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23 ott 2013

LETTERA APERTA AL NEO VESCOVO DELLA DIOCESI DI ROMA

LETTERA APERTA AL NEO VESCOVO DELLA DIOCESI DI ROMA FRANCESCO La Chiesa di Gesù, guidata dallo Spirito Santo, incomincia a vivere il suo momento storico: il momento della sua radicale conversione, indispensabile perchè il mondo creda che Gesù è l’UNICO SALVATORE DEL MONDO, INVIATO DAL PADRE CELESTE. Nella rivista cattolica “ADISTA” del 13 aprile 2013, leggo: “La Chiesa nelle mani di papa FRANCESCO, deve attraversare una profonda riforma, necessaria e urgente. Sono numerose le voci di teologi che, dopo l’elezione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, propongono non solo una piattaforma di provvedimenti, ma soprattutto un deciso cambiamento di direzione nella percezone stessa del papato e del ruolo del papa. Il padre domenicano brasiliano FREI BETTO, una delle voci più significative della Teologia della Liberazione, afferma: “La cosa più importante è cambiare la struttura di governo della Chiesa”. Il papa, non più “monarca assoluto”, deve spogliarsi dell’oro, avvicinarsi al popolo, ma anche “abbandonare titoli quali Sommo Pontefice e tutto quello che favorisce la qapolatria”. Ma soprattutto, insiste FREI BETTO, SIA LA VOCE DEI POVERI”. In questo mondo così iniquo, con disuguaglianze accentuate dal neoliberismo, segno di un “fallimento del capitalismo”, è molto importante che il papa si faccia espressione dei poveri, “perché non sia interpretato come un demagogo”. Jon Sobrino: l’utopia di GIOVANNI XXIII Che la Chiesa debba diventare autenticamente la voce dei poveri è rimarcato dal teologo salvadoregno JON SOBRINO in un intervento pubblicato sull’ultimo numero di Carta a LAS IGLESIAS: la più grande delle utopia, afferma, È REALIZZARE IL SOGNO DI GIOVANNI XXIII: “LA CHIESA E’ SOPRATTUTTO LA CHIESA DEI POVERI”. E se Bergoglio ha mostrato sensibilità nei loro confronti, occorre che abbia “lucidità per rendere reale la Chiesa dei poveri, che deve cessare di essere la Chiesa dei ricchi, dei borghesi”. “Speriamo che papa Francesco non rifugga da una Chiesa di perseguidati e martirizzati, come quella di mons. Romero e mons, Gerardi. Che li canonizzi o no, proclami che i martiri, come martiri della giustizia, sono la cosa migliore che abbiamo nella Chiesa. E’ ciò che li rende simili a Gesù di Nazaret. Per fare questo non è essenziale canonizzare l’arcivescovo Romero, anche se sarebbe un buon segno. E se il Papa cadrà in una umana debolezza, che sia il fatto di essere fiero della sua terra d’origine latino-americana, sofferente e piena di speranza, martire e sempre immersa in un processo di risurrezione. E che sia orgoglioso di un’intera generazione di vescovi: LEONIDAS PROANO, HELDER CAMARA, ALOISIUS LORSCHEDER, SAMUEL RUIZ”. Per quanto attiene a questioni più organizzative, Sobrino sollecita una riforma della Curia romana, i cui membri siano preferibilmente laici; che “Roma lasci alle Chiese locali la scelta dei loro pastori”; che scompaiano dall’entourage papale tutti i simboli del potere e della dignità mondana, e che il successore di Pietro cessi di essere capo di Stato: che Roma e la Chiesa intera sentano come offesa a Dio l’attuale separazione delle Chiese cristiane”; che venga risolta la situazione dei cattolici che “hanno fallito nel loro primo matrimonio e hanno trovato stabilità in un secondo legame”; che Roma ripensi

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