Lettera aperta a Sua Santità Benedetto XVI
del sacerdote Salvatore Paparo, parroco di Cintano,
diocesi di Ivrea, provincia di Torino.
Sono nato il 14 Agosto 1929 a Cesarò (Me). Ordinato sacerdote il 21 Febbraio 1954 posso testimoniare dinanzi a Dio di aver sempre lavorato perché il mondo intero riconosca che Gesù è l’unico Salvatore, Nome al di fuori del Quale non c’è salvezza.
Con tutte le Chiese Cristiane contemporanee mi domando perché dopo duemila anni di Cristianesimo non si è ancora avverata la profezia di Gesù: “ HO ALTRE PECORELLE CHE NON SONO IN QUESTO RECINTO. ANCHE DI QUELLE DEVO DIVENTARE PASTORE. UDRANNO LA MIA VOCE E DIVENTERANNO UN UNICO GREGGE CON UN SOLO PASTORE “ (Gv. 10,16). Le cause per cui Gesù ancora non regna su tutte le Nazioni sono molteplici; ma la principale è che noi Cristiani lungo la storia bimillenaria del Cristianesimo non siamo stati SUFFICIENTEMENTE TESTIMONI DELL’AMORE, ostacolando così l’attuazione della preghiera di Gesù fatta durante l’Ultima Cena nel Cenacolo: “ Fa’ che siano tutti una sola cosa come Tu, o Padre, sei in Me ed Io sono in Te, anch’essi ( i Cristiani) siano una sola cosa in Noi. COSI’ IL MONDO CREDERA’ CHE TU MI HAI MANDATO “ ( Gv. 17, 20-23 ).
Santità, l’esistenza delle tante Chiese Cristiane di oggi ci obbliga a lavorare intensamente perché l’ECUMENISMO, VOLUTO DALLO SPIRITO SANTO, giunga alla ricostituzione dell’Unica Chiesa di Gesù : tutte le Chiese Cristiane, compresa evidentemente la Chiesa Cattolica, debbono porsi in stato di umile, sincera conversione, e di improcrastinabile Riforma, allo scopo di valutare ciò che hanno conservato in fedeltà al “DEPOSITO RIVELATO “ PER CONFERMARLO, e allo scopo di riconoscere gli errori in cui sono incorse PER RIGETTARLI.
In questo sforzo di Conversione e di Riforma non dobbiamo sottovalutare il fatto che ogni Chiesa Cristiana ha una sua secolare storia per cui è necessario non pretendere L’UNIFORMISMO, ma rispettare le diversità legittime acquisite che sono arricchimento dell’Unica Chiesa di Gesù.
E qui desidero sottolineare che per l’Evangelizzazione del nostro mondo contemporaneo è indispensabile tornare allo spirito pastorale del Papa Giovanni XXIII : in Lui era forte la dimensione del “PADRE” e “PASTORE” per cui distingueva TRA PECCATO E PECCATORE, TRA ERRORE ED ERRANTE, e preferiva la medicina della misericordia al frustino, alla condanna, al castigo. E’ alla luce di questa osservazione che mi permetto di proporre a Lei, Santità, alla Gerarchia Cattolica e alla Comunità dei Fedeli Cattolici, alcuni punti caldi che debbono essere risolti secondo il Messaggio Evangelico della MISERICORDIA:
1. INDISSOLUBILITA’ DEL MATRIMONIO.
Senza dubbio, secondo la volontà di Dio, il matrimonio è indissolubile. La sua indissolubilità deriva dal fatto che il matrimonio è un patto d’amore reciproco DEFINITIVO tra un uomo ed una donna. Però mi sembra che la Chiesa Contemporanea debba riflettere accuratamente sulla indissolubilità del matrimonio non per mettere in discussione la sua validità, ma PER APPROFONDIRE LA SUA NATURA. Io, pertanto, con umiltà, espongo il frutto delle mie riflessioni perché la Chiesa lo valuti alla luce di Dio.
L’indissolubilità del matrimonio è fondata sull’amore reciproco dei coniugi come sull’amore reciproco è fondata l’indissolubilità delle Tre Persone Divine e l’indissolubilità del matrimonio tra Gesù, lo Sposo della Chiesa, e la Chiesa, la Sposa di Gesù. Se, per impossibile, le Tre Persone Divine cessassero di amarsi, si spezzerebbe la loro unità e si dissolverebbe lo stesso Dio; se, per impossibile, Gesù non amasse più la Chiesa e la Chiesa non amasse più Gesù, Gesù e la Chiesa romperebbero la loro unità sponsale. Ciò che non è possibile nella Trinità Divina e in Gesù e la Chiesa, si può, invece, verificare, e spesso si verifica, tra i coniugi cristiani e non cristiani. Come l’esperienza ci attesta, avviene che dei coniugi dissolvano IRRIMEDIABILMENTE il loro matrimonio per colpa di uno solo o di entrambi. Ciò ci induce ad affermare che l’indissolubilità del matrimonio E’ DI ORDINE MORALE E NON FISICO. OSSIA: I CONIUGI, PUR ESSENDO TENUTI IN COSCIENZA A RIMANERE UNITI, HANNO LA TRISTE COLPEVOLE POSSIBILITA’ DI ROMPERE IL LORO MATRIMONIO.
