"E noi abbiamo creduto all’Amore" (1Gv.4,16).
OPERA CENACOLO FAMILIARE
Caro Amico,
Il Cenacolo familiare e' nato in embrione nel Maggio 1946 nel silenzio di un Seminario del Piemonte. D'allora e' iniziata l'odissea della sua storia. Oggi puo' mostrare il suo vero volto come profezia del prossimo avvenire della Chiesa. A base di tutto si pone l'Eta' Aurea del Cristianesimo che e' imminente pur considerando che i tempi di Dio non sono i nostri.
Allora il mondo intero:
1. A. Riconoscera' Gesu' come unico suo Salvatore e si convertira' a Lui.
1. B. Vivrà, in modo straordinario un’Era di pace e di benessere.
1A
Nell’Età Aurea del Cristianesimo il mondo intero riconoscerà Gesù come suo unico Salvatore, si convertirà a lui ed entrerà a far parte dell’unica Chiesa.
Questa certezza ci proviene dalla Sacra Scrittura. Fra i numerosi testi scegliamo i più significativi:
2. 1."Dice il Signore: Questo è il mio servo (Gesù) … l’ho riempito del mio Spirito perché diffonda la mia legge fra tutti i popoli: Egli farà conoscere la legge vera. Non perderà né la speranza, né il coraggio finché non avrà stabilito la mia legge sulla terra … Dio, il Signore, dice al suo Servo: "Io ti ho formato e per mezzo tuo farò un’alleanza con tutti i popoli e porterò la luce a tutte le Nazioni" (Is 42,1-7).
3. 2."Il Signore regnerà su tutta la terra, tutti onoreranno e riconosceranno Lui, come Dio (Zac 14,9).
4. 3."Tutti i Popoli della terra si convertiranno e saranno veramente fedeli al Signore" (Tobia 14,6).
5. 4."Il Signore dice: verrà il tempo in cui radunerò gli uomini di tutti i popoli e di tutte le nazioni, nonostante i loro pensieri e le loro azioni. Così mostrerò loro la mia gloria" (Is 66,18).
Non ci sfugga che la conversione del mondo intero a Gesù è opera della misericordia di Dio: essa avverrà "nonostante" i pensieri e le azioni degli uomini.
6. 5."… (Gesù) se una canna è inclinata non la spezzerà, se una lampada è debole non la spegnerà. Farà così, fino a quando avrà fatto trionfare la sua Giustizia; ed Egli sarà per tutti i Popoli una speranza" (Mt 28,18-21).
7. 6."A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Perciò andate, fate divenire miei discepoli tutti gli uomini del mondo" (Mt 28,18-20).
8. 7.L’azione visibile della Chiesa, sostenuta dall’azione continua e invisibile di Gesù "Sarò con voi fino alla fine del mondo", avrà esito felice: "Quando sarò innalzato da terra attirerò a me tutti gli uomini" (Gv 12,32-33).
9. 8."Ho anche altre pecore che non sono in questo recinto. Anche di quelle devo diventare Pastore. Udranno la mia voce e diventeranno un unico gregge con un unico Pastore" (Gv 10,16).
10. 9.Il mondo intero si convertirà a Gesù solo quando i cristiani, superate le loro scandalose divisioni, torneranno all’unità: "Fa’ che siano tutti una sola cosa come tu, Padre, sei in me ed io sono in te, anch’essi (i cristiani) siano una sola cosa in noi. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (Gv 17,20-23).
Certamente Dio padre ha esaudito Gesù perché la sua preghiera è sempre efficace. "Allora spostarono la pietra. Gesù alzò lo sguardo al cielo e disse: "Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato. Lo sapevo che mi ascolti sempre. Ma ho parlato così per la gente che sta qui attorno perché credano che tu mi hai mandato" (Gv 11,41-42).
11. 10. Anche gli Ebrei finalmente si convertiranno a Gesù e riconosceranno in Lui il Messia atteso: "Gli Ebrei hanno inciampato, ma io mi domando: la loro rovina è definitiva? No di certo. La loro caduta ha favorito la salvezza degli altri popoli, e questo è avvenuto per spingere gli Ebrei alla gelosia. Se la loro caduta ha già arricchito il mondo e il loro fallimento ha avvantaggiato gli altri Popoli, quale maggiore beneficio si avrà quando tutti loro accetteranno il Cristo?" (Rm 11,11-12).
Gli Ebrei si convertiranno a Gesù dopo la conversione a Gesù di tutto il mondo: "Fratelli, io voglio farvi conoscere il misterioso progetto di Dio, perché non diventiate presuntosi: una parte di Israele continuerà nella sua ostinazione fino a che tutti gli altri Popoli non saranno giunti alla Salvezza." (Rm 11,25-32).
12. 11. A proposito dell’Età Aurea del Cristianesimo in cui Gesù sarà riconosciuto e accettato come unico Salvatore da tutto il mondo, merita un’accentuazione particolare quanto afferma l’Apocalisse.
Essa sotto forma di impressionanti difficili simbolismi pone in risalto gli inauditi, terrificanti e sanguinari sforzi di Satana e degli uomini suoi simili ed alleati per vincere Gesù e la sua Chiesa. In un periodo della storia umana, però, Gesù interverrà in modo straordinario e renderà del tutto inefficace l’azione demoniaca per mille anni (per una lunghissima epoca gli uomini si dimostreranno docili discepoli di Gesù e del suo messaggio evangelico). Dopo quest’Era ineffabile, Satana riuscirà nuovamente a pervertire gli uomini, ma ben presto seguirà la fine del mondo attuale, il Giudizio Universale e la definitiva ed eterna separazione tra i cittadini del Cielo e i dannati.
Il testo Sacro si esprime così:
"Poi vidi scendere dal cielo un angelo che teneva in mano la chiave del mondo sotterraneo e una lunga catena. L’Angelo afferrò il drago, il serpente antico, cioè Satana il Diavolo. E lo incatenò per mille anni, lo gettò nel mondo sotterraneo, ne chiuse l’entrata e la sigillò sopra di lui. Così il Drago non avrebbe poiù ingannato nessuno per mille anni. Alla fine dei mille anni, però, deve essere sciolto per un po’ di tempo… quando saranno trascorsi i mille anni, Satana sarà liberato dalla sua prigione e andrà a convincere Gog e Magog e tutti i popoli del mondo numerosi come la sabbia del mare, e li radunerà per la guerra.
Eccoli, dilagano su tutta la terra e assediano il campo di quelli che appartengono al Signore, la città che Egli ama. Ma giù dal cielo venne un fuoco che li divorò, e il Diavolo che li ingannava fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo dove c’erano già il mostro e il falso Profeta. Li saranno tormentati notte e giorno per sempre" (Ap 20,1-10).
Gli uomini che dopo l’Età Aurea del Cristianesimo si pervertiranno saranno numerosi: allora si realizzerà la profezia di Gesù: "Quando il Figlio dell’uomo ritornerà sulla terra vi troverà ancora Fede?" (Lc 18,8).
1.B
Nell’Età Aurea del Cristianesimo tutta l’umanità vivrà in modo straordinario un’Era di pace e di benessere
Quando Dio assume un uomo a suo Profeta, lo inspira in modo che gli uomini contemporanei al profeta possano comprendere il messaggio divino, anche se parzialmente e in modo imperfetto. E poiché al tempo biblico si viveva in un mondo agricolo e pastorizio e si combatteva con archi, scudi, frecce, lance e spade, il linguaggio dei profeti vi si adeguò. Noi, però, per intendere il pensiero di Dio dobbiamo adattare i testi Biblici alla nostra cultura e soprattutto pensare alle armi con cui oggi si combattono o è possibile combattere le guerre: carri armati, apparecchi, bombe atomiche… Senza questo adattamento non riusciamo a percepire il sublime preannuncio della Pace e del benessere messianici.
9. a. Pace Universale Messianica
1. 1. "(I popoli) trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra di loro e cesseranno di prepararsi alla guerra" (Is 2,1-5).
2. 2. "E’ NATO UN BAMBINO PER NOI… SARA’ CHIAMATO PRINCIPE DELLA PACE. Diventerà sempre più potente ED ASSICURERA’ UNA PACE CONTINUA" (Is 9,5-6).
3. 3. "… Spezzerò l’arco e la spada, eliminerò la guerra da questa terra. Farò vivere il mio Popolo in Pace" (Os 2,19-20).
4. 4. "Trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra di loro e cesseranno di prepararsi alla guerra. Ognuno vivrà in pace…" (Mic 4,3-4).
