"E NOI ABBIAMO CREDUTO ALL'AMORE " (Gv. 14,16)
Sac. Salvatore Paparo
OPERA CENACOLO FAMILIARE
CAPITOLO
PRIMO
ETA' AUREA DEL CRISTIANESIMO
L'Opera Cenacolo Familiare è nata in embrione nel Maggio 1946 nel silenzio di un Seminario del Piemonte. D'allora è iniziata l'odissea della sua storia. Oggi può mostrare il suo vero volto come profezia del prossimo avvenire della Chiesa. A base di tutto si pone L'ETA' AUREA DEL CRISTIANESIMO che è imminente pur considerando che i tempi di Dio non sono i nostri.
Allora il mondo intero:
A. RICONOSCERA' GESU' COME SUO UNICO SALVATORE E SI CONVERTIRA' A LUI.
B. VIVRA', IN MODO STRAORDINARIO, UN'ERA
DI PACE E DI BENESSERE MESSIANICI.
1A
NELL'ETA' AUREA DEL CRISTIANESIMO IL MONDO INTERO RICONOSCERA' GESU' COME SUO UNICO SALVATORE, SI CONVERTIRA' A LUI E FARA' PARTE DELL'UNICA CHIESA.
Questa certezza ci proviene dalla Sacra Scrittura. Fra i numerosi testi scegliamo i più significativi.
1. " Dice il Signore: Questo è il mio Servo (Gesù) ... l'ho riempito del mio Spirito perché diffonda la mia legge FRA TUTTI I POPOLI. Egli farà conoscere la Legge vera. Non perderà né la speranza, nè il coraggio FINCHE' NON AVRA' STABILITO LA MIA LEGGE SULLA TERRA.. Dio, il Signore dice al suo servo:
"Io ti ho formato e per mezzo tuo farò un'alleanza CON TUTTI I POPOLI E PORTERO' LA LUCE A TUTTE LE NAZIONI" (Is. 42,1-7)
2." Il Signore regnerà su tutta la terra, tutti onoreranno e riconosceranno Lui, come Dio (Zac.14,9)
3." Tutti i popoli della terra si convertiranno e saranno veramente fedeli al Signore" (Tobia 14,6).
4.11 Signore dice : verrà il tempo in cui radunerò gli uomini di tutti i popoli e di tutte le nazioni, nonostante i loro pensieri e le loro azioni. Così mostrerò loro la mia gloria " (Is. 66,18). NON CI SFUGGA CHE LA CONVERSIONE DEL MONDO INTERO A GESU' E' OPERA DELLA MISERCORDIA DI DIO:
ESSA AVVERRA' NONOSTANTE I PENSIERI E LE AZIONI DEGLI UOMINI.
5. .. (Gesù ) se una canna è incrinata non la spezzerà, se una lampada è debole non la spegnerà. Farà così, fino a quando avrà fatto trionfare la sua Giustizia; ed Egli sarà per tutti i popoli una speranza " (Mt.28,18-21).
6. "A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Perciò andate, FATE DIVENIRE MIEI DISCEPOLI TUTTI GLI UOMINI DEL MONDO" (Mt. 28,18-20).
7. L azione visibile della Chiesa, sostenuta dall'azione continua e invisibile di Gesù "SARO' CON VOI FINO ALLA FINE DEL MONDO" avrà esito felice: "QUANDO SARÒ INNALZATO DA TERRA ATTIRERO' A ME TUTTI GLI UOMINI "(Gv.12,32-33).
8. " Ho anche altre pecore che non sono in questo recinto.
Anche di quelle devo diventare Pastore. UDRANNO LA MIA
VOCE E DIVENTERANNO UN UNICO GREGGE CON UN
UNICO PASTORE" (Gv. 10,16).
9. Il mondo intero si convertirà a Gesù SOLO QUANDO i cristiani, superate le loro scandalose divisioni, TORNERANNO ALL'UNITA' ." Fa' che siano tutti una sola cosa come Tu, o Padre, sei in me ed Io sono in Te, anch'essi (i cristiani) siano una sola cosa in noi. COSÌ IL MONDO CREDERÀ CHE TU MI HAI MANDATO" (Gv. 17,20-23
Certamente Dio Padre ha esaudito Gesù perché la sua preghiera è SEMPRE EFFICACE. "Allora spostarono la pietra. Gesù alzò lo sguardo al Cielo e disse: - Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato. LO SAPEVO CHE MI ASCOLTI SEMPRE. Ma ho parlato così per la gente che sta qui attorno perché credano che Tu mi hai mandato - (Gv. 11, 41-42).
10.ANCHE GLI EBREI FINALMENTE SI CONVERTIRANNO
A GESU' E RICONOSCERANNO IN LUI ILMESSIA ATTESO: "Gli Ebrei hanno inciampato. Ma io mi domando:
la loro rovina è definitiva? No di certo. La loro caduta ha favorito la salvezza degli altri popoli, e questo è avvenuto per spingere gli Ebrei alla gelosia. Se la loro caduta ha già arricchito il mondo e il loro fallimento ha avvantaggiato gli altri popoli, QUALE MAGGIORE BENEFICIO SI AVRA' QUANDO TUTTI LORO ACCETTERANNO IL CRISTO? (Rm. 11-12).
Gli Ebrei si convertiranno a Gesù solo dopo la conversione a
Gesù di tutto il mondo: "Fratelli, io voglio farvi conoscere il
misterioso disegno di Dio, perché non diventiate presuntuosi:
UNA PARTE DI ISRAELE CONTINUERA' NELLA SUA
OSTINAZIONE FINO A CHE TUTTI GLI ALTRI POPOLI
NON SARANNO GIUNTI ALLA SALVEZZA (Rm. 11,25 -
32).
11.A proposito dell'Età Aurea del Cristianesimo in cui Gesù sarà riconosciuto ed accettato come unico Salvatore da tutto il mondo, merita un'accentuazione particolare quanto afferma l'Apocalisse.
Essa sotto forma di impressionanti difficili simbolismi pone in risalto gli inauditi, terrificanti e sanguinari sforzi di Satana e degli uomini suoi simili ed alleati per vincere Gesù e la sua Chiesa. In un periodo della storia umana, però, Gesù interverrà in modo straordinario e renderà del tutto inefficace l'azione demoniaca PER MILLE ANNI = ( PER UNA LUNGHISSIMA EPOCA GLI UOMINI SI DIMOSTRERANNO DOCILI DISCEPOLI DI GESÙ E DEL SUO MESSAGGIO EVANGELICO).
Dopo quest'Era ineffabile, Satana riuscirà nuovamente a pervertire gli uomini, ma ben presto seguirà la fine del mondo attuale, il Giudizio Universale e la definitiva ed eterna separazione tra i cittadini del Cielo e i dannati.
Il testo sacro si esprime così:
"Poi vidi scendere dal cielo un angelo che teneva in mano la chiave del mondo sotterraneo e una lunga catena. L'angelo afferrò il drago, il serpente antico cioè Satana il Diavolo. E LO INCATENO' PER MILLE ANNI, lo gettò nel mondo sotterraneo, ne chiuse l'entrata e la sigillò sopra di lui. COSÌ
IL DRAGO NON AVREBBE PIÙ INGANNATO NESSUNO
PER MILLE ANNI. ALLA FINE DEI MILLE ANNI PERÒ,
DEVE ESSERE SCIOLTO PER UN PO' DI TEMPO...
QUANDO SARANNO TRASCORSI I MILLE ANNI, SATANA SARA' LIBERATO DALLA SUA PRIGIONE E ANDRA' A CONVINCERE GOG E MAGOG E TUTTI I POPOLI DEL MONDO numerosi come la sabbia del mare, e li radunerà per la guerra. Eccoli, dilagano su tutta la terra e assediano il campo di quelli che appartengono al Signore, la città che Egli ama. Ma giù dal cielo venne un fuoco che li divorò, e il Diavolo che li ingannava fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo dove c'erano già il mostro e il falso profeta. Lì saranno tormentati notte e giorno per sempre" (Ap. 20,1-10).
Gli uomini che dopo l'Età Aurea del Cristianesimo si
pervertiranno saranno numerosi: ALLORA SI REALIZZERA' LA PROFEZIA DI GESÙ: - QUANDO IL
FIGLIO DELL'UOMO RITORNERÀ SULLA TERRA VI
TROVERA' ANCORA FEDE?" (Lc.18,8).
).
1B
NELL'ETA' AUREA DEL CRISTIANESIMO TUTTA
L'UMANITA' VIVRA' IN MODO STRAORDINARIO
UN'ERA DI PACE E DI BENESSERE MESSIANICI.
Quando Dio assume un uomo a suo Profeta, lo ispira in modo che gli uomini contemporanei al profeta possano comprendere il messaggio divino, anche se parzialmente e in modo imperfetto. E poiché al tempo biblico si viveva in un mondo agricolo e pastorizio e si combatteva con archi, scudi, lance e spade, il linguaggio dei profeti vi si adeguò. Noi, però, per intendere il pensiero di Dio dobbiamo adattare i testi biblici alla nostra cultura e soprattutto pensare alle armi con cui oggi si combattono o è possibile combattere le guerre: carri armati,apparecchi, bombe atomiche... Senza questo adattamento non riusciamo a percepire il sublime preannuncio della Pace e del Benessere messianici.
a. PACE UNIVERSALE MESSIANICA
1. " (I popoli) trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra di loro e cesseranno di prepararsi alla guerra" (Is. 2,1-5)
2. "E' NATO UN BAMBINO PER NOI... SARA' CHIAMATO PRINCIPE DELLA PACE. Diventerà sempre più potente ED ASSICURERA' UNA PACE CONTINUA" (Is. 9,5-6).
3. "Spezzerò l'arco e la spada, eliminerò la guerra da questa terra. Farò vivere il mio popolo nella pace" (Os. 2,19-20).
4. "Trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra di loro e cesseranno di prepararsi alla guerra. Ognuno vivrà in pace" (Mic. 44,3-4).
5. "Il nuovo Capo ( Gesù ) guiderà con fermezza il popolo... il
popolo vivrà sicuro perché Egli manifesterà la sua grandezza
fino ALL'ESTREMITÀ DELLA TERRA E PORTERA' PACE
" (Mic.S,1-3).
6. "(Gesù ) RISTABILERA' LA PACE TRA LE NAZIONI e regnerà da mare a mare, dal fiume Eufrate fino ai confini della terra" (Zac. 4,3-4).
7. "Guardate che cosa ha compiuto il Signore, quali prodigi ha fatto sulla terra! IN TUTTO IL MODO PONE FINE ALLE GUERRE" (SaI. 46, 9-11).
8. Finalmente si realizzerà la profezia della PACE UNIVERSALE MESSIANICA annunziata e cantata dagli angeli sulla grotta di Betlem : "GLORIA A DIO IN CIELO, E PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE DIO AMA" (Lc. 2,14)
b. BENESSERE UNIVERSALE MESSIANICO.
La pace universale messianica, frutto dell'amore per Dio e per il prossimo, recherà immensi benefici a tutti, si rispetterà la natura, si favorirà lo sviluppo di tutti gli uomini, i soldi finora sprecati per la costruzione delle armi saranno investiti per debellare la fame, le malattie, le disuguaglianze sociali. IN CONSEGUENZA LA VITA UMANA SARA' LONGEVA E FELICE : "Il Signore dice: - le sofferenze del passato saranno dimenticate ,svaniranno dinanzi ai miei occhi. Io sto per creare un nuovo cielo ed una nuova terra. Non si ricorderà più il passato, non ci si penserà più. Gioite ed esultate per quello che creerò: una Gerusalemme entusiasta e un popolo pieno di gioia. Mi rallegrerò per Gerusalemme e gioirò per il mio popolo e non si sentirà più in essa pianti o grida di dolore. NON MORRANNO PIU' NEONATI E GLI ADULTI AVRANNO UNA LUNGA VECCHIAIA. MORIRA' GIOVANE CHI MORIRA' A CENT'ANNI. SE UNO NON ARRIVERA' A CENT'ANNI VORRA' DIRE CHE IO L'HO PUNITO... Il mio popolo vivrà a lungo come un albero secolare, i miei fedeli si godranno il frutto del loro lavoro. Tutto quello che faranno riuscirà bene, non metteranno al mondo figli per poi vederli morire" (Is. 65, 16-24).
"Il Signore mostra la sua bontà verso Gerusalemme, ha pietà delle sue rovine, TRASFORMERA' QUESTA TERRA DESERTA IN UN GIARDINO MERAVIGLIOSO, QUESTO SUOLO ARIDO IN UN PARADISO" (Is. 51,3).
CONFERMIAMO L'ETÀ AUREA DEL CRISTIANESIMO RIFERENDO FRASI DELLA LITURGIA DELLE ORE, OSSIA DELLA PREHIERA UFFICIALE DELLA CHIESA CHE E' LUOGO TEOLOGICO CIOÈ CHE TRASMETTE LA VERITÀ RIVELATA.
LITURGIA DELLE ORE, VOLUME PRIMO.
"Signore, raduna in una sola famiglia tutti i popoli della terra" (Seconda settimana di Avvento. Mercoledì".
"La tua venuta segni l'inizio di un mondo nuovo e inauguri un regno di giustizia e di pace"-
(Terza settimana di Avvento. Lunedì, Lodi) "Figlio di Dio, fa' che il mondo intero ti riconosca e ti accolga"
(Quarta Domenica di Avvento. Primi Vespri).
"Estendi la tua pace fino ai confini della terra, guida tutti i popoli alla fede in Cristo"
(27 Dicembre Vespri)
"Dona il tuo spirito a coloro che hanno responsabilità di governo, fa' che collaborino a costruire un'ETA' NUOVA nella fraternità e nella giustizia”.
(27 Dicembre Vespri).
"Signore, estendi la tua Chiesa fino ai confini della terra perché tutta l’umanità formi un' unica famiglia, animata dall'unico Spirito".
(30 Dicembre Vespri)
"Consigliere mirabile, Principe della pace, fa' che il mondo intero conosca un'Era di giustizia e di pace"
(Festa Maria Santissima Madre di Dio. Lodi)
"Sei venuto a formare di tutti gli uomini il tuo popolo santo. Fa' di tutte le nazioni una sola grande famiglia, concorde ed operosa nella giustizia e nella pace".
(Primo Gennaio. Secondi Vespri).
"Cristo che ha fatto risuonare nel mondo l'inno angelico di gloria e di pace, fa' che la tua pace si diffonda su tutta la terra".
"Re della gloria, che governi con giustizia il tuo popolo, concedi a tutti gli uomini un'Era di fraternità e di pace"
(Epifania. Primi Vespri).
"Pastore eterno,proteggi e moltiplica il tuo gregge che è la Chiesa, fa' che tutti gli uomini si raccolgano in un solo ovile e sotto un solo Pastore".
(Dedicazione della Chiesa, Lodi).
LITURGIA DELLE ORE. VOLUME SECONDO
"Fa' che collaboriamo a edificare un mondo nuovo, perché la giustizia e la pace di Cristo regnino su tutta la terra".
(Seconda settimana di quaresima. Lunedì. Lodi).
"Sei stato accolto dal popolo come il Re-Messia, l'umanità intera ti accolga Re dell'universo"
(Domenica delle Palme. Secondi Vespri).
"Sostieni con il tuo Spirito chi si sforza di costruire un mondo più umano, fa' che la giustizia e la pace regnino su tutta la terra". (Seconda settimana di Pasqua. Martedì. Lodi).
"Il popolo ebraico riconosca in Te il Messia atteso e sperato". (Terza Domenica di Pasqua. Secondi Vespri).
"Hai scelto i primi discepoli del tuo Figlio nell'antico popolo eletto, aiuta i figli di Israele a riconoscere in Cristo il compimento delle tue promesse"
(Quarta Domenica di Pasqua. Mercoledì. Vespri).
"Tutte le nazioni ti riconoscano Re e Signore, Israele sia, come un tempo, la tua eredità".
(Settima settimana di Pasqua. Domenica. Primi Vespri). "Ci hai rivelato nello Spirito il tuo disegno di unità e di pace, riunisci nella tua Chiesa tutti i figli dispersi”.
(Domenica di Pentecoste. Secondi Vespri).
LITURGIA DELLE ORE. VOLUME TERZO.
"Dio grande e misericordioso, sorga la tua giustizia sulla terra, e il popolo vedrà un'Era di fraternità e di pace".
(Prima Domenica per annum. Primi Vespri).
"Venga il tuo regno fra tutte le nazioni e si compia il tuo disegno di salvezza anche per l'antico popolo dell'Alleanza".
(Prima Domenica per annum. Primi Vespri).
Pastore eterno,fa' che tutti i popoli si raccolgano in un solo ovile e sotto un solo Pastore"
(Dedicazione di una Chiesa. Lodi).
LITURGIA DELLE ORE. VOLUME QUARTO.
"Re di pace infrangi gli ordigni e le trame della guerra, fa' che tutti gli uomini conoscano un'Era di giustizia e di pace"
(Festa di Cristo Re. Primi Vespri).
"Cristo, erede di tutte le genti, fa' che l'umanità, mossa dallo Spirito Santo, si raccolga nella tua Chiesa, tutta la terra ti riconosca come suo Capo e Signore"
(Festa di Cristo Re. Primi Vespri).
CAPITOLO
SECONDO
L'ETA' AUREA DEL CRISTIANESIMO, ERA DI AMORE TRA INDIVIDUI E TRA NAZIONI, ERA DI PACE E DI BENESSERE, COINCIDERÀ CON L'ETÀ AUREA DELLA FAMIGLIA, CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO; E REDENTA CON LA MORTE - RISURREZIONE DI GESÙ SPOSO DELLA CHIESA.
1A
LA FAMIGLIA UMANA E' STATA CREATA AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLA FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO, DI DIO SPIRITO SANTO.
Lasciamoci investire dalla luce della Rivelazione e riflettiamo sulla definizione che l'Apostolo San Giovanni dà di Dio:
"DIO E' AMORE " (Gv.4,8).
L'AMORE è l'essenza di Dio. Se Dio, pertanto, per impossibile, cessasse di essere AMORE non esisterebbe più, così come il sole non esisterebbe più se cessasse di essere luce e calore. IN QUANTO AMORE DIO NON E' UN SOLITARIO, MA UNA INEFFABILE FAMIGLIA COMPOSTA DA TRE PERSONE FELICISSIME: DAL PADRE, DAL FIGLIO E DALLO SPIRITO SANTO.
Le quattro caratteristiche dell'amore: DONO, RICAMBIO DEL
DONO, UNIONE E FELICITÀ SI IDENTIFICANO CON DIO
UNO E TRINO:
IL PADRE dona tutto Se stesso al FIGLIO GENERANDOLO. IL FIGLIO si ridona al PADRE cosicché tutto ciò che è del Figlio è anche del Padre e tutto ciò che è del Padre è anche del Figlio ( Gv. 17,10);
LO SPIRITO SANTO E' L'AMORE PERSONIFICATO ossia, la Persona che in Sè UNISCE IL PADRE AL FIGLIO E IL FIGLIO AL PADRE e in modo tale che le Tre Persone Divine uguali e distinte non sono tre dei MA UN SOLO DIO.
Non ci riesce difficile capire che le Persone che costituiscono LA
FAMIGLIA INCREATA ED ETERNA DI DIO SONO
FELICISSIME: difatti tutti quanti sperimentiamo con evidenza immediata che la felicità ci proviene dal bene coscientemente posseduto: la vista, ad esempio, è un bene; se possediamo un organo visivo sano siamo felici perché possiamo ammirare tutte le bellezze che ci circondano. È CHIARO CHE PIÙ BENI POSSEDIAMO E PIÙ FELICI SIAMO: così, ad esempio, se oltre gli occhi sani abbiamo anche un udito sano siamo più felici che se possediamo solo gli occhi sani. Su questa linea dobbiamo, senza esitazione, ammettere che Dio, il Quale possiede tutti i beni ed in sommo grado E'
FELICISSIMO, E' IL CULMINE DELLA FELICITA', E' LA
FELICITA'.
DIO-AMORE, DIO FAMIGLIA TRINITARIA FELICISSIMA, PER
AMORE GRATUITO E DI PRIVILEGIO,DECISE DI
COMUNICARE LA SUA FELICITA' ALL'UOMO E LO CREO'
FAMIGLIA A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA: ciascuno di noi sia uomo che donna è membro di una famiglia almeno come figlio o figlia se non come sposo o sposa, come padre o madre.
Fissiamo la nostra attenzione sulla famiglia umana per percepire un pochino la sua somiglianza con la Famiglia Trinitaria di Dio. Facciamo alcuni rilievi:
PRIMO RILIEVO : L'UOMO E LA DONNA SONO L'IMMAGINE
DEL PADRE CELESTE SIA COME SPOSO E SPOSA SIA COME
PADRE E MADRE:
a. COME SPOSO E SPOSA: quando un uomo ed una donna si sposano diventano un solo essere come UNO E' IL PADRE CELESTE. Badiamo bene però: questa unione si verifica solo
NEL VERO MATRIMONIO, ossia quando un uomo ed una donna SI AMANO VERAMENTE, VOGLIONO UNIRE LE LORO VITE PER SEMPRE E CON ASSOLUTA FEDELTA' RECIPROCA. Quando manca l'amore reciproco non c'è matrimonio ma solo convivenza egoistica, non c'è fusione di vite ma due unità vicine per sfruttarsi vicendevolmente. Da qui i molti fallimenti di matrimoni che sembrano veri mentre sono tali solo apparentemente.
b. COME PADRE E MADRE : il Padre Celeste perché perfetto genera da solo il suo Figlio Unigenito; mentre il padre e la madre umani perché imperfetti e complementari generano insieme il loro figlio.
La Sacra Scrittura che alla Prima Persona della Santissima Trinità attribuisce sentimenti materni ci legittima l'espressione:
IL PADRE CELESTE E' INSIEME PADRE E MADRE":
"Quand'anche una madre dimenticasse il proprio figlio, io non vi dimenticherò mai. Come una madre accarezza il suo bambino così io vi consolerò... sarete portati nel mio seno, vi cullerò sulle mie ginocchia" (Is. 66,12-13)." Come una madre ama il suo unico figlio, così io amo te" (2 Re 1,26).
SECONDO RILIEVO: NELLA FAMIGLIA UMANA IL
FIGLIO E' L'IMMAGINE DEL FIGLIO UNIGENITO DI DIO
Come, infatti, il Figlio Unigenito di Dio è frutto della donazione amorosa del Padre Celeste ed è tutto il Padre tanto da potersi dire: "CHI VEDE IL FIGLIO VEDE IL PADRE E CHI VEDE IL PADRE VEDE IL FIGLIO" (Gv. 14,9 ) così il figlio della famiglia umana è il frutto della donazione amorosa del padre e della madre ed è il compendio di essi. In altre parole possiamo affermare che il figlio è il padre e la madre impastati insieme (fusione dello spermatozoo, vita dell'uomo con l'ovulo vita della donna). Questo impasto è talmente perfetto e meraviglioso che dello stesso bambino sinceramente dicono "RASSOMIGLIA TUTTO ALLA MAMMA" RASSOMIGLIA TUTTO AL PAPA"'.
La presenza del figlio ci permette alcune precisazioni di fondamentale importanza:
PRIMA: il figlio E' L'ESPRESSIONE VISIBILE dell'unità dei genitori verificatasi INVISIBILMENTE al momento in cui essi, nella celebrazione del matrimonio, si giurarono eterno amore. SECONDA : la fusione della vita dei genitori nel figlio ratifica la necessità dell'indissolubilità del matrimonio : come, infatti, il figlio è UNO e non si può scindere per separare ciò che gli è stato donato dal padre da ciò che gli è stato donato dalla madre, ALLO STESSO MODO papà e mamma non possono spezzare la loro unità coniugale. Se essi spezzano questa unità con il divorzio causano un vero disastro nella loro vita, così come si compirebbe lo scempio del bambino se con un coltello si volesse tentare di separare in lui ciò che è dono del padre da ciò che è dono della madre. Per questo motivo Gesù interrogato dagli Ebrei se era lecito divorziare, rispose: "L'UOMO NON DIVIDA CIO’ CHE DIO HA UNITO" (Mt.19,6).
