COMUNICAZIONE AI MEMBRI
DELL'OPERA CENACOLO FAMILIARE
Carissimi,
desidero comunicarvi una singolare vicenda che mi è capitata nel mio computer il 23-24 novembre scorsi.
----- Original Message -----
From: Fabio
To: Piazza grande
Sent: Sunday, November 23, 2008 9:18 AM
Subject: [piazza-grande] Il popolo di Dio. Vaticano II, un futuro dimenticato - intervista a Carlos Aguirre in "Ore undici"
Il popolo di Dio. Vaticano II, un futuro dimenticato
intervista a Carlos Aguirre a cura di Mario De Maio e Silvia Petitti
in "Oreundici" n. 11 del novembre 2008
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Carlos Aguirre è come un fiume che scorre libero. Ascoltarlo significa tenere le antenne pronte a cogliere la nota dell'assolo, la licenza creativa del suo linguaggio che fluisce in tante direzioni. Don Mario ha raccolto alcune sue riflessioni attorno al tema della laicità, che ho provato a riordinare. Riflessioni interessanti perché Carlos è argentino - e la laicità è un tema che si innesta nella cultura di un Paese e di un popolo -, è teologo che ha partecipato all'esperienza del concilio Vaticano Il. È amico, estimatore, seguace libero e sciolto della spiritualità di Charles de Foucauld.
Come nasce il termine laico?
"Nietzsche diceva che le Università tedesche dovrebbero dedicare il primo anno allo studio delle etimologie. Forse un anno è troppo, ma senz'altro lo studio dell'origine delle parole è importante... Laico viene da laos, che in greco significa popolo, laico significa dunque membro del popolo. Laico è semplicemente un membro del popolo, non c'erano membri di prima o seconda classe. L'Antico Testamento ci racconta in modo epico come nasce il "popolo di Dio", quel gruppo che è partito dall'Egitto con Mosè, ha vissuto l'Esodo e con cui Dio ha fatto la sua alleanza. Dio gli ha dato le tavole della legge, dieci parole, affinché non ripetesse quello che aveva vissuto come schiavo in Egitto. Mosè ha accolto quel patto con un rito simbolico (l'uccisione di animali e l'aspersione delle tavole con il loro sangue) e da quel momento Dio è entrato a far parte di quel popolo. Per l'Antico Testamento laos, laico, significa dunque essere membro di questo popolo che ha Dio con sé."
Il termine laico richiama quindi l'appartenenza a una comunità?
"Esatto. In particolare va sottolineato che era la comunità stessa a scegliere coloro che la dovevano dirigere, perché vigeva la regola che colui che deve governare su tutti deve essere scelto da tutti. Questa prassi continua fino al primo Millennio: le comunità sceglievano la persona più adatta a servire la comunità stessa, questa era la funzione del prete. Quando la Chiesa inizia a istituzionalizzarsi, comincia anche a crearsi la divisione tra quelli che comandano e quelli che debbono obbedire. Quelli che sanno e quelli che debbono solo ascoltare perché sono ignoranti. Non si parla più di servizio ma di clero, che significa 'separato': separato dal mondo dove c'è il profano (la divisione tra sacro e profano) dal quale bisogna distinguersi. Da qui nasce il chierico, separato dal mondo perché possa parlare di Dio al popolo, come se per essere uomini di Dio fosse necessario essere separati dagli altri uomini e dal mondo."
Fino a quando è durata questa convinzione? In che modo si è rafforzata nel tempo?
"A poco a poco questa situazione si è solidificata. Quando Costantino ha riconosciuto la libertà religiosa e Teodosio ha fatto del cristianesimo la religione ufficiale dell'Impero, i cristiani si sono sentiti obbligati a giocare il ruolo di religione ufficiale. I vescovi hanno assunto un ruolo di potere. Nel Medioevo, quando i cristiani si sono resi conto che il cristianesimo era la religione del mondo, hanno pensato di dover fare il mondo secondo Dio. E allora si sono ispirati alle norme contenute nell'Antico Testamento sul sacerdozio. A poco a poco si è formata una specie di casta di sapienti, separati dal mondo. Con il tempo i chierici non venivano più eletti dal popolo, ma era il vescovo di Roma a sceglierli."