5. 5. "Il nuovo capo (Gesù) guiderà con fermezza il popolo… il popolo vivrà sicuro perché Egli manifesterà la sua grandezza fino all’estremità della terra e porterà pace" (Mic 5,1-3).
6. 6. "(Gesù) ristabilirà la pace tra le nazioni e regnerà da mare a mare, dal fiume Eufrate fino ai confini della terra" (Zac 4,3-4).
7. 7. "Guardate che cosa ha compiuto il Signore, quali prodigi ha fatto sulla terra! In tutto il mondo pone fine alle guerre" (Sal 46,9-11).
8. 8. Finalmente si realizzerà la profezia della pace Universale annunziata e cantata dagli angeli sulla grotta di Betlemme: "Gloria a Dio in cielo, e pace in terra agli uomini che Dio ama" (Lc 2,14).
9. 9.
10. b.Benessere universale messianico
La pace Universale Messianica, frutto dell’amore per Dio e per il Prossimo, recherà immensi benefici a tutti, si rispetterà la natura, si favorirà lo sviluppo di tutti i popoli, i soldi fin’ora sprecati per la costruzione delle armi saranno investiti per debellare la fame, le malattie, le disuguaglianze sociali. In conseguenza la vita umana sarà longeva e felice: "Il Signore dice: - le sofferenze del passato saranno dimenticate, svaniranno davanti i miei occhi. Io sto per creare un nuovo cielo e una nuova terra. Non si ricorderà più il passato, non ci si penserà più. Gioite ed esultate per quello che creerò: una Gerusalemme entusiasta e un popolo pieno di gioia. Mi rallegrerò per Gerusalemme e gioirò per il mio popolo e non si sentirà più in essa pianti o grida di dolore.
Non morranno più neonati e gli adulti avranno una lunga vecchiaia. Morirà giovane chi morirà a cent’anni. Se uno non arriverà a cent’anni vorrà dire che io lo ho punito… il mio popolo vivrà a lungo come un albero secolare, i miei fedeli si godranno il frutto del loro lavoro. Tutto quello che faranno riuscirà bene, non metteranno al mondo figli per poi vederli morire. Saranno un popolo benedetto dal Signore essi e i loro figli. Risponderò loro prima ancora che mi chiamino. Li avrò ascoltati prima ancora che finiscano di parlare" (Is 65,16-24).
"Il Signore mostra la sua bontà verso Gerusalemme, ha pietà delle sue rovine, trasformerà questa terra deserta in un giardino meraviglioso, questo suolo arido in un paradiso. Qui si sentiranno grida di gioia, canti di lode e di ringraziamento" (Is 51,3).
2
L’Età Aurea del Cristianesimo, Era d’amore tra individui e tra nazioni, Era di pace e di benessere, coinciderà con l’Età Aurea della Famiglia, creata ad immagine e somiglianza della Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo; e redenta con la morte-risurrezione di Gesù sposo della Chiesa.
2A
La Famiglia umana è stata creata ad immagine e somiglianza della Famiglia Trinitaria, di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo.
Lasciamoci investire dalla luce della Rivelazione e riflettiamo sulla definizione che l’Apostolo San Giovanni dà di Dio:
"DIO E’ AMORE" (Gv 4,8)
L’ AMORE è l’essenza di Dio. Se Dio, pertanto, per impossibile, cessasse di essere amore non esisterebbe più, così come il sole non esisterebbe più se cessasse di essere luce e calore. In quanto Amore, Dio non è un solitario ma una ineffabile FAMIGLIA composta da TRE PERSONE FELICISSIME: DAL PADRE, DAL FIGLIO, E DALLO SPIRITO SANTO.
Le quattro caratteristiche dell’amore: dono, ricambio del dono, unione e felicità si identificano con Dio Uno e Trino:
il Padre dona tutto se stesso al Figlio generandolo; il Figlio si ridona al Padre cosicché tutto ciò che è del Figlio è anche del Padre e tutto ciò che è del Padre è anche del Figlio (Cfr. Gv 17,10); lo Spirito Santo è l’amore personificato, ossia, La Persona che in Sé unisce il Padre al Figlio e il Figlio al Padre e in modo tale che le Tre Persone divine uguali e distinte non sono tre dei ma un solo Dio.
Non ci riesce difficile capire che le Tre Persone che costituiscono la Famiglia increata ed eterna di Dio sono felicissime: difatti tutti quanti sperimentiamo con evidenza immediata che la felicità ci proviene dal bene coscientemente posseduto: la vista a d esempio è un bene; se possediamo un organo visivo sano siamo felici perché possiamo ammirare tutte le bellezze che ci circondano. E’ chiaro che più beni possediamo e più felici siamo: così, ad esempio, se oltre agli occhi sani abbiamo anche un udito sano siamo più felici che se possedessimo solo gli occhi sani. Su questa linea dobbiamo, senza esitazione, ammettere che Dio, il Quale possiede tutti i beni e in Sommo Grado è felicissimo, è il culmine della felicità, è la felicità.
Dio-Amore, Dio Famiglia Trinitaria Felicissima, per Amore gratuito e di privilegio, decise di comunicare la sua felicità all’uomo e lo creò Famiglia a sua immagine e somiglianza: ciascuno di noi sia uomo che donna, è membro di una famiglia almeno come figlio o figlia se non come sposo o sposa, come madre o padre.
Fissiamo la nostra attenzione sulla Famiglia umana per percepire un pochino la sua somiglianza con la Famiglia Trinitaria di Dio. Facciamo alcuni rilievi:
Primo rilievo – L’uomo e la donna sono l’immagine del Padre celeste sia come sposo e sposa sia come padre e madre.
A. a.Come sposo e sposa: quando un uomo e una donna si sposano diventano un solo essere come uno è il Padre. Badiamo bene, però: questa unione si verifica solo nel vero matrimonio, ossia quando un uomo e una donna si amano veramente, vogliono unire le loro vite per sempre e con assoluta fedeltà reciproca. Quando manca l’amore reciproco non c’è matrimonio ma solo convivenza egoistica, non c’è fusione di vite, ma due unità che stanno vicine per sfruttarsi vicendevolmente. Da qui i molti fallimenti di matrimoni che sembrano veri, mentre sono tali solo apparentemente.
B. b.Come padre e madre: il Padre celeste, perché perfetto, genera da solo il suo Figlio Unigenito; mentre il padre e la madre umani perché imperfetti e complementari, generano insieme il loro figliolo.
La Sacra Scrittura alla prima Persona della Santissima Trinità attribuisce sentimenti materni ci legittima l’espressione: "IL PADRE CELESTE E’ INSIEME PADRE E MADRE": "Quand’anche una madre dimenticasse il proprio figlio, io non vi dimenticherò mai. Come una madre accarezza il suo bambino così io vi consolerò … sarete portati nel mio seno, vi cullerò sulle mie ginocchia" (Is 66,12-13); "Coma una madre ama il suo unico figlio, così io amo te" (2 Re 1,26).
Secondo rilievo – Nella famiglia umana il figlio è l’immagine del Figlio Unigenito di Dio
Come, infatti, il Figlio Unigenito di Dio è frutto della donazione amorosa del Padre celeste ed è tutto il Padre, tanto da potersi dire: "Chi vede il Figlio vede il Padre e chi vede il padre vede il Figlio" (Gv 14,9). Così il figlio della famiglia umana è il frutto della donazione amorosa del padre e della madre ed è il compendio di essi. In altre parole possiamo affermare che il figlio è il padre e la madre impastati insieme – (fusione dello spermatozoo vita dell’uomo con l’ovulo, vita della donna). Questo impasto è talmente perfetto e meraviglioso che dello stesso bambino sinceramente dicono: "Rassomiglia tutto alla mamma" – "Rassomiglia tutto al papà".
La presenza del figlio ci permette alcune precisazioni di fondamentale importanza:
1a – Il figlio è l’espressione visibile dell’unità dei genitori verificatasi invisibilmente al momento in cui essi, nella celebrazione del matrimonio, si giurarono eterno amore.
2a – La fusione della vita dei genitori nel figlio ratifica la necessità dell’indissolubilità del matrimonio: come, infatti, il figlio è uno e non si può scindere per separare ciò che gli è stato donato dal padre da ciò che gli è stato donato dalla madre, allo stesso modo papà e mamma non possono spezzare la loro unità coniugale. Se essi spezzano questa unità con il divorzio causano un vero disastro nella loro vita; così si compirebbe lo scempio del bambino se con un coltello si volesse tentare di separare in lui ciò che è dono del padre da ciò che dono della madre. Per questo motivo Gesù interrogato dagli Ebrei se era lecito divorziare, rispose: "No! L’uomo non divida ciò che Dio ha unità" (Mt 19,6).