TERZA: il bambino va rispettato fin dal primo momento del suo concepimento. L'ABORTO è il più grave peccato che si possa commettere contro il prossimo, principalmente perché:
1. SI UCCIDE L'ESSERE PIU' IMPOTENTE: cosa può fare un esserino appena sorto alla vita contro un adulto?
2. SI UCCIDE L'ESSERE PIU' INNOCENTE : CHE MALE HA FATTO IL NEO CONCEPITO DA MERITARE LA PENA DI MORTE?
3.SI UCCIDE IL PROPRIO FIGLIO : è la mamma che lo elimina: come il più grande atto di amore è DONARE LA VITA, così il più alto tradimento dell'amore è TOGLIERE LA VITA.
TERZO RILIEVO: L'AMORE CHE UNISCE RECIPROCAMENTE
GLI SPOSI, I GENITORI AL FIGLIO E IL FIGLIO AI GENITORI E' L'IMMAGINE DELLO SPIRITO SANTO che unisce in Sé il Padre al Figlio Unigenito e il Figlio Unigenito al Padre Celeste. Certo ci riesce difficile capire come in Dio l'amore con cui il Padre e il Figlio si amano è una Persona distinta dal Padre e dal Figlio. Invece costatiamo con immediatezza ed evidenza che una famiglia umana i cui membri SI AMANO è una famiglia UNITA E FELICE mentre una famiglia i cui membri NON SI AMANO è una famiglia DIVISA ED INFELICE.
Da quanto abbiamo rilevato ci risulta che Dio ha creato la famiglia umana a sua immagine e somiglianza PERCHE' NELL'AMORE FOSSE UNITA E FELICE. Ma purtroppo intervenne il peccato: esso causò un immane disastro! Ciò che per natura deve essere unito, se si disintegra provoca catastrofiche conseguenze: le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki insegnano!
Il peccato che è il tradimento dell'amore ha disintegrato la famiglia:
mentre l'amore la teneva unita e la rendeva felice, il peccato l'ha disunita e l'ha resa infelice: non più fedeltà coniugale, non più dono e ricambio di dono, ma egoismo e angherie reciproche: non più monogamia ma poligamia, non più indissolubilità ma dissolubilità del matrimonio..
IB
GESU' S'INCARNO' PER RICOSTRUIRE L'IMMAGINE DELLA
FAMIGLIA TRINITARIA DI DIO NELLA FAMIGLIA UMANA.
Nel Vecchio Testamento Jawè si proclamò ed agì come PERFETTO SPOSO DEL POPOLO EBREO con l'intento di renderlo SUA DEGNA SPOSA e così, tramite lei, attrarre a Sé tutti i popoli. Il popolo ebreo però non corrispose all'amore di predilezione di Jawè, si rese infedele e deluse le attese del suo Sposo divino.
Quando Dio s'incarnò e prese un volto umano in Gesù, Figlio di Maria di Nazaret, si presentò COME SPOSO DEL NUOVO ISRAELE, LA CHIESA: la Chiesa, chiamata Gerusalemme celeste, viene pure descritta come l'Immacolata Sposa dell'Agnello Immacolato ( Ap 19,7; 21,2-9 ; 22,17), Sposa che Cristo ha amato e per essa ha dato Sé Stesso, al fine di santificarla (Ef.5,26) ,che dopo averla purificata, volle a Sé congiunta nell'amore e nella fedeltà( Ef.5,24) (Gaudium e Spes n. 6)
Nella lettera agli Efesini, l'Apostolo San Paolo fa scaturire dal suo cuore le seguenti espressioni dalle quali emerge un GESU'
MODELLO DEGLI SPOSI CRISTIANI E LA MISSIONE DELLE
FAMIGLIE CRISTIANE:
"Le donne siano soggette ai loro mariti come al Signore, perché il marito è il capo della donna come Cristo è il Capo della Chiesa, del cui Corpo Egli è IL SALVATORE: Or come la Chiesa è soggetta a Cristo,
così le donne devono stare soggette in tutto ai loro mariti. E voi mariti amate le vostre mogli come Cristo amò la Chiesa e ha sacrificato Sé Stesso per lei, per santificarla purificandola con il lavacro dell'acqua in virtù di parola, perché questa Chiesa potesse comparirgli davanti gloriosa, senza macchia, né ruga, né altro di simile, ma santa e irreprensibile. Così i mariti devono amare le loro mogli come i loro corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno, infatti, ha mai odiato la propria carne ma la nutre e ne ha cura, come Cristo fa per la sua Chiesa, perché noi siamo membri del Corpo di Cristo. Per questo l'uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà alla sua moglie e i due saranno una sola carne. GRANDE MISTERO E' QUESTO, INTESO COME FIGURA DEI RAPPORTI CHE PASSANO TRA CRISTO E LA SUA CHIESA. Del resto ciascuno di voi ami la propria moglie come se stesso e la moglie rispetti il marito"
(Ef.5,21-33)
Gesù e la Chiesa (COMUNITA' DEI CRISTIANI) sono uno come un solo corpo sono la testa e le membra del corpo umano, come una sola pianta sono la vite e i tralci. Nello stesso tempo Gesù e la Chiesa restano distinti come distinti restano la testa e le membra, la vite ed i tralci.
Anche gli sposi cristiani, ricevendo il sacramento del matrimonio, SONO UNIFICATI nel loro reciproco amore inserito nell'amore di Gesù-Sposo della Chiesa, e della Chiesa-Sposa di Gesù, MA RIMANGONO DUE DISTINTE PERSONE. Lo sposo cristiano inoltre nella coppia e nella famiglia ha l'ufficio di Gesù nella Chiesa; la sposa cristiana nella coppia e nella famiglia ha l'ufficio della Chiesa.
L'AUTORITA' DELLO SPOSO SULLA SPOSA E' STATA
NEGATA OD OFFUSCATA DALLA SOCIETA' CONTEMPO=
RANEA NEL TRAVAGLIATO PROCESSO DELLA
RIVALUTAZIONE DELLA DONNA. Ciò è dovuto alla reazione sproporzionata che la donna ha assunto nei confronti dello sposo per gli atteggiamenti dispostici ed autoritari di cui questo si è macchiato. La condanna dell'abuso, però, non deve giungere mai fino a negare l'autorità stessa.
La sposa cristiana deve essere sottomessa allo sposo come la Chiesa a Gesù; ma lo sposo cristiano deve imitare Gesù il Quale esercitò la sua autorità con amore e come servizio: "IO SONO VENUTO NEL
MONDO NON PER ESSERE SERVITO MA PER SERVIRE ED
OFFRIRE LA MIA VITA COME RISCATTO PER LA
LIBERAZIONE DEGLI UOMINI" (Mt. 29.28).
SE LO SPOSO E LA SPOSA SI AMANO COME GESU' CI AMA,
l'autorità dello sposo non costituisce un problema ma rifulgerà sempre più come dono divino per la costruzione della famiglia cristiana, cellula d'amore indispensabile perché il mondo intero creda che Gesù è l'unico Salvatore nel Quale dobbiamo riporre ogni nostra speranza per un'Era di Pace e di Benessere Universali Messianici.
Confermiamo l'autorità dello sposo e del padre nella famiglia umana con un'argomentazione teologica: nella Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo ESISTE L'AUTORITA' ED E' QUELLA DEL PADRE: il Padre comanda al Figlio ed il Figlio ubbidisce. La Sacra Scrittura l'afferma con molta chiarezza. Gesù infatti si esprime con frasi come queste: "DEBBO FARE LA VOLONTA' DEL PADRE, CHE MI HA MANDATO" (Gv.6,38) "NON CERCO DI FARE COME VOGLIO, MA COME VUOLE IL PADRE CHE MI HA MANDATO ( Gv. 5,30)" SONO USCITO DA DIO E SONO VENUTO NEL MONDO; NON DA ME STESSO SONO VENUTO, MA LUI MI HA MANDATO" (Gv. 8,42).
L'autorità è un servizio quindi non suppone SUPERIORITA’.
Il Padre Celeste che comanda non è superiore al Figlio Unigenito che ubbidisce. Padre Celeste e Figlio Unigenito sono UGUALI, sono pienamente all' unisono nel pensare e nel volere. L'uomo come sposo e padre ha autorità sulla moglie e sui figli perché immagine del Padre Celeste, MA NON E' SUPERIORE ALLA MOGLIE E AI FIGLI.
CAPITOLO
TERZO
PAPA PIO XII E PADRE RICCARDO LOMBARDI FURONO
PROFETI ED ARALDI DELL'ETA' AUREA DEL
CRISTIANESIMO PROFETIZZANDO" UN MONDO NUOVO E
MIGLIORE" "L'ETA' DI GESU"'
Per provare l'affermazione attingiamo dai due libri di P. Lombardi
"PIO XII PER UN MONDO MIGLIORE " e" PER UN MONDO
NUOVO"
A. PIO XII PER UN MONDO MIGLIORE.
L'autore nella nota introduttiva del suo libro" PIO XII PER UN MONDO MIGLIORE "si esprime così:
1."Non è molto il tempo trascorso dalla esortazione del Santo Padre per un mondo migliore (10 Febbraio 1952 ) e già da tante parti si notano i germogli nati dal seme allora gettato. Non fosse altro, cresce ogni giorno la comprensione di ciò che il movimento vuole essere. Un grido di arresto:
"BASTA, NON SI PUO' CONTINUARE COSI’". Un grido di risveglio pei generosi "AVANTI TRASFORMATE IL MONDO".
Si tratta di un rinnovamento generale delle anime e delle istituzioni promosso nell'intera Chiesa dal suo capo visibile, e attraverso la Chiesa nell'intero mondo... Si tratta di una revisione organica del nostro tempo voluta per la salvezza generale dal Vicario di Dio,
che dichiara esplicitamente di farsi eco della divina volontà per "un mondo migliore voluto da Dio" (Pagina 9).
2. "In questi ultimi mesi del 1953 il numero dei Vescovi impegnatisi personalmente davanti ai fedeli ed insieme con loro davanti al Papa è cresciuto di molto, tanto da far crescere le migliori speranze sulla realizzazione non indefinitamente remota del sogno del Vicario di Gesù: "AI NOSTRI OCCHI SIA CONCESSO DI VEDERE TORNARE A CRISTO NON SOLTANTO LE CITTA', MA LE NAZIONI, I CONTINENTI, L'UMANITA' INTERA" ( Pagina 9 "La consegna per un mondo migliore l'ha affidata il Papa a chiunque la voglia raccogliere, ed ogni cuore ardente si sente arruolato con lui" ( Pagina 9).
I PRIMI PASSI DEL MOVIMENTO
PRIMA DEL 10 FEBBRAIO 1952
a. Un anno più tardi (1941) con l'occasione di quella stessa festa (NATALE) pronunziò la parola che sarà in seguito ripetuta tante volte da tanti" UN MONDO NUOVO DA EDIFICARE". "Si esige il massimo di coraggio e di energia morale PER COSTRUIRE UN MONDO NUOVO sulle rovine che il conflitto mondiale ha accumulato" La guerra era allora nel pieno furore ma il Papa più che atterrirsi la superava con lo sguardo reso profeticamente acuto dall'amore: E' UNA NOTTE, UN INVERNO DA CUI PERO' DOVRA' SPUNTARE L'AURORA DI UN MONDO PIU' BELLO, UNA PRIMAVERA, CON LO SFORZO DI TUTTI I MIGLIORI" (Pagina 20)
b. Il Santo Padre era solo coi Cardinali e la Prelatura Romana il 24 Dicembre 1942" Non suona forse proprio adesso per il Cristianesimo, esclamò, per la fede nostra che vince il mondo, un'ora paragonabile a quella del primo incontro di Cristo con l'antico paganesimo; un' ora, se densa di gravi pericoli, pur ricca di grandiose promesse e speranze di bene? " (Pag. 21)
Un anno e mezzo più tardi, il primo Settembre 1944. in un radiomessaggio all'intero genere umano, il Papa pronunciava frasi ugualmente piene di speranze ed insieme fortissime nel certificare un fallimento, quasi un decesso: "Un mondo antico giace in frantumi. Veder sorgere al più presto da quelle rovine un nuovo mondo, più sano, giuridicamente meglio ordinato, più in armonia con le esigenze della natura umana : tale è l'anelito dei popoli martoriati" ( Pag. 21)
c. Era il 10 Febbraio 1952 e Pio XII parlò di nuovo con un tono simile aggiungendo questa volta l'atto d'impero di chi ha autorità per creare la storia: proclamò che sul quadrante dei secoli era scoccato il momento per "IL GRANDE RISVEGLIO"; disse che il mondo "E' AVVIATO VERSO LA ROVINA" che va "RIFATTO DALLE FONDAMENTA" e che solo la Chiesa può" ESSERE ALLA TESTA DI COSI' GRANDE IMPRESA". Colui che un giorno, forse tremando, aveva accettato di essere Papa, e da Papa aveva ripetutamente annunziato la necessità di un ordine universale migliore, assumeva davanti all'avvenire la parte di primo costruttore.
(Pag,25)
d. Pio XII col bando lanciato nell'esortazione 1952 si è espresso così:
"COME ACCETTAMMO , IN UN GIORNO
ORMAI LONTANO, PERCHE' A DIO COSI'
PIACQUE, LA PESANTE CRIOCE DEL PONTI=
FICATO, COSI' ORA CI SOTTOMETTIAMO
ALL'ARDUO UFFICIO DI ESSERE, PER QUANTO
LO PERMETTONO LE NOSTRE DEBOLI FORZE,
ARALDI DI UN MONDO MIGLIORE, DA DIO
VOLUTO" (Pag. 27)
e. Bisogna ricostruire un mondo. E senza nascondersi le difficoltà il Papa prosegue: "Bisogna trasformarlo da selvatico in umano, da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio" ( Pag. 29)
f. Eugenio Pacelli diventò Pio XII, ed ora diventa per tutta l'umanità l'araldo del mondo migliore. (Pag. 30)
COME REALIZZARE IL MONDO MIGLIORE?
1. Pio XII rivolgendosi ai Romani afferma. "Il vessillo del Mondo Migliore da Dio voluto, bramiamo in primo luogo di consegnare a voi, diletti figli di Roma. Si faccia di Roma quasi un'isola sulla terra, un'isola anticipata del mondo futuro e più bello" ( Pag. 31
2. Dall'Urbe muova l'esempio dell'auspicato rinnovamento del genere umano: esso col tempo dovrà venire imitato nelle altre diocesi, nelle altre nazioni, negli altri continenti, su tutta la terra.
(Pag. 35)
3. C'è il fatto ormai acquisito nella storia : che il Papa ha creato per Roma un impegno solenne davanti al mondo e Roma nel turbamento della prima impressione non s'è tirata indietro. Si possa dire un giorno che dal piccolo seme è nato un mondo nuovo. (Pag. 38)
4. Il Santo Padre ha dato il via ufficiale alla ripresa sistematica del nostro campo pel bene dell'umanità, cominciando per ora da una diocesi sola - la sua- ma col proposito esplicito di conquistare in seguito tutta la terra ( Pag. 45)
5. Il grido che il Papa lancia adesso è molto più forte di quello del
10 Febbraio perché deve risuonare nell'intera umanità; si apre il secondo tempo del lavoro per un Mondo Migliore; ciò che in una prima fase era stato giuridicamente appello riservato ai Romani quanto all'ordine della immediata esecuzione, diventa ufficialmente una consegna del Vicario di Cristo per tutta la Chiesa. (Pag. 57)
6. No, non ci si ferma più. A poco a poco altre diocesi si assoceranno nel tentativo glorioso; poi intere regioni alzeranno la nuova bandiera. E le nazioni intere, e i continenti, finalmente l'umanità, proprio come ha detto il Papa. Quando? Il tempo è sempre ciò che Dio si riserva segreto. Però, se è lecito esprimere una così ferma speranza, l'esito finale è sicuro: da troppi anni il Santo Padre provava questa certezza, e la provava per intento divino: verrà un'Era Grande per la Chiesa e quindi per il genere umano, che dalla Chiesa deve essere fermentato. Sarà un trionfo nuovo, mai finora celebrato in tali proporzioni, dell'uomo che è lo splendore del Padre e la gloria dell'umanità: Gesù. Chi più aiuterà sarà Maria, Madre sua e mediatrice per noi di tutte le grazie, vincitrice del serpente, bella come la luna, eletta come il sole, forte come un esercito schierato. (Pag. 100)
7. Schiere innumerevoli di anime elette sono pronte a qualsiasi impresa, a qualsiasi olocausto per aiutare la Chiesa a salvare il mondo.
Siamo ad una svolta decisiva della storia del genere umano in cui è in gioco la sorte delle anime. La nostra ora è l'ora del Vangelo (Pag. 102).
8. Il mondo diverso e migliore da edificare è una società che abbia per fondamento Gesù Cristo con la sua dottrina, i suoi esempi, la sua redenzione (Pag. 103)
9. L'ora di estendere il movimento da Roma alle altre diocesi è già suonata. Tutti i Vescovi sono ormai invitati ad allinearsi nell'impresa (Pag. 104)
10. Gesù può manifestarsi da un momento all'altro. Già
s 'intravede qua e là ,fra le nubi squarciate, pronto a sfolgorare
il sole di una giornata più luminosa e serena. La nostra salvezza
è vicina. (Pag. 104)
11. Dovrebbero sorgere immense falangi di Apostoli, simili a quelli degli albori della Chiesa. Come Gesù fece quando mandò il
Paraclito sui primi Apostoli, così se ne sta preparando altri, capaci e ardenti costruttori di un mondo diverso e migliore.
(Pag. 105)
12. Fatto questo, resi in tal modo gli uomini figli di Dio, è già di per sé costituita un'unica famiglia divina, fra gli uomini divenuti realmente fratelli. (Pag. 105)
13. Quel giorno deve venire e verrà - perché sillaba di Dio non si cancella - in cui l'umanità traviata dall'errore e dall'inganno sarà pronta a porgere orecchio con nuovo interesse e con nuova speranza al sermone della montagna, dell'amore e della fraternità non mendace. (Pag. 133)
14. Un mondo antico giace in frantumi: veder sorgere al più presto da quelle rovine un mondo nuovo, più sano, giuridicamente meglio ordinato, più in armonia con le esigenze della natura umana: tale è l'anelito dei popoli martoriati.
(Pag. 158)
15. Nello spettacolo tragico dell'umanità affranta, il Santo Padre coglie una nota che gli fa esclamare: “Sia benedetto il Signore". E' vero si è sofferto e si soffre ancora senza misura. Pero' " una schiera sempre più crescente di nobili spiriti sorge un pensiero, una volontà sempre più chiara ferma: fare di questa guerra mondiale, di questo universale sconvolgimento, un punto da cui prenda le mosse un'era novella per il rinnovamento profondo, la riordinazione totale del mondo". L'idea è in cammino e non si arresterà: dalla notte più fonda spunterà un'aurora più bella, da un mondo frantumato un Mondo Migliore.
(Pag. 173)
16. L'idea del Mondo Migliore che dovrà lanciarsi pel secondo cinquantennio del secolo, è ormai pressoché matura. (Pag. 201)
17. E' arrivato il giorno in cui il Santo Padre lancia lo squillo lungamente preparato. Quel mondo nuovo che egli aveva intravisto nelle ore più tristi, quale sbocco provvidenziale di tanti dolori e di cui
aveva tracciato successivamente molte linee fondamentali come architetto di un gigantesco sogno, si deve ormai incominciare ad attuare. Egli ne assunse la responsabilità stupenda: si cominci senz'altro.. Alza la bandiera e vi ha scritto indelebile un motto :" PER UN MONDO MIGLIORE".
(Pag.217)
18. Brevissima sintesi dei principi del movimento, questo discorso (esortazione ai fedeli di Roma, 10 Febbraio 1952) ne resterà sempre lo storico proclama: 1) il mondo attuale è avviato alla rovina; 2) c'è tutto un mondo da rifare fin dalle fondamenta; 3) solo la Chiesa può assumere la guida dell'impresa; 4) l'uomo che un giorno accettò di essere Sommo Pontefice accetta adesso la nuova missione, sarà l'araldo DEL MONDO MIGLIORE VOLUTO DA DIO.
(Pag. 218)
19. Volentieri ci auguriamo che il potente risveglio, a cui oggi vi esortiamo... sarà presto imitato dalle vicine e lontane diocesi, affinché ai nostri occhi sia concesso di vedere tornare a Cristo non soltanto le città, ma le nazioni, l'umanità intera (Pag. 222).
20. Sono trascorsi appena otto mesi dal grande proclama rivolto ai Romani ed il Santo Padre considera già venuto il momento di passare al secondo tempo: l'estensione ufficiale del Movimento del Mondo Migliore a tutte le diocesi della terra. Ciò che il 10 Febbraio aveva accennato come una speranza, diventa qui una CONSEGNA precisa: bisogna diffondere ormai nella Chiesa intera la notizia che il Papa ha bandito la crociata del rinnovamento generale ed aspetta di vedere estesa ad ogni punto del globo, con coraggio che corrisponda alla vastità dell'impresa. (Pag. 237).
21. La festa di Pentecoste offriva uno spunto obbligato a chi parlava in quel giorno ma provvidenzialmente adattissimo allo scopo desiderato dal Papa: lo Spirito Santo che scende sull'umanità, mandato da Gesù, a rinnovare la faccia della terra. Anche gli
uomini di oggi devono prepararsi AD UNA NOVELLA PENTECOSTE, soggiunse il Sommo Pontefice, aggrappandosi così al programma del Mondo Migliore: "In questa epoca di svolte risolutive per la storia della Chiesa, Gesù sta chiamando a raccolta schiere sempre più numerose di nuovi Apostoli, per rinnovarli e trasformarli in capaci e ardenti costruttori di UN MONDO DIVERSO E MIGLIORE" (Pag. 331).
B. PADRE RICCARDO LOMABRDI E IL MOVIMENTO PER UN MONDO NUOVO E MIGLIORE.
Padre Riccardo Lombardi araldo e profeta di un mondo nuovo e migliore per esprimere la sua missione ha analizzato varie situazioni dottrinali e pratiche contemporanee per giungere sempre alla medesima conclusione: "LA SOLUZIONE E' SOLO UNA: GESU'. Riportiamo a mo' di esempio il capitolo intitolato : TRE PASSI DELLA STORIA MODERNA" del suo libro "PER UN MONDO NUOVO".
1. IL PROBLEMA DEGLI UOMINI EMANCIPATI: LA LORO
CONVIVENZA.
Il problema nel quale è più facile notare la necessità di Gesù per la vita terrena della nostra generazione è certamente quello sociale: quello cioè della organizzazione della convivenza tra gli uomini. In tale punto più che in ogni altro è stato registrato il clamoroso fallimento della linea storica umanista; e qui c'è il più visibile addentellato per inserirvi il ritorno al Signore, come imperiosa necessità della nostra generazione. Anzi gli addentellati in codesta materia sono parecchi, cosicché sembra opportuno esaminarli separatamente: cominceremo dalla considerazione del problema, sotto l'aspetto della genesi storica della condizione attuale.
La questione sociale era la questione grande per gli uomini divenuti autonomi, senza Dio. Avevano allontanato Dio, poi l'avevano quasi dimenticato, finalmente negato; dovevano dunque provvedere da sé a vivere insieme felici, trovare la formula per ottenerlo, essi che erano altrettanti dèi. E sono finiti invece in quel dilaniarsi scambievole, che abbiamo tutti vissuto e viviamo ancora nelle carni insanguinate. Chi ci verrà a salvare, rimediando la serie degli errori commessi, se non Gesù?
Davvero in questo problema, così storicamente considerato, la terra rivela di avere bisogno dei raggi del Cielo.
2. IL TENTATIVO INDIVIDUALISTA COI SUOI VANTAGGI.
La convivenza degli uomini ha come sfera fondamentale di organizzazione, sufficientemente compiuta ed autonoma, l'unità politica di Stato: non la sola famiglia, che è troppo ristretta continuamente bisognosa di appoggiarsi ed espandersi fuori di sé; né subito l'unione internazionale dei popoli, troppo vasta per essere immediatamente avvertita come necessaria. Ora, considerando la comunità dei cittadini di una stessa nazione, è facile riconoscere negli ultimi due secoli due grandi tentativi di ordinamento sociale, le cui esperienze arrivano vivissime alla nostra generazione.
