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26 apr 2013

Lettera a Papa Francesco




Amatissimo Papa Francesco, Vescovo della Chiesa di Roma,

uno sguardo superficiale sul mondo di oggi ci atterrisce: sembrerebbe che il regno del diavolo abbia il sopravvento: quanto odio, quante guerre fratricide,
quanti progetti di distruzione!

Ma uno sguardo  di fede sul nostro mondo contemporaneo ci dà conforto: lo Spirito Santo ha preparato un immenso esercito di persone, figlie del Padre Celeste che, nascostamente e silenziosamente, agiscono a favore dei poveri, dei sofferenti, degli ultimi, degli emarginati. Ormai tutto è pronto: il diavolo e i suoi figli sono degli sconfitti, degli incatenati.TUTTO E’ PRONTO PERCHE’ LO SPIRITO SANTO CHE HA GIA’ INIZIATO IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III, TRIONFI E FINALMENTE VI SIA LA RICONCLIAZIONE DELL’UNICA CHIESA DI GESU’ E IL MONDO INTERO, VEDENDO L’UNITA’ DEI CRISTIANI, SI CONVERTA E DIVENGA UN SOLO GREGGE SOTTO L’UNICO PASTORE CHE E’ GESU’.

Amatissimo Papa Francesco, agisci con coraggio e con sapienza per le Riforme Strutturali della Chiesa di Gesù, indispensabili PERCHE’ LA CHIESA SPOSA DI CRISTO SI PRESENTI AL MONDO CON ILVERO VOLTO DI GESU’ SUO SPOSO, ED IL MONDO INTERO DIVENTI DISCEPOLO DEL SIGNORE GESU’ RISORTO, UNICO SALVATORE DI TUTTI GLI UOMNI.

GESU’ DESIDERA CHE TU, PAPA FRANCESCO, INDICA E CELEBRI IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO III IN CUI TUTTI GLI UOMINI E TUTTE LE DONNE DI BUONA VOLONTA’ SIANO LIBERI DI SUGGERIRE QUANTO LA CHIESA DI GESU’ DEBBA DECIDERE PERCHE’ FINALMENTE LA GERARCHIA CATTOLICA SI CONVERTA E DIVENTI UNA CHIESA DI SERVI CHE NON SPADRONEGGIA PIU’ SULLE PERSONE; UNA CHIESA POVERA E AMICA DEI POVERI.
COSI’ I POTENTI DELL’ECONOMIA MONDIALE SARANNO QUASI COSTRETTI AD ASSUMERE ATTEGGIAMENTI PRCHE’ I POVERI NON SIANO PIU’ POVERI, E SI REALIZZI UNA SOCIETA’ MONDIALE IN CUI TUTTI VIVANO UNA VITA DIGNITOSA SECONDO LA VOLONTA’ DEL PADRE CELESTE.

Sac. Salvatore Paparo
Cintano 25 aprile 2013

25 apr 2013

Lettera



AMATISSIMO MIO GESU’ RISORTO,
UNICO SALVATORE DEL MONDO,

E’ GIUNTA L’ORA:
L’ORA DEL TUO TRIONFO,
L’ORA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
SANTISSIMA, MAMMA DEL TUO CORPO MISTICO CHE, DAL
24 GIUGNO 1981, APPARE A MEDJUGORJE PER PORTARE A COMPIMENTO QUANTO HA INIZIATO A FATIMA IL 13 MAGGIO
1917: LA FINE DI TUTTE LE GUERRE FRATRICIDE E L’INIZIO DELLA
PACE MONDIALE MESSIANICA CHE GRADUALMENTE PREPARERA’
“ I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA “.

Sono il tuo piccolo Gesù
Sac. Salvatore Paparo

Cintano 23 aprile 2013


21 apr 2013

GESU’ RISORTO BUON PASTORE

E’ L’UNICO SALVATORE DEL MONDO

QUARTA DOMENICA DI PASQUA 21 APRILE 2013


OMELIA


La Quarta Domenica di Pasqua è denominata "DOMENICA DEL BUON PASTORE".
Nel mondo pastorizio della Palestina di duemila anni fa,
ogni sera i pastori raccoglievano i loro greggi in un grande ovile comune, sorvegliato, durante la notte, da custodi, per impedire che i ladri o le belve feroci approfittassero delle tenebre per compiere furti o stragi.
La mattina, molto presto, i pastori si presentavano alla porta dell'ovile che veniva aperta. Ogni pastore faceva sentire distintamente la sua voce: i greggi allora uscivano e si portavano là dove la voce del pastore li chiamava. Le pecore ubbidivano solo al proprio pastore, e non solo non seguivano la voce di un estraneo, ma anche fuggivano da lui.
Gesù si definisce BUON PASTORE e afferma: "Tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltato. Il ladro viene solo per rubare, uccidere e distruggere. IO SONO VENUTO PERCHE' ABBIANO LA VITA E L'ABBIANO IN ABBONDANZA".
Gesù, il nostro Buon Pastore, è datore di vita. Noi, sue pecore, ossia suoi discepoli, dobbiamo seguire la sua voce e non la voce di coloro che ci sospingono a dare la morte. Ad esempio, non dobbiamo seguire la voce di coloro che considerano lecito l'aborto. L'aborto è il più grave peccato che si possa commettere contro il prossimo:
In primo luogo PERCHE' SI UCCIDE L'ESSERE PIU' IMPOTENTE: un esserino appena sbocciato alla vita, non è in grado di opporre alcuna resistenza alla violenza di un adulto.
In secondo luogo PERCHE' SI UCCIDE L'ESSSERE PIU' INNOCENTE: che male ha fatto il neo-concepito da meritare la pena di morte?
Infine, PERCHE' CHI UCCIDE IL NEO-COMCEPITO E' LA MAMMA: come il più grande atto di amore è DARE LA VITA; così il più alto tradimento dell'amore è TOGLIERE LA VITA.
Ascoltiamo ancora Gesù: " IO SONO IL BUON PASTORE, CONOSCO LE MIE PECORE E LE MIE PECORE CONOSCONO ME". Nel linguaggio biblico conoscere significa amare. Perciò Gesù ci dice che ci ama; e ci assicura che se noi siamo veramente suoi discepoli, riusciamo a ricambiargli l'amore, in modo pratico, vivendo come Lui è vissuto.
Facciamo un ultimo rilievo:  dobbiamo essere molto grati verso Gesù, perchè Lui ha spinto il suo amore verso di noi fino al massimo grado: "IO SONO IL BUON PASTORE ED OFFRO LA MIA VITA PER LE MIE PECORE". Gesù si è fatto crocifiggere per la nostra salvezza, non perchè è stato costretto da altri, ma perchè l'ha voluto Lui liberamente: "IO OFFRO LA MIA VITA PER POI RIPRENDERLA DI NUOVO. NESSUNO ME LA TOGLIE, MA LA OFFRO DA ME STESSO, PERCHE' HO IL POTERE DI OFFRIRLA E IL POTERE DI RIPRENDERLA DI NUOVO".
Ricambiare l'amore a Gesù per noi cristiani del terzo millennio assume un valore di particolare importanza perchè durante questo periodo di tempo si realizzerà finalmente la seguente profezia di Gesù: "HO ALTRE PECORE CHE NON SONO IN QUESTO GREGGE. ANCHE QUELLE IO DEVO GUIDARE. ASCOLTERANNO LA MIA VOCE E DIVENTERANNO UN SOLO GREGGE E UN SOLO PASTORE". Diventeranno un solo gregge composto da tutti gli uomini e da tutte le donne di questa terra; CI SARA' UN SOLO PASTORE: GESU' ".

                              
PREGHIERA

FAMIGLIA TRINITARIA FELICISSIMA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO, CHE IL PAPA FRANCESCO, SOSTENUTO INVISIBILMENTE

DAL SANTO CURATO D’ARS, DAL PAPA GIOVANNI XXIII, E DAL PAPA CARLO MARIA MARTINI, INDICA E CELEBRI IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO

III CHE SI CONCLUDERA’ CON LA REALIZZAZIONE DELLA SEGUENTE PROFEZIA DI GESU’ : “PADRE, CHE SIANO UNA SOLA COSA COME IO E TU

SIAMO UNA SOLA COSA. COSI’ IL MONDO CREDERA’ CHE TU MI HAI MANDATO”.

SARA’ LA FINE DI TUTTE LE GUERRE FRATRICIDE

E L’NIZIO DEL LUNGHISSIMO PERIODO DI PACE MONDIALE MESSIANICA

CHE GRADUALMENTE PREPARERA’  “I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA”.

