROLA”.

In conseguenza, l’amministrazione dei beni materiali delle Comunità Cristiane

sarà affidata ALLE LAICHE E AI LAICI.



Sac. Salvatore Paparo


20 nov 2011

FESTA DI GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Con questa domenica concludiamo l’anno liturgico 2011, e lo concludiamo

celebrando la festa di Gesù Cristo Re dell’Universo. In un mondo in cui la monarchia è un residuo storico, detta festa potrebbe apparire fuori tempo.
L’impressione, però, svanisce se si considera la natura della regalità di Gesù.
Gesù non è un Re che spadroneggia sui suoi sudditi, ma un Re che ama i suoi sudditi e che per amore si pone al loro servizio.

La liturgia di oggi, giustamente, ha scelto il profeta Ezechiele che nel Vecchio Testamento profetizzò Gesù Re Servitore dei suoi sudditi come un pastore che si pone al servizio delle sue pecore.
Innanzi tutto Ezechiele mette queste parole sulla bocca di Gesù: “IO RADUNERO’ LE MIE PECORE DA TUTTI I LUOGHI DOVE ERANO DISPERSE”. San Giovanni Evangelista nel suo Vangelo conferma così quanto profetizzò il profeta Ezechiele: “GESU’ VENNE NEL MONDO PER RADUNARE I  FIGLI DI DIO DISPERSI”.
Ezechiele continua  a prestare la sua voce a Gesù: “ANDRO’ IN CERCA DELLA PECORA PERDUTA E RICONDURRO’ ALL’OVILE QUELLA SMARRITA”.
Come non ricordare qui la bellissima parabola scaturita dal Cuore di Gesù?
Un uomo ha cento pecore. Ne smarrisce una. Lascia le novantanove pecore che sono al sicuro mentre pascolano in un prato verdeggiante; e va in cerca della pecorella smarrita. La cerca con grande fatica, ma non desiste. Finalmente la ritrova, se la pone sulle spalle, ritorna all’ovile, chiama gli altri pastori e li invita a partecipare alla sua gioia: “RALLEGRATEVI CON ME PERCHE’ HO RITROVATO LA MIA PECORELLA SMARRITA”.
E’ la gioia che Gesù prova ogni qual volta un peccatore abbandona la via del peccato, fonte di tristezza e di perdizione; e ritorna sulla  via della bontà, fonte di felicità e di salvezza.
Dobbiamo aggiungere che Gesù non si preoccupa solo di convertire i grandi peccatori come ad esempio la Maddalena, Zaccheo e il ladrone crocifisso accanto a Lui. Gesù è anche il Buon Pastore che “FASCIA LA PECORELLA FERITA E CURA QUELLA MALATA”. Gesù, cioè, vuole che i suoi seguaci non vivano una vita mediocre, una vita con tanti piccoli peccati e senza slanci di bene. Gesù, invece, vuole cristiani in piena salute spirituale che come Lui  si mettano con generosità a servizio degli altri. Pertanto, se vogliamo essere sudditi fedeli di Gesù, dobbiamo fare nostra la sua missione: “SONO VENUTO NEL MONDO NON PER ESSERE SERVITO, MA PER SERVIRE”. E servire significa dare al prossimo tutto ciò di cui ha bisogno, evidentemente secondo le nostre possibilità. Per cui giustamente la liturgia della festa di Gesù, Re dell’Universo, ci ricorda il Giudizio Universale nel quale saremo giudicati sulla nostra apertura o chiusura verso i bisognosi. Riceveremo in eredità il Regno, preparato da Dio per i giusti, solo se durante la nostra vita terrena abbiamo soccorso Gesù NEGLI AFFAMATI E NEGLI ASSETATI, NEI FORESTIERI E NEI NUDI, NEI MALATI E NEI CARCERATI.

Sac. Salvatore Paparo
20 novembre 2011

14 nov 2011

Un pensiero ribelle gravido di futuro.

da Agenzia Adista n. 77 - 22 Ottobre 2011

La Teologia della Liberazione compie 40 anni. Un testo di Leonardo Boff:
UNA TEOLOGIA CHE NON PUÒ MORIRE


DOC-2388. RIO DE JANEIRO-ADISTA. Data tante volte per moribonda - da chi, ovviamente, fremeva per seppellirla -, la Teologia della Liberazione è invece arrivata viva e vegeta al suo quarantesimo compleanno. Sebbene, dopo 40 anni vissuti davvero pericolosamente, attraverso persecuzioni, diffamazioni e martirii, abbia perso un po’ della freschezza e del vigore della gioventù, la TdL non solo presenta aspetti di indubbia vitalità - in particolare sui versanti della teologia femminista, del pluralismo religioso e dell’ecologia - ma, nelle attuali condizioni del mondo, è chiamata ad assumere un ruolo sempre più essenziale. Di morire, in ogni caso, proprio non se ne parla, «perché il clamore dei poveri non le consente di farlo». E a dirlo è proprio uno che la conosce bene: quel Leonardo Boff che ha contribuito a fondarla e che è unanimemente considerato uno dei suoi rappresentanti più illustri: finché esisteranno in questo mondo poveri e oppressi, sottolinea in un articolo scritto il 9 agosto scorso proprio per i quarant’anni della Tdl (http://leonardoboff.wordpress.com/), «esisteranno mille ragioni per un pensiero ribelle, indignato e compassionevole che si rifiuti di accettare tanta crudeltà ed empietà e si impegni per una liberazione integrale». Certo, aggiunge, non ci sarà mai posto per la Teologia della Liberazione all’interno dell’attuale, spietato, sistema capitalista, dove potrà svolgere solo un ruolo di resistenza, per quanto «anche così, dal momento che nessun sistema è assolutamente chiuso, aprirà brecce attraverso cui il povero e l’oppresso potranno costruire spazi di libertà». Né si potrà davvero incontrarla nelle facoltà e negli istituti di teologia, dove sarà possibile coglierne solo frammenti. È nelle basi popolari che bisognerà andare: «quello è il suo luogo naturale ed è lì che fiorisce compiutamente»,  «favorendo la nascita di un altro modello di Chiesa, più comunitario, evangelico, partecipativo, semplice, dialogante, spirituale e incarnato nelle culture locali». È in questo quadro che la TdL è chiamata a raccogliere «gli sforzi dei cristiani per il riscatto della dignità dei poveri e dei diritti della Terra», animando «il cammino dell’umanità verso un mondo che ancora non conosciamo ma che crediamo in linea con quello sognato da Gesù». Allora, «la Teologia della Liberazione avrà compiuto la sua missione», nella consapevolezza «che nel binomio “Teologia della Liberazione”, il punto decisivo non è la teologia ma la liberazione reale e storica, perché questa e non quella è uno dei beni del Regno di Dio». Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, un’ampia parte dell’articolo di Boff. (claudia fanti)