3a – Il bambino va rispettato fin dal primo momento del suo concepimento. L’aborto è il più grave peccato che si possa commettere contro il prossimo, principalmente perché:
1. 1.Si uccide l’essere più impotente: cosa può un esserino appena sorto alla vita contro un adulto?
2. 2.Si uccide l’essere più innocente: che male ha fatto il neo concepito da meritare la pena di morte?
3. 3.Si uccide il proprio figlio: è la mamma che lo elimina: come il più grande atto d’amore è donare la vita, così il più alto tradimento dell’amore è togliere la vita.
Terzo rilievo – L’amore che unisce reciprocamente gli sposi, i genitori al figlio e il figlio ai genitori, è l’immagine dello Spirito Santo Amore che unisce in sé il Padre celeste al Figlio Unigenito e il Figlio Unigenito al Padre celeste. Certo ci riesce difficile capire come in Dio l’amore con cui il Padre e il Figlio si amano è una Persona distinta dal Padre e dal Figlio. Invece costatiamo con immediatezza ed evidenza che una famiglia umana i cui membri si amano è una famiglia unita e felice, mentre una famiglia i cui membri non si amano, è una famiglia disunita e infelice.
Da quanto abbiamo rilevato ci risulta che Dio ha creato la Famiglia a sua immagine e somiglianza perché nell’amore fosse unita e felice. Ma purtroppo intervenne il peccato: esso causò un immane disastro! Ciò che per natura deve essere unito, se si disintegra provoca catastrofiche conseguenze: le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki insegnano!
Il peccato che è il tradimento dell’amore ha disintegrato la famiglia: mentre l’amore la teneva unita e la rendeva felice, il peccato l’ha disunita e l’ha resa infelice: non più fedeltà coniugale, non più dono e ricambio di dono, ma egoismo e angherie reciproche; non più monogamia ma poligamia; non più indissolubilità ma dissolubilità del matrimonio.
2B
Gesù s’incarnò per ricostruire l’immagine della
Famiglia Trinitaria di Dio nella Famiglia umana
Nel Vecchio Testamento Jawè si proclamò e agì come perfetto Sposo del Popolo Ebreo con l’intento di renderlo sua degna Sposa e così, tramite lei, attrarre a Sé tutti i Popoli. Il Popolo Ebreo, però, non corrispose all’amore di predilezione di Jawè, si rese infedele e deluse le attese del suo Sposo divino.
Quando Dio s’incarnò e prese un volto umano in Gesù, Figlio di Maria di Nazaret, si presentò come Sposo del nuovo Israele, la Chiesa: la Chiesa, chiamata Gerusalemme celeste, viene pure descritta come l’Immacolata Sposa dell’Agnello Immacolato (Ap 19,7; 21, 2.9; 22,17), Sposa che Cristo ha amato e per essa ha dato sé stesso, al fine di santificarla (Ef 5,26), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nell’amore e nella fedeltà (Ef 5,24), (Gaudium et Spes n. 6).
Nella lettera agli Efesini, l’Apostolo San Paolo fa scaturire dal suo cuore le seguenti espressioni dalle quali emerge un Gesù modello degli sposi cristiani e la missione delle famiglie cristiane:
"Le donne siano soggette ai loro mariti come al Signore, perché il marito è il capo della donna, come Cristo è il capo della Chiesa, del cui corpo Egli è il Salvatore. Or come la Chiesa è soggetta a Cristo, così le donne devono stare soggette in tutto ai loro mariti. E voi mariti amate le vostre mogli, come Cristo amò la Chiesa e ha sacrificato Sé stesso per lei, per santificarla purificandola con il lavacro dell’acqua in virtù di Parola, perché questa Chiesa potesse comparirgli davanti gloriosa, senza macchia, né ruga, né altro di simile, ma santa ed irreprensibile. Così i mariti devono amare le loro mogli come i loro corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno, infatti, ha mai odiato la propria carne ma la nutre e ne ha cura, come Cristo fa per la sua Chiesa, perché noi siamo membri del Corpo di Cristo. Per questo l’uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà alla sua moglie e i due saranno una sola carne. Grande mistero è questo, inteso come figura dei rapporti che passano tra Cristo e la sua Chiesa. Del resto ciascuno di voi ami la propria moglie come se stesso e la moglie rispetti il marito" ( Ef 5,21-33).
Gesù e la Chiesa (Comunità dei Cristiani) sono uno come un solo corpo sono la testa e le membra del corpo umano, come una sola pianta sono la vite e i tralci. Nello stesso tempo Gesù e la Chiesa restano distinti come distinti restano la testa e le membra, la vite e i tralci.
Anche gli sposi cristiani, ricevendo il Sacramento del Matrimonio sono unificati nel loro reciproco amore inserito nell’amore di Gesù – Sposo e della Chiesa – Sposa di Gesù, ma rimangono due distinte persone. Lo sposo cristiano, inoltre nella coppia e nella famiglia, ha l’ufficio di Gesù nella Chiesa; la sposa cristiana, nella coppia e nella famiglia ha l’ufficio della Chiesa.
L’autorità dello sposo sulla sposa è stata negata od offuscata dalla Società contemporanea nel travagliato processo di rivalutazione della donna. Ciò è dovuto alla reazione sproporzionata che la donna ha assunto nei confronti dello sposo per gli atteggiamenti dispotici ed autoritari di cui questo si è macchiato. La condanna dell’abuso, però non deve giungere mai fino a negare l’autorità stessa.
La sposa cristiana deve essere sottomessa allo sposo come la Chiesa a Gesù: ma lo sposo cristiano deve imitare Gesù il quale esercitò la sua autorità con amore e come servizio "Io sono venuto nel mondo non per essere servito ma per servire ed offrire la mia vita come riscatto per la liberazione degli uomini" (Mt 20,28).
Se lo sposo e la sposa cristiani amano e si amano come Gesù ci ama, l’autorità dello sposo non costituisce un problema ma rifulgerà sempre più come dono divino per la costruzione della famiglia cristiana, cellula d’amore indispensabile perché il mondo intero creda che Gesù è l’unico Salvatore nel quale dobbiamo riporre ogni nostra speranza per un’Era di pace e di benessere universali.
Confermiamo l’autorità dello sposo e del padre nella famiglia umana con un’argomentazione teologica. Nella Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo esiste l’autorità ed è quella del Padre: il padre comanda al Figlio ed il Figlio ubbidisce. La Sacra Scrittura l’afferma con molta chiarezza. Gesù, infatti, si esprime con frasi come queste: "Debbo fare la volontà del Padre, che mi ha mandato" (Gv 6,38). "Non cerco di fare come voglio, ma come vuole il Padre che mi ha mandato" (Gv 5,30). "Sono uscito da Dio e sono venuto nel mondo; non da me stesso sono venuto, ma Lui mi ha mandato" (Gv 8,42).
L’autorità è un servizio quindi non suppone superiorità. Il Padre celeste che comanda non è superiore al Figlio Unigenito che ubbidisce. Padre celeste e Figlio Unigenito sono uguali, sono pienamente all’unisono nel pensare e nel volere. L’uomo come sposo e padre ha autorità sulla moglie e sui figli perchè immagine del Padre Celeste, ma non è superiore alla moglie e ai figli.
Il principio dell’autorità dello sposo e del padre nella famiglia umana lo riafferma, come abbiamo detto sopra, San Paolo nella Lettera agli Efesini quando scrive: "Le mogli ubbidiscano al marito come al Signore. Perché il marito è capo della moglie come Cristo è capo della Chiesa… come la Chiesa è sottomessa a Cristo così anche le mogli ubbidiscano in tutto al loro marito" (Ef 5,22-24).
San Paolo fa molte applicazioni pratiche che oggi non possiamo condividere perché legate al tempo del Apostolo, però il principio di autorità persiste, è dottrinale. Nella famiglia noi dobbiamo combattere l’autoritarismo. Se difendiamo la purezza dell’autorità rispettosa della persona e della coscienza del suddito non dobbiamo temere abusi.
3
I "segni dei tempi" ci annunziano che siamo prossimi all’Era dell’amore della pace e del benessere Universale, all’era della famiglia cristiana e della conversione del mondo a Gesù Salvatore
La storia è guidata da Dio verso l’attuazione del suo piano salvifico; nulla di ciò che succede nel mondo è casuale, ma tutto è provvidenziale, anche quando, senza il dono della fede, ci sospingerebbe allo scandalo, come ad esempio il dolore e la morte dell’innocente, le guerre, i disastri naturali: Dio permette il male solo in vista di un maggior bene nell’ambito della salvezza individuale e della Redenzione Universale.