Solennemente inaugurato con la rivoluzione francese del secolo decimo ottavo ci fu il tentativo liberale, che fondò interamente sull'individuo e sui valori individuali la soluzione del problema sociale. Pensò cioè che il metodo migliore di organizzare la convivenza umana consistesse nell'assicurare ai singoli il massimo esercizio della libertà, riducendo invece l'intervento dello Stato al minimo, che fosse indispensabile pel solo scopo dell'ordine pubblico.
Di fronte ai legami della Società precedente ,ancora fortemente influenzata dal sistema feudale, la rivoluzione francese proclamò la libertà di ogni individuo, di farsi la sua strada da sé. Prima, chi nasceva figlio dei nobili doveva salire ai primi posti, anche se non avesse avuto le corrispondenti qualità; e chi invece nasceva figlio del popolo doveva restare nel popolo, anche se fosse stato ricco di notevolissime capacità. La rivoluzione francese spezzò
quei legami, e dichiarò ciascuno libero di farsi la sua strada da sé.
In tale sistema lo Stato, l'organizzazione sociale, non doveva intromettersi mai a disturbare la libertà dei singoli. Doveva rispettarla, favorirla, non mai intralciarla; arrestare i ladri e i delinquenti sì, come pericoli dell'altrui libertà; ma non impicciarsi ulteriormente nelle faccende private. Fu portato un paragone quanto mai espressivo, per significare le attribuzioni dello Stato: esso doveva comportarsi come un bravo carabiniere, che passeggia e sorveglia ma non s'immischia positivamente negli affari dei galantuomini: lo Stato spettatore, lo Stato carabiniere. Secondo quella teoria l'esercizio della massima libertà di ogni singolo, sommata insieme, avrebbe dato per risultanza l'ordine felice.
Inutile ricordare quanti progressi, tecnici e di ogni specie, siffatto sistema liberale abbia procurato al genere umano:
l'iniziativa personale, stuzzicata come non mai, si lanciò a conquiste molteplici che non di rado riuscì ad attuare. Ogni individuo si sentì incoraggiato, stimolato a rendere nella vita tutto ciò che poteva, e il sistema registrò in pochi decenni in ogni campo fortissime affermazioni: navigati tutti i mari, dissodate le terre incolte, dove era il deserto costruite le città...
E' lo stesso Marx a dichiararlo con una certa cavalleria proprio nel proclama antiliberale, nel grande MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA (1848): "Nel suo dominio appena secolare di classe, la borghesia ha creato forze di produzione più gigantesche e imponenti, di quel che abbiano fatto tutte insieme le generazioni passate.. Sottomissione delle forze naturali all'uomo, invenzioni meccaniche, applicazione della chimica all'industria e all'agricoltura, navigazione a vapore, ferrovie, telegrafi elettrici, dissodamento di intere parti del mondo, fiumi resi navigabili, intere popolazioni sorte come per incanto dal suolo, ecco ciò che essa ha fatto. Quale mai dei secoli passati ha presentito che tante forze di produzione stessero sopite in grembo al lavoro sociale?".
In forma concisa lo stesso MANIFESTO conclude: " E' stata la borghesia a dimostrare per prima di che sia capace l'attività umana.Essa ha compiuto ben altre meraviglie che non le piramidi d’Egitto, gli acquedotti romani e le cattedrali gotiche”.
3. INCONVENIENTI FATALI DEL SISTEMA.
Ma purtroppo si scoperse anche presto il difetto di quel sistema così individualistico: lo scatenamento dell'individualismo diventò esasperazione dell'egoismo e sfruttamento senza pietà di coloro che perdevano nella gara quotidiana, ed erano fatalmente i più. Conseguenza molto penosa; ma ciò che è ancora più triste si è che era conseguenza inevitabile con quel tipo di organizzazione sociale, derivandone con carattere tanto ferreo da far pensare ad una deduzione matematica.
Basta riflettere al caso particolare della determinazione dei salari, da fissare fra datore di lavoro e lavoratore, e si vedrà subito come nello Stato liberale si dovesse finire nello sfruttamento del ceto salariato da parte di quello capitalista. Sono di fronte due uomini liberi, due singoli, uno col denaro e uno senza, un imprenditore e un lavoratore, che contrattano il prezzo del lavoro; e lo Stato s'è impegnato a non intervenire con alcuna legge od arbitrato, unicamente deciso ad imprigionare colui che vorrà trascendere nella violenza. E' ben facile notare allora, come i due contraenti non siano in condizioni pari: uno infatti possiede un certo margine di ricchezza e quindi può anche affrontare per qualche tempo la sospensione dell'impresa, se non giunga a concludere il contratto; l'altro invece non ha la possibilità di affrontare quel danno, dovendo assolutamente lavorare per vivere, e sarà quindi regolarmente costretto ad accettare il contratto che gli impone. E lo Stato guarderà!
Triste destino dei poveri in economia liberale: saranno sempre essi a dover cedere dinanzi al capitalista. Il salario quindi verrà a fissarsi in pratica a un livello minimo, sufficiente a mantenere in vita il lavoratore com'è interesse del capitalista stesso, mentre gli ulteriori frutti dell'impresa si accumuleranno di regola con il capitale precedente. I lavoratori si affaticheranno ogni giorno e si contenteranno di guadagnare il pane, che permetta loro di continuare a lavorare; i capitalisti intanto, proprio come i padroni degli schiavi e
degli animali, incasseranno per conto loro i proventi di quel sudore! La sorte degli schiavi e delle bestie è lavorare, avere cibo fino a domani e far guadagnare il padrone; troppo simile la sorte di tanti salariati in regime liberale.
E' inutile volerlo negare o nascondere: l'individualismo solleticato produsse fra gli uomini terribili ingiustizie. Le ricchezze si concentrarono sempre più in poche mani, specialmente con la grande industria, mentre per molti altri meno abili o meno fortunati restò solo una vita misera, col magro conforto di chiamarsi liberi; alcuni privati accumularono sempre più il capitale. mentre una massa di deboli si trovò vinta nella lotta. Così il sistema della libertà individuale sfrenata, bello sotto un aspetto, rivelò in pratica la sua ombra:
l'ingiustizia sociale.
4. IL TENTATIVO COLLETTIVISTA COL SUO FASCINO.
Venne allora progettata e presentata all'umanità come ideale l'età collettivista che ebbe sulla carta il suo proclama un secolo fa (1848), proprio mentre trionfava nei fatti la concezione liberale. Il sogno fu ispirato dal difetto principale dell'età dominante, cui si volle reagire e rimediare: si pensò che fosse mille volte meglio affidare ogni possesso ed iniziativa alla comunità, rendere tutto collettivo, anziché provocare una guerra di tutti contro tutti, in cui necessariamente fossero pochi a vincere e gli altri in turba ad essere calpestati.
Tutto in comune, specialmente i mezzi di produzione con cui sorge l'occasione maggiore di costringere altri a lavorare per noi, con l'infamia dello sfruttamento personale. Non più sfruttatori e sfruttati davanti ad una Stato freddamente spettatore; al contrario uno Stato che prenda lui in mano l'intero patrimonio produttivo e obblighi tutti al lavoro per il bene di tutti, distribuendo poi i frutti senza parzialità. Questo l'ideale, questa la correzione radicale immaginata, per le mostruosità commesse sotto il regime liberale.
Sebbene lanciato col grande proclama un secolo fa, è sistema ancora così vicino a noi nelle formulazioni e nella propaganda, che non sembra necessario insistere qui su altri particolari. Un solo punto si noti bene e non si dimentichi: non c'è dubbio che nelle sue circostanze storiche il programma sociale collettivista fosse destinato a esercitare
un fascino su molti: sui tanti che il sistema individualista aveva schiacciati, specialmente operai, contadini, in genere la gente povera. Chi lavorava in campagna vivendo nelle stalle e mandando i frutti ai padroni... chi si affaticava nelle fabbriche con vita grama e vedeva i signori arricchirsi... chi per ragioni varie languiva senza speranza alcuna di sollevarsi dalla miseria... avrebbe teso certamente l'orecchio.
E il comunismo ebbe la sua ora, in cui apparve come sole dell'avvenire riuscì ad infatuare grandi moltitudini.
5. ANCHE QUI INCONVENIENTI FATALI.
Ma anche questo secondo sistema sociale, messo in pratica con solenni esperimenti, ha svelato il suo terribile difetto ,la sua gravissima ombra: mentre fa qualche luce al posto dell'ombra dell'età precedente, mette tutta ombra dove c'era stata un po' di luce. La libertà individuale sfrenata aveva prodotto in pratica tante ingiustizie; il sistema della giustizia collettivista distrugge in pratica tutte le libertà.
Si è visto nei fatti ed era naturale che accadesse così: se lo Stato deve amministrare lui tutti i beni, e costringere tutti al lavoro. E impedire che si formino di nuovo differenze tra gli uomini con la possibilità dello sfruttamento scambievole, ecco che dovrà intervenire sempre più in ogni questione anche privata, togliendo addirittura il respiro ai cittadini. La collettività diventerà fatalmente sospettosa di ogni affermazione individuale, anche moderata e niente affatto eccessiva, che in qualsiasi possa minacciare la compattezza dell'insieme: nessuna libertà di parola, nessuna libertà di stampa, nessuna libertà di risparmio né di traffico, nessuna libertà di famiglia...
Perfino la religione, il fatto più interiore dell'uomo, appare un pericolo d'indipendenza individuale allo Stato collettivista, che vuole tutti come rotelle di una macchina. Infatti domani l'anima religiosa si potrebbe forse sentire obbligata a resistere ai comandi dell'autorità, per la legge di Dio cui essa crede, e lo Stato pensa di doversi premunire da tale pericolo, distruggendo addirittura in precedenza la religione!
Così di nuovo lagrime lagrime lagrime ed anche sangue, torrenti di sangue, a frutto del secondo tentativo sociale della storia umanista: si sono trasformati gli amici in spie, i figli in accusatori, si sono soppressi gli uomini come le formiche, si è imperversato su intere nazioni come si prenderebbe possesso di una riserva di caccia, si è dichiarata guerra al divino massacrando eserciti di martiri, si è calpestata la libertà fin negli angoli più riposti del cuore.
6. SI ASPETTA UN TENTATIVO DI SINTESI
A fare il bilancio delle esperienze sociali che ci hanno preceduto, dei maggiori sistemi elaborati dagli uomini emancipati da Dio in clima umanista riesce inevitabile un duplice rilievo: la bandiera della libertà individuale ha portato in pratica a tante ingiustizie; la bandiera della giustizia collettivista distrugge in pratica tutte le libertà.
Il primo sguardo all'età liberale: nella sua ortodossia essa è finita. Nell'ordine ideologico cominciò ufficialmente a tramontare quando fu lanciato il Manifesto antitetico ad essa; e nell'ordine dei fatti l'agonia si consuma oggi col carattere chiaramente reazionario dei gruppi politici che ancora si aggrappano nostalgici a quella bandiera, intesa nella sua purità senza compromessi. La storia non torna indietro:
l'individualismo eccessivo è stato condannato e superato dall'umanità che esige adesso in primo piano la preoccupazione collettiva.
Il secondo sguardo va al collettivismo: l'età della sua infatuazione non si può dire morta, però ha già rivelato inconvenienti tanto atroci da meritare l'irrevocabile condanna. La dottrina marxista poteva affascinare, fino a quando si riassumeva nella promessa di redimere le masse dalla oppressione dei pochi privilegiati; ma quando si è con amarezza verificato che sbocca fatalmente nell'oppressione di tutto e di tutti ,sotto la mostruosa tirannia dello Stato, non può arridere ragionevolmente come rimedio felice. Una prova è più chiara del sole:
gli stessi che continuano ad inneggiare al comunismo dove esso non regna, quando si tratta di emigrare preferiscono sempre zone, dove esso al potere non c'è.
Che cosa concluderne? Evidentemente una nuova età avanza, caratterizzata da un nuovo ordine sociale, che verrà affermandosi col ritmo stesso con cui precipiteranno alla morte le dottrine comuniste:
l'età che, tornando indietro dall'eccesso collettivista, sappia evitare di ricadere nell'eccesso individualista ancora più sorpassato; l'età che avrà per programma gli elementi migliori delle due età precedenti, abbandonandone le scorie.
Gli uomini maturati dalla storia moderna desiderano una nuova forma di vita in comune, che armonizzi davvero insieme ciò che era legittimo nelle due esperienze precedenti, ma eviti i difetti di quegli stessi sistemi: libertà sì, ma senza arrivare all'ingiustizia e allo sfruttamento dei deboli; giustizia sì, ma senza distruggere tutta la libertà. La formula che oggi è nel cuore di moltissimi e ci fa realmente assai più vicini tra noi di quanto crediamo, è questa: VOGLIAMO UNA ORGANIZZAZIONE SOCIALE CHE SALVI INSIEME
LIBERTA' E SOLIDARIETA': CHE SALVI LA LIBERTA', MA LA LIMITI QUANDO DISTRUGGEREBBE LA SOLIDARIETA' UMANA; E SALVI INSIEME LA SOLIDARIETA', MA SENZA ARRIVARE A DISTRUGGERE PER QUESTO LA LIBERTA' DEGLI INDIVIDUI.
La bandiera della nuova età può disegnarsi in precedenza, perché la linea della storia la esige in un modo solo:LIBERTA' NELLA SOLIDARIETA'. Libertà individuale, affermazione del singolo nella vita; ma col vivissimo senso degli obblighi verso la collettività, tanta libertà, quanta possa stare con la solidarietà; tanta solidarietà, quanto possa stare con la libertà.
7. TALE NUOVO ORDINE DEVE ESSERE CRISTIANO.
Ora ecco il punto che va finalmente ben compreso: questa società che avanza, che deve essere ancora costruita ma ha già tutte le premesse storiche principali, questa società troverà l'ispirazione più genuina e appropriata nel pensiero cristiano.
Il cristianesimo non è propriamente una dottrina sociale; è in primo luogo un complesso di affermazioni teoriche, una visione completa della universalità delle cose, un'ideologia nel senso marxista. Ma il suo riflesso pratico nella vita collettiva, la sua proiezione sociale- se così vogliamo esprimerci- è proprio quell'armonia dei valori, libertà e solidarietà, che il cammino della storia va ora segnando come meta
ideale. Quindi la società, che anela adesso a quell'armonia come alla suprema conquista da compiere, da attuare in istituzioni giuridiche, senza saperlo è in attesa che le si predichi il cristianesimo.
E' il cristianesimo la dottrina capace d'ispirare e di inquadrare in modo completo l'assetto sociale che andiamo sognando: la dottrina che nei riflessi pratici insiste tanto sul rispetto del singolo quanto sui doveri verso il prossimo.. Si leggano tutti i libri dei grandi maestri dell'umanità e si noterà subito che ce n’è uno solo, che veramente armonizzi in pieno l'esigenza della libertà del singolo, di ogni singolo, con l'esigenza profonda della solidarietà umana: il Vangelo di Gesù. Esso è tutto concepito pel rispetto dell'uomo, del singolo uomo, poiché ogni uomo ha per Gesù l'infinita dignità di figlio di Dio o almeno è chiamato ad averla,e lo Stato non la può mai sacrificare; ma è anche tutto concepito per suggerire la solidarietà, mentre non c'è peccato tanto contrario al suo spirito quanto l'egoismo.
Si potrebbero scrivere interi libri su tale bivalenza del pensiero cristiano nei riflessi pratici; e non si saprebbe mai dire dove inchini la sua preferenza e quindi dove pesi di più la sua efficacia di ispirazione, se verso la tutela degli individui nella loro dignità singolare o verso la tutela del corpo sociale nella sua interna solidarietà.
Chi parla in pubblico per insegnare una convivenza umana veramente conforme allo spirito del Vangelo, ne fa un'esperienza vitale che gli s'impone più forte di lui; si accorge infatti facilmente che, senza neppure riflettervi, è portato e quasi forzato ad esaltare di volta in volta l'uno e l'altro aspetto; mai uno solo ma tutti e due. E se magari la posizione polemica lo ha condotto un momento ad insistere sull'uno con particolare violenza, prova immediatamente l'interiore bisogno di ricostruire l'equilibrio, con qualche parola dedicata simpaticamente all'altro..
Pochi certamente hanno oggi chiara coscienza riflessa, che la più matura formula sociale del mondo moderno sia quella cristiana. Ci sono ancora studiosi chini sui vecchi testi d'un liberalismo fradicio come se di là potesse venire salvezza ,e non li ha distratti dalla elucubrazione neppure il ghigno astioso del comunista incontrato per via, né il chiasso dei comizi, né il marciare cadenzato delle colonne rosse su tante strade del mondo. E ci sono altri che a quelle colonne guardano come a speranza, mentre studiano incantati le belle formule marxiste scritte, e non si sono ancora accorti che le parole dei libri
sono finite strozzate nel rantolo di milioni di vittime tradite. Perfino fra gli stessi cristiani e cattolici ci sono parecchi i quali - qualunque abbia ad essere il futuro su cui non osano pronunziarsi - si contenterebbero di augurarsi rispettata la loro fede come un fatto privato; e non si sognano neppure di avere loro, proprio loro, la parola più gravida di avvenire terrestre.
Ma l'incoscienza degli individui non toglie nulla al cammino maestoso dell'umanità, che avanzando può anche cadere e farsi male, ma non per questo si rassegna a tornare sui suoi passi. Il liberalismo ci è dietro le spalle e il comunismo marxista è il crepaccio che stiamo superando. Davanti c'è Gesù per quanto era legittimo nei due sistemi:
Gesù né liberale nè comunista; o meglio non soltanto individualista né soltanto collettivista, ma individualista e collettivista insieme. Chi parla di lui alle folle con piena sincerità si accorge dal silenzio, dall'attenzione, dall'adesione totale che desta, di dire l'ultima parola del processo sociale moderno.
Se è vero, come è vero, che l'umanità ha bisogno di armonizzare insieme individuo e solidarietà, si persuada che senza saperlo sta aspettando Gesù. Sono due secoli che il pensiero umanista si è cimentato in modo particolare a scoprire le formule della nostra convivenza, la convivenza dei sedicenti dèi; e il frutto maturato da tanto sforzo è il bisogno spasmodico, che quel problema si risolva nello spirito di Gesù.
A QUESTO PUNTO è sommamente importante sottolineare che la predicazione di Padre Lombardi fu coronata da un immenso successo. Basta trascrivere quanto Padre Lombardi stesso ha scritto nella prefazione del suo libro che stiamo citando: PER UN MONDO NUOVO"
I. IL PROBLEMA DI QUESTO LIBRO.
Nel pubblicare questo libro e specialmente nel preparare la contemporanea traduzione in varie lingue, sento di compiere un atto di audacia. Il titolo dice chiaro che si vuole parlare di un programma comune, che l'umanità va cercando e non ha ancora trovato; che cosa debbano fare gli uomini di oggi, quale sia il mondo nuovo da costruire tutti insieme, come frutto del travaglio che viviamo in ogni parte della terra. E' molto audace, affrontare tale problema in un libro. Eppure sembra urgente, l'umanità ha oggi a disposizione forze immani che le assicurano la possibilità di attuare pressoché tutti i progressi materiali che le vengano in mente come un sogno; le distanze per scambiarci le idee sono annullate dalla radio, le comunicazioni aeree si addestrano a gareggiare con il lampo, le ricchezze della terra resistono ogni giorno meno al nostro sfruttamento, le produzioni sintetiche ci fanno quasi creatori di ciò che ci serve, l'energia atomica offre una riserva immensurabile di forze da imbrigliare e costringere a nostro servizio. E intanto per mancanza di un orientamento comune, concordato a bene di tutti, queste stesse inesauribili forze giovano oggi ben poco alla massima parte degli esseri umani, in molti casi sono piuttosto adoperate a distruzione e rovina.
Tutti avvertono che bisogna trovare una soluzione nuova per la situazione paradossale. Si sente nell' aria che un mondo sta precipitando; che in tale rapido declino i giovani distano da coloro che sono di poco più anziani, quanto forse non si cambiavano altra volta gli spiriti nel corso di intere generazioni. Ma quando si tratta di fissare quale sia la meta dove ci stiamo avviando, o meglio dove ci dobbiamo avviare, allora incomincia il disaccordo generale o addirittura manca ogni posizione precisa. Tutti abbiamo fretta, siamo come presi in un vortice, ciascuno capisce che così non va bene, ma nessuno si arresta; noi i poveri padroni del mondo!
Urge che l'umanità, o almeno alcuni uomini di buona volontà e di capacità sufficiente presso ciascun popolo, trovino l'energia per fermarsi alquanto; esaminino con chiarezza la situazione e poi indichino ai fratelli un ritmo nuovo di lavoro e di vita, più cosciente circa le mete veramente utili ed attuabili, da raggiungere pel bene di tutti. Abbiamo elementi più che sufficienti sulla terra, per vivere tutti tanto meglio di oggi.
Per non essere utopisti, riconosciamo subito che non si può pretendere di avere l'accordo dell'intera umanità circa un unico programma. Però oggi c'è tale sbandamento degli spiriti, tale incertezza, tale varietà, che se anche ci fosse solo un gruppo un po' notevole a raggiungere l'accordo, potrebbe svolgere funzione di prim'ordine su tutti gli altri individui. Si aspetta qualcuno che sia onesto e sappia con chiarezza che cosa sia utile a tutti di fare, ed abbia voce abbastanza forte per farsi sentire. A lui si uniranno subito altri, altri, altri ancora. Un gruppo di persone capaci, coscienti dell'ora storica e del suo sbocco migliore, e decise ad agire in quella direzione senza nascondere secondi fini egoistici, potrebbe avere sul mondo di oggi un risultato benefico forse senza precedenti: l'intero genere umano contemporaneamente disorientato li aspetta, come non era succeduto mai; energie buone ce ne sono da tutte le parti, ed esige che siano illuminate sul da fare.
Ecco dunque il presente libro audace; alcune idee per gli uomini capaci di ogni popolo, perché le leggano e magari le criticano ma ad ogni costo le discutano, e secondo il risultato della discussione si preparino ad agire d'accordo. La posta in gioco è tanto grande da giustificare ogni sforzo, anche quello di un nano che rischi così di cadere nel ridicolo.
2. A CHI SI RIVOLGE IL LIBRO.
Quanto all'indole della trattazione, avrà di continuo uno scopo pratico ogni capitolo, ogni pagina, ogni riga saranno protesi verso il Nuovo Mondo da costruire. Siccome però si tratta del mondo degli uomini, di esseri forniti di ragione l'aspetto pratico sarà continuamente connesso con visioni teoriche della realtà e della storia.
Quelli che nello scrivere ho avuto particolarmente innanzi agli occhi sono i cattolici, i membri della Chiesa Cattolica sparsi dappertutto sulla terra. Infatti essi hanno l'inestimabile privilegio di conoscere l'intera rivelazione quale Dio l'ha mandata all'umanità, e possono aderire senza difficoltà ad ogni proposizione dommatica del libro. Però si vedrà bene in queste pagine che lo scritto non è esclusivamente per loro; anzi, vuole proprio con gli altri costituire un grande invito acciocché vengano a collaborare nell'edificazione del Mondo Migliore; e qua e là non mancherà l'occasione di presentare sia pure brevemente qualche argomento apologetico, che giustifichi davanti alla loro ragione la fede supposta nel libro.
Del resto si noterà pure facilmente che il considerare i cattolici come in possesso della verità sarà qui, più che altro, occasione per richiamarli ad una responsabilità tremenda.