UNA TEOLOGIA CHE NON PUÒ MORIRE

 di Leonardo Boff

La Teologia della Liberazione celebra quest’anno 40 anni di esistenza. Nel 1971 Gustavo Gutiérrez pubblicava in Perù il suo libro Teologia della Liberazione. Prospettive. Sempre nel 1971, anche io pubblicavo, in forma di articoli - in una rivista religiosa, Grande Sinal, per sfuggire alla repressione militare -, il mio Gesù Cristo Liberatore, poi diventato libro. Nessuno dei due sapeva dell’altro. Ma lo spirito era lo stesso. Da allora si sono succedute tre generazioni di teologi e teologhe riconducibili alla Teologia della Liberazione. La quale, oggi, è presente in tutti i continenti e rappresenta un modo diverso di fare teologia, a partire dai condannati della Terra e dalle periferie del mondo. Ecco un piccolo bilancio di questi 40 anni di pratica e di riflessione liberatrici.

La TdL partecipa della profezia di Simeone riguardo al bambino (Gesù): sarà motivo di rovina e resurrezione, segno di contraddizione (Lc 2,34). Effettivamente, la Teologia della Liberazione è una teologia incompresa, diffamata, perseguitata e condannata dai poteri di questo mondo. E a ragione. I poteri dell’economia e del mercato la condannano perché ha commesso un crimine per essi intollerabile: ha optato per coloro che sono fuori dal mercato, per gli zero economici. I poteri ecclesiastici l’hanno condannata perché essa, affermando che il povero può essere costruttore di una nuova società e anche di un altro modello di Chiesa, è caduta in un’“eresia” pratica.

Il povero, prima di essere tale, è un oppresso al cui processo di liberazione la Chiesa dovrebbe sempre unirsi, il che non significa politicizzare la fede, ma praticare un’evangelizzazione che include anche la sfera politica. (...). La Teologia della Liberazione rappresenta una benedizione e una buona notizia per i poveri, i quali sentono di non essere soli, hanno trovato degli alleati che hanno assunto la loro causa e le loro lotte. E lamentano che il Vaticano e buona parte dei vescovi e dei preti costruiscano nel cantiere dei loro oppressori (…). In ogni modo, in una prospettiva spirituale, per un teologo e una teologa impegnati e perseguitati, è un onore partecipare a un po’ della passione dei maltrattati di questo mondo.



1. LA CENTRALITÀ DEL POVERO E DELL’OPPRESSO

Il punctum stantis et cadentis della Teologia della Liberazione è il povero concreto, con le oppressioni, la degradazione e i patimenti senza fine di cui soffre. Senza il povero e l’oppresso, non c’è Teologia della Liberazione. Ogni oppressione invoca una liberazione. Per questo, dove c’è oppressione concreta e reale che tocca la pelle e tormenta il corpo e lo spirito, lì ha senso lottare per la liberazione. Eredi di un oppresso e di un condannato alla morte di croce, i cristiani trovano nella loro fede mille ragioni per porsi dalla parte degli oppressi e insieme ad essi cercare la liberazione. Per questo il marchio registrato della Teologia della Liberazione è ora e sarà fino al giudizio finale l’opzione per i poveri contro la loro povertà e a favore della loro vita e della loro libertà. La questione cruciale e sempre aperta è questa: come annunciare che Dio è Padre e Madre di bontà in un mondo di miserabili? Tale annuncio diventa credibile solo nella misura in cui la fede cristiana contribuisce alla liberazione dalla miseria e dalla povertà. Solo allora ha senso dire che Dio è realmente Padre e Madre di tutti, ma specialmente dei suoi figli e figlie flagellati.

Come tirar fuori dalla povertà i poveri-oppressi, in direzione non della ricchezza, ma della giustizia? Si tratta di una questione pratica di ordine pedagogico-politico. Possiamo identificare tre strategie.

La prima interpreta il povero come colui che non ha. Diventa allora necessario mobilitare quelli che hanno per alleviare le condizioni di quelli che non hanno. Da questa strategia sono derivati l’assistenzialismo e il paternalismo. Gli aiuti mantengono il povero dipendente e alla mercé della buona volontà degli altri. Questa soluzione ha il respiro corto.

La seconda interpreta il povero come colui che ha: forza lavoro, capacità di apprendimento e abilità. È importante formarlo perché possa entrare nel mercato del lavoro e guadagnarsi da vivere. Si inquadra il povero nel processo produttivo, ma senza una critica al sistema sociale che sfrutta la sua forza lavoro e devasta la natura, creando una società di diseguali e pertanto ingiusta. È una soluzione che aiuta e favorisce il povero, ma è insufficiente perché lo mantiene ostaggio del sistema, senza liberarlo veramente.

La terza interpreta il povero come colui che possiede la forza storica di sostituire il sistema di dominazione con un altro più egualitario, partecipativo e giusto. Questa strategia è liberatrice. Fa del povero il soggetto della sua liberazione. La TdL, sulla scia di Paulo Freire, ha assunto e aiutato a formulare questa strategia. (…).



2. TDL E MOVIMENTI PER LA LIBERAZIONE

Tuttavia, intenderemo adeguatamente la TdL solo situandola al di là dello spazio ecclesiale e all’interno del movimento storico più ampio che ha spazzato via le società occidentali alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. (…). In tutti gli ambiti, nella cultura, nella politica, nelle abitudini della vita quotidiana crollarono schemi ritenuti oppressivi. Poiché le Chiese sono nel mondo, tanti loro membri (…) cominciarono a interrogarsi su quali potessero essere i contributi dei cristiani e delle cristiane, a partire dal capitale specifico della fede cristiana, il messaggio liberatore di Gesù: una questione posta da cristiani e cristiane che già militavano politicamente negli ambienti popolari e nei partiti che miravano alla trasformazione della società. E a ciò si aggiunge il fatto che molte Chiese tradussero gli appelli di apertura al mondo da parte del Concilio Vaticano II nel contesto latinoamericano, come (…) via di ingresso nel mondo dei poveri-oppressi. È da questo impulso che sono sorte figure profetiche, che sono nate le CEBs e le pastorali sociali, che si è registrato l’impegno diretto di gruppi cristiani in movimenti politici di liberazione. (…). Pertanto, la TdL non è caduta dal cielo né è stata inventata da qualche teologo ispirato. Ma è emersa dall’interno di questo più ampio movimento mondiale e latinoamericano, politico ed ecclesiale. Essa si è proposta di pensare le pratiche ecclesiali e politiche in corso alla luce della Parola di Rivelazione, presentandosi come parola seconda, critica e sistematica, che rimandava a quella parola prima che è la prassi reale in compagnia degli oppressi. Alcuni nomi meritano di essere segnalati, quelli di quanti per primi colsero la rilevanza del momento storico e seppero trovare per esso la formula adeguata, Teologia della Liberazione: Gustavo Gutiérrez del Perù, Juan Luiz Segundo dell’Uruguay, Hugo Asmann del Brasile e Enrique Dussel e Miguez Bonino dell’Argentina. (…).