Sac. Salvatore Paparo


 

 

18 apr 2013

Teologi di base


TEOLOGI E CATTOLICI DI BASE PROPONGONO UN’AGENDA PER IL NUOVO PONTIFICATO

37111. ROMA-ADISTA. Ora o mai più: la Chiesa, nelle mani di papa Francesco, deve attraversare una profonda riforma, necessaria e urgente. Sono numerose le voci di teologi che, dopo l’elezione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, propongono non solo una piattaforma di provvedimenti, ma soprattutto un deciso cambiamento di direzione nella percezione stessa del papato e del ruolo del papa. «Spero che non si fermi ai gesti dell'inizio del pontificato. È chiaro che si rendono necessari gesti più profondi», è la premessa del padre domenicano brasiliano Frei Betto, una delle voci più significative della Teologia della Liberazione. «La cosa più importante - afferma - è cambiare la struttura di governo della Chiesa». Il papa, non più «monarca assoluto», deve spogliarsi dell’oro, avvicinarsi al popolo, ma che anche «abbandonare titoli quali Sommo Pontefice e tutto quello che favorisce la papolatria». Ma soprattutto, insiste Frei Betto, che sia «la voce dei poveri». In questo mondo così iniquo, con disuguaglianze accentuate dal neoliberismo, segno di un «fallimento del capitalismo», è molto importante che il papa si faccia espressione dei poveri, «perché non sia interpretato come un demagogo».

Jon Sobrino: l’utopia di Giovanni XXIII
Che la Chiesa debba diventare autenticamente voce dei poveri è rimarcato dal teologo salvadoregno Jon Sobrino in un intervento pubblicato sull’ultimo numero di Carta a Las Iglesias: la più grande delle utopie, afferma, è realizzare il sogno di Giovanni XXIII: «La Chiesa è soprattutto la Chiesa dei poveri». E se Bergoglio ha mostrato sensibilità nei loro confronti, occorre che abbia «lucidità per rendere reale la Chiesa dei poveri, che deve cessare di essere la Chiesa dei ricchi, dei borghesi». «Speriamo che papa Francesco non rifugga da una Chiesa di perseguitati e martirizzati, come quella di mons. Romero e mons. Gerardi. Che li canonizzi o no, proclami che i martiri, come martiri per la giustizia, sono la cosa migliore che abbiamo nella Chiesa. È ciò che li rende simili a Gesù di Nazareth. Per fare questo non è essenziale canonizzare l'arcivescovo Romero, anche se sarebbe un buon segno. E se il Papa cadrà in una umana debolezza, che sia il fatto di essere fiero della sua terra d'origine latino-americana, sofferente e piena di speranza, martire e sempre immersa in un processo di resurrezione. E che sia orgoglioso di un'intera generazione di vescovi: Leonidas Proaño, Helder Camara, Aloysius Lorscheider, Samuel Ruiz». Per quanto attiene a questioni più organizzative, Sobrino sollecita una riforma della Curia romana, i cui membri siano preferibilmente laici; che «Roma lasci alle Chiese locali la scelta dei loro pastori»; che scompaiano dall’entourage papale tutti i simboli del potere e della dignità mondana, e che il successore di Pietro cessi di essere capo di Stato; che Roma e la Chiesa intera sentano «come offesa a Dio l'attuale separazione delle Chiese cristiane»; che venga risolta la situazione dei cattolici che «hanno fallito nel loro primo matrimonio e hanno trovato stabilità in un secondo legame», che Roma ripensi il celibato ministeriale. Sobrino pensa alle donne («una volta per tutte si appiani l’insostenibile situazione delle donne nella Chiesa»), ma anche agli indigeni («che si smetta di sottovalutare, a volte di sminuire, il mondo indigeno, i mapuche del Sud America e tutti coloro che il papa conoscerà nei suoi viaggi in Africa, Asia e America Latina») e che si impari ad amare la Madre Terra.

González Faus: una Curia senza vescovi 
Molto simile l’elenco delle priorità del teologo spagnolo José Ignacio González Faus. Sempre su Carta a las Iglesias, González cita la necessità per la Chiesa di diventare concretamente una «Chiesa dei poveri», ma cita anche la riforma della Curia, che dovrà cessare di essere formata da vescovi («l’esistenza di vescovi senza Chiesa è contraria alla tradizione originaria della Chiesa, stabilita al Concilio di Calcedonia»). Le Chiese locali dovranno essere coinvolte nella scelta dei pastori, come nel primo millennio di storia cristiana; il vescovo di Roma, quindi, dovrebbe essere eletto dai presidenti delle Conferenze episcopali, insieme a laici e donne; i cardinali come “principi della Chiesa” non dovrebbero più esistere. Oltre a un richiamo per la soluzione della situazione dei divorziati risposati e del celibato ministeriale, González Faus mette l’accento sull’urgenza di una revisione della Humanae Vitae, documento rimasto inascoltato nel popolo di Dio, sul quale già il giudizio della commissione costituita da Paolo VI fu quasi unanimemente negativo. Quel documento sulla contraccezione è stato causa «di numerosi abbandoni della pratica sacramentale, risoltisi in abbandoni della fede», e rende necessario un nuovo studio sulla materia.

Suor Campbell: più inclusività evangelica
Ad una maggiore inclusività evangelica fa appello la religiosa e teologa statunitense suor Simone Campbell, direttrice dell’associazione cattolica Network per la giustizia sociale, in un articolo sul Washington Post (3/4). «Forse il più grande cambiamento che il nostro papa Francesco potrà portare – scrive – sarà l’impressione di allentare la cappa di timore che ha fatto restare in silenzio i vertici della Chiesa»; il papa «sta liberando i vescovi dalla loro paura di essere messi a tacere da un Vaticano oppressivo». Il compito prioritario del nuovo pontefice, dunque, dovrà essere quello di «continuare a modellare una Chiesa inclusiva che accolga tutti in nome di Gesù».

Flannery: oltre la paura, cambiare dal basso
Di paura parla anche il prete irlandese – censurato dal Vaticano per le sue posizioni riformiste – Tony Flannery. Bergoglio non sarà un papa progressista, non abolirà il celibato obbligatorio, né ordinerà le donne. «Questo però non mi preoccupa – afferma il 28 marzo sul sito della sua “Associazione dei preti cattolici” d’Irlanda –. Non voglio che sia un papa a fare questo. Preferisco che stabilisca un clima nella Chiesa in cui vi sia libertà di pensiero e di espressione, in cui i temi possano essere dibattuti e discussi, perché questo è l’unico modo per portare un reale cambiamento. Il cambiamento che viene dall’alto, grazie a un decreto, non è positivo, e non avrà vita lunga. Ma quello che è suscitato da un processo di discussione, che chiediamo fortemente nella Chiesa, è permanente». Se lo farà, «porrà fine al terribile periodo di paura e oppressione che ha segnato la Chiesa in tempi recenti, e lo sostituirà con l’apertura e il dialogo». «Ho la sensazione – conclude il prete irlandese – che ci siamo messi dietro le spalle un’era di diktat e che alla fine il concetto di collegialità proclamato nel Vaticano II troverà espressione reale. Forse sono troppo ottimista, ma questo è il tempo della speranza».

Redes Cristianas: un profondo rinnovamento
«La Chiesa che vogliamo», si legge su un editoriale del portale spagnolo di cattolici di base Redes Cristianas, deve «recuperare quella spinta evangelica che le scorreva nelle vene in alcuni momenti della storia e che sarebbe oggi di grande sostegno nell’alimentare la speranza in un mondo deluso e disumanizzato».
«Occorre che il nuovo pontificato prenda coscienza, fin dall’inizio, dell’enorme crisi di credibilità che attraversa oggi l’istituzione ecclesiale nel suo insieme e che sta toccando la plausibilità della stessa fede cristiana e abbia il coraggio di tornare al Vangelo. La Chiesa cattolica sta chiedendo, a partire da tutti i suoi indicatori – dogmatici, morali, organizzativi, pastorali, spirituali –, un profondo rinnovamento». Rinnovamento che deve andare nella direzione di un superamento dell’«ecclesiologia di comunione che, nonostante le difficoltà, è restata in vigore nel primo millennio della sua storia, abbandonando definitivamente l’ecclesiologia della diseguaglianza, che, con l’assolutismo del primato di Pietro – e salvo la breve parentesi del Vaticano II – è giunta fino ai nostri giorni. In questo recupero della comunione o koinonìa, oltre ad assumere l’uguaglianza tra uomini e donne, hanno un nuovo ruolo le Chiese locali, la collegialità, la sinodalità e tutto il pluralismo cristiano esistente».