La prossimità dell’Età Aurea del Cristianesimo ce la mostrano, però, i tanti fattori positivi che riscontriamo nel mondo contemporaneo, anche se molti di essi apparentemente sembrano beni umani autonomi ed estranei al piano salvifico di Dio. Citiamone alcuni:
1. a. I mezzi di comunicazione sociale come la stampa, la radio, la televisione, internet ci informano, con immediatezza e come se avvenissero sotto i nostri occhi, di tutti i più importanti avvenimenti che si verificano nel più remoto angolo del mondo, ci interpellano direttamente e ci coinvolgono per la soluzione dei problemi che sempre più da locali e nazionali diventano universali ed internazionali. Fra questi problemi certamente un posto preminente l’occupa la piaga della fame.
2. b.I mezzi di trasporto come i treni, gli aerei e le navi ci consentono spostamenti veloci da un capo all’altro del mondo per interessi personali, per convegni a livello internazionali, per scambi commerciali, per effettuare soccorsi … i succitati e altri sviluppi scientifici e tecnici accelerano l’avvento dell’Età aurea del Cristianesimo in quanto riducendo le distanze e unificando il mondo facilitano la sua evangelizzazione.
3. c. I progressi della medicina e chirurgia ci convincono che siamo avviati alla realizzazione della seguente promessa di Dio per l’Età Aurea del Cristianesimo: "… non morranno più neonati e gli adulti avranno una lunga vecchiaia. Morirà giovane chi morirà a cent’anni. Se uno non arriverà a cent’anni vorrà dire che io lo ho punito" (Is 65,16-25).
4. d.Dopo quasi duemila anni di dispersione gli Ebrei sono finalmente riusciti a tornare nella terra promessa e a ricostituirsi in Stato: questa realtà importantissima profetizza il prossimo riconoscimento del Messia Gesù da parte del Popolo eletto, riconoscimento che, secondo San Paolo, avverrà dopo la conversione del mondo intero a Gesù (Cfr Rom 11,25-26).
5. e. Uno dei principali "segni dei tempi" è l’Ecumenismo. Le molteplici chiese cristiane che nel passato si sono dilaniate offrendo al mondo il triste spettacolo di un cristianesimo diviso, oggi, per opera dello Spirito Stato, si sono finalmente rese conto dell’assurdità del loro comportamento ed hanno intrapreso un comune sforzo per ricostituire l’unica Chiesa di Gesù, meta obbligatoria perché il Regno d’Amore di Gesù si estenda nel mondo intero: "Padre, che siano una cosa sola, come io e tu siamo una cosa sola. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (Gv 17,21).
Le difficoltà non mancano poiché ogni Chiesa tende a conservare gelosamente la sua identità, frapponendo così un grosso ostacolo tra il desiderio di ritrovare l’unità e l’umile, disinteressato e costruttivo dialogo. Ciononostante lo Spirito Santo sta agendo perché tutte le Chiese si pongano in uno stato di sincera conversione e di riforma. Anche la Chiesa Cattolica non deve fare tacere lo voce dello Spirito che la sollecita ad essere coerente con l’affermazione Conciliare: "Mentre Cristo – Santo, Innocente, Immacolato – (Ebr 7,27) non conobbe il peccato (2Cor 5,21) … la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento" (Lumen Gentium n. 8).
La Chiesa Cattolica che è la Chiesa Madre, ha il dovere indilazionabile di offrire in sè alle altre chiese cristiane un modello di riforma umile, reale e concreta: pur esigendo l’unità nelle cose essenziali, essa deve lasciare piena libertà nelle cose dubbie od opinabili ed esercitare in tutto la carità. È secondo lo spirito conciliare di purificazione, di penitenza e di rinnovamento che la Chiesa Cattolica deve affrontare i seguenti ed altri attuali problemi scottanti.
A. A. Primato della coscienza individuale.
Con il battesimo il cristiano diventa tempio dello Spirito Santo; con le luci, le ispirazioni, le imposizioni, le proibizioni, le lodi, i rimproveri e le esortazioni dello Spirito Santo il Cristiano inizia, prosegue e porta a termine il suo cammino terrestre verso la casa del Padre. La fedeltà assoluta alla voce dello Spirito deve essere una peculiare norma del cristiano; questa fedeltà il cristiano la esprime seguendo la sua convinzione interiore che si identifica con la voce della coscienza. La coscienza certa anche se erronea obbliga sempre:
"Tutto quello che è in contrasto con la convinzione della coscienza è peccato"
(Rom 14,23).
Evidentemente, dato che la coscienza certa può essere anche erronea, abbiamo il dovere di verificarla e di formarla per renderla vera. Ciò esige un esame attento della Rivelazione Divina, dei pronunciamenti del Magistero Ecclesiastico, del parere delle altre chiese cristiane, dei teologi, dei fedeli e anche dei non cristiani poiché anch’essi sono sotto l’azione dello Spirito Santo in virtù della Redenzione Universale operata da Gesù.
Fermo restando il primato della convinzione della coscienza individuale, è ovvio che essa cede il posto alla divina Rivelazione quando Questa su un argomento specifico si pronuncia senza lasciare adito a dubbi di interpretazione, oppure quando il Collegio Episcopale con il Papa assume una posizione definitiva su un contenuto del deposito rivelato.
B. B. Papato e Papa
Essendo il papa il successore di Pietro nel ministero ecclesiale, è indispensabile che interpelliamo la Sacra Scrittura per attingere da essa la natura della missione che Gesù affidò al Primo degli Apostoli:
"Andrea… incontra il fratello suo Simone e gli dice: - Abbiamo trovato il Messia (che vuol dire il Cristo) – e lo conduce a Gesù. Gesù riguardatolo, gli disse: - Tu sei Simone, il Figlio di Giovanni, tu ti chiamerai Cefa (che significa Pietra)" (Gv 1,40-42).
"La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo? – risposero: - alcuni Giovanni il battista, altri Elia, altri Geremia, o qualcuno dei Profeti. – disse loro: - e voi chi dite che io sia? – rispose Simon Pietro: - Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente. – e Gesù: - Beato te, Simone figlio di Giona – perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,17-19).
"Da quel momento in poi Gesù cominciò a rendere noto ai suoi Discepoli che bisognava che egli si recasse a Gerusalemme e che soffrisse molto per opera degli anziani, dei gran sacerdoti e degli Scribi, e fosse ucciso e che sarebbe risorto il terzo giorno. E Pietro, trattolo in disparte cominciò a fargli rimostranze, dicendo: non sia mai, Signore! Questo non ti avverrà! – ma egli, rivolgendosi, disse a Pietro: - vattene da me, Satana! Tu mi sei di scandalo perché tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini" (Mt 16,12-23).
"(Nell’ultima Cena) nacque tra di loro (fra gli Apostoli) una discussione: chi di essi poteva essere stimato il più grande. Ma Gesù disse loro: - i Re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi, però, non deve essere così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti, chi è più grande, chi siede a mensa o colui che serve? Eppure io sono in mezzo a voi come uno che serve… disse poi il Signore: - Simone, Simone ecco Satana ha chiesto che gli foste consegnati, per vagliarvi come il grano. Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno: e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli. Ed egli rispose : - Signore, io insieme a te, sono pronto a subire anche il carcere e la morte. – Ma Gesù soggiunse – Pietro, Io ti dico, oggi non si sentirà canto di gallo, prima che tu non abbia negato per tre volte di conoscermi" (Lc 22,24-34).
"Dopo aver catturato Gesù, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote. Pietro intanto lo seguiva da lontano. In mezzo all’atrio era acceso un fuoco e molti vi erano seduti d’intorno: Pietro era fra questi. Or, una serva lo vide seduto accanto al fuoco e riguardandolo disse: - anche quello lì era con lui. – ma egli negò dicendo: - non lo conosco neppure o donna: - e poco dopo un altro, avendolo veduto, disse: - anche tu sei uno di loro. – ma Pietro rispose: - O Uomo non lo sono. Era trascorsa circa un’ora quando un altro pure insisté: - sì è vero anche lui era con Gesù, infaatti, è Galileo. - ma Pietro rispose: - O Uomo non so quel che tu vuoi dire. – e nel medesimo istante, mentre ancora diceva quelle parole, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro e Pietro si ricordò della parola del Signore il quale gli aveva detto: oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte – e, uscito fuori, pianse amaramente" (Lc 22,54-62).