3. I MOLTI VOLTI DEI POVERI E DEGLI OPPRESSI

(…) Non si può parlare di oppressione-liberazione in modo generalizzato. È importante definire ogni gruppo e prendere sul serio il tipo di oppressione sofferta e il suo corrispondente anelito di liberazione. Si è smascherato il sistema che soggiace a tutte queste oppressioni, costruito sull’assoggettamento degli altri e sulla devastazione della natura. (…). Di grande importanza critica è stata la rilettura della storia dell’America Latina a partire dalle vittime, rivelando la perversità di un progetto di invasione collettivo che vedeva il colonizzatore e il militare tenere per mano il missionario. Questa unione incestuosa produsse, secondo lo storico Oswald Spengler, il maggiore genocidio della storia. E fino ad oggi né le potenze ex colonialiste né la Chiesa istituzionale hanno avuto l’onestà di riconoscere questo crimine storico e meno ancora di offrire un qualche gesto di riparazione.

Senza entrare nei dettagli, sono sorte all’interno della stessa e unica TdL varie tendenze: femminista, indigena, nera, delle religioni, della cultura, della storia e dell’ecologia. (…).



4. COME FARE TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

Occorre a questo punto spendere una parola (…) sul metodo della TdL, forse uno dei suoi contributi più rilevanti alla teologia universale. Si parte dal basso, dalla realtà, la più cruda e dura possibile, e non da dottrine, documenti pontifici o testi biblici, i quali svolgono una funzione di illuminazione ma non di generazione di pensiero e di prassi. Di fronte alla povertà e alla miseria, la prima reazione è, tipicamente, gesuanica, quella del miserior super turbas, di una compassione che implica il lasciarsi guidare dalla realtà dell’altro e sentirne la sofferenza. È allora che si verifica una vera esperienza spirituale di incontro con coloro che Bartolomé de las Casas in Messico e Guamán Poma de Ayala in Perù chiamavano i Cristi flagellati della storia. (…). Tale esperienza spirituale di compassione è vera solo se dà origine a un secondo sentimento, quello di una sacra ira: “non può essere, è inaccettabile, bisogna superarlo”. Da cui sorge immediatamente la volontà di fare qualcosa. Ed è a questo punto che entra in gioco la razionalità, aiutandoci a evitare inganni che sono frutto di buona volontà ma senza spirito critico. Senza analisi si corre il rischio dell’assistenzialismo o del mero riformismo, che poi finiscono per rafforzare il sistema. La conoscenza dei meccanismi generatori di povertà-oppressione ci mostra la necessità della trasformazione e della liberazione, pertanto di qualcosa di nuovo e di alternativo. Si cercano allora le mediazioni concrete che rendono possibile la liberazione, sempre assumendo come protagonista principale lo stesso povero. (…). Raggiunta la meta, è il momento della celebrazione e della festa, che riconciliano le persone e conferiscono loro un sentimento di appartenenza e di riconoscimento della loro forza trasformatrice. Esse constatano allora empiricamente che un debole più un debole non sono due deboli, ma un forte, perché l’unione fa la forza storica trasformatrice.

Riassumendo, questi sono i passi metodologici della Teologia della Liberazione: 1) un incontro spirituale, cioè un’esperienza del Crocifisso che soffre nei crocifissi; 2) un’indignazione etica che porta a condannare tale situazione disumana, rivendicandone il superamento; 3) un vedere attento che implica un’analisi strutturale dei meccanismi generatori di povertà-oppressione; 4) un giudicare critico, sia con gli occhi della fede che con quelli di una ragione sana, sul nostro tipo di società, segnata da tante ingiustizie, e sull’urgenza di trasformarla; 5) un agire efficace che fa avanzare il processo di liberazione a partire dagli oppressi; 5) un celebrare che è una festa collettiva per le vittorie ottenute. (…).



5. CONTRIBUTI DELLA TDL ALLA TEOLOGIA UNIVERSALE

La Teologia della Liberazione, grazie alla sua prospettiva, ha rivelato dimensioni differenti e anche nuove del messaggio della rivelazione. In primo luogo, essa ha favorito la riappropriazione della Parola di Dio da parte dei poveri, i quali, nelle comunità e nei circoli biblici, hanno appreso a confrontare la pagina della Bibbia con la pagina della vita, traendone conseguenze per la prassi quotidiana. Leggendo i Vangeli e confrontandosi con Gesù di Nazareth (…), essi hanno colto la contraddizione tra la condizione di povertà di Gesù e la ricchezza della grande istituzione Chiesa, più vicina al palazzo di Erode che alla grotta di Betlemme. (…).

La TdL ci ha fatto scoprire Dio come il Dio della vita, il Padre dei poveri e degli umili (…). E ci ha anche rivelato Gesù come liberatore. (…). Egli fu assassinato perché la sua prassi liberatrice offendeva le convenzioni e le tradizioni dell’epoca. Annunciò una proposta, il Regno di Dio, che implicava una rivoluzione in tutte le relazioni: non soltanto tra Dio e gli esseri umani, ma anche nella società e nel cosmo. (…). Ci ha permesso di identificare in Maria non solo l’umile serva del Signore, ma la profetessa che invoca Dio Go’El, il vendicatore dei senza giustizia, colui che rovescia i potenti dai loro troni e innalza gli umili (Lc 1, 51-52). (…).

6. LA TDL COME RIVOLUZIONE SPIRITUALE

Tali riflessioni ci permettono di dire che la Teologia della Liberazione ha prodotto una rivoluzione teologico-spirituale. Non ci sono state molte rivoluzioni spirituali nel cristianesimo. Ma, ogni volta che si sono verificate, hanno assunto nuovo significato i principali contenuti della fede, si è registrata una nuova vitalità e il messaggio cristiano ha dispiegato dimensioni insospettate, generando santità e vita.