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10 apr 2013

Ai lettori


Per i lettori e le lettrici del blog dell’Opera Cenacolo Familiare
trascrivo un articolo di Giacomo Galeazzi, pubblicato nel quotidiano
torinese la “STAMPA” lunedi 8 aprile 2013

IL PAPA: I VESCOVI ELEGGANO
PRESIDENTE E SEGRETARIO

FINORA I DUE INCARICHI ALLA CEI SONO SEMPRE STATI
DI NOMINA PONTEFICIA

Modificare lo statuto della Cei per porre fine a una storica anomalia e consentirle di eleggere il presidente e il segretario generale. Attualmente quello dei vescovi italiani è l’unico caso al mondo in cui i primi due scranni di una conferenza episcopale sono decisi direttamente dal Pontefice.
Nell’ambito di una maggiore collegialità, Francesco sta studiando la possibilità di equiparare l’episcopato italiano al resto del pianeta. Il Papa è Primate d’Italia e vescovo di Roma e per questo finora il mandato quinquennale della Conferenza episcopale italiana non è stato elettivo ma di nomina pontificia.
In genere (ma non esistono obblighi ufficiali) la designazione è preceduta da passaggi informali come le consultazioni all’interno delle sedici conferenze regionali, ma l’indicazione resta a totale discrezione del Pontefice. Un’anomalia appunto rispetto a tutte le altre conferenze nazionali del pianeta, dove i vescovi eleggono i loro rappresentanti che non necessariamente sono già cardinali o accedono alla porpora, come dimostrano, per esempio, l’attuale presidenza di Zollitsch in Germania o in passato quella di Gregori negli Usa. In due soli casi i vescovi non votano il loro leader e cioè in Belgio (in quanto “ex officio”) è presidente l’arcivescovo di Brxselles) e tra i presuli latini dei paesi arabi dove il rulo spetta sempreal patriarca latino di Gerusalemme in carica. Però anche due uniche eccezioni, l’episcopato elegge comunque “il numero due”, mentre in Italia pure il segretario generale  è scelto dal Papa. Nel piano generale di riordino delle conferenze episcopali, Francesco sta valutando una possibilità che muterebbe lo scenario: attribuire ai vescovi italiani la facoltà di indicare i loro vertici. “Sono necessari variazioni di norme e precedure, però non esistono insormontabili impedimenti canonici”, sottolineano in Curia. Le conferenze episcopali non hanno base teologica, come è invece per i singoli vescovi, ma solo una base pratica, concreta. La riforma studiata da Francesco prevede un crescente coinvolgimento degli episcopati nazionali nel governo della Chiesa universale e una maggiore collegialità nelle decisioni. In quest’ottica, il diritto papale di nomina del presidente e del segretario generale della Cei contrasta con la sua impostazione ecclesiologica.
Il mese prossimo Bergoglio parteciperà in Vaticano all’assemblea dei vescovi italiani ed esporrà linee-guida che scaturiscono dalla lunga esperienza in quegli organismi di rappresentanza dell’episcopato sudamericano nei quali peraltro ha collaborato con uno dei suoi attuali interlocutori per l’Italia: l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, fino a due anni fa presule missionario in America Latina. L’ipotesi di rendere elettiva la guida della Cei era già stata presa in considerazione, e poi accantonata, durante il pontificato di Wojtyla. Bertoglio è stato eletto presidente della conferenza argentina. Il suo predecessore Quarracino la aveva indivuato come possibile sostituto perché tra gli ausiliari di Buenos Aires era il più amato dei preti. Il supo maestro tra i gesuiti, padre Juan Carlos Scannone lo ricorda all’Osservatore Romano come “uomo d’orchestra”.
Dunque, aggiunge, “ non gli tremeranno i polsi nel fare riforme all’interno della Chiesa “, però “non lo farà di colpo, in fondo ha una discendenza italiana, vieme da piemontesi, per cui farà tutto molto diplomaticamente, saprà fare le riforme senza traumi, senza urti”. Cancellare il “diritto d’investitura” della Cei appare coorente col ”Bergoglio style”.

6 apr 2013

Donna secondo papa Francesco




Per i lettori del blog dell’Opera Cenacolo Familiare
trascrivo un importante articolo di Andrea Tornielli
pubblicato nel quotidiano torinese “LA STAMPA”
il giovedi 4 aprile 2013:

IL PAPA: DONNE FONDAMENTALI
NELLA CHIESA E NELLA FEDE

FRANCESCO: SONO LE PRIME TESTIMONI DELLA RISURREZIONE

“Le prime testimoni della risurrezione sono le donne. Nella Chiesa e nel cammino di fede, anche oggi le donne hanno un ruolo particolare nell’aprire
le porte al Signore “.
Nella sua seconda udienza generale in piazza San Pietro, Papa Francesco ha parlato della risurrezione di Gesù e dei racconti evangelici che la descrivono, facendo notare che “le prime testimoni di questo evento furono le donne”.
All’alba, ha ricordato il Papa,  esse sono andate al sepolcro e l’hanno trovato vuoto, quindi hanno incontrato il messaggero di Dio che annunciava la risurrezione.  “ Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere quest’annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé, lo trasmettono. Nelle professioni di fede del Nuovo Testamento, come testimoni della risurrezione vengono ricordati solamente uomini, gli apostoli, ma non le donne. Questo perché, secondo la legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una stetimonianza affidabile, credibile”.
“ Nei Vangeli, invece – ha continuato Francesco – le donne hanno un ruolo primario, fondamentale. Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicità della risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della risurrezione sono le donne. E questo è bello”.
Bergoglio ha quindi aggiunto a braccio: “Questa è un po’ la missione delle donne: delle mamme, delle donne. Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo. È il vivente. È risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore. Gli apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne no “.
Il Papa nel suo discorso ha fatto riferimento a una conclusione alla quale sono arrivati molti biblisti. “Tutti gli esegeti dovrebbero convenire” ha scritto ad esempio Xavier Lèon-Dufur, “ che il racconto della visita delle donne alla tomba non è, per lo meno nelle sue origini, un racconto apologetico. Altrimenti, perché avere scelto per i testimoni delle donne, le quali, secondo le usanze ebraiche, non erano qualificate per deporre una testimonianza giuridicamente valida? “.
La parola femminile che nessun tribunale ebraico avrebbe accettato come valida è diventata il sostegno della fede dei primi cristiani”.

Papa Francesco ha detto delle cose molto interessanti sulle donne.
Dobbiamo pregare intensamente perché la Chiesa non tardi a convincersi        CHE IL MINISTERO SACERDOTALE ORDINATO NON E’ UN PRIVILEGIO DEGLI UOMINI, MA UN DONO GRATUITO CHE GESU’
OFFRE ANCHE ALLE DONNE.

Santa Teresa d’Avila, DOTTORE DELLA CHIESA, diceva:
“ LA CHIESA NON DEVE NEGARE NULLA ALLA DONNA PERCHE’ E’
  DONNA “.

  Sac. Salvatore Paparo
  7 aprile 2013

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7 Aprile 2013



7 APRILE 2013.
CINQUANT’ANNI FA,   D O M E N I C A  D E L L  E  P A L M E,
SONO ARRIVATO A CINTANO COME PASTORE DELLA PICCOLA COMUNITA’ CRISTIANA CINTANESE, INVIATO DALLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO ,
E  D     H  O     I   N   I   Z  I  A  T  O     L  A    M  I  A    L U  N  G  A    S   E  T  T  I   M   A   N   A     S   A   N   T   A .