"Quando ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: - Simone di Giovanni mi ami tu più di costoro? – gli rispose: - certo, tu lo sai che ti amo. Gli disse: pasci i miei agnelli. – disse di nuovo: - Simone di Giovanni mi ami? – gli rispose: certo, Signore, tu lo sai che ti amo. – Gli disse: Pasci le mie pecorelle. – gli disse per la terza volta: - Simone di Giovanni, mi ami? – Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: mi ami? – e gli disse; - Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo. Gli rispose; Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. – questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: - Seguimi! –" (Gv 21,15-19).
Pietro è un mistero di grazia e di debolezza
Per rivelazione del Padre riconosce in Gesù il Messia, il Figlio del Dio vivente, e subito dopo si allea con Satana nel tentativo di distogliere Gesù dalla passione e dalla morte redentrici; Gesù lo sceglie come roccia su cui costruire la sua Chiesa e lui si dimostra uomo fragile: per paura rinnega per tre volte il suo divino Maestro, anche se con energia aveva protestato che per Gesù sarebbe stato pronto a sacrificare la vita. La paura fu uno dei difetti dominanti di Pietro, difetti che il primo Papa non riuscì a vincere del tutto neanche dopo la discesa dello Spirito Santo come chiaramente ci attesta San Paolo nella sua lettera ai Galati: "Quando Pietro venne ad Antiochia io mi opposi a lui apertamente perché aveva torto. Prima, infatti, egli aveva l’abitudine di sedersi a tavola con i credenti di origine pagana; ma quando giunsero alcuni che stavano dalla parte di Giacomo, egli incominciò ad evitare quelli che non erano Ebrei e si tenne in disparte per paura dei sostenitori della circoncisione.
Anche gli altri fratelli di origine ebraica si comportavano come Pietro in questo modo equivoco. Perfino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. Ma quando mi accorsi che essi non agivano secondo la Parola del Signore dissi a Pietro in presenza di tutti: - Se tu che sei Ebreo di origine ti comporti come uno che non lo è, vivendo come chi non è sottoposto alla legge ebraica, perché poi costringi gli altri a vivere come Ebrei?" (Gal 2,11-14).
I due aspetti di Pietro investito di peculiare ministero ecclesiale e di Pietro uomo esposto a tutte le debolezze umane vanno sempre simultaneamente considerati e tenuti presenti sia per avere una retta concezione e non unilaterale del Papa, e così evitare il deleterio rischio del culto della personalità; sia per accettare come provvidenziali alcune posizioni critiche del Popolo di Dio su opinioni, decisioni e comportamenti papali.
Ecco alcuni punti cardini che vanno accettati
in modoincondizionato:
A. 1. Chi edifica la Chiesa è Gesù – "Io edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18) – per mezzo del suo Spirito: "Riceverete su di voi la forza dello Spirito, che sta per scendere. Allora diventerete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e della Samaria e in tutto il mondo" (At 1,8).
B. 2. Nella Comunità cristiana nessuno può pretendere l’uniformismo perché lo Spirito Santo distribuisce i suoi doni in modo che i vari membri della Chiesa, dotati di diversi carismi, siano complementari gli uni gli altri e, nel rispetto reciproco dell’identità di ciascuno, tutti uniti collaborino per l’edificazione dell’unico Corpo di Cristo.
C. 3. La Chiesa Locale Diocesana, sotto al guida del Vescovo che è dotato di autorità propria perché successore degli Apostoli, realizza nel suo seno la Chiesa di Gesù, in tutta la sua pienezza.
D. 4. La Chiesa Universale è costituita dalla comunione delle Chiese Particolari Diocesane sparse in tutto il mondo.
E. 5. Il Ministero principale del Papa è confermare la Chiesa nella fede: "Simone… ho pregato per te perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,23). Ciò non significa che il Papa è il proprietario e l’arbitro della Rivelazione; significa, invece che il Papa assistito d’Alto, si rende garante (anche per motivi ecumenici è bene evitare l’espressione "il Papa è infallibile") della Verità Rivelata, contenuta nella Sacra Scrittura e tramandata dalla Tradizione.
In casi particolari il Papa, con il consenso antecedente e concomitante della Chiesa, Comunità dei Cristiani, gradualmente guidata dallo Spirito Santo alla comprensione di tutta la Verità (Cfr. Gv 16,13), può dichiarare in modo definitivo, vero e vincolante per tutti un dato rivelato. È indispensabile sottolineare che perché il papa si renda garante in modo definitivo di una Verità Rivelata si richiede il consenso antecedente e concomitante della Chiesa perché è Essa infallibile: "Lo Spirito Santo vi condurrà a tutta la verità" (Gv 16,13); "Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16,18).
Pertanto il Papa prima di definire una verità ha l’obbligo di accertarsi che la Chiesa Universale la confessi già. Lo studio storico ci può rivelare che in casi particolari il papa è venuto meno a questo suo compito e che pertanto una verità che si crede definita non è realmente definita ma falsità. Forse uno di questi casi si riscontra "nella definizione infallibile" che nega il sacerdozio ministeriale alle donne.
F.6. Il Papa deve rispettare l’autonomia delle Chiese Locali Diocesane, volute da Gesù e guidate dal Vescovo sotto l’azione dello Spirito Santo. Compito del Papa è costatare con gioia le meraviglie che lo Spirito Santo compie nelle singole Chiese Locali Diocesane, incoraggiare le legittime diversità e favorire la comunione delle Chiese Locali Diocesane che insieme formano la Chiesa Universale.
Solo eccezionalmente il Papa deve intervenire in modo autoritario, ossia quando si nega o si pone in pericolo la comune fede e quando emergono gravi abusi disciplinari da rompere od ostacolare gravemente la comunione fraterna, dote indispensabile perché la Chiesa raggiunga il suo scopo missionario: essere per il mondo intero Sacramento dell’Amore di Dio Padre, di Dio Figlio Incarnato, di Dio Spirito Santo.
G. 7. L’autonomia delle Chiese Locali Diocesane non esclude l’opportunità dell’esistenza di un Codice di Diritto Canonico, ma esige che questo si riduca a poche leggi essenziali, valevoli per la Chiesa Universale: le troppe leggi oscurano ed ostacolano la creatività dell’amore e della multiforme azione dello Spirito Santo.
C. C. Divorziati risposati
L’indissolubilità del matrimonio è fondata sull’amore reciproco dei coniugi così come sull’amore reciproco è fondata l’indissolubilità delle Tre Persone Divine e l’indissolubilità del matrimonio tra Gesù lo Sposo e la Chiesa, Sposa di Gesù.
Se per impossibile, le Tre Persone Divine cessassero di amarsi, si spezzerebbe la loro unità e si dissolverebbe lo stesso Dio; se per impossibile, Gesù non amasse più la Chiesa e la Chiesa non amasse più Gesù, Gesù e la Chiesa romperebbero la loro unità sponsale.
Ciò che non è possibile nella Trinità Divina e in Gesù e nella Chiesa, si può, invece, verificare, e spesso si verifica, tra i coniugi cristiani e non cristiani. Come l’esperienza ci attesta, avviene che dei coniugi dissolvano irrimediabilmente il loro matrimonio per colpa di uno solo o di ambedue. Ciò ci induce ad affermare che l’indissolubilità del matrimonio, per esprimerci in termini filosofici, è di ordine morale e non fisico. Ossia: i coniugi, pur essendo tenuti in coscienza a rimanere uniti, hanno, purtroppo, la triste colpevole possibilità di rompere la loro unità.
Alla medesima conclusione ci porta la riflessione sulla natura dei precetti negativi: Dio ordina all’uomo di non compiere un determinato atto perché l’uomo è in grado di compierlo, benché colpevolmente. Se l’uomo non avesse la possibilità di compiere un determinato atto peccaminoso, Dio non glielo vieterebbe: così non gli vieterebbe di rubare se non potesse rubare. Allo stesso modo, Gesù non avrebbe imposto agli sposi il precetto: "L’uomo non separi ciò che Dio ha unito" (Mt 19,6), se i coniugi non potessero separarsi.