3. L'IDEA E' NATA DAI FATTI
Ma come ho potuto osare io, di accingermi a una simile impresa? Devo essere pienamente sincero e in tale sincerità spero di trovare anche la mia giustificazione: quanto è contenuto in queste pagine è stato per me il frutto di un'esperienza vissuta, prima di essere un'elaborazione concettuale. Per questo ho osato scrivere; e chi non tenesse ciò presente, non avrebbe la giusta prospettiva per giustificare la trattazione. Quanto è qui raccolto può forse parere un insieme di idee elaborate a tavolino: una meditazione sulla storia dell'umanità, sulle grandi esperienze che ci hanno immediatamente preceduti, per dedurne le prossime mete dell'evoluzione collettiva e indicare le vie più adatte a conseguirle. Sarebbe ciò una costruzione intellettuale, pratica soltanto nelle intenzioni. Ebbene; no, le idee qui riunite non sono nate così nella mente: se le avessi pensato solamente nella stanza da studio, non avrei l'ardire di presentarle all'intera umanità. Avrei troppo timore che il corso dei pensieri solitari non corrisponda alla ben più complessa realtà.
Se ho avuto il coraggio di scrivere ciò che ho scritto è perché lo ho visto prima di averlo pensato: lo ho pensato perché lo ho visto; lo ho chiarito concettualmente dopo averlo osservato nei fatti e negli
uomini. E' nei fatti, che mi è parso di rilevare: si sta preparando un mondo nuovo, un ordinamento veramente nuovo e migliore del mondo è nei prossimi piani di Dio; anzi il piano di Dio è già in pieno corso e noi uomini d'oggi - se lo comprenderemo bene e vi c 'inseriremo come Dio vuole - attueremo qualcosa di stupendo pel bene dell'umanità. Esprimendomi in modo semplice e concreto dirò: credo di avere avuto una finestra privilegiata sugli avvenimenti, e perciò grido ai fratelli ciò che vi ho potuto vedere.
Appunto per questo, mi sembra opportuno qui una sommaria delineazione di tale privata esperienza, con la speranza che le necessarie confidenze mi vengano perdonate. E’ nella linea di questa povera vita particolare, che ho maturato la sintesi universale che propongo. Oggi tale sintesi si stacca dall'esperienza da cui è nata e viene presentata a tutti come dato oggettivo da discutere; ma forse riuscirà utile a qualcuno sapere come si sia giunti a formularla. Gli eventi che forniscono a me tanta certezza interiore potranno forse avvalorare anche in altri l'impressione, che in seguito riceveranno dal libro.
Quanto ha carattere personale in tali fatti è veramente nulla, in confronto a ciò che vi ha messo il Signore; sembrerebbe quindi di dargli troppo importanza se per modestia se ne tacesse interamente, nascondendo così per forza il tanto di più che vi ha mescolato la grazia.. Gesù che ha guidato gli eventi in maniera umanamente imprevista o imprevedibile, è l'unico autore dell'idea che dagli eventi è finalmente balzata, disincarnandosi da loro.
4. NELLE UNIVERSITA’.
L'esperienza della mia vita di sacerdote si è iniziata nelle università italiane, dove fui invitato ripetutamente a tenere conferenze di filosofia della religione a cominciare dal 1938. Ero allora redattore per la parte filosofico-teologica nella rivista Civiltà Cattolica, e quei cicli di conferenze bene s'intonavano con gli studi che andavo compiendo e con gli articoli che scrivevo. Temi di tali discorsi erano specialmente quei punti di filosofia che costituiscono le basi razionali della fede cristiana: vi discutevo quindi di scetticismo, positivismo, idealismo, esistenzialismo... e finivo per lo più dimostrando sotto aspetti diversi che la chiave di volta dell'universo è Dio, e la sua voce tra gli uomini si chiama Gesù.
In tal modo parlai nelle università di Padova, Bologna, Torino, Pisa, Venezia ed altrove; e l'osservazione che in tali occasioni feci a più riprese fu l'utilità scambievole che provavamo in quel mutuo contatto, gli studenti e i professori da una parte e io sacerdote dall'altra. Essi venivano numerosi e restavano contenti di trovare qualcuno sicuro nelle proprie convinzioni, di fronte alle grandi linee della realtà; ciò li attraeva e li impressionava, abituati com'erano ad ascoltare soltanto parole di dubbio e di ricerca su quegli argomenti. D'altra parte io pure, alle prese con le incertezze di quei fratelli, esperimentavo una insospettata utilità, la certezza divina diventava nel mio cuore in qualche modo più umana: non solo un umanizzarsi della forma con la rottura dei rigidi schemi scolastici, ma anche proprio un umanizzarsi della stessa dottrina, arricchita progressivamente di sfumature dinanzi alle ostinate resistenze e ai conquistati consensi. Vantaggio da ambo le parti: la certezza divina si accostava ai cuori degli uomini e diventava - se così si può dire - più umana; gli uomini intanto si accostavano alla certezza divina e diventavano più sereni e più forti. Movendo da posizioni tanto lontane, ci trovavamo al termine vicini e contenti di essere vicini. Fu la mia prima esperienza di sacerdozio, per me fondamentale; ne cavai la netta impressione che i tempi rendevano possibile un contatto nuovo, intimo, fecondo, fra il grande pensiero tradizionale e il pensiero moderno. Eco di ciò si trova
nel volume allora composto su LA SALVEZZA DI CHI NON HA FEDE, studio su giudizio che un cattolico deve formare DEI LONTANI, alla luce della sua fede.
Poi venne la guerra e il clima si fece triste, giacchè molti studenti mancavano. Però il lavoro continuò; con lo studio s'intrecciava violentemente la vita, e la sintesi delle esperienze si arricchiva. Fu allora che i soliti grandi problemi filosofici mi apparvero come incarnati nel dramma della storia; ogni sistema filosofico doveva cimentarsi a inquadrare e a rendere una qualche ragione degli eventi gravissimi che stavano accadendo nell'umanità; quello che ne fosse stato radicalmente incapace, sarebbe stato per ciò stesso una sintesi fallita. Nacque così il ciclo di conferenze tenute nell'università di Bologna nel 1942, e che oggi si trovano ampliate nel volume: LA STORIA E IL SUO PROTAGONISTA. Ancora una volta era il divino che veniva chiamato a risolvere i maggiori problemi terreni, ora con una forte tinta pratica inserita nella stessa visione teorica; e ancora una volta l'interesse destato nell'uditorio manifestò che si era colpito nel segno. Gesù presentava una sintesi dottrinale, dove i problemi divenuti brucianti per la nostra generazione trovavano un posto preciso e acquistavano un posto meno tragico.
5. NEI TEATRI E SULLE PIAZZE
Finalmente gli eventi precipitarono: nel 1945 la guerra dei continenti giunse al termine e per l'Italia nel modo più triste. Le rovine materiali e il disorientamento spirituale erano paurosi: mancavano le case, difettava il pane, i prezzi non avevano misura, non si trovava lavoro, tanti cari non ricomparivano, gli stranieri comandavano, gli odi civili erano scatenati... Dove attaccarsi? Ad altri spettava la responsabilità di affrontare con chiarezza e coraggio i problemi materiali; al sacerdote, nei limiti del possibile, quella di confortare e rianimare gli spiriti.
Così balenò un'idea a tavolino: con le limitate forze che possiede un uomo, nel ristretto che egli è capace di raggiungere, accingersi a portare fuori degli ambienti strettamente di studio una presentazione breve, solida e insieme calda del cristianesimo, che appagasse le
intelligenze, procurasse serenità, migliorasse i cuori. Il cristianesimo ha sempre avuto il segreto per asciugare le lacrime, riuscendo pure a trasformarle in sorriso negli uomini di buona volontà, giacchè considera la vita terrena essenzialmente come preparazione del cielo e a persuadere che ciò si effettua con efficacia particolare nei giorni del dolore. Si sarebbe potuto tentare ancora una volta il luminoso esperimento, in proporzioni nuove per la nuova vastità del disastro. Il tipo d'ambiente scelto per questo genere di conferenze furono i teatri, in modo da chiamare a raccolta i più lontani, che erano i più spersi nella tragedia comune; e l'iniziativa raccolse fin da principio un successo superiore a qualsiasi previsione. Il pubblico avverti immediatamente che c'era là una parola aspettata senza saperlo, sicura, benefica; una parola sul cielo, ma su un cielo che rischiarava la terra, come ormai nessuna luce puramente creata riusciva a rischiararla. Era, in argomenti più semplici ma in misura straordinariamente allargati ciò che prima era accaduto nel chiuso dell'università.
L'Italia era diventata una turba di uomini dolenti e sbandati, più che mai disorientati da un gran chiasso di giornali che male interpretavano lo stato d'animo del paese. A tali moltitudini quindi giungeva quanto mai opportuno quello che può dirsi il riflesso terreno del vangelo: chi cerca il regno di Dio e la sua giustizia non deve turbarsi nella sventura, dopo le lacrime c è ancora il sorriso, dopo la tempesta torna sempre il sole per gli uomini onesti; non la morte vince la vita, ma in definitiva è la vita, destinata a superare la morte. Queste parole in quelle circostanze avevano sugli animi un effetto tonico, così il ricorso ai grandi valori cristiani s'illuminò nell'esperimento con un aureola anche terrena in proporzioni inaspettate: mentre avrebbe aiutato a salvare le anime in cielo, avrebbe pure giovato a risollevarsi sulla terra.
Dopo il successo del primo discorso, tenuto a Roma nel Maggio 1945, non fu più possibile in alcun modo fermarsi. Quasi sospinto dalla marea crescente, che la grazia di Dio sollevava, dovetti peregrinare di teatro in teatro, sempre alla ricerca di uno, sempre nell'impossibilità di trovarne uno, capace della gente che accorreva. Così si conchiuse quel primo ciclo di discorsi romani, e si svolsero poi quelli di Torino, di Genova, di molte altre città, con un consenso che superava di gran lunga l'arte del modesto oratore, per appuntarsi a sottolineare la forza
di un'idea: Gesù, solo Gesù ci avrebbe salvati; lui solo sapeva risuscitare nei cuori quei sentimenti di dignità individuale e nazionale, fiducia, coraggio, volontà di lavoro, prontezza al sacrificio, temperanza, risparmio, amore ai sofferenti, riconciliazione fra noi... i sentimenti appunto di cui avevamo bisogno, come chi soffoca ha bisogno di aria.
Il fatto si ripetè con tanta costanza, da costituire la verifica continua che quelle semplici parole aderivano alle necessità comuni: il ragionamento era sempre di carattere filosofico-teologico, ma appena l'applicazione ben preparata si immergeva nella terra col forte richiamo ad uno di quei sentimenti scattava l'applauso e dilagava come un tuono. Quello aspettavano, quello volevano, quello applaudivano; e quello lo sapeva dire solo Gesù, perché erano proprio le sue parole, energicamente ripronunziate.
Il cerchio degli uditori crebbe a dismisura e mi portò a tre passi successivi, senza che quasi mi accorgessi volta per volta del progresso; dapprima si mirava a commuovere una sala, un teatro; poi la preoccupazione assurse a carattere cittadino e ci si propose d'impressionare un'intera città; in seguito i fatti suggerirono qualcosa di più, l'aspirazione a rivolgersi contemporaneamente a una regione intera. Intrecciammo allora i diari delle conferenze in cinque, sei, sette città nello stesso periodo, in modo da ricomparire ogni settimana in ciascuna durante un paio di mesi; viaggiavo continuamente, parlando ogni giorno in posti diversi, e posso dire che a capo di due mesi l'intera regione era scossa. Fra tali cicli regionali di conferenze possono essere ricordati quelli della Romagna, della Lombardia, della Puglia, della Toscana, della Sicilia.
Tre passi di un progresso continuo: teatro,città, regione. E dovunque folle: i 4000 del primo corso romano diventarono 14000 a Milano, 30000 a Firenze, 50 anche 60000 a Palermo: persone immobili, raccolte insieme ad udire un discorso. Quando nessuna sala coperta bastò più, tentammo negli stadi e in ogni sorta di locali cintati: strana impressione, parlare di Gesù dalla cabina in mezzo al prato di un velodromo, con le tribune gremite. Poi nessun locale particolare fu sufficiente, né coperto né scoperto, e uscimmo addirittura sulle vie e sulle piazze: prima con gli altoparlanti affacciati alle porte, poi con lo stesso palco drizzato all'esterno, e le vie e le piazze si empirono.
Nel cuore si affermava ogni giorno più una duplice impressione: che gli uomini di oggi fossero straordinariamente pronti a ricevere la predicazione di Gesù, con un vuoto nell'anima misurato apposta per lui, e che Gesù volesse con aiuti davvero speciali andare incontro ad una esigenza così viva. Si raccoglieva in tale duplice impressione il frutto migliore di tutte le mie esperienze, da quando sacerdote avevo cominciato ad avvicinare le anime.
6 IL PROBLEMA SOCIALE
Naturalmente il tema dei discorsi si vennero moltiplicando e arricchendo in questo primo giro dell'intera Italia, che durò all'incirca due anni dal 1945 al '47. Però c'era un cammino ideale che più o meno si ripeteva in ogni città con diversi svolgimenti: era prendere le mosse dalle basi razionali della fede per progredire fino a questa come ad una conquista certissima, e poi spingersi nella sua luce agli orientamenti fondamentali del cristiano. Ora fu nella determinazione di tali orientamenti, che si ebbe più chiaro e continuo il progresso per aderire sempre meglio alle esigenze degli uditori; e fu appunto là, che per sviluppo naturale venne a poco a poco a prendere particolare rilievo l'aspetto sociale.
Fu un progresso spontaneo: fra le virtù ispirate dal cristianesimo, mostrare in primo piano come esso fosse la formula della riconciliazione fra noi, e di una nuova convivenza più giusta e più buona. Infatti questo era il punto di cui in Italia si sentiva la più urgente necessità: fra gli odi di parte scatenati ci voleva piuttosto comprensione mutua che recriminazioni violente, e d'altro lato fra miserie senza numero ci voleva assolutamente una più equa distribuzione della ricchezza. Onde cominciai ad insistere su ciò in molti discorsi proclamando che nessun maestro si poteva trovare più adatto di Gesù, per operare tale necessaria conciliazione di cuore e di vita nel popolo nostro.
Ed ecco il pubblico sottolineare più che mai con approvazione entusiastica quegli appelli, come dinanzi ad una scoperta felice; udivano i leali riconoscimenti in favore di una delle principali fazioni
e applaudivano; poi i leali riconoscimenti in favore della fazione opposta e applaudivano ancora; poi i rimproveri evangelici ai primi, i rimproveri evangelici ai secondi, e applaudivano sempre. Antifascisti e fascisti, liberali e comunisti: com'era leale Gesù!... com'era giusto!... Solo Gesù parlava sulla nostra convivenza di cittadini come si doveva parlare: lui solo era con tutti senza essere di nessuno, era contro i torti di tutti senza essere contro nessuno.
Tale spontaneo crescente interessamento ai problemi sociali nel mio povero lavoro finì col pormi, per necessità di cose, sempre più di fronte al fenomeno comunista, come quello che con particolare virulenza avvelenava e conturbava il popolo italiano del dopoguerra. Bisognava tenerlo continuamente presente per combatterlo; però la schietta ispirazione evangelica, che cercavo di vivere fin nel più piccolo pensiero e di esprimere in ogni parola, mi portò pure sempre a riconoscere anche là qualcosa, che chiedeva legittimamente di essere soddisfatta nei nostri tempi.
Con tale spirito di comprensione composi allora il volume DOTTRINA MARXISTA e con tale spirito procurai di parlare del problema, ovunque se ne presentasse l'occasione. Devo candidamente dichiarare che - più consideravo il comunismo teorico e insieme il comunismo vivo in Italia - più sentivo di dover essere spietato contro i principi falsi e severissimo contro i capi, che mi apparivano veri seduttori del popolo; ma al tempo stesso comprendevo pure di più lo stato d'animo di alcuni disgraziati, che non senza colpa ma con reali attenuanti erano caduti nelle loro reti. In certi momenti mi pareva che si mescolassero nel cuore due accenti di Gesù : "serpenti, razza di vipere" (Mt. 23,33), per gli uni; e poi, sulle moltitudini dei diseredati, "mi fa compassione la turba " ( Mc. 8,2 ).
Bene spesso si sarebbe detto che gli uditori vibrassero, tanta completa era la consonanza con questo Gesù, fatto attore vitale e arbitro sereno del nostro dramma. Così suggerita dai fatti, brillò l'idea di passare dal lavoro a tipo REGIONALE a quello addirittura NAZIONALE : tentare di comunicare la scoperta all'intera nazione, proclamando un vero programma unico di rinascita generale in Gesù. Ricchi eccessivamente conservatori e poveri violentemente rivoluzionari si scontravano su tutte le strade; solo Gesù avrebbe salvato la patria, se ci fossimo decisi a un coerente e grandioso esperimento delle sue dottrine, tanto forti ed insieme conciliative.
7. LA “MOBILITAZIONE GENERALE DEI CATTOLICI”.
Ma per passare seriamente ad un lavoro di proporzioni nazionali non ci si poteva più contentare soltanto di cicli di discorsi più o meno staccati, senza un programma pratico preciso; bisognava sapere più concretamente che cosa proporre alla nazione. Nacque in tal modo, pensato a tavolino dopo molte consultazioni, quel progetto che venne chiamato" MOBILITAZIONE GENERALE DEI CATTOLICI ITALIANI": proposta di un'ampia ed armonica revisione di tutte le opere cattoliche organizzate, da accoppiare all'appello perché i volenterosi accorressero in buon numero a vivificarle. Così l'esperimento sociale cristiano veniva di fatto inquadrato in un programma più vasto di rinnovamento dell'intera condizione morale e religiosa d'Italia, che solo poteva seriamente promettere allo stesso settore sociale il miglioramento auspicato, insieme con molteplici altri vantaggi spirituali.
L'elaborazione e la presentazione graduale del progetto si svolse principalmente attraverso una lunga serie di articoli, che per alcuni mesi procurai di far uscire nelle varie parti della penisola. Il gruppo principale e più sistematico fu pubblicato nella CIVILTA' CATTOLICA ed è raccolto in un volumetto, che porta appunto il titolo" PER UNA MOBILITAZIONE GENERALE DEI CATTOLICI". Gli altri invece apparvero in ogni tipo di giornali che appena appena non fossero anticristiani, e sono attualmente riuniti in SQUILLI DI MOBILTAZIONE. Vi si tentava una diagnosi leale della nostra condizione religiosa generale, insistendo soprattutto su due aspetti: l'opportunità di impegnarsi assai più di prima nel settore sociale, per applicarvi meglio il vangelo e così corrispondere ai tempi; ma insieme la necessità di rivedere tutto il nostro schieramento, per riuscirci sul serio e profondamente secondo il piano di Dio..
Priva di qualsiasi autorità giuridica, la modesta predicazione che conducevo non aveva in se stessa nessuna pretesa organizzativa¸era una semplice voce, un monito, un invito. Però da quel momento si fece ardita a promulgare la necessità di un generale riesame tra di noi anche fra i quadri organizzati: l’impresa gigantesca di un rinnovamento dell’Italia in Gesù non sarebbe stata certamente l’opera di un uomo, anzi neanche di un unico gruppo; se vi si doveva giungere, com’era nell’attesa o meglio nell’esigenza universale, doveva essere il frutto della collaborazione di tutti i credenti, dai capi più alti fino agl'infimi gregari. Quindi appello generale: nessuno doveva sentirsi estraneo all'impresa, che sarebbe stata la salvezza di tutti.
Colsi con vera gioia l'occasione offertami durante la quaresima del 1947, di parlare attraverso la radio italiana col collegamento di tutte le nostre stazioni. Quelle conversazioni sono oggi raccolte nel volumetto RADIORIENTAMENTI e furono come il primo proclama del nuovo lavoro. Poi incominciò in quel senso la predicazione vera e propria che da allora prese il nome di "CROCIATA DELLA BONTA' "; invito rivolto all'Italia per una rinnovazione generale, che avrebbe tratto dalle questioni sociali il mordente, l'attualità, la necessità più sentita, ma che era visto ed auspicato come assi più ampio, involvente cioè tutti gli aspetti della vita cristiana.
Mi pareva di intuire un piano misericordioso di Dio sulla mia patria; le miserie materiali esigevano Gesù come Salvatore ed egli era pronto a salvarci se noi lo avessimo accolto; egli però non si sarebbe contentato di farci questo solo dono e sarebbe venuto apportatore di tutti i suoi beni, specialmente di quelli eterni. In conclusione l'Italia doveva uscire dalla tragedia, in cui era precipitata, resa più buona e più santa nell'ordine dei valori eterni che sono quelli che importano di più. Ma avrebbero corrisposto gli Italiani a questo piano della Provvidenza? E avrebbe concorso il Signore col suo aiuto speciale in favore di chi voleva divulgarlo, dimostrando così la sua approvazione?
8. LA CROCIATA DELLA BONTA'
Prendemmo il lancio da Milano nel febbraio del 1948, né mi è possibile seguire qui nei particolari tutto questo secondo giro d'Italia. Adesso non ero più solo, avevo con me due compagni, scelti in modo da rappresentare in germe il nostro ideale di collaborazione universale delle forze cattoliche per un risveglio generale: uomini appartenenti ai principali gruppi esistenti nella Chiesa ( un sacerdote secolare e un religioso), affratellati soltanto dall'ideale di predicare Gesù. E la risonanza crebbe in maniera che sarebbe stato follia sperare: si dovette ricorrere a collegare insieme molte chiese e molte piazze con l'uso degli impianti telefonici e con gli altoparlanti in ciascuna, perchè altrimenti non si sarebbe mai avuto lo spazio sufficiente pel pubblico; anzi ben presto la rete dei collegamenti si estese anche fuori città, raggiungendo paesi e città diverse, perché altrimenti non avremmo mai potuto soddisfare tutte le richieste,
Il sistema degli allacciamenti telefonici si inaugurò a Milano nel marzo del 1948, giungendosi nella massima diffusione a 14 chiese contemporaneamente; a Torino nell'ottobre erano già 24, di cui parecchie extraurbane; a Genova nel novembre erano 51, di cui molte fuori città; un anno dopo, nella predicazione della Crociata a Roma, le chiese collegate nell'Urbe e nel Lazio con sistema radiotelofonico furono 200. In quelle condizioni computare a 100.000 gli uditori, 200.000, anche 300.000, non è esagerato; cifre di questo genere si sono qualche volta raccolte anche in un luogo solo con tutte le adiacenze, come successe ad esempio nella conclusione della Crociata a Milano, a Napoli, a Roma.
Il carattere più costruttivo che venne prendendo la predicazione in quel periodo, trasformandosi quasi in un movimento pur nell'estrema povertà dei mezzi, ebbe una buona controprova nell'atteggiamento dei nemici dichiarati di Dio. Quanto potevano tentare contro di noi, tutto lo tentarono: segno che dispiaceva loro il consenso generale che si destava, segno che notavano là una formula felice di incontro tra le più vaste masse popolari e quel Gesù che essi combattono. Specialmente i capi comunisti non risparmiarono nulla : articoli ingiuriosi, manifesti murali infamanti nell'intenzione, divieti ai loro di intervenire, ostruzionismi, sabotaggi, falsificazioni, voci tendenziose, denunzie infondate, minacce fino a quella di uccidere; si accorgevano che il Gesù predicato dalla Crociata esercitava un fascino irresistibile
sulle turbe che essi volevano dominare, e ne fremevano furiosamente pur non riuscendo ad impedirlo. Anzi, la loro rabbia incuriosiva verso di noi e insospettiva nei loro riguardi il popolo che accorreva più numeroso ad ascoltare: chi vinceva era sempre Gesù.
Quando poi ebbi a scoprire che si schieravano sordamente quali nostri avversari anche alcuni gruppi della parte diametralmente opposta, conservatrice ad oltranza in campo sociale, ebbi l'impressione ancora più chiara della vitalità straordinaria del nostro messaggio; infatti anche quei gruppi erano storicamente dei morti, fuori della coscienza viva del tempo, ed averli contrari era ottimo indizio. Gesù che noi predicavamo non era né con gli estremisti di un lato né con quelli dell'altro; quindi i capi della demagogia e alcuni grossi detentori della ricchezza s'irrigidivano, mentre l'enorme maggioranza gradiva proprio quell' atteggiamento e manifestava in tutte le maniere il suo entusiasmo.