SECONDA  DOMENICA  DI  PASQUA

O M E L I A

Il Corpo Risorto e Glorificato di Gesù non è più sottoposto ai limiti del nostro corpo ancora passibile e mortale: così, ad esempio, può spostarsi da un luogo all’altro  con la stessa velocità  del pensiero; può attraversare gli ostacoli materiali. E’ per questa sua capacità del suo corpo RISORTO che Gesù potè entrare nel Cenacolo attraverso le mura, lasciando chiuse le porte. E fece ciò per convincere gli Apostoli che Lui era veramente RISORTO.
Innanzi tutto Gesù comunicò loro la sua PACE:  “ P A CE  A  V O I ! “.
La pace comunicata da Gesù fu accompagnata da tanta gioia interiore. Ciònonostante gli Apostoli rimasero dubbiosi: non si trovavano forse dinanzi ad un fantasma piutttosto che dinanzi a Gesù Risorto? Gesù, scrutando i loro pensieri, li rassicurò: “ MA PERCHE’ DUBITATE? SONO PROPRIO IO: UN FANTASMA NON HA CARNE E OSSA COME LE HO IO: TOCCATEMI”. E per togliere ogni loro dubbio, Gesù continuò: “AVETE QUALCOSA DA MANGIARE? “. Gli Apostoli gli porsero del pesce arrostito e Gesù lo mangiò.

Dopo aver convinto gli Apostoli che era veramente Risorto, Gesù istituì il Sacramento del perdono: “ PACE A VOI! COME IL PADRE HA MANDATO ME, COSI’ ANCH’IO MANDO VOI. RICEVETE LO SPIRITO SANTO: A COLORO A CUI PERDONERETE I PECCATI, SARANNO PERDONATI”.

Il Padre Celeste mandò in questo  mondo il suo Unigenito Figlio Gesù  per ridare la pace e la gioia agli uomini perdonando i loro peccati. Durante la sua vita terrena, Gesù perdonò i peccati di persona; ma ora  che lascia questo mondo e torna al Padre, affida questo sublime compito a degli uomini: “ I SACERDOTI E I VESCOVI PERDONANO I PECCATI NEL NOME DI GESU’, E RIDANNO AI PECCATORI PENTITI LA PACE E LA GIOIA.

A questo punto rileviamo che Tommaso non  era presente quando Gesù Risorto apparve per la prima volta agli Apostoli rinchiusi nel Cenacolo per paura dei Giudei. Misteriosamente Tommaso non accettò la testimonianza  degli altri Apostoli: si disse incredulo: avrebbe creduto solo se Gesù gli fosse apparso di persona; solo se avesse potuto vedere e toccare le mani e i piedi di Gesù, forati dai chiodi; solo se avesse potuto vedere e toccare il costato di Gesù, squarciato
dalla lancia del soldato romano. Gesù, nella sua bontà, lo accontentò: dopo otto giorni comparve nuovamente agli Apostoli riuniti nel Cenacolo, presente anche Tommaso. Tommaso vide e toccò i fori delle mani e dei piedi di Gesù; Tommaso vide e toccò il costato squarciato di Gesù: finalmente credette che Gesù era veramente risorto ed esclamò: “MIO SIGNORE E MIO DIO! “.

Le parole conclusive di Gesù hanno un profondo significato:
“TOMMASO, TU HAI CREDUTO PERCHE’ MI HAI VEDUTO! BEATI QUELLI CHE, PUR NON AVENDO VISTO, HANNO CREDUTO! “.
Tommaso avrebbe dovuto credere alla testimonianza degli altri Apostoli. Non credette e si rese colpevole.

Dal momento della Pentecoste, dal momento cioè in cui lo Spirito Santo prese pieno possesso degli Apostoli, questi incominciarono a testimoniare Gesù RISORTO: LE PERSONE RETTE, PUR NON AVENDO VISTO GESU’ RISORTO, CREDETTERO E FURONO BEATE. Allora incominciò la lunga e ininterrotta catena che di generazione in generazione tramandò la lieta notizia che Gesù E’ VERAMEMTE RISORTO E CHE UN GIORNO  RISORGEREMO ANCHE NOI COME GESU’. I nostri antenati sono stati beati perché hanno creduto che Gesù è risuscitato, pur non avendolo visto. Anche noi siamo beati perché, come i nostri antenati, crediamo che Gesù è VERAMENTE RISORTO, PUR NON AVENDOLO VISTO.

Concludiamo ricordando la promessa di Gesù:
“CHI MANGIA LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE, AVRA’ LA VITA ETERNA, E IO LO RISUSCITERO’ NELL’ULTIMO GIORNO! “.

Sac. Salvatore Paparo


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2 apr 2013

Ventesima Lettera



VENTESIMA LETTERA AL SIGNORE GESU’ RISORTO
BUON PASTORE, UNICO SALVATORE DEL MONDO.

Amatissimo mio Gesù,
dal quotidiano torinese “LA STAMPA” ho saputo che il Papa emerito Benedetto XVI ha intenzione di ritirarsi in un convento tedesco per dedicarsi solo alla preghiera e per continuare a vivere insieme a Te la sua passione, morte E RISURREZIONE.

Sì, Papa Benedetto XVI, non esitare a ritirarti dalla scena umana per lasciare piena libertà al tuo successore PAPA FRANCESCO in modo che attui serenamente la sua missione di PURIFICARE E DI TOGLIERE LA SPORCIZIA ACCUMULATASI NEI MEMBRI DELLA GERARCHIA CATTOLICA, E REALIZZI LA TUA VERA CHIESA, COMUNITA’ DI FRATELLI E DI SORELLE, COMUNITA’ POVERA E AMICA DEI POVERI, E ATTUI FINALMENTE LA PACE MONDIALE MESSIANICA CHE GRADUALMENTE PREPARERA’ “I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA”.

Sono il tuo piccolo Gesù
Sac. Salvatore Paparo

Cintano 7 aprile 2013, cinquantesiumo anniversario del mio arrivo in Cintano, inviato come Pastore della piccola comunità cristiana cintanese DALLA FAMIGLIA TRINITARIA FELICISSIMA COMPOSTA DA DIO PADRE, DA DIO FIGLIO, DA DIO SPIRITO SANTO.

30 mar 2013

IL SIGNORE GESU’ E’ VERAMENTE RISORTO


E CON LUI SIAMO VERAMENTE RISORTI ANCHE NOI
ALLELUIA!

SOLENNITA’ DELLA PASQUA
31 MARZO 2013

OMELIA

L’Apostolo San Pietro condensò tutta la vita pubblica di Gesù in un’unica frase:
“ PASSO’ BENEFICANDO TUTTI “ : consolò gli afflitti, guarì i malati, risuscitò  i morti. Ma poiché la causa di tutti i nostri dolori è il peccato, Gesù si impegnò principalmente a convertire i peccatori trattandoli da veri amici e da malati bisognosi di guarire. Al peccatore veramente pentito del male commesso, Gesù comunicava un’mmensa gioia e tanta pace interiore. Così avvenne per esempio alla Maddalena, conosciuta come la peccatrice del paese: “ Va’ in pace, figliola; ti sono perdonati i tuoi numerosi peccati “. Così avvenne anche a Zaccheo, il capo dei pubblicani che è come dire il capo dei ladri. Gesù volle pranzare nella casa di Zaccheo peccatore; Zaccheo, durante il pranzo capì che Gesù era venuto nel mondo non per condannare i peccatori ma per salvarli, e si convertì. Manifestò’ il sincero pentimento dei suoi peccati e il proposito di incominciare a vivere da giusto con queste parole, divenute famose: “MAESTRO, DARO’ LA META’ DEI MIEI BENI AI POVERI; E A QUELLI CHE HO DERUBATO RESTITUIRO’ IL QUADRUPLO”. Gesù gli rispose: “OGGI LA SALVEZZA E’ ENTRATA IN QUESTA CASA”. Ma non tutti i peccatori ascoltarono l’invito di Gesù alla conversione: molti di essi rimasero impenitenti, indurirono il loro cuore, e non sopportando più la voce di Gesù che ripeteva loro l’invito a convertirsi, decisero di ucciderlo. Fra questi c’erano soprattutto i sommi sacerdoti  e i capi politici. Gesù, però, non si scompose e disse loro: “Sì, voi mi legherete, mi flagellerete, mi ucciderete in croce; ma io risusciterò il terzo giorno”.
Durante la Settimana Santa abbiamo meditato sui dolori, sulla passione e morte di Gesù. Il venerdi santo abbiamo contemplato Gesù sulla Croce, e durante le tre ore di terribile agonia abbiamo riudito la voce sguaiata dei nemici di Gesù che lo canzonavano perché ormai si ritenevono vincitori:
“Ha salvato gli altri e non può salvare se stesso”
“Ti sei fatto figlio di Dio. Ebbene scendi dalla croce e ti crederemo”.
Gesù non accettò la loro sfida; non scese dalla croce. I nemici di Gesù non sapevano che lottavano contro Dio, il padrone della vita e della morte; non sapevano che lottavono contro Colui che è la Risurrezione e la Vita. All’alba della Domenica Gesù risuscitò e uscì dal sepolcro con il corpo glorificato; le guardie, poste a sorvegliare il sepolcro, videro Gesù risorto, incominciarono a tremare e per la paura fuggirono; degli angeli scesero dal Cielo, si collocarono presso la tomba ormai vuota, e alle donne che intanto erano giunte al Golgota per visitare la tomba di Gesù, diedero il lieto annunzio: “NON ABBIATE PAURA, VOI CERCATE GESU’ IL NAZARENO, QUELLO CHE HANNO CROCIFISSO.
MA PERCHE’, CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE E’ VIVO? NON E’ QUI: EGLI E’ RISUSCITATO PROPRIO COME AVEVA DETTO”.
Gesù è veramente risorto, e con la sua risurrezione ha meritato la nostra risurrezione che avverrà alla fine dei tempi”. Gesù, però, fa una precisazione sulla quale dobbiamo riflettere seriamente: ci dice sì che alla fine dei tempi risorgeremo tutti; ma ci dice anche che non tutti risorgeranno per godere la felicità del Paradiso. Risorgeranno per una risurrezione di salvezza solo coloro che fecero il bene, mentre coloro che fecero il male risorgeranno per una risurrezione di condanna. Evidentemente noi desideriamo che alla risurrezione dei corpi apparteniamo alla fortunata schiera di coloro che risusciteranno per una risurrezzione di salvezza. Perché ciò avvenga, però, è necessario che viviamo la nostra Pasqua. Pasqua significa passaggio. Per gli Ebrei fu un passaggio dalla schiavitù egiziana alla libertà della Terra Promessa, la Palestina. Per Gesù fu un passaggio dalla morte alla vita gloriosa del corpo. Anche per noi ci sarà lo stesso passaggio di Gesù. Prima, però, è indispensabile che noi compiamo un altro passaggio: il passaggio dalla morte del peccato alla vita di figli di Dio. Solo così oggi, solennità della Pasqua, possiamo affermare con gioia:
GESU’ E’ VERAMENTE RISORTO E IO RISORGERO’ CON LUI E COME LUI. ALLELUIA! “.