Alla medesima conclusione ci porta la riflessione sulla natura DEI PRECETTI NEGATIVI: Dio ordina all’uomo di NON compiere un determinato atto perché l’uomo è in grado di compierlo, BENCHE’ COLPEVOLMENTE. Se l’uomo non avesse la possibilità di compiere un determinato atto PECCAMINOSO , Dio non glielo vieterebbe: così non gli vieterebbe di rubare, se l’uomo non potesse rubare. Allo stesso modo Gesù non avrebbe imposto agli sposi il precetto: “ L’UOMO NON DIVIDA CIO’ CHE DIO HA UNITO” (Mt. 19,6), se i coniugi non potessero separarsi.
Una conseguenza pratica molto importante è che i coniugi che colpevolmente si dividono restano due persone distinte LIBERE; quindi sono nella possibilità fisica di fare una nuova esperienza matrimoniale. I tanti coniugi cristiani divorziati e risposati ci inducono a credere che DIO NELLA SUA MISERICORDIA PERMETTA LORO LE SECONDE NOZZE. Pertanto sembra PASTORALMENTE SAGGIO che la Chiesa nei confronti dei coniugi colpevoli divorziati e risposati con una terza persona, oggi debba usare maggiore misericordia che non in passato. Come perdona l’omicida veramente pentito pur essendo nell’impossibilità di ridare la vita al fratello ucciso, così’ voglia la Chiesa perdonare ed ammettere ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia i coniugi divorziati, se veramente pentiti, anche se si trovano nell’impossibilità di ricostituire la loro unità e si sono sposati con un altro uomo o con un’altra donna.
UNO STUDIO ACCURATO DI GIOVANNI CERETI PROVA CHE NEI PRIMI SECOLI LA CHIESA, AI DIVORZIATI E RISPOSATI, CONCEDEVA DI CONTINUARE A VIVERE CON IL NUOVO CONIUGE, SE ERANO VERAMENTE PENTITI E SI SOTTOMETTEVANO AD UNA ADEGUATA PENITENZA.
2. MATRIMONIO – SESSO.
Dio creò l’uomo e la donna perché nel loro reciproco amore TOTALE, ESCLUSIVO E DEFINITIVO divenissero marito e moglie e così costituissero la famiglia. Quindi l’uomo e la donna diventano marito e moglie se si scambiano un amore:
TOTALE : “ Io, mia moglie, dono TUTTO me stesso a te “
“ Io, mio marito, dono TUTTA me stessa a te “
ESCLUSIVO : “ Io, mia moglie, dono tutto me stesso SOLO a te “.
“ Io, mio marito, dono tutta me stessa SOLO a te “.
DEFINITIVO : “ Io, mia moglie, dono tutto me stesso a te PER SEMPRE “.
“ Io, mio marito, dono tutta me stessa a te PER SEMPRE “.
Le tre caratteristiche dell’amore reciproco totale, esclusivo e definitivo debbono coesistere SIMULTANEAMENTE perché si verifichi un VERO matrimonio. Se manca anche una sola delle tre suddette caratteristiche il matrimonio NON ESISTE, E’ NULLO.
L’atto intimo E’ PROPRIO degli sposi perché esso è l’espressione del triplice suddetto amore. Quindi l’uomo può esercitare il sesso solo con la propria moglie; la donna può esercitare il sesso solo con il proprio marito. Di fronte a questa realtà AI NON SPOSATI sorge la difficoltà di conservare la propria castità. Dio però viene incontro alla debolezza umana : chi non è sposato ha l’obbligo di non esercitare il sesso. Però sappiamo che il corpo umano è stato corrotto dal peccato; in esso resta un potentissimo impulso verso l’orgasmo. Come risolvere il problema secondo Dio? E’ casto colui che fa tutto il possibile per evitare il piacere genitale. Ma se malgrado la sua buona volontà e i suoi sinceri sforzi non vi riesce, dobbiamo affermare che l’eventuale ricerca dell’orgasmo è dovuta all’impulso invincibile degli ormoni, per cui L’INDIVIDUO E’ SCUSATO DAL PECCATO: INFATTI NON SI PUO’ ESSERE OBBLIGATI AL PECCATO: chi non vuole l’orgasmo ma dalla natura corrotta è violentemente necessitato ad esso, non pecca SOGGETTIVAMENTE, pur restando l’atto un DISORDINE OGGETTIVO.