La dissoluzione del matrimonio in modo irrimediabile come irrimediabile è l’uccisione di un uomo, assume una gravissima colpevolezza, ma la Chiesa, nei confronti dei coniugi colpevoli divorziati e risposati con una terza persona, oggi deve usare maggiore misericordia che non in passato: come perdona l’omicida veramente pentito, pur essendo nell’impossibilità di ridare la vita al fratello ucciso, così deve perdonare e riammettere ai Sacramenti i coniugi divorziati e veramente pentiti, anche se si trovano nell’impossibilità di ricostruire la loro unità e si sono risposati con un altro uomo o con un’altra donna: uno studio accurato di Giovanni Cereti prova che nei primi secoli la Chiesa, ai cristiani divorziati e risposati, concedeva di continuare a convivere con il nuovo coniuge, se erano veramente pentiti e si sottomettevano ad una adeguata penitenza.
D. D. Matrimonio cristiano in due tempi
Si discute sulla liceità degli atti intimi tra due fidanzati. La discussione però non dovrebbe sussistere in quanto l’atto intimo è segno di espressione dell’amore coniugale totale, esclusivo e definitivo.
Però si deve venire incontro alla situazione difficile in cui si trovano spesso i fidanzati. La soluzione si ha nel matrimonio cristiano in due tempi: quando due fidanzati si sentono pronti al matrimonio ma vi sono dei seri motivi che li obbligano a procrastinare il tempo della celebrazione matrimoniale "coram Ecclesia", si sposino in segreto "coram Deo" scambiandosi il mutuo consenso. Così diventano veramente sposi perché i ministri del Sacramento del matrimonio sono i due cristiani contraenti, e possono compiere l’atto intimo. Evidentemente non appena viene meno la causa scusante debbono celebrare il matrimonio "coram Ecclesia".
E. Contraccezione
L’atto intimo è un meraviglioso dono fatto da Dio ai coniugi. Fondamento dell’atto intimo è l’amore totale esclusivo e definitivo che unisce i due coniugi. Non è vero affermare che l’atto intimo dei coniugi ha due simultanee finalità: la finalità unitiva e la finalità procreativa. È vero – invece – dire che l’atto intimo dei coniugi ha abitualmente un’unica finalità, quella unitiva, e che talvolta a questa finalità aggiunge una seconda finalità, quella procreativa.
Questo dato di fatto ci impone la seguente affermazione: nell’atto intimo dei coniugi deve sempre sussistere la finalità unitiva; la finalità procreativa, invece, per motivi gravi scusanti, si può eliminare imitando in ciò la natura.
Questi gravi motivi scusanti sono presenti quando i due coniugi, in forza della paternità e della maternità responsabili, decidono di non procreare. La particolarità che nell’atto intimo, per giusti motivi, si può eliminare la procreazione, ci fa dedurre quanto segue:
Quando due coniugi responsabilmente decidono di non procreare usino i così detti "metodi naturali" per evitare il concepimento; ma se non è loro possibile servirsi sei suddetti metodi, usino i "metodi contraccettivi artificiali" per salvaguardare gli alti valori unitivi che Dio ha legato all’atto intimo dei coniugi. Non potendo i coniugi conseguire tutto il bene inerente all’atto, scelgono giustamente la parte di bene che sono in grado di raggiungere.
L’atteggiamento intransigente che condanna tout-court i metodi contraccettivi artificiali è un grave errore teologico e storico che ha causato e causa ingiustificabili sofferenze a tante coppie di sposi e crea un gratuito grosso ostacolo alla diffusione del Messaggio Evangelico.
E. E. Assoluzione collettiva
Gesù ha scelto la Chiesa come strumento della sua misericordia affidandole il Sacramento del perdono dei peccati.
"A chi rimetterete i peccati saranno perdonati" (GV 20,23). Il modo di esercitare questa sublime missione di misericordia Gesù non l’ha voluto stabilire ma l’ha lasciato alla discrezione pastorale dalla sua Chiesa. E la Chiesa lo ha capito pienamente: nell’arco della sua storia bimillenaria, infatti, lo ha modificato varie volte: basta pensare alla confessione pubblica dei primi secoli prescritta per i peccati più gravi e alla confessione auricolare inizialmente solo devozionale sorta tra i Monaci irlandesi del sesto secolo, poi ratificata e prescritta per tutti i cristiani dal Concilio di Trento.
Oggi vige ancora l’obbligo della confessione auricolare, ma i cristiani la disertano: questa diserzione, in molti casi è sintomo di condiscendenza verso il peccato, ma è soprattutto uno dei segni dei tempi che interpella la Gerarchia e la sospinge ad interventi profondamente innovativi: certo non è giustificabile l’abolizione della confessione auricolare, dati i benefici spirituali che apporta ai penitenti; la sua pratica, però, bisognerebbe lasciarla abitualmente libera e renderla obbligatoria solo per l’assoluzione di alcuni peccati gravi come l’aborto.
Inoltre si dovrebbe estendere l’uso dell’assoluzione collettiva e conferire valore sacramentale al rito penitenziale all’inizio della Celebrazione Eucaristica. Questo gesto di misericordia favorirebbe la conversione dei cristiani e non il lassismo, perché Gesù per assolvere non esige l’umiliazione dell’accusa dei peccati ma il vero pentimento per le colpe commesse ed il sincero proposito di emendarsene.
Il cristiano in peccato ma di buona volontà e sinceramente pentito delle sue colpe, se potrà ricevere l’assoluzione dei suoi peccati al principio della Messa, sarà invogliato a partecipare alla Celebrazione Eucaristica in modo integrale, si ciberà del Corpo e Sangue di Gesù e sperimenterà in sé l’efficacia della promessa del Salvatore: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, vivrà per sempre" (Gv 6,53-58).
Facilitare l’assoluzione dei peccati e la Comunione Eucaristica è uno dei segni dei tempi che la Gerarchia deve accogliere con gratitudine e docilità allo Spirito.
G. Preti sposati
Senza dubbio uno dei principali segni dei nostri tempi è l’impetuosa ed inarrestabile spinta dello Spirito Santo a che la Chiesa Cattolica riesca a superare l’istintivo sospetto sul sesso, retaggio di una cultura non biblica e non evangelica, ed abolisca la legge canonica che impone ai Preti di Rito Latino l’obbligo del celibato.
L’abolizione del celibato obbligatorio, favorirà l’avvento di una schiera di preti Sposati che con le loro spose e i loro figli saranno modello familiare e stimoleranno efficacemente le famiglie cristiane a comportarsi in modo da essere affascinante immagine della Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, come pure dell’amore che unisce gli Sposi per eccellenza, Gesù e la Chiesa.
LA CHIESA E’ NATA COME CHIESA DOMESTICA
San Paolo nella prima lettera ai Corinzi ci notifica che tutti gli Apostoli, o quasi, erano sposati e che le loro mogli li accompagnavano nei viaggi apostolici: "Non abbiamo anche noi il diritto di portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri Apostoli e i fratelli del Signore e Pietro?" (1 Cor 9,5). Le Lettere Pastorali, come condizione indispensabile all’Ordinazione di un Vescovo-Presbitero, esigevano che il candidato si fosse sposato una volta sola e avesse dimostrato di essere un prudente e buon padre di famiglia: "Chi, infatti, non sa governare la sua casa, come potrà avere cura della Chiesa di Dio?" (1 Tm 3,1-5).
Prima del quarto secolo, non esiste nessuna legge canonica che vieta agli sposati di ricevere il Sacramento del Sacerdozio o che proibisce il matrimonio ai sacerdoti celibi al momento dell’Ordinazione. In via ordinaria Sacerdoti e Vescovi erano sposati; solo qualcuno sceglieva il celibato. I documenti dell’epoca parlano con naturalezza e semplicità delle spose dei vescovi, dei Sacerdoti e dei loro figli. Così, ad esempio, veniamo a sapere che S. Gregorio di Nazianzo, nato nel 319, era figlio di un Vescovo, divenne lui stesso Vescovo ed ereditò da suo padre la Diocesi di Nazianzo.
Storicamente ci risulta che la prima legge ecclesiastica non riguarda il celibato in se stesso ma l’esercizio del sesso da parte dei Vescovi, dei Sacerdoti e dei Diaconi sposati. Essa fu emanata per il clero spagnolo dal Sinodo di Elvira circa l’anno 300-306: "Vescovi, Preti, Diaconi e tutti i Chierici posti al servizio dell’altare, devono astenersi da rapporti con le loro mogli e non è loro lecito mettere al mondo figlioli. Chi si oppone perde la carica" (Can. 33).
Come appare dal testo, il Sinodo proibì al clero sposato di avere rapporti intimi con le proprie mogli perché attribuiva a detti atti una qual certa dose di impurità che rendeva il clero indegno della Celebrazione Eucaristica.