Sac. Saalvatore Paparo
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27 mar 2013

Giovedi' Santo 2013


GIOVEDI  SANTO
28  MARZO 2013

OMELIA

Gesù iniziò l’Ultima Cena con un gesto che, in un primo momento, suscitò meraviglia nel cuore degli Apostoli. Come l’ultimo dei servi, Gesù, il Maestro e il Signore, si inginocchiò e lavò i piedi ai suoi discepoli. Era un gesto simbolico che esprimeva il comportamento pratico tenuto in tutta la sua vita da Gesù, e da Lui varie volte messo in rilievo con queste parole: “ IO NON SONO VENUTO IN QUESTO MONDO PER ESSERE SERVITO, MA PER SERVIRE E DARE LA MIA VITA PER TUTTI“. Servire significa dare qualcosa di sé agli altri. Il massimo servizio che si può fare è il dono di tutto se stesso, il dono della propria vita a vantaggio degli altri. Era quanto Gesù si accingeva a fare: Egli, infatti, stava per affrontare la sua passione e la sua morte per noi; passione e morte che avrebbero fruttificato la sua e la nostra gloriosa RISURREZIONE. Questo mistero di Passione, Morte e RISURREZIONE, Gesù lo volle perpetuare nella Santa Messa che istituì proprio NELL’ULTIMA CENA:
          “ PRENDETE E MANGIATE: QUESTO E’ IL MIO CORPO OFFERTO
             PER VOI “  “ PRENDETE E BEVETE: QUESTO E’ IL MIO SANGUE
             SPARSO PER VOI “   “ FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME “.
Ricevere l’Eucarestia significa amare Gesù; significa dire grazie a Gesù per il suo eroico gesto d’amore compiuto per noi; significa, infine, imparare da Gesù a servire gli altri. Pertanto Gesù giustamente ci ripete adesso quanto ha detto agli Apostoli subito dopo la lavanda dei piedi: “ SE IO, IL MAESTRO E IL SIGNORE, HO AGITO COSI’; ANCHE VOI, MIEI DISCEPOLI, DOVETE AGIRE COMO HO AGITO IO “ VOI COME ME NON SIETE VENUTI IN QUESTO MONDO PER ESSERE SERVITI MA PER SERVIRE E DARE LA VITA PER LA SALVEZZA DI TUTTI”. Nessuno di noi può esimersi dal servire gli altri, dal mettersi a disposizione degli altri, dall’andare incontro ai bisogni degli altri. Dobbiamo notare, però, che non siamo chiamati  a servire gli altri tutti allo stesso modo: ciascuno di noi, infatti, ha ricevuto dei doni particolari da Dio; ed è con questi nostri doni che dobbiamo servire gli altri, e non con i doni che hanno ricevuto gli altri; così come ad esempio la mano non può pretendere di servire il corpo intero come lo serve l’occhio; e viceversa, l’occhio non può pretendere di servire tutto il corpo come lo serve la mano. Se non teniamo presente questo, corriamo il rischio di misurare gli altri con noi stessi; e se essi non fanno il bene che facciamo noi facilmente li critichiamo e li condanniamo. In altre parole corriamo il rischio di diventare farisei. Il fariseo ha lenti di ingrandimento per esagerare la portata del bene che fa; ed ha occhiali oscuri per non vedere il bene che fanno gli altri. Il nostro servizio invece deve essere UMILE : “QUANDO FAI IL BENE – ci ammonisce Gesù – LA TUA DESTRA NON SAPPIA  CIO’ CHE FA LA TUA SINISTRA; QUANDO FAI IL BENE- continua Gesù – NON SUONARE LA TROMBA PER ATTIRARE SU DI TE LA LODE UMANA, MA AGISCI PER DARE GLORIA AL PADRE CELESTE, DATORE DI OGNI BENE”.   Sottolineiamo, infine, la necessità che noi partecipiamo alla Santa Messa e al Banchetto Eucaristico. Sant’Agostino si rivolgeva così a Gesù: “Gesù, quando io mangio il pane e bevo il vino materiali, muto il pane e il vino nella mia carne e nel mio sangue; invece, quando io mangio il tuo corpo e bevo il tuo sangue, non sono io che muto te in me, ma sei Tu che muti me in Te”.
Proprio così: facendo la Comunione Eucaristica Gesù ci rende sempre più simili a Sé; e noi riusciamo  ad imitare sempre più la sua vita fino a raggiungere l’alta vetta raggiunta dall’Apostolo Paolo e ad affermare come lui:
“LA MIA VITA E’ CRISTO. NON SONO PIU’ IO CHE VIVO, MA E’ CRISTO CHE VIVE IN ME”.

Sac. Salvatore Paparo


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24 mar 2013

DOMENICA DELLE PALME

24.3.2013

OMELIA

Desidero iniziare la Settimana Santa richiamandoci  alla memoria il sublime inno cristologico, scaturito dalla mente e dal cuore del grande Apostolo delle Genti, San Paolo:

“ Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agi uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli diede il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “ GESU’ CRISTO E’ IL SIGNORE ! “.

Adesso, con la mente, spostiamoci sul Golgota dove, con compassione, scorgiamo Gesù Crocifisso tra cielo e terra, trafitto da quattro chiodi lunghi e appuntiti. Avendo subito l’atroce flagellazione, il suo corpo è tutta una piaga sanguinante.

Ma perché Gesù innocentissimo è stato crocifisso, condannandolo così alla pena riservata agli schiavi, ai più abietti malfattori? Gesù è venuto in questo mondo per ridare agli uomini la vita che avevano perso con il peccato. Allo scopo predicò la conversione dal peccato alla vita giusta. Il peccato è egoismo, odio, distruzione, morte. La vita giusta è amore di Dio e amore del prossimo. Noi amiamo Dio se osserviamo i suoi comandamenti e lo glorifichiamo riconoscendo le sue meravigliose opere , tutte ispirate dal suo amore e dalla sua miserciordia. Ancora: noi glorifichiamo Dio se riconosciamo che LUI E’ IL TUTTO E NOI IL NULLA; se riconosciamo che tutto il bene che abbiamo E’ SOLO DONO GRATUITO DI DIO E NON NOSTRO MERITO.