Il vescovo di Roma ha così cominciato ad assumere un ruolo centrale...
"II Vaticano I ha creduto che per unire la Chiesa fosse necessario dare potere al centro, cioè al Papa. L'idea che il vescovo di Roma sia il centro della Chiesa viene dall'Impero. Il Vaticano I ha dichiarato che il Papa è il vescovo universale, con primato di giurisdizione su tutta la chiesa. In questo modo però la vita della comunità non viene aiutata, ma al contrario ostacolata perché la presenza di un'autorità suprema toglie voce alla comunità stessa. Quando c'è uno che vale di più e l'altro di meno, la fraternità è solo una parola. Non possiamo essere fratelli se tu sei sopra e io sono sotto. C'è un libro di Rosmini, "Le cinque piaghe della Chiesa", che elenca tra le piaghe anche questa divisione tra clero e laici. Laico, che significava qualcosa di grande adesso significa ignorante, inferiore."
Bisogna arrivare al concilio Vaticano II per trovare un tentativo di recuperare la presenza e il valore del laicato all'interno della Chiesa?
"Il Vaticano II ha tentato di recuperare "la novità della tradizione", ha cercato di ripristinare gli inizi. Quando ti chiedono di parlare della Chiesa, si comincia dal Papa, i vescovi, i preti, e infine i laici. La Lumen Gentium ha rivoluzionato questo ordine mettendo al primo posto il popolo di Dio e poi la gerarchia. Il primo capitolo della Lumen Gentium si intitola "Il mistero della Chiesa", il secondo "Il popolo di Dio", il terzo "La gerarchia ecclesiastica". La gerarchia è al servizio del popolo, ne fa parte."
E oggi? Che cosa resta del Vaticano Il?
"Oggi il Vaticano Il è un futuro dimenticato, ci è sembrato di vedere una primavera. Giovanni XXIII aveva usato un'immagine molto efficace: aveva aperto le finestre per fare entrare un po' di aria fresca nella Chiesa. Il suo gesto e il suo invito significava ridare ai laici la santa libertà dei figli di Dio. Oggi quasi tutte le finestre sono state richiuse... C'è un ritorno all'antico che fa sentire la gente più sicura, De Lubac dice: "Difendono la Chiesa con quello zelo ambiguo di chi difende un bene di famiglia". Le conseguenze, almeno in Argentina, sono sotto gli occhi di tutti: sempre meno gente va in Chiesa, i preti non sono più guida del popolo ma spesso soltanto funzionari di Dio."
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dalla rassegna stampa di Incontri di Fine Settimana
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa/081123aguirre.pdf
La mia e-mail a don Olimpo
Data di invio: domenica 23 novembre 2008 19,24
Carissimo don Olimpo,
ho letto l’intervista a Carlos Aguirre: è molto interessante. Però mi sorge un problema: noto che la data di invio del messaggio originale è “Novembre 23 2008 19,24”: quindi corrisponde alla data odierna. Invece la data di invio della e-mail che mi hai inviato oggi è “mercoledi 14 agosto 2002 0,13” IL MERCOLEDI 14 AGOSTO SONO IL GIORNO E IL MESE DELLA MIA NASCITA. E’ chiaro amche che il 2002 non è l’anno della mia nascita. TI RINVIO, IN ALLEGATO, LA TUA E-MAIL. Ti prego di verificare se corrisponde alla e-mail che è nel tuo computer e di farmi sapere qualcosa.
Con grande affetto
Don Salvatore
C'è scritto 14 agosto
Da: olimpotrombetti
A: "Cenacolo" s.paparo@alice.it
Data invio: martedi 13 agosto 2002 23,17
Oggetto: piazza grande il popolo di Dio. Vaticano II, un futuro dimenticato - intervista a Carlos
Aguirre.
