OMELIA
Oggi cerchiamo di cogliere degli insegnamenti da tutte e tre le Letture Bibliche.
La prima lettura ci ricorda gli Ebrei esiliati in Babilonia. Varie volte gli esiliati avevano ricevuto da Dio questa promessa: "Non temete, io vi libererò, vi farò tornare in patria".
Il tempo, però, passava, e la promessa divina sembrava rimanere solo una promessa, cosicchè gli Ebrei, scoraggiati, si lamentavano affermando: "Il Signore ci ha abbandonato; il Signore ci ha dimenticato".
Il Signore, allora, intervenne per mezzo del profeta Isaia accentuando il suo immenso amore MATERNO: "La madre non dimentica i suoi figli. Sì, è vero, può anche darsi che vi sia una madre che li abbandoni. MA IO NON VI DIMENTICHERO' MAI".
Il Signore mantenne la sua promessa; liberò gli Ebrei dalla schiavitù babilonese; ed essi poterono rimpatriare, poterono tornare in Palestina.
L'insegnamento che la prima lettura ci offre, pertanto, è questo: nei momenti difficili della nostra vita dobbiamo mantenere viva la certezza che DIO PADRE-MADRE è con noi, ci assiste e ci benefica sempre anche quando le circostanze tentano di convincerci che Lui ci ha abbandonato.
Il secondo insegnamento oggi ce lo impartisce San Paolo. L'Apostolo ci dice che non dobbiamo temere gli eventuali giudizi negativi degli uomini nei nostri confronti. Chi ci giudica, infatti, non sono gli uomini, ma Dio.
Pertanto, se agiamo secondo coscienza, se compiamo la volontà di Dio, la nostra serenità ineriore non deve essere mai intaccata da nessuna condanna umana.
Passiamo al brano evangelico.
Esso appartiene al Discorso della Montagna in cui Gesù ci ha dettato il modo con cui noi suoi discepoli dobbiamo compportarci per vivere nella nostra vita il messaggio evangelico, e per costruire insieme a Lui il Regno di Dio in questa terra, Regno di Dio che mira ad eliminare il più possibile la sofferenza e a realizzare LA PACE E IL BENESSERE MONDIALI MESSIANICI.
Quella di oggi è una splendida pagina SULLA PROVVIDENZA DIVINA.
Per le nostre necessità quotidiane materiali, ci dice Gesù, non dobbiamo preoccuparci, ma fidarci di Dio Padre. Ciò, però, non significa che dobbiamo essere pigri e che non dobbiamo lavorare, no: il lavoro è voluto da Dio. Ma se al lavoro aggiungiamo una vita vissuta secondo i comandamenti di Dio, non dobbiamo preoccuparci nè del cibo, nè del vestito, nè di qualsiasi altro nostro bisogno materiale. Per convincerci di ciò, Gesù si appoggia sul seguente forte e persuasivo argomento:
"DIO PADRE VI HA DATO LA VITA. lA VITA VALE MOLTO DI PIU' DEL CIBO E DEL VESTITO. EBBENE IL PADRE CHE VI HA DATO IL PIU', VI DARA' ANCHE IL MENO".
Ma riascoltiamo le parole di Gesù:
"Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono e non raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. E voi non valete forse più di loro?
E per il vestito, perchè vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ebbene, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà, forse, molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi, dunque, dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo, Che cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate, invece, anzitutto il Regno di Dio e la sua giiustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi, dunque, del domani, perchè il domani si poreoccuperà di se stesso.
A CIASCUN GIORNO BASTA LA SUA PENA"
Sac. Salvatore Paparo
27 feb 2011
DOMENICA OTTAVA DURANTE L'ANNO A 27.2.2011
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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