Si tratta della prima teologia storica nata nella periferia del cristianesimo e distante dai centri di pensiero ufficiale. Una teologia che denota una maturazione innegabile delle Chiese-figlie, le quali riescono ad articolare nel loro linguaggio il messaggio cristiano senza rompere l’unità di fede e la comunione con le Chiese-madri. Mai nella storia del cristianesimo i poveri hanno ottenuto tanta centralità. Sono sempre stati dentro la Chiesa, destinatari delle attenzioni della carità cristiana. Ma qui si tratta di un povero diverso, che vuole non solo ricevere, ma contribuire con la sua fede e la sua intelligenza. Si tratta del povero che pensa, che parla, che si organizza e che contribuisce a costruire un nuovo modello di Chiesa-rete di comunità. I pastori dallo stile autoritario non temono il povero che tace e obbedisce. Ma tremano di fronte al povero che pensa, parla e partecipa alla definizione di nuovi cammini per la comunità. (…).

Influenzate dai settori più conservatori della stessa Chiesa latinoamericana e dalle élite politiche reazionarie, le istanze dottrinarie, sotto l’allora card. Joseph Ratzinger, reagirono, nel 1984 e 1986, contro la Teologia della Liberazione. A ben vedere non si trattava di condanne definitive. (…). Malgrado i sospetti e le manipolazioni attorno a questi due documenti ufficiali, la Teologia della Liberazione ha potuto proseguire con la sua opera. (…).

Sulla figura dell’allora card. Joseph Ratzinger pesa però un’accusa irremissibile, che di sicuro passerà negativamente nella storia della teologia: quella di essersi rivelato nemico dell’intelligenza dei poveri e dei loro alleati e di aver condannato la prima teologia nata nella periferia della Chiesa e del mondo che metteva al centro la dignità degli oppressi. Effettivamente, egli ha proibito a più di cento teologi di tutto il  Continente di elaborare una collana di 53 volumi - Teologia della Liberazione - come sussidio per studenti e operatori di pastorale impegnati nella prospettiva dei poveri. Più che un errore di governo, si è trattato di un delitto contro l’ecclesialità e di una beffa nei confronti dei poveri di cui dovrà rispondere di fronte a Dio. Al tramonto della sua vita, a giudicarlo saranno proprio i poveri, i quali si spera che abbiano nei confronti del cardinale più misericordia che severità, perdonando l’ignoranza e l’arroganza di chi avrebbe dovuto, piuttosto, garantire appoggio entusiasta e accompagnamento diligente. Al contrario, molti teologi sono stati da lui posti sotto vigilanza, ammoniti, emarginati nelle loro comunità, accusati, spogliati del diritto a esercitare il ministero della parola, allontanati dalle loro cattedre o sottomessi a processi dottrinari con l’imposizione del “silenzio ossequioso”. Una rigidità che non è diminuita con la sua elevazione al soglio pontificio, ma che è andata avanti con rinnovato fervore. Et est videre miseriam.

La TdL ha restituito dignità e rilevanza al ruolo della teologia. Le ha conferito un innegabile carattere etico. I teologi di questa corrente, senza rinunciare allo studio e alla ricerca, si sono uniti alla vita e alla causa dei condannati della Terra. Appoggiando i loro movimenti, hanno corso dei rischi. Molti hanno conosciuto la prigione e la tortura e altri il martirio. Osiamo dire che la Teologia della Liberazione, insieme alla Chiesa della Liberazione che ad essa soggiace, è uno dei pochi movimenti ecclesiali del XX secolo ad aver conosciuto il martirio, subìto - curiosamente ad opera di cristiani repressori - da laici e laiche, religiosi e religiose, pastori, teologi e teologhe, senza dimenticare vescovi come mons. Angelelli in Argentina e mons. Oscar Arnulfo Romero in El Salvador. È il segno della verità di questa opzione per i poveri.

Infine, la Teologia della Liberazione richiama le altre teologie alla loro responsabilità sociale, nel senso di collaborare alla gestazione di un mondo più giusto e fraterno. (…). Una teologia che tace di fronte alla tragedia dei milioni di affamati condannati a morire prima del tempo non ha nulla da dire al mondo su Dio.



7. LA TDL COME RIVOLUZIONE CULTURALE

La TdL non ha rappresentato appena una rivoluzione spirituale. Ha comportato anche una rivoluzione culturale. Ha contribuito a far sì che i poveri guadagnassero visibilità e coscienza delle proprie oppressioni. Ha trasformato i cristiani in cittadini attivi impegnati, a partire dalla loro fede, in movimenti sociali, sindacati e partiti allo scopo di dare corpo a un sogno che si richiama al sogno di Gesù, quello della costruzione di una convivenza sociale in cui partecipi il maggior numero di persone e tutti insieme creino un futuro luminoso per l’umanità e per la natura. È un merito della Chiesa della Liberazione, con la sua teologia corrispondente, quello di aver contribuito in maniera decisiva alla costruzione del Partito dei Lavoratori, del Movimento dei Senza Terra, del Consiglio Indigenista Missionario, della Commissione Pastorale della Terra, delle pastorali dell’infanzia, degli hanseniani, dei portatori del virus Hiv, tutti strumenti, questi, per praticare la liberazione e così realizzare i beni del Regno. Qui il cristianesimo ha mostrato e mostra il primato dell’ortoprassi sull’ortodossia e la superiore importanza delle pratiche sulle prediche.

Nata in America Latina, questa teologia si è diffusa per tutto il Terzo mondo, in Africa, in Asia, specialmente in quelle Chiese particolari penetrate nell’universo dei poveri e degli oppressi e in movimenti dei Paesi del centro legati alla solidarietà internazionale, in difesa delle lotte degli oppressi, in Europa e negli Stati Uniti. E si è spontaneamente associata al Forum Sociale Mondiale, dove ha incontrato visibilità e un’occasione per contribuire alle grandi cause vincolate a un altro mondo possibile e necessario, articolando il discorso sociale con il discorso della fede. (…).



8. IL FUTURO DELLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

Che futuro avrà la Teologia della Liberazione? Molti pensano, ed è loro interesse pensarlo, che si tratti di una cosa degli anni ’70 del secolo scorso che ha perso ormai attualità e rilevanza. Possono auspicare ciò solo persone ciniche, totalmente estranee a quel che avviene al pianeta Terra e al destino dei poveri nel mondo. La sfida centrale per il pensiero umanitario e per la TdL è dato proprio dall’aumento del numero dei poveri, dall’accelerato processo di riscaldamento globale e dalla crescente oppressione. (…). Una Chiesa e una teologia insensibili a tale sofferenza si pongono a chilometri luce di distanza dall’eredità di Gesù e dalla liberazione da lui annunciata e anticipata.

La Teologia della Liberazione non è morta. E oggi è più urgente di quando sorse alla fine degli anni ’60 del XX secolo. È diventata solo meno visibile perché non è più coinvolta nelle polemiche che interessano l’opinione pubblica. Finché esisteranno in questo mondo poveri e oppressi, vi saranno persone, cristiani e Chiese che faranno propri i dolori che toccano la pelle dei poveri, le angosce che tormentano le loro anime e i colpi che raggiungono il loro cuore. (…).