----- Original Message -----
From: Olimpo Trombetti
To: Cenacolo
Sent: Wednesday, August 14, 2002 1:13 AM
Subject: Fw: [piazza-grande] Il popolo di Dio. Vaticano II, =n futuro dimenticato - intervista a Carlos Aguirre in "Ore =ndici"
Il popolo di Dio. Vaticano II, un futuro dimenticato
intervista a =arlos Aguirre a cura di Mario De Maio e Silvia Petitti
in "Oreundici" n. 11 =el novembre 2008
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Carlos Aguirre è come un fiume che =corre libero. Ascoltarlo significa tenere le antenne pronte a cogliere la nota =ell'assolo, la licenza creativa del suo linguaggio che fluisce in tante direzioni. Don =ario ha raccolto alcune sue riflessioni attorno al tema della laicità, che ho =rovato a riordinare. Riflessioni interessanti perché Carlos è argentino - e =a laicità è un tema che si innesta nella cultura di un Paese e di un popolo -, è =eologo che ha partecipato all'esperienza del concilio Vaticano Il. È amico, =stimatore, seguace libero e sciolto della spiritualità di Charles de =oucauld.
Come nasce il termine laico?
"Nietzsche diceva che le Università =edesche dovrebbero dedicare il primo anno allo studio delle etimologie. Forse un =nno è troppo, ma senz'altro lo studio dell'origine delle parole è =mportante... Laico viene da laos, che in greco significa popolo, laico significa =unque membro del popolo. Laico è semplicemente un membro del popolo, non ='erano membri di prima o seconda classe. L'Antico Testamento ci racconta in =odo epico come nasce il "popolo di Dio", quel gruppo che è partito dall'Egitto =on Mosè, ha vissuto l'Esodo e con cui Dio ha fatto la sua alleanza. Dio gli ha =ato le tavole della legge, dieci parole, affinché non ripetesse quello che =veva vissuto come schiavo in Egitto. Mosè ha accolto quel patto con un rito =imbolico (l'uccisione di animali e l'aspersione delle tavole con il loro sangue) = da quel momento Dio è entrato a far parte di quel popolo. Per l'Antico =estamento laos, laico, significa dunque essere membro di questo popolo che ha Dio =on sé."
Il termine laico richiama quindi l'appartenenza a una =omunità?
"Esatto. In particolare va sottolineato che era la comunità stessa a scegliere =oloro che la dovevano dirigere, perché vigeva la regola che colui che deve =overnare su tutti deve essere scelto da tutti. Questa prassi continua fino al primo Millennio: le comunità sceglievano la persona più adatta a servire =a comunità stessa, questa era la funzione del prete. Quando la Chiesa inizia a istituzionalizzarsi, comincia anche a crearsi la divisione tra =uelli che comandano e quelli che debbono obbedire. Quelli che sanno e quelli che =ebbono solo ascoltare perché sono ignoranti. Non si parla più di servizio =a di clero, che significa 'separato': separato dal mondo dove c'è il profano (la =ivisione tra sacro e profano) dal quale bisogna distinguersi. Da qui nasce il =hierico, separato dal mondo perché possa parlare di Dio al popolo, come se per =ssere uomini di Dio fosse necessario essere separati dagli altri uomini e dal =ondo."
Fino a quando è durata questa convinzione? In che modo si è =afforzata nel tempo?
"A poco a poco questa situazione si è solidificata. Quando =ostantino ha riconosciuto la libertà religiosa e Teodosio ha fatto del =ristianesimo la religione ufficiale dell'Impero, i cristiani si sono sentiti obbligati a =iocare il ruolo di religione ufficiale. I vescovi hanno assunto un ruolo di =otere. Nel Medioevo, quando i cristiani si sono resi conto che il cristianesimo era =a religione del mondo, hanno pensato di dover fare il mondo secondo Dio. E =llora si sono ispirati alle norme contenute nell'Antico Testamento sul =acerdozio. A poco a poco si è formata una specie di casta di sapienti, separati dal =ondo. Con il tempo i chierici non venivano più eletti dal popolo, ma era il =escovo di Roma a sceglierli."