Al di là di ogni altra considerazione, non possiamo esimerci dal rilevare che il Sinodo non poteva emanare la succitata norma perché nessuna legge umana può dichiarare impuro un atto naturale né proibire a dei coniugi legittimamente sposati gli atti intimi che sono propri del matrimonio da Dio istituito. Il Concilio Ecumenico Vaticano II parla degli atti intimi degli sposi in ben altra maniera: "L’amore dei coniugi è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall’esercizio degli atti che sono propri del matrimonio; ne consegue che gli atti con i quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onorabili e degni e, compiuti in modo veramente umano favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi" (Gaudium et Spes n. 49).
Al Concilio Ecumenico di Nicea (anno 325) gli Spagnoli volevano imporre la legge di Elvira a tutta la Chiesa. Il Vescovo Panuzio, però, riuscì a convincere i Padri Conciliari a non seguire l’esempio spagnolo appoggiandosi principalmente su tre argomenti:
A. 1.Non è giusto imporre agli ecclesiastici il giogo del celibato.
B. 2.Il matrimonio è santo e puro.
C. 3.L’eventuale istituzione della legge del celibato è un rischio per la virtù delle mogli abbandonate.
Purtroppo in seguito la Chiesa Latina ripudiò lo spirito del Concilio di Nicea sicché Papa Gregorio VII, nel secolo XI, impose ai vescovi e Sacerdoti sposati di astenersi dagli atti coniugali e di rimandare la propria moglie. A partire del Primo Concilio del Laterano (anno 1129) non furono più ordinati uomini sposati: l’ordinazione fu riservata agli uomini liberi da ogni legame con una donna cioè ai vedovi e ai celibi.
La storia del celibato ecclesiastico pone in risalto molte pecche umane in contraddizione con la legge naturale ed evangelica. Pur lasciando doverosamente ogni giudizio delle persone a Dio, l’unico che scruta i cuori, la Chiesa contemporanea è chiamata a riconoscere con umiltà tali ombre e a riparare il passato assecondando docilmente la voce dello Spirito che le chiede di abolire l’obbligatorietà del celibato del clero: il tempo e il modo per giungere a tale meta improcrastinabile si potrebbe lasciare alla prudenza delle singole Chiese Diocesane: forse è bene che si proceda per legge locale e non per leggi universali, per rispettare i diversi gradi di sensibilità e di maturità.
Se l’impegno per il Regno di Dio esige ancora che parte del clero sia celibe, lo Spirito Santo non farà mancare alla Chiesa i preti celibi: lasciamo a Lui la piena libertà di scelta e a noi l’illimitata fiduciosa sottomissione alle sue scelte; sottomettiamoci con gioia allo Spirito che vuole una moltitudine di preti sposati per la prossima Era di amore e di pace basata sulla santità della famiglia.
Nel passato si è insistito e lavorato per avere un clero celibe per il Regno di Dio. Nel futuro si dovrà insistere e lavorare anche per un clero sposato per il Regno di Dio; la sposa che condivide l’impegno pastorale con lo sposo sacerdote non è un ostacolo ma un aiuto, un complemento. Ci sarà un ministero di coppia con efficacia di incalcolabile portata.
ESPOSIZIONE DI UNA "NUOVA STRATEGIA"
Finché il Papa manterrà l’attuale legge di obbligatorietà del celibato ecclesiastico i Vescovi e i Preti di Rito Latino hanno il diritto divino di sposarsi validamente e lecitamente in segreto: il matrimonio segreto consiste nel consenso matrimoniale reciprocamente espresso dai due contraenti. Il ragionamento teologico in difesa della "Nuova Strategia" è il seguente:
Il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma: "IL magistero della Chiesa non è superiore alla Parola di Dio ma ad essa serve" (Dei Verbum n. 10). Ora la Sacra Scrittura afferma con chiarezza che i vescovi ed i Preti possono sposarsi. "Non abbiamo anche noi il diritto di portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri Apostoli, i fratelli del Signore e Pietro?" (1 Cor 9,5). "I Vescovi siano sposati una volta sola" (1 Tm 3,2; Tito 1,6).
La Gerarchia cattolica non aveva diritto e potere di eliminare questa libertà evangelica e di imporre al clero latino il celibato. La legge celibataria, pertanto, è nulla, invalida ed il clero latino deve riacquistare la sua libertà di scelta anche contro la volontà della stessa Gerarchia.
PRECISAZIONI:
1a. Il matrimonio segreto dei Vescovi Sposati e dei Preti Sposati è un Sacramento perché i ministri del Sacramento del matrimonio sono i battezzati contraenti, e i Vescovi e i Preti che, in coscienza, decidono di sposarsi segretamente, sono scusati dal seguire le norme canoniche perché la Gerarchia vi si oppone ingiustamente.
2a. La strategia esposta non è uno scisma. Difatti i Vescovi Sposati ed i Preti Sposati segretamente sono gelosi della loro qualifica di cattolici. Essi accettano la Chiesa cattolica, riconoscono la sua Gerarchia, rimangono sottomessi ad Essa, eccetto nei punti in cui si stacca dalla volontà di Dio: "Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). I Vescovi Sposati ed i Preti Sposati di Rito Latino sono sottoposti al Papa, ma come Paolo si oppongono a Pietro quando, in coscienza, ritengono che Egli sbaglia.
PRIMA APPENDICE
Fatima: profezia dell’Età Aurea del Cristianesimo
Nel 1917 la Madonna apparve il 13 di ogni mese da Maggio ad Ottobre a tre Pastorelli di Fatima: a Lucia, a Francesco e a Giacinta rispettivamente di 10, 9 e 7 anni. Affidò loro un messaggio che si sarebbe realizzato in parte nell’immediato futuro, in parte presto ed in parte in un futuro più lontano.
La celeste Messaggera cioè preannunziò la prossima fine della Prima Guerra mondiale, il pericolo di una seconda guerra mondiale peggiore della prima se gli uomini non si fossero convertiti, e l’avvento del comunismo bolscevico, fonte di odio, di guerre, persecuzioni alla Chiesa e di immensi disastri.
Fra tante previsioni oscure e terrorizzanti, la Madonna fece brillare una luce di speranza: "Alla fine il mio Cuore immacolato trionferà, la Russia si convertirà e il mondo avrà un periodo di pace". Per sigillare la veridicità delle sue profezie Maria Santissima il 13 Ottobre operò il grande miracolo del sole: nel luogo delle Apparizioni quel giorno si radunò un’immensa folla (70000?). pioveva e faceva freddo. Verso mezzogiorno, Lucia comandò di chiudere gli ombrelli e la folla come per incanto ubbidì. A mezzogiorno in punto, come al solito, comparve la Madonna che si intrattenne amorevolmente con i bambini. Finito il colloquio "la Madonna accomiatandosi dai suoi piccoli amici, aprì le mani nelle quali sembrava imprigionata tutta la luce del sole, Lucia tradusse quel gesto con un grido:
Guardate il sole! La pioggia cessò d’incanto. Le nubi si squarciarono ed apparve il prodigio: tutti videro il sole simile ad un disco d’argento girare vorticosamente su sé stesso, proiettando tutto intorno fasci di luce gialla, verde, rossa, azzurra, viola che coloravano le nubi, gli alberi, le rocce, la terra, la folla abbagliata ed impietrita dallo stupore.
Il sole si fermò, poi riprese la sua rotazione sprizzando fasci incandescenti. Si fermò un’altra volta e ricominciò di nuovo a danzare. Tutti contemplavano in silenzio, percorsi da un brivido. Ad un tratto ebbero la sensazione che il sole si staccasse dal cielo e si precipitasse sul loro capo. Un urlo immenso si levò: Miracolo! Miracolo!
Poi, atterriti, tutti caddero in ginocchio nel fango, recitando con impressionante fervore l’atto di contrizione, mentre migliaia di invocazioni salivano dal profondo dei cuori:: - Mio Dio, misericordia!
Ave, Maria! – Io credo in Dio! – Vergine del Rosario, salvate il Portogallo! – Perdono, pietà!
Il fenomeno solare, distribuito in tre tempi, era durato dieci minuti. Tutti lo videro, credenti ed increduli, ignoranti e dotti, anche liberi pensatori che si erano recati colà con l’intento di sfatare una volta per sempre la fama di Fatima. Ora il cielo è tornato normale. Il sole ha ripreso il suo posto ed il suo splendore. Tutti si alzano trasognati, si toccano gli abiti qualche istante prima intrisi e gocciolanti e li constatano completamente asciutti e ripuliti. Nessuna può avere il minimo dubbio. La Madonna ha mantenuto la sua promessa".