Nell’attuale contesto di devastazione della Madre Terra e di distruzione continuata del sistema-vita, la TdL ha compreso l’assoluta necessità di includere all’interno dell’opzione per i poveri l’opzione per il grande povero che è il pianeta Terra, vittima della stessa logica che sfrutta le persone, assoggetta le domina le nazioni e devasta la natura. O ci libereremo da questa logica perversa o essa potrà condurci a una catastrofe sociale ed ecologica di dimensioni apocalittiche, non esclusa la possibilità stessa di estinzione della specie umana. L’inclusione di questa problematica, quella che più interpella forse il nostro tempo, ha fatto nascere una vigorosa Ecoteologia della Liberazione, che va ad aggiungersi a tutte le altre iniziative a favore di un altro paradigma di relazione con la natura, con un altro tipo di produzione e con forme più sobrie e solidali di consumo.

Che futuro ha la Teologia della Liberazione? Ha il futuro che è riservato ai poveri e agli oppressi. Finché vi saranno questi, esisteranno mille ragioni per un pensiero ribelle, indignato e compassionevole che si rifiuti di accettare tanta crudeltà ed empietà e si impegni per una liberazione integrale. Non ci sarà posto per essa all’interno dell’attuale sistema capitalista, macchina produttrice di povertà e di oppressione. Potrà esistere solo sotto forma di resistenza, subendo persecuzioni, diffamazioni e  martirio. Ma anche così, dal momento che nessun sistema è assolutamente chiuso, aprirà brecce attraverso cui il povero e l’oppresso potranno costruire spazi di libertà. Per questo la Teologia della Liberazione possiede una chiara dimensione politica: essa vuole il cambiamento della società affinché in essa si possano realizzare i beni del Regno e gli esseri umani possano convivere come cittadini liberi e partecipi. Che futuro ha la Teologia della Liberazione all’interno del tipo di Chiesa-istituzione che abbiamo oggi? Nel sistema attuale, il cui asse strutturante è la sacra potestas, il potere sacro, centrato solamente sulla gerarchia, essa potrà essere soltanto una teologia in cattività, relegata ai margini, in quanto non funzionale al pensiero ufficiale e al modo in cui la Chiesa si organizza gerarchicamente: da un lato il corpo clericale che detiene il potere sacro, la parola e la direzione, dall’altro il corpo laicale, senza potere, obbligato ad ascoltare e ad obbedire.

Sulla scia del Concilio Vaticano II, la TdL si basa su un concetto di Chiesa comunione, rete di comunità, Popolo di Dio e potere sacro come servizio. Una visione di Chiesa praticamente annullata negli ultimi decenni da una politica curiale di ritorno alla grande disciplina e dal rafforzamento della struttura gerarchica di organizzazione ecclesiale. È così che si sono chiuse le porte alla conciliazione tentata dal Vaticano II tra la Chiesa Popolo di Dio e la Chiesa gerarchica, tra la Chiesa-potere e la Chiesa-comunione. (…). La burocrazia vaticana e i papi Wojtyla e Ratzinger hanno interpretato il Vaticano II alla luce del Vaticano I, centralizzando nuovamente la Chiesa attorno al potere del papa e svuotando i pochi organismi di collegialità e partecipazione.

Non dobbiamo nascondere il fatto che, optando per il potere, la Chiesa istituzione abbia optato anche per coloro che hanno il potere, in una parola i ricchi. I poveri hanno perso centralità. Ad essi è riservata l’assistenza e la carità, mai venute meno. Ma chi opta per il potere chiude le porte e le finestre all’amore e alla misericordia. È avvenuto purtroppo con l’attuale modello di Chiesa, burocratico, freddo e, nelle questioni relative alla sessualità, all’omoaffettività, all’Aids e al divorzio, senza misericordia e umanità.

In queste condizioni, (…) la Teologia della Liberazione sovverte l’ordine stabilito. Il suo destino sarà la delegittimazione e la persecuzione. Non è esagerato dire che essa vive e ha vissuto il suo mistero pasquale: sempre combattuta, seppellita e sempre di nuovo risorta, perché il clamore dei poveri non le consente di morire. Ma nella Chiesa istituzione, malgrado i suoi gravi limiti, ci sono sempre persone, uomini, donne, preti, religiosi, religiose e vescovi che si lasciano toccare dai crocifissi della storia e si aprono alla chiamata del Cristo liberatore, non limitandosi a soccorrere i poveri ma collocandosi al loro fianco e con essi cercando modi alternativi di vivere e di esprimere la fede.

Quale futuro per la Teologia della Liberazione? Ecumenica dagli inizi, fiorirà in quelle Chiese che si richiameranno al Gesù dei vangeli, a colui che ha chiamato i poveri beati, che si è riempito di compassione per il popolo affamato e che, in un gesto di liberazione, ha moltiplicato i pani e i pesci. Queste Chiese o parti di esse manterranno coraggiosamente l’opzione per i poveri e contro la povertà, intendendo tale opzione come un imperativo evangelico, il modo forse più convincente di preservare l’eredità di Gesù e di attualizzarla nei nostri tempi.

9. DOVE INCONTRARE OGGI LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

Quale sarà il futuro della Teologia della Liberazione? È nel suo presente. Essa continua a vivere e a crescere, col suo carattere ecumenico, nella lettura popolare della Bibbia, nei circoli biblici, nelle comunità ecclesiali di base, nelle pastorali sociali, nel movimento fede e politica e nel lavoro pastorale nelle periferie delle città e all’interno dei Paesi. A questo livello, e per la sua natura ecumenica e popolare, questa teologia sfugge in un certo modo alla vigilanza delle autorità dottrinarie. (…). Se si vuole incontrare la Teologia della Liberazione, non si va nelle facoltà e negli istituti di teologia. Lì se ne troveranno solo frammenti e pochi rappresentanti. Si va presso le basi popolari. Quello è il suo luogo naturale e lì fiorisce vigorosamente. Essa sta favorendo la nascita di un altro modello di Chiesa, più comunitario, evangelico, partecipativo, semplice, dialogante, spirituale e incarnato nelle culture locali, che conferisce ad essa un volto del colore del popolo, nel nostro caso indio-nero-latinoamericano.
Assumendo una prospettiva universale, ho come una visione. Vedo una moltitudine di poveri, di mutilati, di quelli che l’Apocalisse definisce come «coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione» (7,14), le cui lacrime sono asciugate dall’Agnello, organizzati in piccoli gruppi, tenendo alta la bandiera del Vangelo eterno, della vita e della liberazione. Seguaci del Servo sofferente e del Profeta perseguitato e risorto, ad essi è affidato il futuro del cristianesimo, disseminato nel mondo globalizzato in reti di comunità, radicato nelle distinte culture locali e con il volto degli esseri umani concreti. Lasciando da parte la pretesa di eccezionalità che tante separazioni ha portato, si uniranno ad altre chiese, religioni e cammini spirituali, nello sforzo di mantenere viva la fiamma sacra della spiritualità presente in ogni persona. All’interno di questo modello di comunione e di mutua accettazione tra le diverse Chiese, la TdL incontrerà il suo posto naturale. Essa raccoglierà gli sforzi dei cristiani per il riscatto della dignità dei poveri e dei diritti della Terra e animerà il cammino dell’umanità verso un mondo che ancora non conosciamo ma che crediamo in linea con quello sognato da Gesù. Allora, la TdL avrà compiuto la sua missione. Comprenderà che nel binomio “Teologia della Liberazione”, il punto decisivo non è la teologia ma la liberazione reale e storica, perché questa e non quella è uno dei beni del Regno di Dio.
 




