OMELIA
Epifania significa manifestazione del Signore, e più precisamente manifestazione del Signore che salva gli uomini. La festa di oggi conclude il periodo natalizio, e lo conclude accentuando la volontà di Gesù di salvare non solo il popolo ebreo, ma anche il popolo pagano. Questa sua volontà salvifica universale, Gesù la manifestò nella Notte Santa della Sua Nascita a Betlem chiamando alla sua culla i rappresentanti dei due popoli: per mezzo di un angelo chiamò alla sua culla il popolo ebreo rappresentato dai pastori; per mezzo di una stella miracolosa chiamò alla sua culla il popolo pagano rappresentato dai Magi. Prima, però, di parlare dei Magi, facciamo una riflessione sulla nostra chiamata alla salvezza. Gesù ci ha chiamati alla sua culla non per mezzo di un angelo, non per mezzo di una stella miracolosa, ma facendoci nascere nel seno di una famiglia cristiana che ci ha educato nelle Fede. Gesù, poi, attraverso gli avvenimenti della nostra vita, lieti e tristi; attraverso le sue luci interiori ci ha sempre manifestato la sua volontà affinchè la seguissimo e così realizzassimo la missione particolare che ciascuno di noi ha ricevuto da Dio.
La festa dell'Epifania c'invita ad esaminarci sulla nostra fedeltà alla volontà di Dio per intraprendere un nuovo cammino di santità. In ciò i Magi ci sono di grande esempio.
Innanzi tutto ci insegnano la PRONTEZZA nel rispondere " SI " alla volontà di Dio: i Magi, vista la stella miracolosa preannunziata dai profeti, capirono subito che il Messia Promesso era nato e che li invitava alla sua culla per salvarli. Essi non esitarono un solo istante; immediatamente organizzarono una carovana di cammelli e si misero in viaggio verso la Palestina.
In secondo luogo i Magi ci insegnano la GENEROSITA': si pensa che i Magi fossero degli scienziati persiani. Pertanto, dovettero affrontare i disagi del deserto per circa tre mesi.
Infine, i Magi ci sono MODELLI DI FIDUCIA NEL SIGNORE E MODELLI DI PERSEVERANZA: essi erano sicuri che il Signore li guidava mentre la stella miracolosa brillava sulle loro teste e li precedeva nel cammino. MA LA LORO SICUREZZA NON VENNE MENO AL MOMENTO DELLA PROVA: al loro ingresso in Gerusalemme la stella guida scomparve; essi domandavano a tutti: "DOVE E' NATO IL RE DEI GIUDEI?". E sentendosi rispondere sempre: "NON NE SAPPIAMO NULLA", non si scoraggiarono, ma intensificarono la loro ricerca. LA LORO FIDUCIA NEL SIGNORE E LA LORO PERSEVERANZA li portò fino al palazzo del re Erode, dove finalmente RICEVETTERO LA RISPOSTA CHE ATTENDEVANO. Gliela diedero i Sommi Sacerdoti e gli Scribi conoscitori della Sacra Scrittura: IL PROFETA MICHEA AVEVA PREDETTO CHE IL MESSIA SAREBBE NATO A BETLEM DELLA GIUDEA.
Nei momenti difficili della nostra vita dobbiamo imitare i Magi. In ciò ci può essere di aiuto anche l'esempio del padre gesuita Ives Congar: Congar era un teologo di avanguardia: insegnava dottrine cattoliche ma, purtroppo, fu ritenuto un eretico e lo castigarono: per castigo gli tolsero l'insegnamento teologico; per castigo lo costrinsero a vivere in un oscuro monastero. Finalmente, però, per lui giunse il momento della fine della prova: IL GRANDE PAPA GIOVANNI XXIII, PAPA MANDATO DA DIO, LO INVITO' AL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II COME ESPERTO DI TEOLOGIA, E GRAN PARTE DELLA SUA DOTTRINA PRIMA RITENUTA ERETICA, FU INSERITA NEI DOCUMENTI CONCILIARI.
Ad alcuni amici che desideravano conoscere come aveva trascorso il tempo della sua prova, Padre Congar rispose: "NEL MOMENTO DELLE TENEBRE NON HO RIGETTATO NULLA DI QUANTO AVEVO VISTO NEL MOMENTO DELLA LUCE".
NEI MOMENTI DIFFICILI DELLA NOSTRA VITA IMITIAMO, PERTANTO, I MAGI; IMITIAMO PADRE CONGAR. NON RESTEREMO DELUSI COME NON RIMASERO DELUSI I MAGI, COME NON RIMASE DELUSO PADRE CONGAR.
Sac. Salvatore Paparo
6 gen 2011
EPIFANIA 2011
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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