Il vescovo di Roma ha così cominciato ad =ssumere un ruolo centrale...
"II Vaticano I ha creduto che per unire la Chiesa =osse necessario dare potere al centro, cioè al Papa. L'idea che il vescovo =i Roma sia il centro della Chiesa viene dall'Impero. Il Vaticano I ha =ichiarato che il Papa è il vescovo universale, con primato di giurisdizione su tutta la =hiesa. In questo modo però la vita della comunità non viene aiutata, ma al =ontrario ostacolata perché la presenza di un'autorità suprema toglie voce =lla comunità stessa. Quando c'è uno che vale di più e l'altro di meno, la =raternità è solo una parola. Non possiamo essere fratelli se tu sei sopra e io sono =otto. C'è un libro di Rosmini, "Le cinque piaghe della Chiesa", che elenca tra le =iaghe anche questa divisione tra clero e laici. Laico, che significava =ualcosa di grande adesso significa ignorante, inferiore."
Bisogna arrivare al =oncilio Vaticano II per trovare un tentativo di recuperare la presenza e il =alore del laicato all'interno della Chiesa?
"Il Vaticano II ha tentato di =ecuperare "la novità della tradizione", ha cercato di ripristinare gli inizi. =uando ti chiedono di parlare della Chiesa, si comincia dal Papa, i vescovi, i =reti, e infine i laici. La Lumen Gentium ha rivoluzionato questo ordine mettendo =l primo posto il popolo di Dio e poi la gerarchia. Il primo capitolo della =umen Gentium si intitola "Il mistero della Chiesa", il secondo "Il popolo di =io", il terzo "La gerarchia ecclesiastica". La gerarchia è al servizio =el popolo, ne fa parte."
E oggi? Che cosa resta del Vaticano Il?
"Oggi il =aticano Il è un futuro dimenticato, ci è sembrato di vedere una primavera. =iovanni XXIII aveva usato un'immagine molto efficace: aveva aperto le finestre =er fare entrare un po' di aria fresca nella Chiesa. Il suo gesto e il suo invito =significava ridare ai laici la santa libertà dei figli di Dio. Oggi =uasi tutte le finestre sono state richiuse... C'è un ritorno all'antico che fa =entire la gente più sicura, De Lubac dice: "Difendono la Chiesa con quello zelo =mbiguo di chi difende un bene di famiglia". Le conseguenze, almeno in Argentina, =ono sotto gli occhi di tutti: sempre meno gente va in Chiesa, i preti non =ono più guida del popolo ma spesso soltanto funzionari di Dio." =BR>--------
dalla rassegna stampa di Incontri di Fine Settimana
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa/08=123aguirre.pdf
CHE MISTERO!
Nella tua e-mail di risposta mi comunichi
C’è scritto 14 agosto
Ma questa tua e-mail non è più datata come ieri
mercoledi 14 agosto 2002 o.19 ma
martedi 13 agosto 2002 23,17
Con vivo affetto
Don Salvatore
Cosa dobbiamo dedurre dai suddetti vari messaggi?
La Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo;
la Sacra Famiglia di Nazaret dei Cuori Sacratissimi di Gesù, di Maria e di Giuseppe inviano questo messaggio ai Membri dell’Opera Cenacolo Familiare:
“MEDITATE DILIGENTEMENTE IL CONTENUTO DELL’INTERVISTA
A CARLOS AGUIRRE, E IMPEGNATEVI CON GENEROSITA’ PERCHE’ PRESTO DIVENGA REALTA’ LA CHIESA DI GESU’ POPOLO DI DIO”
Sac. Salvatore Paparo
12 ott 2009
COMUNICAZIONE
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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