Però, con la mentalità e il programma della Crociata, non erano più le grandi assemblee l'elemento principale del lavoro. Ne erano l'aspetto clamoroso, laddove a noi importavano ormai di più le belle funzioni eucaristiche, che concludevano ufficialmente il lavoro di rinnovazione interiore col ritorno di tanti figli prodighi alla casa paterna. E ancora di più importava quanto riuscivamo ad ottenere nelle schiere scelte dei militanti cattolici d'ogni specie, che cercavano di infervorare all'azione. E ancora molto di più ci importavano i risultati nei ristretti circoli dei dirigenti diocesani d'ogni tipo di opere, invitati dolcemente e fortemente a una maggiore intesa fra loro. Sotto questo aspetto si trattava concretamente di fare elaborare un piano d'azione comune per le loro schiere; e perciò procuravamo che si fondasse in ogni diocesi sul nostro passaggio la consulta diocesana dei capi intorno al vescovo, e si affiatasse e riscaldasse intorno a lui nel maggior grado possibile l'assemblea del clero locale, secolare e regolare. Tante città e diocesi furono percorse così dal nostro minuscolo gruppetto: quasi l'intera Italia una seconda volta. Citiamo fra gli altri il giro della Sardegna, con lo spettacolo di condizioni sociali penosissime; poi le predicazioni nelle Marche, nella Campania, nell'Umbria, nel Lazio, nella Liguria ecc. Qualche poco di cronaca, soprattutto il metodo seguito e alcuni esempi dei frutti raggiunti, si possono leggere oggi nel volumetto: CROCIATA DELLA BONTA' 1949.
9. LA CROCIATA ALL’ESTERO
Ma ecco nell'aprile del 1949 inserirsi un passo nuovo, anch'esso suggerito dai fatti e cioè dalla Provvidenza, come sempre era accaduto fin qui. L'impressione generica, che l'idea promossa dalla Crociata fosse destinata all'intera umanità e non solo all'Italia, c'era in cuore da un pezzo : da quando cioè Gesù si era rivelato come l'unico capace di superare il conflitto sociale; e da quando la soluzione cristiana di tale conflitto si era vista come un punto particolare in un quadro di esigenze ancora più vaste; vale a dire nel disegno d'una compiuta revisione della situazione religiosa e morale. Tali due aspetti riguardavano sì immediatamente l'Italia, ma valevano più o meno anche nelle altre nazioni; cosicché l'attualità di Gesù, che veniva predicata fra noi, già fin da allora appariva tale da dover essere annunziata dappertutto. Fu però precisamente nell'aprile del 1949, che la UNIVERSALITA' del messaggio della Crociata si rivelò nei fatti.
Nel cuore si affermava ogni giorno più la certezza e pareva prendere il tono di un comando: la dottrina di Gesù, il vangelo schietto è la sola parola che potrà portare i due grandi sistemi sociali sopravvissuti alla guerra a superare il loro conflitto; con tale addentellato, poi, Gesù diventerà il condottiero di una nuova età della storia, con la rinnovazione e salvezza d'innumerevoli anime; questo bisogna proclamare, gridare su tutte le strade del mondo, a una generazione dell’umanità. Così sembrava dire una voce nel cuore, avvalorata dalla innegabile esperienza di quanto accadeva in Italia Però a tale impressione interiore si opponeva una difficoltà che pareva insormontabile: le lingue moderne con cui si sarebbe dovuto proporre nel mondo il messaggio, mentre io non ne avevo mai parlata alcuna, fuori di quella italiana. Qual era in proposito la volontà di Dio
Presentai umilmente il quesito a chi ha tutta l'autorità sulla mia povera vita: non volevo illudermi e tanto meno volevo illudere gli altri, né d'altra parte compromettere con un passo falso quanto si era già ottenuto di bene. Risposta fu che andassi pure all'estero per qualche breve puntata, ma per rivolgermi agli italiani emigrati, giacchè non conoscevo le lingue; per gli altri mancava la possibilità. - "Ma se riuscirò a rivolgermi agli altri, lo posso tentare?" -" Ah, sì... se...".
Così sono partito, e devo dire che la possibilità l'ha proprio creata il Signore. Da allora ho predicato in tante nazioni e lingue diverse che ne rimango stupito io stesso, ogni volta che il pensiero ritorna fuggevole sulle strade percorse. Ci fu Vienna come prima tappa, dove quasi mi imposero di leggere in duomo la traduzione tedesca di un discorso italiano, senza bene intendere ciò che dicevo. Poi Parigi. Poi varie città del Belgio. Poi gli Stati Uniti d'America con le loro metropoli, quindi il Canadà, di nuovo l'Austria, la Germania con discorsi in 35 città diverse, la Svizzera , l'Olanda con 14 città in otto giorni...Ultimo discorso nel viaggio attraverso i paesi di lingua tedesca: nel settore russo di Berlino, con le sentinelle comuniste che sorvegliavano l'ordine, il 22 Maggio 1950.
Tappa di alcuni mesi in Italia, i mesi in cui fu composto questo libro nella prima edizione. Poi di nuovo: superando le montagne e le foreste dell'America Latina, che conservano sulla terra ancora un rifugio al mistero, la Crociata è passata di volo in tutte le capitali e le città maggiori di quel continente. Fu la volta dell'immenso Brasile percorso in parecchi dei suoi Stati; poi l'Argentina, il Cile. l'Uruguay, il Perù, l'Equatore, il Paraguay, la Colombia, Cuba, il Venezuela... Ci fu un discorso presso il Canale di Panama, dove la tradizione spagnola s'incontra col presidio militare anglosassone sotto gli sguardi curiosi dei figli di ogni razza della terra; e già al nord del canale, la predicazione in varie città messicane: ero vicino a Los Angeles, dove mi ero spinto scendendo verso sud due anni prima, nell'altro viaggio d'America.
Erano trenta mesi da che avevo lasciato la prima volta l'Italia. In ogni nazione il Signore mi aveva concesso di rivolgermi a quei fratelli col loro linguaggio: da San Sulpizio di Parigi a Santa Gudula di Bruxelles in francese, dal duomo di Monaco alla gigantesca Festhalle di Francoforte e allo stadio di Coblenza in tedesco; dal grande stadio di Seattle sulle rive dell'Oceano Pacifico fino alla
cattedrale di New York in inglese; dalla Piazza d'Armi di Lima alle cattedrali di Messico e di Buenos Aires fino al Nuovo Circo di Caracas in spagnolo; dal Ministero dell'Educazione in Rio de Janeiro alla Piazza della Cattedrale in San Paolo in lingua portoghese. E certamente non era stato più facile quando avevo dovuto parlare in lingue che non erano né la mia né propriamente quella degli uditori come il francese adoperato fra i fiamminghi nelle cattedrali di Gande di Anversa, e il tedesco adoperato nelle cattedrali e sulle piazze fiorite d'Olanda.
I discorsi pronunziati in Austria sono ora raccolti in volume col titolo: Es kommt das Zeitalter Jesu. Quelli pronunziati in Germania:
Die erste Botschaft vom Kreuzzug der Liebe. In Olanda:
DeBoodschap van Pater Lombardi. Per altre nazioni la traduzione di questo libro è adesso destinata a riassumere organicamente tutti i punti principali che vi predicai in forma sparsa, voce che passava gridando: voi aspettate Gesù.
10. IN OGNI LUOGO HANNO ASCOLTATO
Oggi nella fantasia si accavallano le immagini: interviste di giornali, brevi discorsi alla radio dalle principali stazioni, assemblee di clero e di dirigenti, riunioni specializzate... ma specialmente quelle chiese e quelle piazze che paiono fondersi in uno spettacolo solo: folle attonite, maree di teste che pavimentavano ogni ambiente, levate in su ad ascoltare un messaggio che le penetrava in profondità. Erano uomini di popoli vincitori o vinti o rimasti quasi estranei al conflitto... uomini in vera prosperità o in tragiche sofferenze... raccolti nei duomi, nelle semplici chiese, nei teatri, nelle università, negli stadi, nei cinema, negli alberghi, nei parlamenti, nei circhi, nei pubblici giardini, in locali di fortuna come sotto la tettoia di un mercato, in una fabbrica, sulle vie, sulle piazze...
E i nomi delle città fanno come una ridda nella testa, e ben poche riesco a distinguerne adesso nella memoria con quadro preciso:Vienna, New York, Toronto, Parigi, Montevideo, Amsterdam, San Francisco, Santiago, Recife, Amburgo, Buenos Aires, Zurigo, Monterrey, Gand, L'Aia, Rio de Janeiro, Chicago, Worms, Monaco,Utrecht, Boston, Quito, Rosario, Lovanio, Ottawa, Bogotà, Maracaibo,
Berlino, Friburgo di Svizzera, Lima, Bruxelles, Seattle, Colonia,
Guadalajara, Messico, Anversa, Washington, Norimberga, Avana,
Caracas, Liegi, Panama, Assunzione, Brema e cento altre... Nei primi viaggi gli uditori si contavano a migliaia ad ogni discorso. Poi non di rado sono arrivati a decine di migliaia, con gli altoparlanti all'esterno dei locali chiusi o addirittura coi discorsi all'aperto. Quando finalmente una stazione radio ha trasmesso la mia povera parola, e ancor più quando l'hanno trasmessa molte stazioni collegate in catena il numero degli ascoltatori non si è più potuto contare. Ci sono state occasioni in cui l'assemblea si è svolta per intero sotto la pioggia, con la folla ostinatamente ferma ad ascoltare. Naturalmente non si poteva prendere lo stesso tono fra scenari tanto diversi. Altro era parlare di Gesù in Notre Dame di Parigi (12 giugno 1949), cioè in una città tanto avvezza agl'incontri internazionali, dove il pericolo può essere piuttosto quello di affogare nella moltitudine corrente anziché quello di non poter dire la propria. Altro era parlarne a Zurigo (25 aprile 1950), dove l'atteggiamento anticattolico di parecchi protestanti si mantiene così rigido e acre a confronto degli sviluppi verificatisi altrove fra i nostri fratelli separati. E altro era parlarne a New York nella Fordham University (18 settembre 1949), davanti a 10.000 persone che respirano all'ombra dei grattacieli l'atmosfera soddisfatta del grande capitalismo.
Ed altro ancora era presentare le stesse idee a Montreal (21 settembre 1949) dove le sconfinate distanze canadesi possono dare l'illusione di allontanare e quindi forse di semplificare i problemi della convivenza umana. E certamente altro era rivolgersi nella Burgplatz di Essen a circa 20.000 tedeschi (2 aprile 1950), mentre a poche centinaia di metri le più terribili fabbriche di guerra, Krupp, sono scheletri di mostri atterrati. Altro finalmente era parlarne a Berlino (19-22 maggio 1950) nel cuore di quella parte di Germania che è presidiata completamente dai Russi, e precisamente pochi giorni prima che sfilassero in quelle stesse vie i 200.000 giovani tedeschi cosiddetti comunisti, per la famosa adunata di Pentecoste.
E ancora tutt'altro era parlare di Gesù Salvatore nella cattedrale di Montevideo (11 ottobre 1951), fra un popolo sistematicamente privato di ogni istruzione religiosa nelle sue scuole da un governo laicista di vecchio stampo, quale è stato superato da vario stampo in Europa. Altro parlarne in Santiago del Cile (28 ottobre 1951) a 60.000 persone riunite attorno all'immagine della Madonna del Carmine, dopo musiche e canti di festa. Altro infine presentarlo -Gesù Re vincitore nella pace - alla folla stipata nello stadio messicano de Leon (30 novembre 1951), figlia del sangue dei martiri, protesa con sete inesausta alla parola di vita.
Naturalmente tutto ciò era quanto mia diverso. Eppure il messaggio era dappertutto costantemente il medesimo, senza notevoli variazioni se non di tono e di sfumature, né molto diversa risultava l'attenzione suscitata negli uditori e la cordialità della loro accoglienza. Non di rado partecipavano ufficialmente i vescovi delle diocesi, i ministri di Stato, i governatori delle province, i sindaci delle città o anche gli stessi supremi capi delle nazioni; e qualche volta c'erano nella folla (immensamente graditi) i pastori protestanti del luogo. Un nome solo sempre, come via della salvezza generale: Gesù.!
11. SEMPRE DI PIU'.
Fra tanti viaggi e tanto parlare, c'è una serie di discorsi che assolutamente va citata a parte: quella di Vienna nell'ottobre del 1949, cioè in un secondo periodo di predicazione in quella città. Il primo discorso isolato - l'esordio della Crociata all'estero - vi aveva lasciato molto impressione con l'intenzione generica della riconciliazione dei cuori da ottenere in Gesù e del mondo nuovo da costruire nel suo spirito; e perciò a breve distanza invitarono di nuovo, per predicare ivi la vera e propria Crociata con un compiuto sviluppo dei temi.. L'impresa non era facile, in una lingua pressoché sconosciuta: una ventina di sermoni scritti in italiano, tradotti in tedesco da un confratello, e pronunziati come ero capace di leggerli. Ma il Signore aiutò: dopo vari discorsi in chiese e piazze se ne organizzò uno solennissimo nel Konzerthaus cui assistettero il cardinale di Vienna, l'Internunzio Apostolico, il Cancelliere austriaco e vari ministri:
PACE E GIUSTIZIA IN AUSTRIA. Gesù vi appariva il vero salvatore dell'umanità, in particolare della nostra generazione, ancor
più in particolare dell'Austria, se questo paese lo volesse trionfalmente accettare.
Quanto a manifestazioni di interesse verso il messaggio così semplice della Crociata, da parte della pubblica autorità, le più solenni sono state le più recenti: si direbbe che la forza di Dio abbia voluto sempre più farsi riconoscere lei, in correlazione e quasi si direbbe in contrasto con la povertà dello strumento umano da lei adoperato, probabilmente scelto così misero appositamente per questo. Il 18 settembre 1951 per la prima volta varcai la soglia di un Parlamento, ufficialmente accolto nella loro sede dai rappresentanti del popolo; a Recife, nel Parlamento dello Stato brasiliano di Pernambuco. Ciò si ripetè il 3 ottobre a Porto Alegre, nel Parlamento di Rio Grande del sud. Il 14 novembre successivo mi rivolgevo all'episcopato colombiano raccolto in conferenza episcopale nazionale a Bogotà, e il giorno seguente nel Parlamento di Colombia a tutti i deputati ufficialmente riuniti in assemblea: questa era la prima volta che vedevo in ascolto un Parlamento nazionale. Quando via via sul mio cammino varie città cominciarono a dichiararmi con apposito decreto "ospite d'onore" direi che toccai con mano che quell'ossequio s'indirizzava soltanto a Gesù: c'era troppo sproporzione fra quanto accadeva e la mia piccolezza: la Crociata non vive che per Gesù. Chi ci ascoltava se ne accorgeva e onorava lui..
Il discorso del Konzerthaus di Vienna fu poi ristramesso dalla radio per tutto il popolo austriaco, né il caso rimase isolato, perché si può dire che tutte le stazioni delle principali città dove passavo vollero riecheggiare il messaggio di Gesù: ricordo così fra gli altri numerosi casi il saluto ai francesi arrivando a Parigi, e l'altro inciso nella stessa città per essere ritrasmesso in America; poi le spiegazioni sulla Crociata della Bontà dalla radio di San Francisco, San Josè, Salisburgo; poi le interviste radiofoniche di Chicago, dell'Aia, di Brema, Bruxelles, Montreal; e ancora i veri e propri discorsi tenuti al microfono da Amburgo, Stoccarda, Colonia, Monaco, Berlino e da altre radio tedesche, come quello durato oltre un'ora dalla stazione austriaca del Vorarlberg. A Vienna anche la stazione controllata dai Russi volle una sua trasmissione, per non essere da meno di quella in possesso degli anglosassoni; né mai potrò scordare la lunga intervista sull'idea centrale della Crociata, dedicata al popolo olandese nella sua propria lingua.
Fu però nel viaggio del Sud America, che il lancio del messaggio attraverso la radio raggiunse il suo colmo. Là quasi tutte le repubbliche misero a disposizione un'ampia catena di stazioni per l'intera serie dei discorsi principali - oltre che per numerose trasmissioni più brevi - di modo che non ci fu distanza né monte né selva né deserto che potessero frenare l'impeto della voce. Così in Perù, in Cile, in Venezuela, in varie capitali del Brasile, in Equatore, altrove; in Colombia le radio trasmittenti raggiunsero il numero di 60. E ce n'era pure di potentissime: cittadini americani preavvertiti in Roma colsero, nelle ore più scure della notte, l'ultima eco della voce che gridava di sera nella Piazza Bolivar di Bogotà: essi si associavano ai moltissimi che ascoltavano la trasmissione in ogni punto del grande continente, che è la riserva maggiore dell'umanità.
Che cosa comprese la gente in tanti discorsi, sparsi in tanti viaggi attraverso tante nazioni?.
Certo non tutto, con quella povera lingua che, specialmente presso alcuni popoli, veniva pronunziata, con le naturali espressioni di un bambino o poco più; però ascoltavano e si commuovevano... E io una cosa vedevo sempre più luminosa: che gli uomini della nostra generazione sono pronti al Vangelo all'estero come in Italia, e che il Signore è risoluto ad andare loro incontro con aiuti magari specialissimi in ogni nazione, e magari più altrove che in Italia se sarà necessario.
La mia prima esperienza di sacerdote si era allargata ed era divenuta mondiale, rimanendo sempre la stessa; l'intero mondo moderno ha bisogno di Gesù e va stimolato ad un rinnovamento generale nel suo spirito; le circostanze della storia fabbricata dagli uomini ma sorvegliata dalla Provvidenza sono arrivate ad un punto, da esigere ormai Gesù come unica soluzione possibile del dramma. Si destino i popoli, lo comprendano, s'intonino alla straordinaria situazione che apre le porte di una nuova Età. Bisogna riesaminare l'assetto del mondo in uno spirito nuovo: il campo dei figli di Dio deve prendere l'iniziativa con uno sforzo generoso, che non sarà ai danni di nessuno ma a bene di tutti i fratelli; un piano divino si compie, chiedendo la collaborazione di ciascuno.
12. A \ROMA
Nei periodi di intervallo fra l'uno e l'altro viaggio all'estero, continuava intanto naturalmente anche il lavoro in Italia. Fu allora che portammo il nostro messaggio a Reggio, nel cuore dell'Emilia rossa; e poi a Salerno, Pescara, in tante città che non si possono citare ad una ad una. Fra tali predicazioni però ce n’è una che non può essere sorvolata come le altre: la Crociata a Roma nel dicembre del 1949. Il Santo Padre ci aveva sempre seguiti con la sua benedizione ed era tempo che il lavoro si svolgesse sotto i suoi occhi; d'altra parte l'avvicinarsi dell'Anno Santo conferiva a Roma un'importanza veramente particolare.
L'annunzio ufficiale fu dato dallo stesso Vicario di Sua Santità per l’Urbe, il, cardinale Marchetti Selvaggiani, con parole che furono per noi l’incoraggiamento più bello: “ La Crociata della Bontà è una predicazione del tutto adatta ai nostri tempi e proprio al momento attuale, perché vuole richiamare i popoli a comprendere l’unica via di salvezza che oggi si presenta all’umanità: l’accettazione sincera da parte di ogni individuo e l’applicazione sociale del Vangelo di Gesù.
Fra le dottrine che si proclamano fra gli uomini di oggi e mascherano tanti interessi particolari, lacerando il corpo dell’umanità, solo il Vangelo chiaramente proposto ha la capacità di unire i cuori e quindi di salvarci. Tale verità sacrosanta spiegata ed applicata con grande chiarezza ai vari problemi e alle varie categorie di persone , è il punto fondamentale della Crociata; e rivela oggi una forza di rinnovamento che si direbbe straordinaria.
La definizione della Crociata era enunciata chiaramente e proclamata nella forma più solenne. Con tale introduzione essa ebbe a Roma uno sviluppo, quale non aveva avuto mai in nessun’altra città; ci fu la serie di discorsi generali per la massa, tenuto in Santa Maria Maggiore e trasmessi in circa 200 chiese, e ci furono i discorsi specializzati per tutte le principali categorie. A ciascuno si cercò di dire ciò che il Signore aspetti da lui, per il rinnovamento cristiano del mondo: bambini , mamme, operai, gioventù maschile , gioventù femminile, laureati ed artisti, datori di lavoro, persone sanitario, studenti di università. Impiegati magistrati e laureati ed artisti; datori di lavoro, personale sanitario, studenti di università, impiegati magistrati e avvocati, maestri, medici, domestiche, professori, religiosi, seminaristi suore, perfino gli uomini politici.
Per il clero e pei dirigenti delle opere cattoliche laiche si tennero riunioni speciali, che non esito a considerare le più importanti, non basterà mai da solo il fervore dei gregari; è necessario che i capi sentano la loro responsabilità nel mutare il ritmo direttivo, rivedano tante posizioni sorpassate e guidino in modo diverso e più efficace le schiere, che Dio stesso anima e affida loro.
Uno sfondo veramente mondiale alla predicazione romana si aggiunse d’improvviso, quando la Crociata fu invitata a passare addirittura nella basilica di San Pietro per due discorsi conclusivi: IL PAPATO E SALVEZZA DEL MONDO. Che cosa si poteva desiderare di più per vedere concretata in una scena un’esperienza. che aspirava ormai ad essere universale e a servire il genere umano?
Mancava un punto solo e il santo Padre lo volle aggiungere:
intervenne proprio lui stesso nelle ultime manifestazioni: non fu solo la sua radio a moltiplicare il suono della voce; fu proprio lui in persona, a presentarsi come supremo sacerdote.
L'8 dicembre 1949 il simulacro di Maria SALUS POPULI ROMANI, innanzi al quale si erano svolti i discorsi nella basilica di Santa Maria Maggiore, mosse verso San Pietro. Si disse che circa metà della popolazione di Roma prese parte alla sacra cerimonia. La CIVILTA' CATTOLICA scrisse che" a memoria d'uomo la capitale del mondo cattolico non ha mai assistito a spettacolo più imponente, più spontaneo e più religioso di folla ". Il Papa scese incontro, alla porta di San Pietro. Lui benedisse; Lui recitò per tre sere il rosario, con la risposta di milioni di fedeli che lo ascoltavano attraverso la radio; Lui celebrò la Messa conclusiva dell'intera Crociata in San Pietro, la mattina dell'11 dicembre.
13. LA RADIOCROCIATA DELL'ANNO SANTO
Poi l'Anno Santo è trascorso: turbe di pellegrini quali la storia non aveva mai visto si sono succedute sulle strade che conducono a Roma, vi hanno pregato e sperato, e sono tornate alle patrie con una pace maggiore nel cuore. Avevano offerto a Dio penitenza e preghiera per l'umanità sofferente, erano state accolte dal Padre comune con un affetto che è sembrato inesauribile, e potevano riprendere la vita di prima, fatta diversa da prima: più luminosa splendeva nel Cielo la certezza che esistiamo per un avvenire di gioia, in pienezza di vita anche corporea, come già gode la nostra Madre Santa, solennemente definita Assunta. E ancora una volta si desiderò che sonasse la voce della Crociata in modo potente, per accompagnare i pellegrini sulla via del ritorno e ribadire la volontà di un mondo nuovo.
Questa volta non più Roma soltanto ma tutta l'Italia fu chiamata ad udire per un mese intero, dicembre 1950: una predicazione ampia attraverso la fitta rete della radio italiana, che entrasse in ogni casa, svegliasse ogni dormiente, rimproverasse ogni ostinato, stimolasse ogni onesto, entusiasmasse ogni generoso. Annunziata con un unico manifesto alla porta delle 24.000 parrocchie d’Italia e
sostenuta da tutta la stampa cattolica ,fu probabilmente la più grande MISSIONE che la storia umana registri finora. L'intera Azione Cattolica assunse su di sé l'opera di propaganda, proponendosi che nessun apparecchio della penisola rimanesse spenta alle ore 18,30; non ci doveva essere neppure un solo italiano cui non giungesse l'invito al rinnovamento spirituale, se non altro con una frase che gli corresse dietro una sera da una finestra aperta.
