30 set 2013
IL RICCO EPULONE E LAZZARO
XXVI DOMENICA PER ANNUM C
29 SETTEMBRE 2013
OMELIA
La parabola evengelica di oggi inizia descrivendo la diversa situazione di vita di due uomini: uno di essi è molto ricco, si veste in modo lussuoso, e ogni giorno organizza lauti banchetti; il secondo uomo, invece, è poverissimo, per vestito ha le sue tante piaghe sparse in tutto il suo corpo; per la sua debolezza non si regge in piede e sta sdraiato per terra; per sopravvivere deve acconterarsi di mangiare le briciole che cadono dalla mensa del ricco.
Il ricco e il povero hanno una sola cosa in comune: come tutti gli altri uomini sono mortali: e difatti muoiono tutti e due.
Nella vita dell’al di là, però, la situazione di vita dei due uomini è del tutto capovolta: il ricco va in un luogo di tormenti; il povero, invece, va in un luogo di perfetta felicità. A questo punto dobbiamo accentuare che, nel luogo del tormento, il ricco non può ricevere il benchè minimo sollievo. Leggiamo, infatti, che il ricco, alzando gli occhi verso l’alto, vede Lazzaro accanto al Padre Abramo al quale rivolge questa supplica: “ Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro ad intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma padre Abramo gli rispose:”Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu, invece, sei in mezzo ai tormenti. Tra noi e voi, poi, c’è un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono; né di lì possono giungere fino a noi”. Il ricco replicò: “Allora, Padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammoniscano severamente perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo gli rispose: “Hanno Mosè e i profeti: ascoltino loro”. Il ricco replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.
Abramo concluse: “”SE NON ASCOLTANO MOSE’ E I PROFETI, NON SARANNO PERSUASI NEANCHE SE UNO RISORGESSE DAI MORTI”.
E qui, con tanta tristezza, penso alle tante persone che affermano: “NESSUNO E’ MAI VENUTO DALL’AL DI LA’ “. E quel che più mi rattrista è il fatto che queste persone si credono e si dicono cristiane. Esse non si rendono conto che pensando e parlando così, RIFIUTONO GESU’: GESU’, INFATTI, NON E’ FORSE VENUTO DALL’AL DI LA’ ? “; NON E’ FORSE IL FIGLIO DI DIO FATTOSI UOMO, IL FIGLIO DI DIO CHE E’ VENUTO IN MEZZO A NOI PER DIRCI CHE DIO E’ NOSTRO PADRE, PER DIRCI CHE NOI SIAMO FIGLI DI DIO, CHE SIAMO FRATELLI E SORELLE TRA DI NOI E CHE CI ATTENDE TUTTI IN CIELO PER RENDERCI PEFETTAMENTE FELICI?”. ESAMINIAMOCI CON SINCERITA’ E PREGHIAMO COSI’:
“SIGNORE DIO NOSTRO PADRE, LA MIA FEDE IN TE E’ DEBOLE. AUMENTA LA MIA FEDE”.
Sac. Salvatore Paparo
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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