I M M A C O L A T A C O N C E Z I O N E
L’8 di dicembre ricorda un fatto storico di inestimabile valore per tutta l’umanità.
Ci riesce difficile immaginare in tutta la sua portata, il solenne momento in cui, duemila anni fa, una donna timorata di Dio, di nome Anna, ricolma di allegrezza, si rivolse a Gioacchino, suo santo sposo, e gli disse:
“GIOACCHINO, HO DA COMUNICARTI UNA LIETA NOTIZIA:
ACCANTO AL MIO CUORE BATTE UNA NUOVA VITA: SONO
MAMMA”.
Non sappiamo se Sant’Anna, in quel momento, abbia ricevuto da Dio la rivelazione sulla grandezza della sua neo-concepita bambina; ma di certo quella fortunata santa donna avrebbe potuto, un verità, parlare così:
“GIOACCHINO, HO CONCEPITO MARIA, E L’HO CONCEPITA IMMACOLATA
PERCHE’ SARA’ LA MAMMA DEL MESSIA ATTESO. IO LA VEDO GIA’ LA NOSTRA
SANTISSIMA FIGLIOLA, IN GINOCCHIO, PRESSO LA MAGIATOIA DI UNA STALLA
DI BETLEM, DOVE GIACE, AVVOLTO IN UMILI FASCE, IL SUO DIVINO FIGLIOLO
GESU’”
Fissiamo la nostra attenzione sulle parole:
“HO CONCEPITO MARIA, E L’HO COCEPITA IMMACOLATA”
Il concepimento immacolato di Maria e la sua conseguente santità risaltano meglio se li consideriamo confrontandoli con la nostra triplice miseria che ci proviene dal peccato originale, dal peccato personale edallo stato di peccato.
Noi siamo miseri perché siamo stati concepiti nel peccato originale: il peccato originale è una misteriosa colpa che abbiamo ereditato dai nostri progenitori; ed è anche un’inclinazione verso il male: ci sentiamo, infatti, inclinati a cercare la nostra soddisfazione in modo disordinato; ci sentiamo inclinati a fare ciò che dispiace a Dio e al nostro prossimo.
In secondo luogo noi siamo miseri perché spesso siamo vittime del nostro peccato personale: l’inclinazione al male di cui abbiamo parlato non è ancora peccato; diventa peccato nel momento in cui acconsentiamo ad essa: così, ad esempio, non è peccato sentirsi inclinato a vendicarsi per un torto ricevuto, ma il vendicarsi di fatto.
In terzo luogo noi siamo miseri perchè corriamo il rschio di vivere in uno stato di peccato: chi commette uno o più peccati e non se ne pente, perdura nei suoi peccati, vive in uno stato abituale di peccato così come colui che diventa povero e non si cura di risollevarsi dalla sua povertà, perdura nella povertà, vive in uno stato abituale di povertà.
Dunque noi siamo miseri perché siamo stati concepiti nel peccato orginale e siamo inclinati al male; noi siamo miseri perché spesso abbiamo peccato; siamo miseri perché corriamo il rischio di vivivere in uno stato di peccato.
Ebbene Maria Santissima con il singolare privilegio DELLA SUA IMMACOLATA CONCEZIONE è tutta l’opposto di noi: fu preservata dal peccato orginale e dalle sue conseguenze: quindi fu esente dalla colpa che noi abbiamo ereditato con il comcepimento; fu esente dall’inclinazione al male; visse sempre santamente compiendo in ogni momento della sua vita la volontà del Padre Celeste.
Se siamo consapevoli della nostra pochezza morale, dinanzi alla luce abbagliante della santità di Maria Santissima, possiamo essere indotti allo scoraggiamento. Ma non dobbiamo scoraggiarci perché Maria Santissima è la nostra mamma e ci ha dato un fratello straordinario, ci ha dato Gesù che è nato per salvarci. Per salvarci Gesù ci chiede una sola cosa: pentirci sinceramente dei nostri peccati. Se ci pentiamo sinceramente dei nostri peccati, Gesù sarà la nostra forza, ci farà vincere la nostra miseria e ci renderà sempre più simili alla bellezza morale di Maria Santissima, L’IMMACOLATA CONCEZIONE.
Sac. Salvatore Paparo
NOTA
SO BENISSIMO CHE MOLTI STUDIOSI MODERNI RIFIUTANO L’ESPOSIZIONE DA ME FATTA.
ESSI PERO’ NON POSSONO ASSOLUTAMENTE NEGARE ALCUNE VERITA’ FONDAMENTALI
RIVELATE DA DIO:
DIO AMORE CI HA CREATI PER LA VITA E PER LA FELICITA’
NOI UOMINI CON IL PECCATO CI SIAMO SUICIDATI E RESI INFELICI
GESU’, IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO PADRE FATTOSI UOMO, CON LA SUA PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE CI HA RIDONATO LA VITA E LA FELICITA’.
12 ott 2009
FESTA SS. IMMACOLATA
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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