Mi chiesero alcune dichiarazioni per i giornali prima di cominciare e lo feci con tutta semplicità: l'impresa è tanto più grande di me - dissi -non ha proporzioni con la mia pochezza; ma sono ugualmente sicuro dell'esito felice, anzi proprio per questo ne sono sicuro, perché è affidato interamente alla mano di Dio. Mai nella storia si è potuta tentare una missione unica ad un popolo di 46 milioni di abitanti; ebbene, è un segno di ciò che il Signore prepara per la nostra generazione; nel fallimento dei sistemi escogitati dagli uomini senza Dio, la Provvidenza ha preparato un piano immenso di rinascita che deve salvare le intere nazioni nel nome di Gesù. L'Italia è il paese privilegiato, dove per la prima volta assumerà rigorosamente carattere nazionale questo invito concreto a costruire il mondo nuovo, che finora ebbe carattere cittadino o regionale e che in seguito dovrà raggiungerlo finalmente mondiale.
Ciò che è accaduto nei cuori durante quel mese, solo Dio lo saprebbe rivelare: l'uditorio era talmente disperso, che nessuno fuori di lui l'ha visto intero. Certamente però gli ascoltatori furono milioni ogni sera, come è risultato dalle innumerevoli relazioni raccolte dalla presidenza centrale dell'Azione Cattolica Italiana : case private, chiese, bar, teatri, sale, strade, piazze... E l'Osservatore Romano non si peritò di dichiarare , dalle notizie ricevute, che le sante comunioni distribuite nel solo giorno dell'Immacolata in Italia dovettero superare i dieci milioni. Quella fu la grande data, fissata per l'accostamento intimo e diretto di tutto un popolo a Gesù; di là poi presero le mosse i discorsi successivi, più propriamente costruttivi sotto l'aspetto sociale. Se potessi citare le lettere pervenutemi a migliaia in quel periodo, avrei veramente da testimoniare le crisi salutari prodotte dalla grazia in innumerevoli coscienze, e l'impegno serio assunto personalmente da
parecchi per la costruzione di un mondo più buono.
Anche in codesta Crociata nazionale, come già in quella romana, il punto culminante volle occuparlo personalmente il santo Padre e fu la
nostra soddisfazione sensibile più bella. Per la mezzanotte del 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata, autorizzò una messa speciale destinata agli uomini in tutte le parrocchie e in altre chiese della penisola, dove agli ordinari fosse apparso opportuno di farla celebrare. Non contento di ciò volle celebrarla egli stesso a quell'ora nella cappella privata, consentendo che i microfoni trasmettessero dappertutto la sua voce, cui decine di migliaia di sacerdoti si sarebbero sincronizzati innanzi ai vari altari; non solo, ma aggiunse ancora di più, comunicò a tutti i vescovi del mondo questa sua intenzione in una lettera enciclica il giorno 6 dicembre, in modo che anche fuori d'Italia si associassero il più possibile al rito divino. La funzione si svolse com'era stato annunziato; la risonanza ne fu straordinaria pur con le difficoltà dell'organizzazione alquanto affrettata, che in qualche luogo ne limitò un poco il successo esteriore; e i fedeli di tutta Italia pregarono uniti PER UN MONDO NUOVO, che era il titolo generale della crociata nazionale.
L'avvenire è il segreto del Signore. Ma è veramente stupendo pensare che un intero popolo abbia ascoltato, per diciassette discorsi consecutivi, l'esposizione sistematica di ciò che sembra necessario per edificare al genere umano una casa nuova in terra con più pace e gioia, nella vigilia di un'eternità felice; e che una gran parte abbia partecipato tutti insieme al massimo rito, con Gesù vittima e il Papa sacerdote. Né manca la speranza che si siano associati anche parecchi ascoltatori presso altri popoli, giacchè l'invito ad avvertire il più largamente possibile quanti sul globo conoscessero l'italiano e fossero in grado di captarne la radio, era stato diramato a tempo dall'organo centrale delle Congregazioni mariane alle sue ramificazioni , sparse un po' dappertutto sulla terra. A me personalmente sono arrivate lettere di uditori dalla Spagna, Francia, Belgio e Svizzera, mentre a Malta furono addirittura istallati altoparlanti in alcune piazze.
14. UN PROGRAMMA UNIVERSALE
Ho terminato la storia della Crociata menzionando due predicazioni italiane, pel carattere e universale dell'urbe, e pel carattere veramente nazionale e ciononostante così prolungato e profondamente costruttivo della predicazione svolta per radio in Italia, quale ancora in altri popoli non abbiamo raggiunto. In realtà però i viaggi all'estero sopra enumerati si sono svolti in buona parte in mezzo fra quei periodi ed anche in seguito fino quasi ad oggi, con un ritmo sempre più celere ed una risonanza sempre più vasta.
Il Giappone intanto ha voluto una serie di discorsi della Crociata appositamente adattati al suo popolo, la cui edizione è già uscita in lingua giapponese. Così pure alcuni volumi sono stati tradotti in Spagna e singoli articoli o discorsi in altre nazioni, dove ancora non siamo potuti andare di persona: Norvegia, Polonia, Egitto con la sua lingua araba... Per la Russia sono in corso traduzioni, destinate per adesso ai fuorusciti... Tutte terre dove sogniamo di recarci un giorno, dove saremo felici di recarci se Gesù lo vorrà. C'è già chi insiste per averci in visita nelle vere e proprie missioni: in Africa, in India, in Giappone; chissà se il Signore lo vuole.
Né la periferia ci ha fatto dimenticare il centro, quegli uffici e quelle persone la cui autorità si esercita sulla Chiesa intera. Esse per loro bontà gradiscono di ricevere l'eco di idee raccolte su tutta la terra, che paiono avere in germe uno sconvolgimento vitale dell'umanità, e noi naturalmente diamo a ciò più importanza che a qualunque lavoro di massa, in qualsivoglia punto del globo. Un colloquio con uno dei capi supremi del campo ecclesiastico, e ancor più una riunione con alcuni di essi, in certi casi può valere più che la predicazione di molti giorni alla radio, con tanti uditori.
Dove si tende dunque? Ogni giorno si chiarisce meglio lo scopo, cui pare destinata dagli imperscrutabili disegni di Dio questa misera voce:
annunziare l'avvento di un'Età Nuova, l'Età di Gesù; rendere consapevole di questa situazione storica la nostra generazione e invitarla a corrispondere al grandioso piano provvidenziale. Bisogna che tale annunzio e tale invito risuonino dappertutto senza stancarsi mai, adattandosi appena nel tono ai diversi gruppi di persone, devono ascoltare e finalmente eseguire l'impresa.
Anche questi gruppi sono stati ormai sufficientemente identificati come in quattro centri concentrici, che devono di continuo raccogliersi intorno al messaggio; il cerchio immenso della massa cioè dell'intera umanità; il cerchio più ristretto dei cattolici militanti, iscritto a qualsivoglia tipo di organizzazione; il cerchio piccolo dei dirigenti locali - clero e laici - che luogo per luogo guidano le nostre schiere;
finalmente il cerchio piccolissimo dei dirigenti sommi, che nazione per nazione ed anche per il mondo intero hanno nelle mani le fila del campo cattolico e possono indirizzare la rinnovazione complessiva. E si sono sufficientemente chiariti anche i quattro tempi, attraverso cui sembra necessario passare per arrivare al termine sognato. C'è il tempo del primo annunzio in una nuova nazione, come si è fatto ad esempio in Olanda, negli Stati Uniti, in Germania, in Belgio, in Brasile, nelle repubbliche spagnole del Sud America ed altrove. C'è il tempo successivo della vera e propria predicazione accurata, città per città, mirando alla revisione del campo cattolico separatamente in ciascuna diocesi : ciò si è già fatto sufficientemente in Austria e in misura più larga in Italia. C è quindi il terzo tempo, quello di un invito ad una rinnovazione più completa e più ampia a carattere nazionale, come in Italia si è adesso iniziato e sembra si dovrà fare in seguito in ogni parte del globo, nazione per nazione. E finalmente s'intravede il tempo della revisione a carattere mondiale, che sarà da tentare un giorno pei problemi che superano le possibilità di ciascuno Stato da solo, e andranno perciò affrontati con l'unione delle forze di tutti.
Per il terzo e il quarto momento quel che finora si è fatto sono appena approcci, e ci sarebbe parecchio da chiarire per mostrare concretamente che cosa si possa sperare in tal senso. Però non sembra il caso d'introdurre qui siffatte determinazioni su sviluppi possibili e mete raggiungibili in tale ordine di grandezza come se fossero qualcosa di specificamente connesso con la Crociata. Sono aspirazioni così ardite che richiedono per l'attuazione il lavoro di ogni uomo di buona volontà; perciò nei riguardi la nostra Crociata sarebbe felice se potesse ormai annegarsi nel grande fiume della storia, sperdendosi e con ciò stesso universalizzandosi in un movimento più vasto di lei, che non sia più lei stessa ma progresso del genere umano.
Ecco il libro che ora comincia: quella che fu un'esperienza particolare si offre a servizio comune, diviene appena lo spunto per conclusioni universali, a cui nessuno si senta estraneo: quanto nel corso di una piccola vita si è potuto di comprendere come piano di Dio, viene consegnato a coloro che soli lo potranno portare a compimento, cioè a tutti gli uomini di buona volontà di ogni paese. Il campo di lavoro che si è avuto l'impressione di scoprire, si è allargato innanzi agli occhi ed ora abbisogna d'infiniti operai: è esteso quanto la terra, coinvolge l'umanità intera, attende addirittura la mano onnipotente di Dio Salvatore. Benedica lui questo scritto, composto a sua gloria e offerto con profonda devozione nelle mani dei fratelli di ogni patria, se mai possa ad essi servire.
A CONCLUSIONE DELLE CITAZIONI TRATTE DAI DUE
LIBRI DI PADRE LOMBARDI " PER UN MONDO NUOVO" E
"PIO XII PER UN MONDO MIGLIORE " FACCIAMO QUESTA
RIFLESSIONE : IL PAPA PIO XII E IL PADRE LOMBARDI
SONO STATI PROFETI DELL'ETA' AUREA DEL
CRISTIANESIMO, ORA PROFETIZZATA IN CONTINUAZIONE
DALL'OPERA CENACOLO FAMILIARE. COME TUTTI I
PROFETI PERO' ESSI NON HANNO AVUTO LA LUCE DIVINA
SUL TEMPO DELLA SUA REALIZZAZIONE: INFATTI ESSI
HANNO CREDUTO CHE IL MONDO NUOVO E MIGLIORE SI
SAREBBE REALIZZATO DURANTE LA LORO GENERAZIONE. IL TEMPO DELLA REALIZZAZIONE DELLE PROFEZIE
PERO' DIO LO TIENE QUASI SEMPRE CUSTODITO NEL SUO CUORE.
MALGRADO TUTTO PERO' SPERIAMO DI ESSERE ALL'ALBA DELL'ETA' AUREA DEL CRISTIANESIMO.
CAPITOLO QUARTO
I SEGNI DEI TEMPI "CI ANNUNZIANO CHE
SIAMO PROSSIMI ALL'ERA DELL'AMORE,
DELLA PACE E DEL BENESSERE UNIVERSALI
MESSIANICI, ALL'ERA DELLA FAMIGLIA
CRISTIANA E DELLA CONVERSIONE DEL
MONDO A GESU' SALVATORE.
La storia è guidata da Dio verso l'attuazione del suo piano salvifico:
nulla di ciò che succede è casuale, ma tutto è provvidenziale, anche quando, senza il dono della fede, ci sospingerebbe allo scandalo, come ad esempio il dolore e la morte dell'innocente, le guerre, i disastri naturali: Dio permette il male solo in vista di un maggiore bene nell'ambito della salvezza individuale e della redenzione universale.
La prossimità dell’Età Aurea del Cristianesimo ce la mostrano, però, i tanti fattori positivi che riscontriamo nel mondo contemporaneo, anche se molti di essi apparentemente sembrano autonomi ed estranei al piano salvifico di Dio. Citiamone alcuni:
a. I MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE come la stampa, la radio, la televisione, internet ci informano, con immediatezza e come se avvenissero sotto i nostri occhi, di tutti i più importanti avvenimenti che si verificano nel più remoto angolo del mondo e ci coinvolgono per la soluzione dei problemi che sempre più da locali e nazionali diventano universali ed internazionali. Fra questi problemi certamente un posto preminente l'occupa la piaga della fame.
b. I MEZZI DI TRASPORTO, come i treni, gli aerei e le navi ci consentono spostamenti veloci da un capo all'altro del mondo per
interessi personali, per convegni a livello internazionale, per
scambi commerciali, per effettuare soccorsi...
I suddetti e altri sviluppi scientifici e tecnici accelerano l'avvento
dell'Età Aurea del Cristianesimo in quanto riducendo le distanze
e unificando il mondo facilitano la sua evangelizzazione.
c. I PROGRESSI NELLA MEDICINA E NELLA CHIRURGIA ci
convincono che siamo avviati alla realizzazione della seguente promessa di Dio per l'Età Aurea del Cristianesimo:"... non morranno più neonati e gli adulti avranno una lunga vecchiaia. Morirà giovane chi morirà a cent'anni. Se uno non arriverà a cent'anni vorrà dire che io l'ho punito" (Is.65,16-25 9.
d. Dopo quasi duemila anni di dispersione gli Ebrei sono finalmente riusciti a tornare nella terra promessa e a ricostituirsi in Stato:
questa realtà importantissima profetizza il prossimo riconoscimento del Messia Gesù da parte del popolo eletto che secondo San Paolo avverrà dopo la conversione a Gesù di tutto il mondo (Rom. 11,25-26).
e. UNO DEI PRINCIPALI SEGNI DEI TEMPI E' L'ECUME
NISMO. Le molteplici Chiese Cristiane che nel passato si sono dilaniate offrendo al mondo il triste spettacolo di un cristianesimo diviso, OGGI, PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO, si sono finalmente reso conto dell'assurdità del loro comportamento ed hanno intrapreso un comune sforzo di ricostituire L'UNICA CHIESA DI GESU', meta obbligatoria perché il regno di amore di Gesù si estenda nel mondo intero:
"Padre, che siano una sola cosa, come Io e Tu siamo una sola cosa. COSI’ IL MONDO CREDERA' CHE TU MI HAI MANDATO" (Gv.17,21).
Le difficoltà non mancano poiché ogni Chiesa tende a conservare la sua identità, frapponendo così un grosso ostacolo tra il desiderio di ritrovare l'unità e l'umile, disinteressato e costruttivo dialogo. Ciononostante lo Spirito Santo sta agendo perché tutte le Chiese si pongano in uno stato di sincera conversione e di riforma. Anche la Chiesa Cattolica non deve far tacere la voce dello Spirito che la sollecita ad essere coerente con
l'affermazione Conciliare. "MENTRE CRISTO- SANTO,
INNOCENTE, IMMACOLATO (Ebr.7,27) NON CONOBBE
IL PECCATO
(2Cor. 5,21) LA CHIESA CHE COMPRENDE NEL SUO SENO
I PECCATORI, SANTA INSIEME E SEMPRE BISOGNOSA
DI PURIFICAZIONE, MAI TRALASCIA LA PENITENZA E
IL SUO RINNOVAMENTO" (Lumen Gentium n. 8). La Chiesa Cattolica che è la Chiesa Madre, ha il dovere indilazionabile di offrire in sé alle altre Chiese Cristiane un modello di Riforma umile, reale e concreta: PUR ESISGENDO L'UNITA' NELLE COSE ESSENZIALI, ESSA DEVE LASCIARE PIENA LIBERTA' NELLE COSE DUBBIE OD OPINABILI ED ESERCITARE IN TUTTO LA CARITA'.
E' secondo lo spirito conciliare di purificazione, di penitenza e di rinnovamento che la Chiesa Cattolica deve affrontare i seguenti ed altri attuali scottanti problemi:
1. PRIMATO DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE.
Con il Battesimo il cristiano diventa tempio dello Spirito Santo. Con le luci, le ispirazioni, le imposizioni, le proibizioni, le lodi, i rimproveri e le esortazioni dello Spirito Santo il cristiano inizia, prosegue e porta a termine il suo cammino terrestre verso la casa del Padre. La fedeltà assoluta alla voce dello Spirito deve essere una peculiare norma del cristiano. Questa fedeltà il cristiano la esprime seguendo la sua convinzione interiore che si identifica con la voce della coscienza. La coscienza CERTA anche se erronea obbliga sempre:
"TUTTO QUELLO CHE E' IN CONTRASTO CON LA CONVINZIONE DELLA COSCIENZA E' PECCATO" (Rom. 14,33).
Evidentemente, dato che la coscienza CERTA può essere anche erronea, abbiamo il dovere di verificarla per renderla VERA. Ciò esige un esame attento della Rivelazione Divina, dei pronunciamenti del Magistero Ecclesiastico Cattolico, del parere delle altre Chiese Cristiane, dei teologi, dei fedeli ed anche dei
non cristiani poiché anch'essi sono sotto l'azione dello Spirito Santo in virtù della Redenzione Universale operata da Gesù.
Fermo restando il primato della coscienza individuale, è ovvio che essa cede il posto alla Divina Rivelazione quando Questa su un argomento specifico si pronunzia senza dare adito a dubbi di interpretazione, oppure quando il Collegio Episcopale con il Papa assume una posizione definitiva su un contenuto del Deposito Rivelato.
Nel giorno in cui tutta la Chiesa : Papa, Vescovi, Sacerdoti, Fedeli riconosceranno il primato della coscienza individuale, si registrerà UN CAMBIAMENTO EPOCALE ricco di inestimabili frutti pratici nella osservanza della carità fraterna. Allora assumeranno valore in tutta la loro pienezza gli ordini di Gesù:
"NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI"
"NON CONDANNATE E NON SARETE CONDAN=
NATI"
"SIATE MISERICORDIOSI E TROVERETE
MISERICORDIA"
Certo la Chiesa ed in modo particolare la Gerarchia dovrà continuare a conservare integro il DEPOSITO RIVELATO, dovrà continuare a predicare in tutta la sua interezza le Verità Dommatiche e Morali, ma dinanzi alle persone singole si asterrà da ogni giudizio e da ogni condanna: "COLUI CHE GIUDICA E' IL SIGNORE"
Una conseguenza molto pratica è che sarà rispettata la ricerca teologica e la Gerarchia si asterrà dalle tante odiose condanne dei Teologi più avanzati.
Anche le relazioni ordinarie delle singole persone saranno improntate al massimo rispetto reciproco.
2. MATRIMONIO CRISTIANO IN DUE TEMPI
Si discute sulla liceità degli atti intimi tra due fidanzati. La discussione però non dovrebbe sussistere in quanto l'atto intimo è segno dell’AMORE CONIUGALE TOTALE, ESCLUSIVO E DEFINITIVO.
Però si deve venire incontro alle situazioni difficili in cui si trovano spesso i fidanzati. LA SOLUZIONE SI HA NEL MATRIMONIO CRISTIANO IN DUE TEMPI: quando due fidanzati si sentono pronti al matrimonio ma vi sono DEI VERI MOTIVI CHE LI OBBLIGANO
A PROCRASTINARE il tempo della celebrazione matrimoniale
" CORAM ECCLESIA ", si sposino in segreto "CORAM DEO" scambiandosi il mutuo consenso. Così diventano veramente sposi perché i ministri del Sacramento del Matrimonio sono i due cristiani contraenti, e possono compiere l'atto intimo. Evidentemente non appena viene meno la causa scusante debbono celebrare il matrimonio
"CORAM ECCLESIA".
3. CONTRACCEZIONE.
L'atto intimo è un meraviglioso dono fatto da Dio ai coniugi. Fondamento dell'atto intimo è L'AMORE TOTALE, ESCCLUSIVO E DEFINITIVO che unisce i due coniugi. Non è vero affermare che l'atto intimo dei coniugi ha due simultanee finalità : LA FINALITA' UNITIVA E LA FINALITA' PROCREATIVA. E' vero invece, come l'esperienza ci insegna, dire che l'atto intimo HA
ABITUALMENTE UN'UNICA FINALITA', QUELLA
UNTIVA E CHE TALVOLTA a questa finalità aggiunge una seconda finalità, QUELLA PROCRETIVA. Questo dato di fatto ci impone la seguente affermazione:
nell'atto intimo dei coniugi deve sempre sussistere LA
FINALITA' UNITIVA; LA FINALITA' PROCREATIVA
invece, per motivi gravi scusanti si può eliminare IMITANDO
IN CIO' LA NATURA.
Questi motivi gravi scusanti sono presenti quando i due coniugi, in forza della paternità e maternità responsabili, decidono di non procreare. La particolarità che nell'atto intimo, per giusti motivi, si può eliminare la procreazione ci fa dedurre quanto segue:
Quando due coniugi RESPONSABILMENTE decidono di non procreare usino i cosiddetti "METODI NATURALI" per evitare il concepimento. Ma se non è loro possibile servirsi dei suddetti metodi usino" I METODI CONTRACCETTIVI ARTIFICIALI " PER SALVAGUARDARE GLI ALTI VALORI UNITIVI CHE DIO HA LEGATO ALL'ATTO INTIMO DEI CONIUGI. Non potendo i coniugi conseguire TUTTO il bene inerente all'atto, scelgono giustamente la parte di bene che sono in grado di raggiungere.
L'ATTEGGIAMENTO INTRANSIGENTE CHE CONDANNA
TOUT-COURT I METODI CONTRACCETTIVI ARIFICIALI E'
UN GRAVE ERRORE TEOLOGICO E STORICO CHE HA
CAUSATO E CAUSA INGIUSTIFICABILI SOFFERENZE A
TANTE COPPIE DI SPOSI E CREA UN GRATUITO GROSSO
OSTACOLO ALLA DIFFUSIONE DEL MESSAGGIO
EVANGELICO.
4. ASSOLUZIONE COLLETTIVA.
Gesù ha scelto la Chiesa come strumento della sua misericordia affidandole il Sacramento del Perdono dei peccati: "A CHI
RIMETTRETE I PECCATI SARANNO PERDONATI" (Gv.20,23).
Il modo di esercitare questa sublime missione di misericordia Gesù non l'ha voluto stabilire ma l'ha lasciato alla discrezione pastorale della sua Chiesa. E la Chiesa lo ha capito pienamente: nell'arco della sua storia bimillenaria, infatti, lo ha modificato varie volte: basta pensare alla Confessione Pubblica dei primi secoli prescritta per i peccati più gravi e alla confessione auricolare inizialmente SOLO DEVOZIONALE sorta tra i monaci irlandesi del sesto secolo, poi ratificata e prescritta per tutti i Cristiani dal Concilio di Trento. OGGI vige ancora l'obbligo della confessione auricolare ma i Cristiani la disertano: questa diserzione, in molti casi, è sintomo di condiscendenza verso il peccato, ma è soprattutto UNO DEI SEGNI DEI TEMPI che interpella la Gerarchia e la sospinge ad interventi sommamente innovativi: certo non è giustificabile l'abolizione della confessione auricolare, dati i benefici spirituali che apporta ai
penitenti; la sua pratica però bisogna lasciarla libera e renderla obbligatoria solo per l'assoluzione di alcuni peccati particolarmente gravi come il peccato dell'aborto.
INOLTRE SI DEVE ESTENDERE L'USO DELL'ASSOUZIONE
COLLETTIVA E CONFERIRE VALORE SACRAMENTALE AL
RITO PENITENZIALE POSTO ALL'INIZIO DELLA
CELEBRAZIONE EUCARISTICA. Questo gesto di misericordia favorirà la conversione dei Cristiani e non il lassismo. Il cristiano in peccato ma di buona volontà e sinceramente pentito dei suoi peccati, se potrà ricevere l'assoluzione delle colpe al principio della Messa, sarà invogliato a partecipare alla Celebrazione Eucaristia in modo integrale, si ciberà del Corpo e del Sangue di Gesù e sperimenterà in sé l'efficacia della promessa del Salvatore : "Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue vivrà per sempre" (Gv. 6,53-58).
FACILITARE l'assoluzione dei peccati è uno dei "SEGNI DEI TEMPI" che la Gerarchia deve accogliere con gratitudine e docilità allo Spirito. La Gerarchia Cattolica segua l'esempio del suo divino Maestro che quando trovava un peccatore pentito non esigeva l'accusa dei peccati ma lo assolveva immediatamente :" QUANDO GESU' VIDE LA FEDE DI QUELLE PERSONE DISSE AL PARALITICO: “ CORAGGIO, FIGLIOLO, I TUOI PECCATI TI SONO PERDONATI “ (Mt. 9,2).