9 nov 2011

VENTINOVESIMA LETTERA A GESU’ UNICO SALVATORE DEL MONDO


Mio amato GESU’,
ormai l’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE E’ IN PIENA ATTUAZIONE.
E’ tempo che la Gerarchia Cattolica, a cominciare dal Papa Benedetto XVI, si converta.
E’ necessario esercitare la carità fraterna perché si attui la tua profezia:
“PADRE, CHE SIANO UNA SOLA COSA COME IO E TU SIAMO UNA SOLA COSA. COSI’ IL MONDO CREDERA’ CHE TU MI HAI MANDATO”.

Il Papa Benedetto XVI non può trattare benevolmente i seguaci di Marcel
Francois Lefebvre, VERI ERETICI, E CONDANNARE LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE, VERA ATTUAZIONE DEL REGNO DI DIO.

GESU’, FA’ CHE IL PAPA BENEDETTO XVI INDICA L’INDISPENSABILE E IMPROCRASTINABILE CONCILIO ECUMENICO VATICANO III. GRAZIE!

Il tuo piccolo Gesù
Sac. Salvatore Paparo

Cintano 9 novembre 2011 

6 nov 2011

ALCUNE CARATTERISTICHE DEI PAPI

DELLA PROSSIMA ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE:

CONFERMERANNO I LORO FRATELLI E LE LORO SORELLE NELLA
FEDE IN GESU’ MESSIA, IL FIGLIO UNIGENITO DEL DIO VIVENTE, L’UNICO SALVATORE DEL MONDO, NON COMBATTENDO E CONDANNANDO LE TENEBRE, MA IRRADIANDO LA LUCE CHE E’ GESU’. DOVE GIUNGE GESU’, LA LUCE DEL MONDO, LE TENEBRE SCOMPARIRANNO.

RISPETTERANNO IL PRIMATO DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE.

RISPETTERANNO L’AUTONOMIA DELLA SCIENZA.

RISPETTERANNO L’AUTONOMIA DELLO STATO SECOLARE.

SARANNO MODELLI NELL’ESERCIZIO DELLA CARITA’ FRATERNA
IN TUTTI GLI ASPETTI CHE ESIGE GESU’.

ACCETTERANNO IL DIALOGO CON TUTTE LE DONNE E CON TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’.

Sac. Salvatore Paparo
Cintano 6 novembre 2011

30 ott 2011

Precisazione sul mio documento “E’ MORTO GHEDDAFI”

Alcuni hanno interpretato male il mio documento “E’ MORTO GHEDDAFI”:

pensano che io condivida il modo con cui Bin Laden e Gheddafi sono stati uccisi.

No, non è il mio pensiero: LA VIOLENZA E LA VENDETTA SONO SEMPRE DA CONDANNARSI.

Io non gioisco per la morte di Bin Laden e di Gheddafi: MA GIOISCO PERCHE’ CON LA LORO SCOMPARSA DALLA SCENA UMANA E’ VENUTO MENO UN GROSSO OSTACOLO PER L’AVVENTO   D E L L A   P R O S S I M A

E T A ‘   A U R E A   D E L L A   R E D E N Z I ON E.

Ho compassione per Bin Laden e per Gheddafi; e prego Dio perché nei loro confronti usi abbondantemente la sua misericordia.



Sac. Salvatore Paparo

Cintano 28 ottobre 2011


22 ott 2011

VENTICINQUESIMA LETTERA A GESU’

UNICO SALVATORE DEL MONDO
Gesù, Tu mi hai dato un grande amico: il fratello Giuseppe De Carli. Responsabile di Rai Vaticano, lo hai illuminato ed egli ha compreso che l’Opera Cenacolo Familiare non è mia invenzione, ma tua volontà. L’Opera Cenacolo Familiare è un tuo umile strumento fra tanti altri tuoi strumenti perché finalmente SI REALIZZI LA PACE MONDIALE MESSIANICA. Il fratello ed amico Giuseppe De Carli, è divenuto apostolo del’Opera Cenacolo Familiare: nel blog Rai Vaticano ci sono due voci “News” e “Dibattiti”. In esse compaiono degli articoli firmati e poi le risposte di commento dei lettori. A cominciare dall’aprile 2009 il mio amico Giuseppe, dopo le risposte dei lettori, scriveva sempre:
CONTATTI
Salvatore Paparo       Nome
s. paparo @alice.it     Mail
www.operacefa.blogspot. com  website
Così, il mio amico Giuseppe ha fatto una progaganda meravigliosa dell’Opera Cenacolo Familiare fino al giorno 13 luglio 2010, giorno in cui tu lo hai preso con te. La data della sua morte non è casuale: il 13 luglio, infatti, ricorre l’anniversario della terza Apparizione di Maria Santissima, fatta a Fatima nel 1917, in cui la Madonna profetizzò CHE LA PACE MONDIALE MESSIANICA E’ IMMINENTE: “ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’, ED IL MONDO AVRA’ UN PERIODO DI PACE”. Ebbene, il mio amico Giuseppe era un fervente apostolo di questa profezia mariana. Mi sembra che abbia scritto perfino un libro sull’argomento. Ora il mio amico Giuseppe è in Paradiso e da lì protegge me e l’Opera Cenacolo Familiare. Dopo la sua morte, i Redattori del blog Rai Vaticano, forse per la stima e il rispetto che nutrono per lui, hanno continuato a pubblicare il mio cognome e nome, la mia e-mail e la formula del blog Opera Cenacolo Familiare.

E’ avvenuto, però, qualcosa di particolare: martedi 26 ottobre u.s., ai redattori del blog rai vaticano ho spedito, in allegato, LA MIA VENTIQUATTRESIMA LETTERA A GESU’ UNICO SALVATORE DEL MONDO:
“Gesù, il Sinodo dei Vescovi per la pace in Medio Oriente, INIZIO DELLA PACE MONDIALE MESSIANICA, si è concluso, e ne sono lieto.