In secondo luogo noi amiamo il prossimo se utilizziamo i doni ricevuti da Dio, NON SOLO PER LA NOSTRA UTILIITA’ , MA ANCHE E SOPRATTUTTO PER ANDARE INCONTRO ALLE NECESSITA’ DEGLI ALTRI, SOCCORRENDO PARTICOLAMENTE I POVERI, I SOFFERENTI, GLI EMARGINATI.

Ma torniamo alla domanda postaci sopra: “Perché Gesù innocentissimo fu crocifisso? Gesù innocentissimo fu crocifisso perché prese la difesa dei poveri, dei sofferenti e degli emarginati; Gesù fu crocifisso perché rimproverò  severamente  coloro che detenevano il potere politico e religioso. Li rimprovrò perché spadroneggiavano sulle persone e sfruttavano i loro sudditi  per arricchirsi. Essi anziché covertirsi, odiarono Gesù  e per farlo tacere per sempre, lo uccisero.

Dobbiamo sottolineare che , a causa delle deleterie conseguenze provenienti dall’abuso del potere, Gesù mise in guardia gli Apostoli e i Vescovi, successori degli Apostoli, perché ciò non avvenisse nella sua Chiesa, popolo di Dio:

“ Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuole essere grande tra voi, si farà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi, sarà servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per  molti “.

Evidentemente Gesù CHE DA RICCO CHE ERA SI FECE POVERO PER ARRICCHIRCI, DENUNZIO’ LE GRAVI INGIUSTIZIE CHE COMMETTONO COLORO CHE AMMASSANO RICCHEZZE, E AMMONI’

GLI APOSTOLI E I VESCOVI LORO SUCCESSORI DI EVITARE L’ADORAZIONE DELL’IDOLO RICCHEZZA.

La storia ecclesiastica, purtroppo, testimonia che la Chiesa istituzione non rimase fedele alla volontà di Gesù.

Ora, però,  che ci avviamo all’Età Aurea della Redenzione, lunghissimo periodo di tempo in cui noi uomini parteciperemo soprattutto ai benefici effetti DELLA RISURREZIONE DI GESU’ E GODREMO LA PACE E IL BENESSERE MONDIALI MESSIANICI, LA CHIESA ISTITUZIONE E’ SOLLECITATA  A FARE NEL SUO SENO QUELLE RIFORME STRUTTURALI CHE SONO INDISPENSABILI PERCHE’ LA GERARCHIA SIA SERVA DELLA CHIESA POPOLO DI DIO, SIA POVERA E AMICA DEI POVERI.

CON L’ELEZIONE DEL PAPA FRANCESCO  LO SPIRITO SANTO CI HA FATTO UN GRANDE DONO: PAPA FRANCESCO, INFATTI,  HA TUTTE LE QUALITA’ CHE SI RICIEDONO PER REALIZZARE LE SUDDETTE RIFORME.  A conferma desidero leggervi alcune frasi molto significative che
Papa Francesco pronunziò nella bellissima omelia che tenne durante la Messa di inizio del suo ministero petrino, ed alcune altre frasi che pronunziò dinanzi a circa sei mila giornalisti e operatori accredidati in Vaticano per seguire il Conclave:

“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza tutta l’umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli… Solo chi serve con amore sa custodire! “. (Omelia)

Ai giornalisti il nuovo Papa manifestò così il motivo per cui scelse IL NOME FRANCESCO:

“ Nell’elezione io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il clero, il cardinale  Claudio Hummes,
un grande amico.  Quando la cosa  diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava .  E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò e mi disse. “NON DIMENTICARTI DEI POVERI”. Quella parola è entrata qui: I POVERI, I POVERI. Poi, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così è venuto il nome, nel mio cuore: FRANCESCO D’ASSISI. E’ PER ME L’UOMO DELLA POVERTA’, L’UOMO DELLA PACE, L’UOMO CHE AMA E CUSTODISCE IL CREATO. In questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito , L’UOMO POVERO…

AH, COME VORREI UNA CHIESA POVERA E PER I POVERI! “.

Sac. Salvatore Paparo

 

16 mar 2013

“ VI ANNUNZIO UNA GRANDE GIOIA “ :

oggi 13.3.2013, i Cardinali in Conclave, docili alla voce dello Spirito Santo,
hanno eletto IL PAPA FRANCESCO, VOLUTO DAL PADRE CELESTE.
Papa Francesco è il Papa che porrà le fondamenta per la realizzazione DELL’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE, fondata sulla santità della famiglia, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA FELICISSIMA, COMPOSTA DA DIO PADRE, DA DIO FIGLIO, DA DIO SPIRITO SANTO.
Papa Francesco è il Papa  della Seconda Pentecoste d’Amore, umile e docile strumento dello Spirito Santo, perché i CRISTIANI TORNINO ALL’UNITA’, META INDISPENSABILE PERCHE’ IL MONDO CREDA CHE GESU’ E’ L’UNICO SUO SALVATORE E DIVENTI UN SOLO GREGGE GUIDATO DA LUI, UNICO PASTORE.
Papa Francesco è il Papa che favorirà il compimento della lunga e faticosa azione di Maria Santissima, MAMMA AUSILIATRICE ASSUNTA IN CIELO,
CHE SEGNERA’ LA FINE DI TUTTE LE GUERRE FRATRICIDE E L’INIZIO DELLA PACE MONDIALE MESSIANICA CHE GRADUALMENTE PREPARERA’ I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA.
GRAZIE, PADRE CELESTE. GRAZIE, SIGNORE GESU’ RISORTO, UNICO SALVATORE DEL MONDO. GRAZIE, SPIRITO SANTO. GRAZIE, MARIA SANTISSIMA, CAPOLAVORO DI DIO PADRE, MAMMA DEL CORPO MISTICO DI GESU’.
Sac. Salvatore Paparo  

9 mar 2013

12 marzo 2013

Martedi 12 marzo 2013:
i Cardinali iniziano IL CONCLAVE.
“ Mamma Maria Ausiliatrice, Assunta in Cielo,
è tempo di un’intensa e fiduciosa preghiera. Fa’ che i Cardinali,
docili alla voce interiore dello Spirito Santo, eleggano un Papa
che favorisca LE INDISPENSABILI RIFORME STRUTTURALI
DELLA CHIESA DI GESU’ PER GIUNGERE PRESTO AL
COMPIMENTO DELLA TUA LUNGA E DOLOROSA AZIONE
MATERNA CHE MIRA ALLA FINE DI TUTTE LE GUERRE
FRATRICIDE E ALL’INIZIO DELLA PACE MONDIALE
MESSIANICA.
Il tuo figliolino sacerdote Salvatore Paparo”.

8 mar 2013

Se le dimissioni sono un segno


Ai fratelli Cardinali che presto si riuniranno IN CONCLAVE  per l’elezione del nuovo Papa, atteso dalla Chiesa di Gesù e da tutta l’umanità per accelerare l’inizio dell’ETA’ AUREA DELLA REDENZIONE, FONDATA SULLA SANTITA’ DELLA FAMIGLIA IN CUI GLI UOMINI GODRANNO IL LUNGHISSIMO PERIODO DI PACE E DI BENESSERE MESSIANICI CHE GRADUALMENTE PREPARERA’ I CIELI NUOVI E LA TERRA NUOVA,

RIVOLGO L’ACCORATO INVITO A LEGGERE E A MEDITARE SULL’ISPIRATO ARTICOLO DEL FRATELLO FELICE SCALIA DAL TITOLO “ SE LE DIMISSI0NI SONO UN SEGNO”  E CHE RIPORTO NEL BLOG DELL’OPERA CENACOLO FAMILIARE  www.operacefa.blogspot.com.