Le profezie della Madonna si sono avverate quasi tutte. A causa dei suoi peccati, però, il mondo contemporaneo non dovrà attraversare indicibili sofferenze prima che si avveri l’ultima profezia di Fatima: "alla fine il mio Cuore immacolato trionferà; la Russia si convertirà ed il mondo avrà un periodo di Pace"? e la Chiesa cattolica non si renderà, in parte, corresponsabile di queste sofferenze se non affronterà seriamente e con umiltà la propria improcrastinabile riforma?
Gli avvenimenti sconvolgenti ed imprevedibili del 1989 che hanno segnato lo sbriciolamento del comunismo, la fine della guerra fredda, e ridata la libertà a tanti Popoli oppressi, sono l’aurora che preannunzia come prossimi (i tempi di Dio, però, non sono i nostri tempi) la conversione della Russia ed il periodo di pace che coinciderà con l’Età Aurea del Cristianesimo. Questa promettente Aurora c’induca a dare finalmente ascolto all’accorato invito di commiato della Madonna: "Gli uomini non offendano più nostro Signore, che è già tanto offeso"!
L’invito materno alla conversione lo assecondi la Chiesa Istituzione: la gerarchia ecclesiastica deve essere sì gelosa custode della Rivelazione, ma deve anche badare a non imporre i suoi pesi, non voluti da Dio e impossibili a portarsi: Anche noi cristiani contemporanei, soprattutto quelli raggiunti dal benessere, dobbiamo accogliere l’invito materno e convertirci collocando al centro della nostra vita Dio e i suoi Comandamenti, e smettendo di sostituire il Creatore con le creature.
Favorire, con una sincera e radicale conversione, il parto della nuova Era in modo che sia il più indolore possibile è la missione della nostra generazione. Voglia, perciò, il Signore far sorgere presto tanti suoi profeti, apostoli di quest’era, e gli uomini del nostro tempo diano ascolto alla loro voce. Amen.
SECONDA APPENDICE
Chi e' don Salvatore Paparo?
Il più piccolo uomo, il più piccolo prete del mondo. Ma "Dio ha scelto quelli che gli uomini considerano ignoranti, per coprire di vergogna i sapienti; ha scelto quelli che gli uomini considerano deboli, per distruggere quelli che si credono forti. Dio ha scelto quelli che nel mondo non hanno importanza e sono disprezzati o considerati come se non esistessero, per distruggere quelli che pensano di valere qualcosa, Così nessuno potrà vantarsi davanti a Dio" (1 Cor 1,27-28).
don Salvatore Paparo e' nato a Cesarò in provincia di Messina, il 14 agosto del 1929. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte, provincia di Catania, all’età di 10 anni, senti' subito l’attrazione alla vita sacerdotale. Vi frequento' i tre anni della Scuola Media, quindi si trasferi' al Seminario Maggiore di Catania dove rimase per due anni. Affascinato dalle Missioni, l’8 Dicembre del 1945 fu' ammesso allo Studentato dei Padri Maristi, collocato in Cavagnolo, provincia di Torino. Le vie di Dio, però, erano altre. Nel Maggio del 1946 cadde gravemente ammalato: era agli estremi. Una sera i due medici curanti, dopo un breve consulto, dissero, senza mezzi termini, al Superiore: "Non passerà la notte". Lui invece guari' improvvisamente. Immerso in Dio, luce-calore estasiante, gli fu comunicato quanto segue:
"L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come suo unico Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile strumento".
Da quel momento l’Età Aurea del Cristianesimo domina la sua esistenza. Ne parlo' con il Direttore spirituale e con i superiori. Essi evidentemente gli consigliarono di procedere nei suoi studi fino all’ordinazione. "Noi, mi dissero, non ostacoleremo la volontà di Dio". Fu' ordinato Sacerdote il 21.2.1954. nel 1959, con la benedizione dei superiori, lascio' la Società di Maria e venne accolto nella diocesi di Ivrea, provincia di Torino.
L’Opera "CENACOLO FAMILIARE" prese la sua completa fisionomia nel 1967. In un corso di Esercizi Spirituali, passato in una ineffabile continua estasi. La misericordia divina gli rivelò che Dio è Amore e che in quanto Amore non è solitario ma una Famiglia felicissima composta da tre Persone: da Dio Padre, da Dio Figlio, da Dio Spirito Santo. Gli rivelò anche che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza e lo creò Famiglia.
"L’Età Aurea del Cristianesimo, concluse la rivelazione, sarà anche l’Età Aurea della Famiglia. L’obbligatorietà del celibato sacerdotale sarà abolita e le famiglie dei Vescovi Sposati e dei Presti Sposati saranno fari luminosi per le altre famiglie cristiane".
Dopo varie vicende siamo giunti al passo decisivo:
La Famiglia Trinitaria vuole che tutto il clero italiano venga a conoscenza dell’Opera "CENACOLO FAMILIARE" perché i chiamati ne facciano parte e ne diventino apostoli e profeti, e qui dobbiamo fare un’importantissima riflessione:
"La Chiesa è fondata sul fondamento degli
Apostoli e dei Profeti" (Ef 2,20)
La Chiesa Cattolica ha sviluppato in modo esagerato il ministero di Pietro nel Papato, ponendo in ombra gli altri Apostoli e quindi i Vescovi loro I Successori, e lottando contro i suoi Profeti. Ora è giunto il momento dei Profeti. I Profeti del "CENACOLO FAMILIARE" si sentono investiti di una missione particolare: proporre alla Chiesa Cattolica delle riforme urgenti perché nel suo volto brilli il volto del suo Sposo Gesù. Si supplica, pertanto, la Chiesa Cattolica a voler fare proprie le riforme dei Profeti del Cenacolo Familiare.
Per iniziare, i Profeti del Cenacolo Familiare alla Chiesa Cattolica, di cui si ritengono figli a pieno titolo, propongono le riforme esposte in questo Documento. Ossia: la Riforma del Papato; l’accettazione del primato della coscienza individuale; la opzionalità del celibato ecclesiastico; il matrimonio cristiano in due tempi; l’ammissione dei divorziati risposati, sinceramente pentiti, ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia; la liceità della contraccezione; l’ampio uso della assoluzione collettiva conferendo in modo particolare valore sacramentale al rito penitenziale posto all’inizio della S. Messa.
Queste riforme insieme ad altre che si riterranno opportune o necessarie oltre ad avere un valore in sé stesse assumono un potente stimolo per le altre Chiese Cristiane favorendo così il cammino, voluto dallo Spirito Santo, dell’Ecumenismo fino a giungere all’unità della Chiesa universale. Giunti all’unità dei cristiani i non cristiani, affascinati dalla vita dei discepoli del Signore, si convertiranno a Gesù. Allora si realizzeranno le profezie evangeliche: "Saranno un solo gregge sotto un solo Pastore" (Gv 10,16). "Padre, che siano una sola cosa come io e tu siamo una cosa sola. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (Gv 17, 20-23).
A questo punto io, Salvatore Paparo, come umile strumento per la realizzazione del Cenacolo Familiare, mi rivolgo a voi. Vogliate accettare il Cenacolo familiare – di cui sono pronto a fornirvi tutte le informazioni possibili – siate suoi membri e Profeti, cercate di attuarlo in mezzo alle vostre Comunità cristiane.
La Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito santo voglia benedire e rendere Profeti dell’Opera "CENACOLO FAMILIARE" tutti coloro che verranno a conoscenza di questo Documento.
PREGHIERA – O Maria, Madre della Grazia e delle grazie, esaudisci la nostra umile, fiduciosa, filiale supplica: intercedi presso Dio l’avvento della seconda Pentecoste che realizzerà L’Età Aurea del Cristianesimo, l’era della famiglia creata ad immagine e somiglianza della Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, e redenta con la morte-risurrezione dell tuo Gesù, Sposo della Chiesa.
Affretta l’era dell’amore e della pace in cui gli uomini non si combatteranno più, non si eserciteranno più nell’arte della guerra, trasformeranno le armi in strumenti di benessere e utilizzeranno le immense ricchezze del creato per debellare la fame, le malattie, le disuguaglianze sociali.
O Madre, convinci il Papa della singolare missione che, per la prossima era della famiglia, hanno da Dio ricevuto le famiglie dei vescovi Sposati e dei Preti Sposati e fa’ che renda opzionale il celibato sacerdotale. Amen.
11 ott 2009
OPERACEFA - PRIMA STESURA
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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