Nello stesso tempo, però, ho avuto una grande delusione: gli amici redattori del blog rai vaticano, alle voci “News” e “Dibattiti”, hanno cancellato:
COMMENTI
Salvatore Paparo         Nome
s.paparo@alice.it         Mail
www.operacefa.blogspot.com       website

Non so perchè i Redattori hanno operato questa cancellatura: forse perchè ho manifestato la mia convinzione che il Papa Benedetto XVI debba indire IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III, indispensabile per la purificazione della Chiesa Cattolica; indispensabile perché la Chiesa Cattolica diventi “LA CHIESA AMICA DEI POVERI”, “LA CHIESA POVERA”;  indispensabile perché la Chiesa Cattolica si ponga a totale servizio dei suoi fratelli e delle sue sorelle: “CHI SERVE NON GIUDICA, NON CONDANNA, MA SI OFFRE GENEROSAMENTE PER IL BENE DEI SUOI PADRONI, NEL NOSTRO CASO, PER IL BENE DI TUTTI I BATTEZZATI.

Il mio amico Giuseppe De Carli che mi protegge dal Cielo, certamente è molto deluso perché nel blog Rai Vaticano i Redattori hanno cancellato la sua prolungata propaganda a favore dell’Opera Cenacolo Familiare, scelta da Te e dalla Famiglia Trinitaria di Dio, come umile strumento per cooperare alla realizzazione DELLA PACE MONDIALE MESSIANICA, E DEL REGNO DI DIO NELLE SUE MIGLIORI ESPRESSIONI POSSIBILI IN QUESTA TERRA, CHE GRADUALMENTE PREPARANO I CIELI NUOVI E LA TERRA NIOVA.
GESU’, PER QUESTI MOTIVI, CONTINUO A CREDERE FERMAMENTE CHE ILPAPA BENEDETTO XVI DEBBA INDIRE IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III”.

Sac. Salvatore Paparo.

Gesù, con mia grande meraviglia, in risposta, i Redattori hanno pubblicato il blog dell’Opera Cenacolo Familiare nel blog Rai Vaticano; ai loro lettori hanno inviato la mia VENTIQUATTRESIMA LETTERA A GESU’, UNICO SALVATORE DEL MONDO,  sottolineando le parole della lettera “Il mio amico Giuseppe De Carli che mi protegge dal Cielo, certamente è molto deluso perchè nel blog Rai Vaticano hanno cancellato la sua prolungata propaganda a favore dell’Opera Cenacolo Familiare” e vi hanno aggiunto le parole: “Corrispondenze migliori con il blog Rai Vaticano”.

Gesù, a questo punto, però, è necessario che io faccia un passo indietro per scrivere quanto segue: mercoledi 20 ottobre 2010, il blog Rai Vaticano, ha pubblicato, simultaneamente e l’uno dopo l’altro, questi due scritti:


1.     “Ecco i nuovi cardinali di Benedetto.
2.     “Monsignor Bettazzi, vescovo di pace.
Tutti e due gli scritti si concludevano con il mio cognome e nome, con la mia

Desidero soffermarmi su Mons. Bettazzi.
L’articolista è Giancarlo Cocco:
“Ottantasette anni ben portati, una mente lucida e dotato di grande houmor: così si è presentato domenica scorsa al Palacongressi di Rimini monsignor Luigi Bettazzi, per un incontro con una platea di oltre tremila over 50, riuniti per partecipare a “Gold Age”, forum internazionale e manifestazione rappresentativa dell’universo anziano, promossa da “50&più”. Un battitore libero del nostro episcopato, si considera ora Bettazzi, già vescovo di Ivrea, in pensione da alcuni anni, famoso per aver partecipato a manifestazioni sindacali, a marce per la pace, orgoglioso di aver affrontato a viso aperto i superiori della Cei e del Vaticano.

Originario di Treviso, si forma come prete a Bologna sotto il cardinal Lercaro e don Giuseppe Dossetti, diventando vescovo ausiliario nel 1963. E’ proprio come portavoce di Lercaro e Dossetti che nel Concilio Vaticano II Bettazzi si fa promotore di una istanza consegnata a Paolo VI e firmata da 70 padri conciliari in favore  della santificazione di Giovanni XXIII.

Ben conosciuto per certe sue iniziative come quella del 1976, quando inviò una lettera all’allora segretario del Partito comunista italiano Berlinguer nella quale chiedeva di liberare il partito dall’ideologia marxista per renderlo “digeribile” ai cattolici. Notevole il suo impegno come presidente di Pax Christi negli anni 70 e 80. Definito talvolta “vescovo scomodo” o “vescovo rosso” per le sue idee progressiste, ha sempre avuto la battuta pronta. Come dimostra in questa intervista, realizzata a margine del convegno.

Monsignor Bettazzi , lei ha partecipato al Concilio Vaticano II: ritiene che la Chiesa oggi si sia conformata integralmente ai testi conciliari o che vi siano ancora parti non applicate?
Quando si parla della applicazione del Concilio Vaticano II mi riesce di dire “già e non ancora”, nel senso che molto si è fatto ma molto resta ancora da fare. Se penso alle quattro Costituzioni trovo, ad esempio,  che oggi la Bibbia è più letta, è più familiare, ma non è ancora la Parola che orienta direttamente la nostra vita, così come la liturgia è più partecipata, ma stenta ad essere come voleva il Concilio, ossia “culmine e sorgente della vita cristiana”. Quanto alle altre due Costituzioni – sulla Chiesa in sé e la Chiesa nel mondo – devo dire che non viene incoraggiata a sufficienza la corresponsabilità del popolo di Dio sotto la guida della gerarchia. Si stenta ancora a riconoscere quanta grazia di Dio ci può essere nel mondo anche al di fuori delle strutture della Chiesa!

Ritiene possibile nell’attuale situazione mondiale un dialogo costruttivo tra cristiani ed islamici?
Il dialogo non solo è possibile: è doveroso. Si tratta di incoraggiare e favorire i fattori più autentici  dell’Islamismo perché possa compiere l’evoluzione che lo stesso Cristianesimo ha compiuto, dalla promozione delle “guerre sante” e delle “Inquisizioni” fino al rispetto e alla tolleranza, certo più coerenti con il Vangelo.

In questo passaggio storico notiamo che le disuguaglianze si stanno accentuando, così come la povertà, la violenza, la disaffezione della gente ai principi morali. Ritiene che la Chiesa possa avere ancora una funzione di orientamento e di guida?
Penso che il compito della Chiesa sia proprio quello di mettere in evidenza questo tarlo dell’individualismo e dell’egoismo che chiude l’uomo in se stesso, favorisce l’accumularsi delle ricchezze e dei poteri, fa inevitabilmente aumentare il numero dei poveri, così minando la coscienza e l’autonomia delle persone”.