Santità, da quanto ho espresso sopra, deduco che PASTORALMENTE la Chiesa debba usare molta comprensione riguardo al comportamento sessuale delle singole persone.
3. OMOSESSUALITA’.
Senza dubbio la famiglia, creata a sua immagine e somiglianza DALLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO, è fondata sul matrimonio che trae la sua origine e la sua stabilità dall’amore TOTALE, ESCLUSIVO E DEFINTIVO che si scambiano UN UOMO ED UNA DONNA. Nella realtà umana però costatiamo anche la CONVIVENZA, NON IL MATRIMONIO, OMOSESSSUALE ; ossia LA CONVIVENZA DI DUE UOMINI O DI DUE DONNE. Detta convivenza, oggettivamente, è contro la volontà di Dio; ma gli omosessuali la giustificano e si credono nella linea della volontà di Dio. Io, Santità, penso che la Chiesa debba trattare gli omosessuali con il cuore misericordioso di Dio; debba cioè RISPETTARE IL PRIMATO DELLA LORO COSCIENZA INDIVIDUALE. La coscienza CERTA, infatti, anche se ERRONEA OBBLIGA SEMPRE: “ TUTTO QUELLO CHE E’ IN CONTRASTO CON LA CONVINZIONE DELLA COSCIENZA E’ PECCATO “ (Rom. 14,33).
Anche Lei, Santità, a proposito nel 1966 si espresse in termini inequivocabili: “ LA COSCIENZA E’ IL TRIBUNALE SUPREMO ED ULTIMO DELLA PERSONA UMANA, ANCHE AL DI SOPRA DELLA CHIESA UFFICIALE; ED E’ AD ESSA CHE DOBBIAMO UBBIDIRE”.
L’ ATTEGGIAMENTO PASTORALE MISERICORDIOSO DELLA CHIESA permetterà agli omosessuali l’esercizio di tutta la vita ecclesiale, COMPRESA LA PARTECIPAZIONE AL BANCHETTO EUCARISTICO.
Evidentemente però gli omosessuali come gli eterosessuali sono tenuti alla castità. L’eterosessuale può esercitare il sesso solo con la propria moglie o il proprio marito; l’omosessuale può esercitare il sesso solo con l’uomo o la donna che sceglie come compagno o come compagna con un amore totale, esclusivo e definitivo come avviene nel matrimonio tra gli eterosessuali.
Nel giorno in cui tutta la Chiesa: Papa, Vescovi, Sacerdoti, Fedeli riconosceranno e rispetteranno il PRIMATO DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE, si registrerà UN CAMBIAMENTO EPOCALE ricco di inestimabili frutti nella osservanza della carità fraterna. Allora assumeranno valore in tutta la loro pienezza gli ordini di Gesù:
“ NON GIUDICATE E DIO NON VI GIUDICHERA’ “ (Lc.6,17).
“ NON CONDANNATE GLI ALTRI E DIO NON VI CONDANNERA’ “ (Lc.6,17)
“ SIATE MISERICORDIOSI E TROVERETE MISERICORDIA “ (Mt. 5,7 ).
Certo la Chiesa ed in modo particolare la Gerarchia dovrà continuare a conservare integro il DEPOSITO RIVELATO, dovrà continuare a predicare in tutta la sua interezza la Verità RIVELATA, ma dinanzi alle persone singole si asterrà da ogni giudizio e da ogni condanna: “ COLUI CHE GIUDICA E’ SOLO IL SIGNORE “ ( 1Cor. 4,4 ).
Una conseguenza pratica sarà che la Gerarchia rispetterà la ricerca teologica e si asterrà dalle tanto odiose condanne dei Teologi più avanzati. Anche le relazioni ordinarie delle singole persone saranno improntate al massimo rispetto reciproco.
SANTITA’. COME FIGLIO DELLA CHIESA LE HO ESPOSTO LE MIE CONVINZIONI LA CUI ATTUAZIONE PRATICA REPUTO UTILISSIMA PER L’EVANGELIZZAZIONE DEL NOSTRO MONDO CONTEMPORANEO. PERO’ NON LE ASSOLUTIZZO E LE RIMETTO AL GIUDIZIO SUO E DI TUTTA LA COMUNITA’ ECCLESIALE PERCHE’, ATTRAVERSO UN DIALOGO VERAMENTE LIBERO E FRATERNO, CON L’ASSISTENZA DELLO SPIRITO SANTO, SI GIUNGA ALLA VERITA’ E AL GIUSTO ATTEGGIAMENTO PASTORALE.
Le chiedo la Sua Apostolica Benedizione.
Sac. Salvatore Paparo
Parroco di
10080 CINTANO To
11 ott 2009
LETTERA APERTA A BENEDETTO XVI
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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