Il vostro umile fratello sac. Salvatore Paparo

Cintano 6 marzo 2013

Se le dimissioni sono un segno

di Felice Scalia
«Il nuovo papa vi stupirà», aveva detto il card. Martini all’uscita dal Conclave. Frase di apprezzamento per Benedetto XVI in chi la pronunziava, ma di incertezza in chi ascoltava: in che senso lo stupore? E forse nessuno pensava a quest’ultima sorpresa delle dimissioni, subìta dai cattolici l’11 febbraio scorso. Un papa stremato o un papa disperatamente attivo nella Chiesa?
Ci sono momenti nella vita in cui realmente non si sa più che fare                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       per la persona amata, per l’impresa da salvare, per mettere al sicuro almeno i cocci di un sogno infranto. Qualsiasi soluzione sembra inadeguata. Sembra che ci si possa solo arrendere all’ineluttabile. Ogni parola è stata detta, ogni chiarimento fornito. Tutto inutile. In occasioni come queste l’angoscia che lacera esistenze generose ma frustrate, trova in un “segno” l’ultima parola da dire, l’ultimo monito da lanciare: passare il testimone, cedere il ponte di comando, fare un passo indietro. E sarà anche un gesto di amore, di fedeltà alla “causa”. Se ci è lecito accostare i nostri piccoli drammi – sempre tali, per quanto ci sembrino enormi – alla tragedia del Golgota, anche lì Gesù di Nazareth nulla poté se non perdonare i crocifissori e consegnare il suo “Spirito” nelle mani misteriose del Padre. 
A diversi giorni da quella data, mi piace pensare alle dimissioni di Benedetto XVI come ad un “segno di amore”. Amore per la Chiesa, prima di tutto, forse esclusivamente. Chissà se questo segno estremo di amore farà aprire gli occhi ai responsabili. Chissà se questo disperato gesto di fedeltà alla Chiesa farà trovare alla barca di Pietro la rotta giusta.
Abituati come siamo noi preti a “spenderci” fino all’estremo, non ho mai pensato che al centro delle preoccupazioni del papa ci fosse la sua voglia di ritirarsi come un vecchio nonno, su una poltrona, con i libri, la musica, la preghiera ed i tanti ricordi nostalgici da rivivere con antichi alunni. Se quel lunedì 11 febbraio al centro della motivazione c’era la sua condizione di persona anziana, nella messa delle Ceneri e nella prima domenica di Quaresima, papa Ratzinger lo dice chiaro e tondo: me ne vado «per il bene della Chiesa», perché non resisto più di fronte ad una Chiesa «sporca», ingovernabile, «deturpata» da vecchi individualismi e da rivalità, da vere idolatrie; ci si serve di Dio con la scusa di servirlo, lo si usa «per i propri interessi, la propria gloria, il proprio successo».
Da cardinale, anche alla vigilia dell’elezione papale, Ratzinger aveva parlato di sporcizia nella Chiesa, e intendeva riferirsi in gran parte al carrierismo ed alla ricerca di potere e prestigio. Lo aveva ripetuto da papa “fresco” di elezione, in un colloquio col presbiterio della Val d’Aosta. Lo disse agli ultimi sacerdoti ordinati da lui in San Pietro invitandoli ad andarsene se erano venuti in cerca di onore e non della croce di Cristo. Ebbene queste Schmutzigkeiten, queste “porcherie” lui non era riuscito ad estirparle dalla Chiesa, come pure sperava; forse gli si erano moltiplicate sotto gli occhi. Gli accorati richiami non erano serviti a niente, né quelli dell’inizio pontificato né quelli durante il suo corso. Diverse volte le controtestimonianze erano esplose in vicende inimmaginabili.
A questo punto che resta da fare ad un papa? L’arco delle ipotesi non è ampio. La deriva, il lasciar fare riservandosi una rappresentanza formale e certi settori di governo, la rinunzia, l’implicita connivenza… 
Sappiamo cosa ha scelto Benedetto XVI. Ma come “minor male” o come “unico bene” possibile? Si è trattato di un “Se volete lacerare la Chiesa, fatelo pure, ma non nel mio nome”? Oppure di una messa in guardia: “Siete sull’orlo dell’idolatria con questa strumentalizzazione di Cristo, e vi costringo ad aprire agli occhi”? 
Anche se propendo per questa seconda ipotesi (posso non aver condiviso alcune cose di questo pontificato, ma non ho mai dubitato della rettitudine del credente Joseph Ratzinger), la verità non la sapremo mai. Vorrei però aprire gli occhi anche io, perché anche io sono Chiesa. E mi chiedo quale sia la strada perché la Chiesa non sia più “deturpata”, almeno da me. Il papa ci sta dicendo che dobbiamo avere molta più diffidenza di quanta ne ha avuta lui verso il Vaticano II e la sua interpretazione? Oppure che il rimedio ai mali attuali è il ritorno fiducioso ad un evento che fu un vero dono “incompreso” della Grazia?
Non è azzardato pensare che il cardinale Ratzinger una linea risolutiva per rendere più evangelico il volto della Chiesa, alla sua elezione l’avesse. E forse la conosciamo: dato che molti mali sono venuti dopo il Concilio Ecumenico, ritorniamo al passato, eliminiamo quegli aspetti del Vaticano II che, mal interpretati, hanno portato a “chiudere chiese, seminari, noviziati”, ostacoliamo in tutti i modi le tante derive rivelatesi pericolose, eliminiamo ogni voce dissonante rispetto alla teologia romana, risuscitiamo ogni veneranda tradizione… 
Vorrei poter pensare che le dimissioni siano il segnale del fallimento di questa “ricetta” papale. Avrei qualche motivo per pensarlo e lo espongo.
Al di là delle intenzioni e delle previsioni, la diffidenza verso il Vaticano II ha portato ad una ventata di ecclesiocentrismo piuttosto preoccupante. La Chiesa e i suoi interessi prima di tutto, prima del Regno di Dio, a volte prima della persona, prima del Vangelo, se non prima di Cristo. Ma l’ecclesiocentrismo è gemello di una amplificata esigenza di istituzionalizzazione. Il rischio che la Chiesa-istituzione prenda il sopravvento sulla Chiesa-mistero si fa allora davvero grande. E quando questo capita si toglie ogni stura all’ambizione personale degli uomini, al carrierismo, alla ricerca di splendore e ricchezza, all’apparire vanitoso, alle lacerazioni intestine, alle divisioni del corpo ecclesiale, perfino alla necessità di barattare la giustizia con il “buon nome della Chiesa”. Si pensi alla protezione accordata ai preti pedofili per evitare scandali ed alla conseguente dimenticanza delle vittime. Non era un criminale alleato dei pedofili quel cardinale Mahony a cui oggi si vorrebbe “consigliare” di non chiudersi in Conclave, ma solo un accanito ecclesiocentrico. Se questo è vero, non solo la linea papale non ha “pulito” la Chiesa, ma – certo contro ogni intenzione – l’ha ulteriormente sporcata. 
Si dica lo stesso per quanto riguarda il problema finanziario della e nella Chiesa. Nessuna riforma seria è stata fatta per diminuire le spese della Cattedra di Pietro. Una Chiesa “povera”, aliena dalla voglia di trattare alla pari, “Potente coi Potenti” di questo mondo, Stato tra Stati; una Chiesa che come prima saggezza, prima della sua cultura teologica, giuridica, storica, presenta “l’insipienza del Vangelo”; una Chiesa che favorisce la credibilità di testimoni capaci di fare proprie le speranze, le gioie, le afflizioni della gente; una Chiesa che sta accanto ai poveri, che guarda coi loro occhi; se tutto questo viene praticamente messo in secondo piano, o in cattiva luce, a causa della diffidenza verso il Vaticano II o per convenienze ideologiche, come si vuole che non nascano scandali legati al denaro, allo Ior, alla ricattabilità degli uomini di Chiesa?  
Lasciando da parte qualche comprensibile vanità umana, un tale grado di mondanizzazione della Chiesa, non era certamente nelle previsioni di papa Benedetto. Si è trovato il marcio davanti agli occhi mentre cercava frutti sani, zizzania pur avendo voluto seminare buon grano.
Per fermarmi solo ad un altro aspetto, mi chiedo se il Vaticano II, proponendo una vera collegialità episcopale, non avesse indicato la strada per ovviare alla obiettiva difficoltà di un governo centralizzato che per secoli ha retto la Chiesa nello stesso clima di una monarchia assoluta. Sono note le posizioni di papa Ratzinger in merito al munus petrinum. Non ci risulta che abbia dato una risposta alla richiesta di Giovanni Paolo II che era consapevole della necessità di rivedere non il suo compito ma il modo storico in cui esso veniva esercitato. L’accentramento curiale e papale è stato, semmai, nei fatti rafforzato, mai intaccato. E se questo accentramento ha per necessità di cose creato un gruppo, una oligarchia piuttosto potente ed efficace, tutto questo non ha evitato che la Curia romana vivesse il clima tipico di una Curia, cioè di una “corte”, vizi e virtù comprese, come pure esasperazioni di ambiziosi ed eroismi di servi fedeli. La non-collegialità allora non ha finito per “deturpare” quella Chiesa che doveva “pulire”? Non ha dimostrato l’impossibilità che un uomo solitario porti il peso “di tutte le chiese”?
Ovviamente non lego affatto la mia fede nel Cristo e nella sua promessa di non abbandonare mai la sua Chiesa, alla persona del futuro papa. Dico solo: se la diffidenza verso il Vaticano II può essere la causa remota dei mali della Chiesa contemporanea, non è venuto il tempo di pensare che una “Nuova Pentecoste” c’è stata e che bisogna spalancare porte fin troppo serrate alla vita e alla grazia?