5. PRETI SPOSATI.
Senza dubbio uno dei principali "SEGNI DEI TEMPI" è l'impetuosa ed inarrestabile spinta dello Spirito Santo a che la Chiesa Cattolica riesca a superare l'istintivo sospetto del sesso, retaggio di una cultura non biblica e non evangelica ED ABOLISCA LA LEGGE CANONICA CHE IMPONE AI PRETI DI RITO LATINO L'OBBLIGO DEL CELIBATO.
L'abolizione del celibato obbligatorio favorirà l'avvento di una schiera di Vescovi e di Preti che con le loro spose ed i loro figli saranno MODELLO FAMILIARE e stimoleranno efficacemente le famiglie cristiane a comportarsi in modo da essere immagine della FAMIGLIA
TRINITARIA DI DIO PADRE, DI DIO FIGLIO,DI DIO SPIRITO
SANTO, COME PURE DELL'AMORE CHE UNISCE GLI SPOSI PER ECCELLENZA, GESU' E LA CHIESA.
LA CHIESA E' NATA COME CHIESA DOMESTICA: San Paolo nella prima lettera ai Corinzi ci notifica che tutti gli Apostoli erano sposati e che le loro mogli li accompagnavano nei viaggi apostolici:"
NON ABBIAMO ANCHE NOI IL DIRITTO DI PORTARE CON NOI UNA MOGLIE CREDENTE COME L'HANNO GLI ALTRI APOSTOLI E I FRATELLI DEL SIGNORE E PIETRO?" (1Cor 9,5).Le Lettere Pastorali, come condizione indispensabile all'ordinazione di un VESCOVO-PRESBITERO, esigevano che il candidato si fosse sposato una volta sola e avesse dimostrato di essere un prudente e buon padre di famiglia: "CHI INFATTI NON SA GOVERNARE LA SUA CASA, COME POTRA' AVERE CURA DELLA CHIESA DI DIO? (lTm 3,1-6).
PRIMA DEL QUARTO SECOLO, non esiste nessuna legge canonica che vieta agli sposati di ricevere il Sacramento del Sacerdozio o che proibisce il matrimonio ai sacerdoti celibi al momento dell'Ordinazione. IN VIA ORDINARIA SACERDOTI E VESCOVI ERANO SPOSATI; solo qualcuno sceglieva il celibato. I documenti dell'epoca parlano con naturalezza e semplicità delle spose dei Vescovi, dei Sacerdoti e dei loro figli. Così, ad esempio, veniamo a sapere che San Gregorio di Nazianzo, nato nel 319, era figlio di un Vescovo, divenne lui stesso Vescovo ed ereditò da suo padre la Diocesi di Nazianzo.
Storicamente ci risulta che la prima legge ecclesiastica non riguarda il celibato, ma l'esercizio del sesso da parte dei Vescovi, dei Sacerdoti e dei Diaconi SPOSATI. Essa fu emanata per il clero spagnolo dal Sinodo di Elvira circa l'anno 300-306: "VESCOVI, PRETI, DIACONI E TUTTI I CHIERICI POSTI AL SERVIZIO DELL'ALTARE, DEVONO ASTENERSI DA RAPPORTI CON LE LORO MOGLI E NON E' LORO LECITO METTERE AL MONDO FIGLIOLI. CHI SI OPPONE PERDE LA CARICA" (Can. 33).
Come appare dal testo, il Sinodo proibì al clero sposato di avere rapporti intimi con le proprie mogli perché attribuiva a detti atti una qual certa dose di impurità che rendeva il clero indegno della Celebrazione Eucaristica.
Al di là di ogni altra considerazione, non possiamo esimerci dal
rilevare che il Sinodo non poteva emanare la succitata norma perché nessuna legge umana può dichiarare impuro un atto naturale, né
proibire a dei coniugi legittimamente sposati gli atti intimi che sono propri del matrimonio da Dio istituito.
Il Concilio Vaticano Secondo parla degli atti intimi degli sposi in ben
altra maniera : "L'AMORE DEI CONIUGI E' ESPRESSO E
SVILUPPATO IN MANIERA TUTTA PARTICOLARE
DALL'ESERCIZIO DEGLI ATTI CHE SONO PROPRI DEL
MATRIMONIO; NE CONSEGUE CHE GLI ATTI CON I QUALI I
CONIUGI SI UNISCONO IN CASTA INTIMITA' SONO
ONORABILI E DEGNI E, COMPIUTI IN MODO VERAMENTE
UMANO FAVORISCONO LA MUTUA DONAZIONE CHE ESSI
SIGNIFICANO, ED ARRICCHISCONO VICENDEVOLMENTE IN
GIOIOSA GRATITUDINE GLI SPOSI STESSI"
(Gaudium et Spes n. 49)
Al Concilio Ecumenico di Nicea (325) gli Spagnoli volevano imporre la legge di Elvira a tutta la Chiesa. Il Vescovo Panuzio , però, riuscì a convincere i Padri Conciliari a non seguire l'esempio spagnolo
appoggiandosi principalmente su tre argomenti:
1. Non è giusto imporre agli ecclesiastici il giogo del celibato.
2. Il matrimonio è santo e puro.
3. L'eventuale istituzione della legge del celibato è un rischio per la virtù delle mogli abbandonate.
Purtroppo in seguito la Chiesa Latina ripudiò lo spirito del Concilio
di Nicea sicchè Papa Gregorio VII ,nel secolo XI ,impose ai Vescovi e ai Sacerdoti sposati di astenersi dagli atti intimi coniugali e di
rimandare la propria moglie. A partire dal Primo Concilio del Laterano (annoi 1129) non furono più ordinati uomini sposati:
l'ordinazione fu riservata agli uomini liberi da ogni legame con una donna cioè ai vedovi ed ai celibi.
La storia del celibato ecclesiastico pone in risalto molte pecche umane in contraddizione con la legge naturale ed evangelica. Pur lasciando doverosamente ogni giudizio delle persone a Dio, l'unico che scruta i cuori, la Chiesa Cattolica contemporanea è chiamata a riconoscere
con umiltà tali ombre e a riparare il passato assecondando docilmente la voce dello Spirito che le chiede di abolire L'OBBLIGATORIETA' DEL CELIBATO DEL CLERO: il tempo ed il modo per giungere a tale meta improcrastinabile si potrebbe lasciare alla prudenza delle singole Chiese Diocesane : forse è meglio che si proceda per leggi locali e non per leggi universali per rispettare i diversi gradi di sensibilità e di maturità.
Se l'impegno per il Regno di Dio esige ancora che PARTE del clero sia celibe, lo Spirito Santo non farà mancare alla Chiesa i Preti celibi:
lasciamo a Lui la piena libertà di scelta e a noi l'illimitata fiduciosa sottomissione alle sue scelte. Sottomettiamoci con gioia allo SPIRITO
CHE VUOLE UNA MOLTITUDINE DI VESCOVI E PRETI SPOSATI PER LA PROSSIMA ERA D'AMORE E DI PACE BASATA SULLA SANTITA' DELLA FAMIGLIA.
Nel passato si è insistito e lavorato per avere un clero celibe per il Regno di Dio. Nel futuro si dovrà insistere e lavorare ANCHE PER UN CLERO SPOSATO PER IL REGNO DI DIO : la sposa che condivide l'impegno pastorale con lo sposo sacerdote non è un ostacolo ma un aiuto, un complemento. CI SARA' UN MINISTERO DI COPPIA DI INCALCOLABILE PORTATA.
6. MATRIMONIO E SESSO.
La Famiglia Trinitaria di Dio è il mistero dell'AMORE. Dio è
AMORE ed in quanto Amore non è un solitario ma una FAMIGLIA
TRINITARIA. Dio Padre dona tutto Se Stesso al Figlio generandolo,
Dio Figlio si ridona al Padre per cui tutto ciò che è del Padre è anche
del Figlio e tutto ciò che è del Figlio è anche del Padre. Lo Spirito
Santo DONO E RICAMBIO DEL DONO, nell'Amore unisce in Se' il
Padre al Figlio e il Figlio al Padre cosicché Padre, Figlio e Spirito
Santo non sono tre dèi ma un unico Dio felicissimo perché le Tre
Persone Divine si scambiano il Sommo Bene. (Gen. 2,24)
Dio Famiglia Trinitaria crea l’uomo a sua immagine e somiglianza e lo crea famiglia. Facciamo alcuni rilievi:
1. L’uomo sposo e la donna sposa, l’uomo padre e la donna madre sono l’immagine di Dio Padre. Il Padre celeste insieme Sposo e Sposa, Padre e Madre si è sdoppiato nell’uomo sposo e nella donna sposa, nell’uomo padre e nella donna madre. Quindi l’uomo sposo e la donna sposa, l’uomo padre e la donna madre esprimono insieme l’unità del Padre Celeste che è nello stesso tempo SPOSO-SPOSA, PADRE-MADRE.
2. L’uomo e la donna diventano sposi nel momento in cui vitalmente si scambiano L’AMORE TOTALE, ESCLUSIVO E DEFINITIVO. Da ciò deduciamo che il matrimonio è essenzialmente una questione che riguarda solo i due contraenti. Il matrimonio pubblico è un complemento che ci vuole per le implicanze sociali che esso contiene, ma non è dato essenziale del matrimonio in sé. Per cui può verificarsi che un uomo ed una donna apparentemente SOLO CONVIVENTI sono invece VERI SPOSI perché si sono scambiati l’amore totale, esclusivo e definitivo; mentre un uomo ed una donna APPARENTEMENTE SPOSI perché hanno celebrato il matrimonio davanti alla Chiesa o allo Stato, IN REALTA’ NON SONO SPOSI perchè non si sono scambiati l’amore totale, esclusivo e definitivo. Per cui dobbiamo essere molto prudenti nel giudicare le coppie che manifestano la loro realtà esterna come semplici conviventi, ma che in verità possono essere sposi. Soprattutto fra i divorziati risposati capita che la nuova unione è vera in quanto in essa si attuano gli elementi essenziali dell’amore coniugale.
3. Il sesso ed il matrimonio sono stati creati da Dio e sono una realtà ineffabile. Dio ha creato l’uomo e la donna perchè si amino, perché come abbiamo detto sopra si diano reciprocamente con un amore totale, esclusivo e definitivo. Il matrimonio pertanto è riservato ad un singolo uomo ed ad una singola donna: è il singolo uomo che si unisce ad una singola donna, è la singola donna che si unisce ad un singolo uomo. Perciò sono contro la volontà di Dio il libero amore e le unioni omosessuali. Solo così si può interpretare la Parola Scritturistica:
“ L’UOMO LASCI SUO PADRE E SUA MADRE, SI UNISCA ALLA SUA DONNA E I DUE SARANNO UNA SOLA CARNE”
(Gen. 2,24)
Detto questo dobbiamo affrontare il problema del sesso in particolare: l'uomo può esercitare il sesso solo con la propria moglie, la donna può esercitare il sesso solo con il proprio marito. Di fronte a questa realtà si pone la difficoltà di conservare la propria castità. Dio però viene incontro alla debolezza umana. Chi non è sposato deve imporsi l'obbligo di non esercitare il sesso; però sappiamo che il corpo umano è stato corrotto dal peccato; in esso resta un potentissimo impulso verso l'orgasmo. Come risolvere il problema secondo Dio? E' casto colui che fa tutto il possibile per evitare il piacere genitale. Ma se malgrado la sua buona volontà ed i suoi sforzi non vi riesce, dobbiamo affermare che l'eventuale ricerca dell'orgasmo è dovuta all'impulso invincibile degli ormoni, per cui si è scusati dal peccato. Infatti non si può essere obbligati al peccato: chi non vuole l'orgasmo ma dalla natura corrotta è violentemente necessitato ad esso non pecca soggettivamente pur rimanendo l'atto un disordine oggettivo.
7. OMOSESSUALITA'.
Dio ha creato la famiglia composta da un uomo, da una donna e dai figli. Il sesso voluto e benedetto da Dio si dovrebbe esercitare solo tra gli sposi. Ma purtroppo ci fu il peccato : la natura corrotta ha creato gli omosessuali. Essi non dovrebbero esercitare tra di loro il sesso. MA POICHE' SENZA LORO COLPA si sentono irresistibilmente portati ad esercitare il sesso tra di loro DIO USA VERSO DI ESSI LA SUA INFINITA MISERICORDIA E LI SCUSA DAL PECCATO SOGGETTIVO PUR RESTANDO IL DISORDINE OGGETTIVO. PRECISIAMO: sia l'eterosessuale sia l'omosessuale sono tenuti alla castità. L'eterosessuale può esercitare il sesso solo con la propria moglie o il proprio marito; l'omosessuale puo' esercitare il sesso solo con l'uomo o la donna che sceglie come compagno o compagna con un amore totale, esclusivo e definitivo come avviene nel matrimonio tra
gli eterosessuali. TRA GLI OMOSESSUALI PERO' NON SI VERIFICA UN MATRIMONIO MA SOLO UNA CONVIVENZA.
8," DIO VUOLE CHE TUTTI GLI UOMINI SIANO SALVI"
( 1Tim. 2,4)
“ Se per il delitto di uno solo gli altri tutti sono morti, a più forte ragione la grazia di Dio e il dono della Grazia, che ci viene da un uomo solo, Gesù Cristo, si è diffuso su tutti in abbondanza" (Rom. 5,15). "Se per il peccato di uno solo la morte ha regnato per ragione di un uomo solo, a più forte ragione quelli che hanno ricevuto l'abbondanza della Grazia e del dono della giustificazione regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. E quindi come per il peccato di uno solo è venuta su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'adempimento della giustizia da parte dì uno solo, VIENE SU TUTTI GLI UOMINI la giustificazione che dà la vita. Infatti, siccome per la disubbidienza di un solo uomo TUTTI SONO COSTITUITI PECCATORI così pure per l'ubbidienza di uno solo TUTTI saranno costituiti GIUSTI" ( Rom, 5, 12-19).
San Paolo quindi parla chiaramente: tutti, senza nostro demerito
personale, siamo nati peccatori A CAUSA DEL PECCATO DI
ADAMO; TUTTI, senza nostro merito personale, siamo giustificati A
CAUSA DI GESU' CRISTO.
Le conseguenze pratiche sono meravigliose: TUTTI GLI UOMINI,
COMPRESI I NON BATTEZZATI, A CAUSA DI GESU' SARANNO
SALVI a meno che uno rifiuti la salvezza con il peccato mortale. IL
LIMBO DEI BAMBINI NON ESISTE.
9. LE DONNE SIANO AMMESSE AL MINISTERO SACERDOTALE.
Certamente Gesù ordinando sacerdoti solo uomini non voleva escludere il sacerdozio ministeriale femminile. Se Gesù avesse ordinato sacerdoti anche le donne avrebbe fatto un gesto clamoroso
che la Società umana sua contemporanea non era in grado di recepire. Gesù rispetta l'evoluzione degli uomini: essi migliorano gradualmente la conoscenza della verità sia nel campo prettamente umano sia nel campo religioso" LO SPIRITO SANTO VI CONDURRA' A TUTTA LA VERITA' "(Gv. 16,13). Questa frase include la gradualità della conoscenza del contenuto delle verità rivelate anche se dobbiamo ammettere che la rivelazione del deposito rivelato si è conclusa con la morte dell'ultimo Apostolo.
La Società umana moderna è pronta ad accettare il ministero sacerdotale delle donne perché si è convinta che l'uomo e la donna hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Del resto una conferma del diritto della donna al ministero sacerdotale ci proviene dal fatto CHE MARIA SANTISSIMA E' SACERDOTE. Ecco la prova: Maria Santissima al momento dell'Annunciazione del concepimento verginale di Gesù, dall'Arcangelo Gabriele ha ricevuto anche la notizia del concepimento miracoloso del Precursore di Gesù nel seno di Santa Elisabetta. Maria Santissima" IN FRETTA" va dalla sua cugina. Il motivo principale di questa visita era la santificazione di Giovanni Battista ancora nel seno materno. Detta santificazione è avvenuta così: " MARIA ENTRO' IN CASA DI ZACCARIA E SALUTO' ELISABETTA. APPENA ELISABETTA UDI' IL SALUTO, IL BAMINO DENTRO DI LEI EBBE UN FREMITO, ED ESSA FU COLMATA DI SPIRITO SANTO E A GRAN VOCE ESCLAMO' : - DIO TI HA BENEDETTA PIU' DI TUTTE LE DONNE . PERCHE’ MAI LA MADRE DEL MIO SIGNORE VIENE A FARMI VISITA ? APPENA HO SENTITO IL TUO SALUTO, IL BAMBINO SI E' MOSSO IN ME PER LA GIOIA" (Lc. 1,39-44).
Gesù nel seno verginale di Maria santificò il suo Precursore nel seno di Elisabetta. Praticamente è avvenuta l'amministrazione del Battesimo di San Giovanni Battista; MA QUESTA AMMINISTRAZIONE del Battesimo di Giovanni Battista, HA AVUTO UNO STRUMENTO MINISTERIALE: MARIA SANTISSIMA. DIFATTI E' AVVENUTA "AL SALUTO DI MARIA".
MARIA con il saluto a Santa Elisabetta HA ESERCITATO IL SUO SACERDOZIO MINISTERIALE così come fanno gli altri sacerdoti pronunziando le parole della forma dei Sacramenti. Essi prestano la voce a Gesù per pronunziare la forma dei vari sacramenti,
ma chi AMMINISTRA I SACRAMENTI E' GESU' " CRISTO... E'
PRESENTE CON LA SUA VIRTU' NEI SACRAMENTI DI MODO
CHE QUANDO UNO BATTEZZA E' CRISTO STESSO CHE
BATTEZZA" (Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio
Ecumenico Vaticano Il. Cap. 1 n. 7).
CAPITOLO
QUINTO
PAPA-PAPATO
LA CHIESA E LA VERITA'
Essendo il Papa il successore di Pietro nel ministero ecclesiale, è indispensabile che interpelliamo la Sacra Scrittura per attingere da Essa la natura della missione che Gesù affidò al Primo degli Apostoli:
"Andrea... incontra il fratello suo Simone e gli dice: - Abbiamo trovato il Messia (che vuol dire il Cristo ) - e lo conduce a Gesù. Gesù guardatolo, gli disse: - Tu sei Simone, il figlio di Giovanni, TU TI CHIAMERAI CEFA ( che significa Pietro) (Gv. 1,40-42).
"- La gente chi dice che sia il Figlio dell'Uomo? - Risposero - Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia, o qualcuno dei Profeti -Disse loro: - E voi chi dite che io sia ? - Rispose Simon Pietro : - TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE - E Gesù : -BEATO SEI TU, FIGLIO DI GIONA, PERCHE' NE' LA CARNE, NE' IL SANGUE TE LO HANNO RIVELATO, MA IL PADRE MIO CHE STA NEI CIELI. E IO TI DICO : TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO' LA MIA CHIESA e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei Cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli ( Mt. 16,17-19).
"Da quel giorno in poi Gesù incominciò a rendere noto ai suoi discepoli che bisognava che egli si recasse a Gerusalemme e che soffrisse molto per opera degli anziani, dei gran Sacerdoti e degli Scribi e che sarebbe risorto il terzo giorno. E Pietro, trattolo in disparte cominciò a fargli rimostranze, dicendo : - Non sia mai,
Signore! Questo non ti avverrà! - ma egli, rivolgendosi, disse a Pietro:
- Vattene da me, satana! Tu mi sei di scandalo perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini" (Mt. 16,12-23).
"(Nell'Ultima Cena )nacque fra di loro (fra gli Apostoli) una discussione chi di essi poteva essere stimato il più grande. Ma Gesù disse loro: - I Re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi, però, non deve essere così; ma chi è il più grande tra di voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti, chi è più grande , chi siede a mensa o colui che serve? Eppure io sono in mezzo a voi come uno che serve, Disse poi il Signore: - SIMONE, SIMONE ECCO SATANA HA CHIESTO CHE GLI FOSTE CONSEGNATI, PER VAGLIARVI COME IL GRANO. MA IO HO PREGATO PER TE, AFFINCHE' LA TUA FEDE NON VENGA MENO; E TU, QUANDO SARAI CONVERTITO, CONFERMA I TUOI FRATELLI. Ed egli rispose:-Signore, io insieme a te sono pronto a subire anche il carcere e la morte -. Ma Gesù soggiunse: -PIETRO, IO TI DICO, OGGI NON SI SENTIRA' CANTO DI GALLO PRIMA CHE TU NON ABBIA NEGATO PER TRE VOLTE DI CONOSCERMI - ( Lc. 22,22-34).
"Dopo aver catturato Gesù , lo portarono via e lo condussero nella casa del Sommo Sacerdote. Pietro intanto lo seguiva da lontano. In mezzo all'atrio era acceso un fuoco e molti vi erano seduti d'intorno. Pietro era tra questi. Or, una serva lo vide seduto accanto al fuoco e riguardandolo disse: -Anche quello lì era con lui - ma egli NEGO' dicendo: - NON LO CONOSCO NEPPURE, O DONNA:- E poco dopo un altro avendolo veduto, disse: - Anche tu sei uno di loro -. Ma Pietro, rispose: -O uomo, non lo sono- Era trascorsa quasi un'ora quando un altro pure insistè : - Sì, è vero, anche lui era con Gesù, infatti è Galileo - Ma Pietro rispose : - O UOMO NON SO QUELLO CHE VUOI DIRE - E nel medesimo istante, mentre ancora diceva quelle parole, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò PIETRO E Pietro si ricordò delle parole del Signore il quale gli aveva detto: - Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte - e uscito fuori, pianse amaramente" (Lc. 22,54-62).
"Quando ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro : - SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI TU PIU' DI COSTORO? - Gli rispose :-CERTO, TU LO SAI CHE TI AMO. Gli disse: - PASCI I MIEI AGNELLI- Gli disse di nuovo : - SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?-Gli rispose:- CERTO, SIGNORE, TU LO SAI CHE TI AMO - Gli disse: - PASCI LE MIE PECORELLE - Gli disse per la terza volta. -SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI? - Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: - MI AMI? - E gli disse: SIGNORE, TU SAI TUTTO, TU SAI CHE IO TI AMO - Gli rispose.- PASCI LE MIE PECORELLE - ( Gv. 21,15-19).
PIETRO E' UN MISTERO DI GRAZIA E DI DEBOLEZZA : Per
rivelazione del Padre Celeste riconosce in Gesù il Messia, il Figlio del Dio vivente, e subito dopo si allea con satana nel tentativo di distogliere Gesù dalla passione e dalla morte redentrici; Gesù lo sceglie come Roccia su cui costruire la Sua Chiesa e lui si dimostra uomo fragile: PER PAURA rinnega per tre volte il suo divino Maestro, anche se con energia aveva protestato che per Gesù sarebbe stato pronto a sacrificare la vita. LA PAURA fu uno dei difetti dominanti di Pietro, difetto che il Primo Papa non riuscì a vincere del tutto neppure dopo la discesa dello Spirito Santo come chiaramente ci attesta San Paolo nella sua lettera ai Galati: "Quando Pietro venne ad Antiochia IO MI OPPOSI A LUI APERTAMENTE PERCHE' AVEVA TORTO. Prima, infatti, aveva l'abitudine di sedersi a tavola con i credenti di origine pagana, ma quando giunsero alcuni che stavano dalla parte di Giacomo, egli incominciò ad evitare quelli che non erano Ebrei e si tenne in disparte per paura dei sostenitori della circoncisione. Anche gli altri fratelli di origine ebraica si comportavano come Pietro in questo modo equivoco. Perfino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. Ma quando mi accorsi che non agivano secondo la Parola del Signore dissi a Pietro in presenza di tutti: "SE TU CHE SEI EBREO DI ORIGINE TI COMPORTI COME UNO CHE NON E', VIVENDO COME UNO CHE NON E' SOTTOPOSTO ALLA LEGGE EBRAICA, PERCHE' COSTRINGI GLI ALTRI A VIVERE COME EBREI?".