Seguono otto commenti dei lettori.
Sono rimasto profondamente amareggiato per i giudizi negativi e calunniosi su Mons. Bettazzi, vescovo che io amo e stimo immensamente.  Ne cito alcuni:
“Già, mi sembra che di falsi profeti ce ne siano molti”.
“Non si avvicinano le persone con le menzogne, e questo lo insegna san Paolo con i “falsi profeti”
“ Sacerdoti del tipo di Bettazzi propagandono un’immagine della Chiesa che può nuocere perché è fondamentalmente lontana se non contraria al dettato del vangelo e della dottrina” “Bettazzi è ultramodernista” “Vescovi come bettazzi quando la smetteranno di fare del male alla Chiesa???
“Mons. Bettazzi farebbe meglio a pregare! Emeriti “de che?”

Fra i giudizi di tenebra e di errore che calpestano la carità fraterna, ce n’è uno di luce e di verità che trascrivo molto volentieri:
“Resto allibito da tanta acrimonia; dalle posizioni aprioristicamente “contro”… ragazzi qualcuno prima di scrivere ha letto le tre domande e le tre risposte??? … o è bastato il nome “Bettazzi”?
A Rimini -  io c’ero – Bettazzi ha fatto del bene a tremila persone parlando di dialogo, rispetto, di carità, di equità… lo ha fatto serenamente e con serafica umiltà. Sono tentato di aggiungere qualche aggettivo pescandolo ad arte dalle Scritture cui facciamo tanto riferimento… ma vi prego… pace! Abbiamo di sicuro problemi più gravi cui dedicare le nostre energie. Un sorriso”.


Venerdi, 29 ottobre, ho inviato ai Redattori del blog Rai Vaticano, la seguente e-mail con l’allegato  “IN DIFESA DEL VESCOVO  MONS. LUIGI BETTAZZI”
“Stimati Redattori del blog Rai Vaticano,
vi ringrazio proprio di cuore per aver pubblicato la mia VENTIQUATTRESIMA LETTERA A GESU’, UNICO SALVATORE DEL MONDO. Vi prego di pubblicare anche il mio scritto IN DIFESA DI MONS. LUIGI BETTAZZI che vi invio in allegato. Grazie!
Ecco l’allegato:
“IN DIFESA DEL VESCOVO MONS. LUIGI BETTAZZI.

Sono profondamente addolorato per i giudizi preconcetti e negativi sul vescovo Mons. Luigi Bettazzi, espressi da persone che ignorano il distintivo dei cristiani: LA CARITA’ FRATERNA.
Mons. Bettazzi è stato mio vescovo dal 1966 al 1999: si è dimostrato veramente un vescovo di PACE, rispettosissimo delle persone  e delle opinioni degli altri. Per quanto mi riguarda, debbo testimoniare, con immensa gratiutudine, che è stato il mio vescovo della Provvidenza: mi ha sempre sostenuto, anche se molto discretamente, nell’impegno di portare avanti l’Opera Cenacolo Familiare, benevolmente affidatami nel maggio del 1946 dalla Famiglia Trinitaria DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO.
Stimatissimo Mons. Luigi, grazie di tutto: senza di Lei, i miei nemici mi avrebbero crocifisso.
Sac. Salvatore Paparo.”

Stranamente, in risposta, i Redatttori del blog Rai Vaticano hanno cancellato dal blog Rai Vaticano  il blog dellOpera Cenacolo Familiare.

Io ho risposto con questa e-mail:

“ NIENTE TI TURBI;
   NIENTE TI SPAVENTI;
   TUTTO PASSA COME UNA PICCOLA TEMPESTA
   IN UN PICCOLO BICCHIERE DI ACQUA.
   DIO NON CAMBIA: NON MORIRAI, RESTERAI IN VITA E
   ANNUNZIERAI LE OPERE DEL SIGNORE.
   LA PAZIENZA OTTIENE TUTTO”
                                              MESSAGGIO DI SANTA TERESA DI GESU’.
                                              Sac. Salvatore Paparo.
Conclusione della lettera:

Gesù, oggi, la Chiesa Cattolica è divisa tra
COLORO che sono eccessivamente attaccati al passato e facilmente GIUDICANO E CONDANNANO ASPRAMENTE coloro che la pensano differentemente da loro, chiudendosi così alla verità perché dove manca l’amore regnano sovrane le tenebre dell’errore; e
COLORO che sono eccessivamente attaccati al futuro. Anche questi GIUDICANO E CONDANNANO FACILMENTE quelli che la pensano differentemente da loro; anche questi si chiudono alla verità e privi di amore brancolano nelle tenebre dell’errore.

GESU’, OGGI CI SONO, PERO’, ANCHE I CATTOLICI APERTI AL DIALOGO: essi difendono con coraggio e fortezza quanto credono sia vero e giusto, ma lo difendono rispettando le persone che la pensano differentemente da loro, e confrontandosi con umiltà e carità con essi, disposti anche a riconoscere eventuali loro errori, difesi prima in buona fede. Essi giustamente sono convinti che la verità va proposta e non imposta. La verità, infatti,  si fa strada da sola, là dove c’è l’amore, poiché dove c’è l’amore, c’è lo Spirito Santo che è verità e che comunica verità: “LO SPIRITO SANTO VI CONDURRA’ A TUTTA LA VERITA’ “.

Gesù, quanto ho detto sulla Chiesa Cattolica, vale anche per le altre Chiese Cristiane, vale anche per le Religioni non cristiane, come pure per tutte le persone rette di cuore. E’ NECESSARIO RADUNARE TUTTI COLORO CHE SONO APERTI AL DIALOGO PERCHE’ TUTTI SIAMO STATI REDENTI DA TE, E TUTTI QUINDI SIAMO SOTTO L’AZIONE DELLO SPIRITO SANTO CHE CI CONDURRA’ A TUTTA LA VERITA’.
ALLO SCOPO E’ INDISPENSABILE E IMPROCASTINABILE L’INDIZIONE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III.
PENSO CHE LA FINALITA’ FONDAMENTALE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III SI POSSA ESPRIMERE COSI’:

“P E R C H E ‘   S I    R E A L I Z Z I   P R E S T O
L A   P A C E    M  O N D I A L E    M E S S I A N I C A  :
P A C E   I N    T E R R A    A G L I    U  O M I NI   C H E   D I O    A M A “.

GESU’, FA’ CHE IL PAPA BENEDETTO XVI
INDICA IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III”.

Sac. Salvatore Paparo.