5 mar 2013

DOBBIAMO CONVERTIRCI T U T T I !


TERZA DOMENICA DI QUARESIMA   ANNO  C

OMELIA

La Sacra Scrittura della terza domenica di quaresima è dominata da  due realtà contrastanti:: da una parte abbiamo Dio sempre buono e pietoso che benefica; dall’altra parte l’uomo ingrato che pecca e che si rovina.

La prima lettura ci presenta un Dio veramente pietoso. Egli apparve a Mosè sul monte Oreb e gli disse: “HO OSSERVATO LA MISERIA DEL MIO POPOLO IN EGITTO, HO UDITO IL SUO GRIDO, CONOSCO LE SUE SOFFERENZE. SONO SCESO PER LIBERARLO DALLA MANO DELL’EGITTO E PER CONDURLO VERSO UN PAESE BELLO E SPAZIOSO DOVE SCORRE LATTE E MIELE”.
E Dio non si fermò alle parole: operando strepitosi miracoli liberò di fatto gli Ebrei dalla schiavitù egiziana. Un popolo così beneficato avrebbe dovuto mostrarsi  molto grato verso Dio. Ma non fu così. San Paolo, infatti, nella Seconda Lettura afferma: “GLI EBREI USCITI DALL’EGITTO FURONO TUTTI PROTETTI DAI NEMICI PER MEZZO DI UNA NUBE MISTERIOSA, TUTTI ATTRAVERSARONO INCOLUMI IL MAR ROSSO, TUTTI MANGIARONO LA MANNA DISCESA DAL CIELO E BEVVERO L’ACQUA SCATURITA MIRACOLOSAMENTE DA UNA RUPE. Ma, MALGRADO CIO’,  continua San Paolo, LA MAGGIOR PARTE DI ESSI PREVARICO’, DUBITO’ DELLA BONTA’ DI DIO, SI LAMENTO’ DI DIO, E PER QUESTO MOTIVO PERI’ NEL DESERTO, NON GIUNSE ALLA TERRA PROMESSA”.
Tutto ciò, aggiunge San Paolo, avvenne come esempio per noi, e fu scritto per nostro ammonimento. L’esortazione dell’Apostolo è che non imitiamo  la durezza di cuore dimostrata dagli Ebrei nel deserto; ma piuttosto che siamo riconoscenti verso Dio che ci benefica sempre. Se imitiamo l’ingratitudine degli Ebrei, conclude San Paolo, non raggiungeremo il Paradiso così come gli Ebrei ribelli ed ostinati non raggiunsero la terra promessa, la Palestina.

Nel brano evangelico Gesù  ci invita alla conversione con parole molto impressionanti: “SE NON VI CONVERTIRETE, PERIRETE TUTTI”.
Lo sappiamo bene, Gesù è misericordioso, è venuto nel mondo non per condannarci ma per salvarci. In conseguenza, Egli perdonò tutti i peccatori ben disposti. Perdonò, ad esempio, Zaccheo e la Maddalena, Pietro e il ladrone pentito, l’adultera e la samaritana. Però, dinanzi ai peccatori impenitenti, dinanzi ai peccatori che non vogliono pentirsi dei loro peccati, Gesù è impotente. Non li può salvare come non potè salvare  Giuda e uno dei due ladroni crocifissi accanto a  Lui.  Sapendo che Gesù sarebbe disposto a soffrire nuovanente la sua passione e la sua  morte se ciò fosse necessario per salvare anche una sola persona, dobbiamo dedurre che chi si perde, durante la sua vita terrena, ha dovuto sentire molto spesso nel suo cuore i richiami amorosi di Gesù alla conversione, e che lui gli ha risposto sempre: “No, preferisco continuare a peccare”.   

Il nostro atteggiamento deve essere un atteggiamento di peccatori pentiti che confidano nella  misericordia di Dio. Solo così Gesù, alla fine della nostra vita terrena, può rivolgere a ciascuno di noi la promessa rivolta al ladrone pentito:     “OGGI SARAI CON ME IN PARADISO”.

Sac. Salvatore Paparo

28 feb 2013

TRASFIGURAZIONE DI GESU’


SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA

24 FEBBRAIO 2013


OMELIA

Per capire un pochino la Trasfigurazione di Gesù, raccontata dal brano evengelico di oggi, seconda domenica di quaresima, dobbiamo richiamarci alla mente la professione di fede di Pietro, fatta a Cesarea di Filippi.
Gesù domandò ai suoi discepoli " La gente chi dice che sia il Figlio dell'Uomo? ".
Risposero: "Alcuni dicono che sia Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geramia o qualcuno dei profeti ". Disse loro: " Ma voi chi dite che io sia? " Rispose Simon Pietro: " Tu sei il Cristo " (il Messia). E Gesù gli disse: " Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perchè nè carne ne sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli ".
L'evanmgelista San Matteo continua così:
"Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani,  dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso, e risorgere il terzo giorno.  Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: " Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: " Va' dietro a me, satana! Tu mi sei di scandalo perchè non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini ".
Riflettiamo.
Pietro, illuminato da Dio Padre, riconobbe in Gesù il MESSIA ATTESO; ma la sua mente, in parte, rimase nell'errore: come i suoi contemporanei, infatti, continuò a credere che il Messia sarebbe stato un grande condottiero, avrebbe liberato gli Ebrei dalla dominazione romana, avrebbe conquistato il mondo intero, e lo avrebbe governato insieme alle dodici tribù di Israele. Questo errore di Simon Pietro sul Messia, appare chiaro dalle parole che lo stesso Pietro pronunziò quando Gesù manifestò agli apostoli che egli avrebbe compiuto la sua missione messianica passando attraverso la sua sofferenza e la sua morte in croce. Pietro gli disse: " Signore, questo non ti accadrà mai ".
A questo punto s'inserisce l'episodio della Trasfigurazione di Gesù, descritta dal brano evangelico di oggi. Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse sul monte Tabor. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero Mosè ed Elia, e con Gesù si misero a parlare proprio della sua passione e della sua morte imminenti. Prendendo la parola Pietro disse a Gesù: " Signore, è bello per noi stare qui. Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: " Questi è il mio figlio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo".
Dio Padre, quindi, diede ragione a Gesù: il Messia Gesù doveva soffrire molto, essere ucciso e risorgere il terzo giorno. Ma gli apostoli, purtroppo, non ubbidirono a Dio Padre e perseverarono nella falsa convinzione di un Gesù Messia condottiero.
A proposito gli evangelisti ci riferiscono un episodio molto istruttivo. Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: " Maestro, vogliamo che tu faccia per noi ciò che ti chiediamo". Gesù disse loro: " Che cosa volete che io faccia per voi? ". Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 
Con queste parole Giacomo e Giovanni confernmarono la loro falsa convinzione che Gesù Messia avrebbe conquistato e governato il mondo intero insieme alle dodici tribù di Israele, e gli chiesero di concedere loro le due più alte cariche del suo futuro governo mondiale. Gli altri dieci apostoli, avendo sentito, si indignarono con  Giacomo e Giovanni, perchè anche loro erano superbi e miravano ad ottenere le più alte cariche nel futuro regno mondiale di Gesù. Allora Gesù disse loro: " Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi non è così: ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi, sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'Uomo, infatti, non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
Purtroppo gli apostoli non capirono la lezione di Gesù e perseverarono nell'errore nei riguardi di Gesù Messia. La conseguenza fu disastrosa. Infatti, quando Gesù fu catturato nell'orto del Getsemani, gli apostoli percepirono immediatamente che i suoi nemici lo avrebbero ucciso; e temendo di essere uccisi anche loro, dominati dal terrore, abbandonarono Gesù e fuggirono.
Solo per la misericordia di Dio, dopo la risurrezione di Gesù, gli apostoli finalmente si convertirono e si convinsero che il Messia Gesù non è venutpo per conquistare e dominare il mondo intero con le armi, ma per salvarci dal peccato e dalle conseguenze del peccato offrendoci il massimo grado dell'amore, ossia morendo per noi sulla croce. Gli apostoli finalmente compresero anche il significato di queste parole che valgono anche per noi: " Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua".

Sac. Salvatore Paparo.