I due aspetti di Pietro investito di un peculiare ministero ecclesiale e di Pietro uomo esposto a tutte le debolezze umane vanno sempre
simultaneamente considerati e tenuti presenti sia per avere una retta concezione e non unilaterale del Papa, E COSI' EVITARE IL DELETERIO RISCHIO DEL CULTO DELLA PERSONALITA', SIA PER ACCETTARE COME PROVVIDENZIALI ALCUNE POSIZIONI CRITICHE DEL POPOLO DI DIO SU POSIZIONI, DECISIONI E COMPORTAMENTI PAPALI:
ECCO ALCUNI PUNTI CARDINI CHE VANNO ACCETTATI IN MODO INCONDIZIONATO.
1. Chi edifica la Chiesa è Gesù " IO EDIFICHERO' LA MIA CHIESA" (Mt. 16,18 ) per mezzo del suo Spirito :RICEVERETE SU VOI LA FORZA DELLO SPIRITO , CHE STA PER SCENDERE. ALLORA DIVENTERETE MIEI TESTIMONI in Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e della Samaria E IN TUTTO IL MONDO" (Atti 1,8).
2. Nella Comunità cristiana nessuno può pretendere l'uniformismo perché lo Spirito Santo distribuisce i suoi doni in modo che i vari membri della Chiesa, dotati di diversi carismi, siano complementari gli uni gli altri, e nel rispetto reciproco dell'identità di ciascuno, tutti uniti collaborino per l'edificazione dell'unico Corpo di Cristo.
3. La Chiesa Locale Diocesana, sotto la guida del Vescovo che è dotato di autorità propria perchè successore degli Apostoli realizza nel suo seno la Chiesa di Gesù, in tutta la sua pienezza.
4. La Chiesa Universale è costituita DALLA COMUNIONE di tutte le Chiese Particolari Diocesane sparse in tutto il mondo.
5. Il Papa deve rispettare l'autonomia delle Chiese Locali Diocesane volute da Gesù e guidate dal Vescovo sotto l'azione dello Spirito Santo. Compito del Papa è costatare con gioia le meraviglie che lo Spirito Santo compie nelle Singole Chiese Locali Diocesane, incoraggiare le legittime diversità E FAVORIRE LA COMUNIONE delle Singole Chiese Locali Diocesane.
Solo eccezionalmente il Papa deve intervenire IN MODO AUTORITARIO, ossia quando si nega o si pone in pericolo la comune FEDE e quando emergono gravi abusi disciplinari da rompere od ostacolare LA COMUNIONE FRATERNA, dote indispensabile perché la Chiesa raggiunga il suo scopo missionario: essere per il mondo intero sacramento dell'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
6. L'autonomia delle Chiese Locali Diocesane non esclude l'oppor= tunità di un Codice di Diritto Canonico, ma esige che questo si riduca a poche leggi essenziali, valevoli per la Chiesa Universale:
le troppe leggi oscurano ed ostacolano la creatività dell'amore e
della multiforme azione dello Spirito Santo.
7. IL MINISTERO PRINCIPALE DEL PAPA E' CONFERMA= RE LA CHIESA NELLA FEDE: " Simone, ho pregato per te perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, CONFERMA i tuoi fratelli" (Lc. 22,23).
Ciò non significa che il Papa è il proprietario della Rivelazione; significa, invece, che il Papa, assistito dalla Spirito Santo, SI RENDE GARANTE (anche per motivi ecumenici è bene evitare l'espressione" Il Papa è infallibile” ) della Verità Rivelata, contenuta nella Sacra Scrittura e tramandata dalla Tradizione.In casi particolari il Papa, con il consenso antecedente e concomitante della Chiesa, Comunità dei Cristiani, GRADUALMENTE guidata dallo Spirito Santo alla comprensione di tutta la Verità, può dichiarare in modo definitivo, vero e vincolante per tutti UN DATO RIVELATO. E' indispensabile sottolineare che perché il Papa si renda GARANTE in modo definitivo di una Verità Rivelata si richiede il consenso antecedente e concomitante della Chiesa, perché è Essa la depositaria della Verità " LO SPIRITO SANTO VI CONDURRA' A TUTTA LA VERITA' " (Gv. 16,13)" LE FORZE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO CONTRO DI ESSA" (Mt. 16,18).
Pertanto il Papa prima di definire una Verità Rivelata ha l'obbligo di accertarsi che la Chiesa Universale la confessi già. Lo studio storico ci può rivelare che in casi particolari il Papa è venuto meno
a questo suo compito e che pertanto una verità che si credeva definitiva non era realmente definitiva ma una falsità. Forse uno di questi casi si riscontra nel pronunciamento papale che nega il sacerdozio ministeriale alle donne. Insistiamo su questo punto" LA CHIESA E LA VERITA'". Gesù ha promesso solennemente alla sua Chiesa" LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERA’ TUTTO”(Gv.14,26)
La storia ci testimonia che la Chiesa insieme al Deposito Rivelato ha insegnato anche delle falsità. La Chiesa nell'arco bimillenario della sua vita è stata spesso vittima dell'errore e lo ha prescritto ai suoi membri. Una prova della veracità di questa affermazione è l'esistenza di tante Chiese Cristiane che si dicono vere Chiese di Cristo pur insegnando dottrine spesso contrastanti tra di loro. Questa dolorosa realtà deve porre in crisi tutte le Chiese Cristiane; le varie Chiese Cristiane devono porsi in stato di conversione, di riforma. L'ecumenismo deve portare tutte le Chiese Cristiane a confrontarsi umilmente tra di loro. Così apparirà che la Chiesa Cattolica, pur avendo conservato, nella sua essenza, il Deposito Rivelato, ha frammischiato il deposito rivelato con degli errori. Delle altre Chiese Cristiane affermiamo : Esse hanno conservato parte del Deposito Rivelato ma anche sono state e sono vittime di grossi errori. L'ecumenismo, con l'assistenza dello Spirito Santo, dirà a ciascuna Chiesa Cristiana ciò che di vero ha conservato e ciò che di falso ha insegnato ed insegna. Così si raggiungerà L'UNITA' DELLA CHIESA, così il mondo si convertirà a Gesù, UNICO SALVATORE: "PADRE, CHE SIANO UNA SOLA COSA COME IO E TU SIAMO UNA SOLA COSA. COSI' IL MONDO CREDERA' CHE TU MI HAI MANDATO" (Gv. 17,21).
SOTTOLINEAMO: la Chiesa può raggiungere e di fatto ha raggiunto delle Verità Rivelate in modo definitivo. Se però si arriva, come abbiamo detto sopra, con argomenti seri, a provare che una verità ritenuta definitiva è falsa, allora la Chiesa deve, con umiltà, mutare convinzione e accettare la nuova meta.
Consideriamo due esempi. Il PRIMO quello classico del sistema tolemaico: la Chiesa Cattolica, compresa la Gerarchia, per moltissimo tempo credette che il sistema tolemaico apparteneva al Deposito Rivelato e per questo motivo condannò Galileo come eretico perché sosteneva il sistema copernicano. Gli sviluppi storici e teologici ci portarono ad un cambiamento rivoluzionario: si affermò e si afferma che la Sacra Scrittura e il Deposito Rivelato non riguardano la scienza. SECONDO ESEMPIO : LA Chiesa Cattolica deve modificare in parte la dottrina sulla INDISSOLUBILITA' DEL MATRIMONIO . E' vero che il matrimonio è INDISSOLUBILE: la sua indissolubilità però non è fisica ma solo morale. PROVA DELL'AFFERMAZIONE :L' indissolubilità del matrimonio è fondata sull'amore reciproco dei coniugi come sull'amore è fondata l'indissolubilità delle Tre Persone Divine e l'indissolubilità del matrimonio tra Gesù lo Sposo e la Chiesa la Sposa. Se, per impossibile, le Tre Persone Divine cessassero
di amarsi, si spezzerebbe la loro unità e si dissolverebbe lo
Stesso Dio; se, per impossibile, Gesù non amasse più la Chiesa e la Chiesa non amasse più Gesù, Gesù e la Chiesa romperebbero la loro unità sponsale. Ciò che non è possibile nella Trinità Divina e in Gesù e nella Chiesa, si può, invece, verificare e spesso si verifica tra i coniugi cristiani e non cristiani. Come l'esperienza ci attesta, avviene che dei coniugi dissolvano IRIMEDIABILMENTE il loro matrimonio per colpa di uno solo o di entrambi. Ciò ci induce ad affermare che l'indissolubilità del matrimonio, per esprimerci in termini filosofici, E' DI ORDINE MORALE E NON FISICO. Ossia: 1 CONIUGI PUR
ESSENDO TENUTI IN COSCIENZA A RIMANERE UNITI HANNO LA TRISTE COLPEVOLE POSSIBILITA' DI ROMPERE IL LORO MATRIMONIO.
Alla medesima conclusione ci porta la riflessione sulla natura dei peccati negativi: Dio ordina all'uomo di non compiere un determinato atto perché l'uomo è in grado di compierlo, BENCHE' COLPEVOLMENTE. Se l'uomo non avesse la possibilità di compiere un determinato atto PECCAMINOSO, Dio non glielo vieterebbe: così non gli vieterebbe di rubare, se l’uomo non potesse rubare. Allo stesso modo, Gesù non avrebbe imposto agli sposi il precetto: “ L’UOMO NON DIVIDA CIO’ CHE DIO HA UNITO” (Mt. 19,6), se i coniugi non potessero separarsi.
La dissoluzione del matrimonio IRRIMEDIABILE COME IRRIMEDIABILE E' L'UCCISIONE DI UN UOMO ASSUME UNA GRAVE COLPEVOLEZZA. MA LA CHIESA CATTOLICA NEI CONFRONTI DEI CONIUGI COLPEVOLI DIVORZIATI E RISPOSATI CON UNA TERZA PERSONA, OGGI DEVE USARE MAGGIORE MISERICORDIA CHE NON IN PASSATO.
Come perdona l'omicida veramente pentito, pur essendo egli nell'impossibilità di ridare la vita al fratello ucciso, così deve perdonare ed AMMETTERE AI SACRAMENTI i coniugi divorziati, se veramente pentiti, anche se si trovano nell'impossibilità di ricostituire la loro unità e si sono sposati con un'altra donna o con altro uomo.
UNO STUDIO ACCURATO DI GIOVANNI CERETI PROVA CHE NEI PRIMI SECOLI LA CHIESA, AI DIVORZIATI E RISPOSATI, CONCEDEVA DI CONTINUARE A CONVIVERE CON IL NUOVO CONIUGE, SE ERANO VERAMENTE PENTITI E SI SOTTOMET TEVANO AD UNA ADEGUATA PENITENZA.
NOTA CONCLUSIVA : PER FAVORIRE LA RIUNIFI=
CAZIONE DELLA CHIESA, LA CHIESA CATTOLICA
ORGANIZZI CONCILI ECUMENICI I CUI PADRI
CONCILIARI APPARTENGANO A TUTTE LE CHIESE
CRISTIANE. ESSE VI PARTECIPINO A PIENO TITOLO;
OSSIA NON SOLO CON LA POSSIBILITA' DI DISCU=
TERE I TEMI CONCILIARI MA ANCHE CON IL
DIRITTO DEL VOTO DELIBERATIVO.
CAPITOLO
SESTO
IN QUESTO CAPITOLO TRASCRIVIAMO L'ENCICLICA" PACEM IN TERRIS” DEL BEATO PAPA GIOVANNI XXIII PERCHE’ ESSA CONTIENE LE CONDIZIONI INDISPENZABILI PER L’AVVENTO DELLA PACE UNIVERSALE MESSIANICA.
INTRODUZIONE
I. L'ORDINE DELLUNIVERSO
(1) LA PACE IN TERRA ,anello profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio.
(2)1 progressi delle scienze e le invenzioni della tecnica attestano come negli esseri e nelle forze che compongono l'universo regni un ordine stupendo; e attestano pure la grandezza dell'uomo, che scopre tale ordine e crea gli strumenti idonei per impadronirsi di quelle forze e rivolgerle a suo servizio.
(3) Ma i progressi scientifici e le invenzioni tecniche manifestano innanzi tutto la grandezza infinita di Dio che ha creato l'universo e l'uomo. Ha creato l'universo, profondendo in esso tesori di sapienza e di bontà, come esclama il salmista " O Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il tuo nome su tutta la terra!" (SaI. 8,1) "Quanto sono grandi le opere tue, o Signore! Tu hai fatto con sapienza ogni cosa" (SaI. 103,24); e ha creato l'uomo intelligente e libero" a sua immagine e somiglianza" (Gen. 1,26 ), costituendolo signore dell'universo : " Hai fatto l'uomo - esclama ancora il salmista - per poco inferiore agli angeli ,lo hai coronato di gloria e di onore, e lo hai costituito sopra le opere delle tue mani. Hai posto tutte le cose sotto i suoi piedi" (SaI. 8,5-6).
2. L'ORDINE NEGLI ESSERI UMANI.
(4) Con l'ordine mirabile dell'universo continua a fare stridente contrasto il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli, quasicchè i loro rapporti non possono essere regolati che per mezzo della forza.
(5) Senonchè il Creatore ha scolpito l'ordine anche nell'essere degli uomini : ordine che la coscienza rivela e ingiunge perentoriamente di seguire: "Essi mostrano scritta nei loro cuori l'opera della legge, testimone la loro coscienza" (Rm. 2,15). Del resto come essere diversamente? Ogni opera di Dio è pure un riflesso della sua infinita sapienza: riflesso tanto più luminoso quanto più l'opera in alto nella scala delle perfezioni (SaI. 18,8-11),
(6) Una deviazione, nella quale si incorre spesso sta nel fatto che si ritiene di poter regolare i rapporti di convivenza tra gli esseri umani e le rispettive comunità politiche con le stesse leggi che sono proprie delle forze e degli elementi irrazionali di cui risulta l'universo; quando invece le leggi con cui vanno regolati gli accennati rapporti sono di natura diversa, e vanno cercati là dove Dio le ha scritte, cioè nella natura umana.
(7) Sono quelle, infatti, le leggi che indicano chiaramente come gli uomini debbono regolare i loro vicendevoli rapporti nella convivenza; e come vanno regolati i rapporti tra i cittadini e le pubbliche autorità
all'interno delle singole comunità politiche; e quelli fra le singole persone e comunità politiche da una parte, e dall'altra la comunità mondiale, la cui creazione oggi è urgentemente reclamata dalle esigenze del bene comune universale.
PARTE I
L'ORDINE TRA GLI ESSERI UMANI.
1. OGNI ESSERE UMANO E' PERSONA, SOGGETTO DI DIRITTI E Dl DOVERI.
(8) E anzitutto bisogna parlare dell'ordine che deve regnare tra gli uomini.
(9) In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è PERSONA, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di doveri e di diritti che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili.
(10) Che se poi si considera la dignità della persona umana alla luce della rivelazione divina, allora essa apparirà incomparabilmente più grande, poiché gli uomini sono stati redenti dal sangue di Gesù Cristo, e con la grazia sono divenuti figli ed amici di Dio e costituiti eredi della gloria eterna.
PARTE I : L'ORDINE TRA GLI ESSERI UMANI
1. OGNI ESSERE UMANO E' PERSONA, SOGGETTO DI DIRITTI E DI DOVERI.
A. I DIRITTI
1. IL DIRITTO ALL'ESISTENZA E A UN TENORE DI VITA DIGNITOSO.
(11) Ogni essere umano ha il diritto all'esistenza, all'integrità fisica ai mezzi indispensabili e suffficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il riposo, le cure mediche i servizi sociali necessari e ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, e in ogni altro caso di perdite dei mezzi si sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2. DIRITTI RIGUARDANTI VALORI MORALI E CULTURALI
(12) Ogni essere umano ha il diritto di rispetto della sua persona, alla buona riputazione, alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione, nel coltivare l'arte, entro i limiti consentiti dall'ordine morale e dal bene comune; e ha il diritto dell'obiettività nell'informazione.
(13) Scaturisce pure dalla natura umana il diritto di partecipare ai beni della cultura, e quindi al diritto di un'istruzione di base e a una formazione tecnico- professionale adeguata al grado di sviluppo della propria comunità politica. Ci si deve adoperare perché sia soddisfatta l'esigenza di accedere ai gradi superiori dell'istruzione sulla base del merito, cosicché gli esseri umani, nei limiti del possibile, nella vita sociale coprano dei posti e assumano responsabilità conformi alle loro attitudini naturali e alle loro qualità acquisite.
3. IL DIRITTO DI ONORARE DIO SECONDO LA RETTA COSCIENZA.
(14) Ognuno ha il diritto di onorare Dio secondo il dettame della sua coscienza, e quindi il diritto al culto di Dio privato e pubblico. Infatti, come afferma con chiarezza Lattanzio: "Siamo stati creati allo scopo di rendere a Dio Creatore il giusto culto che gli è dovuto, di conoscere lui solo e di seguirlo. Questo è il vincolo di pietà che a lui ci stringe e a lui ci lega, e dal quale deriva il nome stesso di religione". E il nostro predecessore di imm. mem. Leone XIII, così si esprime: "Questa libertà vera e degna dei figli di Dio, che mantiene alta la dignità dell'uomo, è più forte di qualunque violenza ed ingiuria e la Chiesa la reclamò e l'ebbe carissima ognora. Siffatta libertà rivendicarono con
intrepida costanza gli apostoli, la sancirono con gli scritti gli apologisti, la consacrarono gran numero di martiri col proprio sangue".
4. DIRITTO ALLA LIBERTA' NELLA SCELTA DEL PROPRIO STATO.
(15) Gli esseri umani hanno il diritto alla libertà nella scelta del proprio stato. E quindi il diritto di creare una famiglia, in parità di diritti e di doveri fra uomo e donna, come pure il diritto di seguire la vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa.
(16) La famiglia fondata sul matrimonio contratto liberamente, unitario e indissolubile è e deve essere considerata il nucleo naturale ed essenziale della società. Verso essa vanno usati i riguardi di natura economica, sociale, culturale e morale che ne consolidano la stabilità e facilitano l'adempimento della sua specifica missione. (17)1 genitori posseggono un diritto di priorità nel mantenimento dei figli e nella loro educazione.
5. DIRITTI ATTINENTI IL MONDO ECONOMICO
(18) Agli esseri umani è inerente il diritto di libera iniziativa in campo economico e il diritto al lavoro.
(19) A siffatti diritti è indissolubilmente congiunto il diritto a condizioni di lavoro non lesive della sanità fisica e del buon costume, e non intralcianti lo sviluppo integrale degli esseri umani in formazione; e, per quanto concerne le donne, il diritto a condizioni di lavoro conciliabili con le loro esigenze e con i loro doveri di spose e di madri.
(20) Dalla dignità della persona scaturisce pure il diritto di svolgere le attività economiche in attitudine di responsabilità. Va inoltre e in modo speciale messo in rilievo il diritto ad una retribuzione di lavoro determinata secondo criteri di giustizia, e quindi sufficiente, nelle proporzioni rispondenti alla ricchezza disponibile, a permettere al lavoratore e alla sua famiglia un tenore di vita conforme alla dignità umana, In materia il nostro predecessore PIO XII così si esprimeva: "Al dovere personale del lavoro imposto dalla natura corrisponde e consegue il diritto naturale in ciascun individuo a fare del lavoro il mezzo per provvedere alla vita propria e dei figli: tanto è altamente ordinato per la conservazione dell'uomo l'impero della natura".
(21) Scaturisce pure dalla natura dell'uomo il diritto di proprietà privata sui beni anche produttivi, diritto "che costituisce un mezzo idoneo all'affermazione della persona umana e all' esercizio
della responsabilità in tutti i campi, un elemento di consistenza e di serenità per la vita familiare e di pacifico e ordinato sviluppo nella convivenza
(22) Torna opportuno ricordare che al diritto di proprietà privata è intrinsecamente inerente una funzione sociale
6. DIRITTO DI RIUNIONE E Dl ASSOCIAZIONE
(23) Dall'intrinseca socialità degli esseri umani fluisce il diritto di riunione e di associazione; come pure il diritto di conferire alle associazioni la struttura che si ritiene idonea a perseguire gli obiettivi delle medesime; e il diritto di muoversi nell'interno di esse di propria iniziativa e sulla propria responsabilità per il concreto perseguimento di detti obiettivi.
(24) Nell'enciclica MATER ET MAGISTRA a ragione è detto che la creazione di una ricca gamma di associazioni o corpi intermedi per il perseguimento di obiettivi che i singoli esseri umani non possono efficacemente perseguire che associandosi, si rileva un elemento necessario e insostituibile perché sia assicurata alla persona umana una sfera sufficiente di libertà e di responsabilità
7. DIRITTO DI EMIGRAZIONE E DI IMMIGRAZIONE
(25) Ogni essere umano ha diritto alla libertà di movimento e di dimora nell'interno della comunità politica di cui è cittadino e ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse. Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l'appartenenza in qualità di cittadini, alla comunità mondiale.
8. DIRITTI A CONTENUTO POLITICO
(26) Dalla dignità della persona scaturisce il diritto di prendere parte attiva alla vita pubblica e addurre un apporto personale all'attuazione del bene comune. "L'uomo come tale, lungi dall' essere l'oggetto e un elemento passivo della vita sociale, ne è invece e deve esserne e rimanerne il soggetto, il fondamento e il fine. (27) Fondamentale diritto della persona è pure la tutela giuridica dei propri diritti : tutela efficace, imparziale, informata a criteri obiettivi di giustizia. "Dall'ordinamento
giuridico, voluto da Dio, promana l'inalienabile diritto dell'uomo alla sicurezza giuridica, e con ciò stesso ad una sfera concreta di diritto, protetta contro ogni arbitrario attacco".
B. I DOVERI.
1. INDISSOLUBILE RAPPORTO TRA DIRITTI E DOVERI
NELLA STESSA PERSONA
(28)1 diritti naturali testè ricordati sono indissolubilmente congiunti, nella stessa persona che ne è il soggetto, con altri rispettivi doveri; e hanno entrambi nella legge naturale, che li conferisce o che li impone, la loro radice, il loro alimento, la loro forza indistruttibile.
(29) Il diritto, ad esempio, di ogni essere umano all'esistenza è connesso con il suo dovere di conservarsi in vita; il diritto a un dignitoso tenore di vita con il dovere di vivere dignitosamente e il diritto alla libertà nella ricerca del vero, è congiunto con il dovere di cercare la verità, in vista di una conoscenza della medesima sempre più vasta e profonda.
2. RECIPROCITA' DI DIRITTI E DOVERI TRA PERSONE DIVERSE.
(30) Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le persone:
il dovere di riconoscere e rispettare quel diritto. Infatti ogni diritto fondamentale della persona trae la sua forza morale insopprimibile dalla legge naturale che lo conferisce, e impone un rispettivo dovere. Coloro che, mentre rivendicano i loro diritti, dimenticano o non mettono in debito rilievo i rispettivi doveri, corrono il pericolo di costruire con una mano e distruggere con l'altra.
3. NELLA MUTUA COLLABORAZIONE
(31) Gli esseri umani, essendo persone, sono sociali per
natura. Sono nati quindi per convivere e operare gli uni a bene degli altri. Ciò domanda che la convivenza umana sia ordinata e quindi che i vicendevoli diritti e doveri siano riconosciuti ed attuati, ma domanda pure che ognuno porti generosamente il suo contributo alla creazione di ambienti umani, in cui diritti e doveri siano sostanziati di contenuti sempre più ricchi.
(32) Non basta, ad esempio, riconoscere e rispettare in ogni essere umano il diritto ai mezzi di sussistenza:
occorre pure che ci si adoperi, secondo le proprie
forze, perché ogni essere umano disponga di mezzi
di sussistenza in misura sufficiente.
(33) La convivenza tra gli esseri umani, oltre che ordinata, è necessario che sia per essi feconda di bene. Ciò postula che essi riconoscano e rispettino i loro vicendevoli diritti e adempiano i rispettivi doveri, ma postula pure che collaborino tra loro nelle mille forme e gradi che l’ incivilimento acconsente, suggerisce, reclama.
4. IN ATTITUDINE DI RESPONSABILITA'
(34) La dignità di persona, propria di ogni essere umano, esige che esso operi consapevolmente e liberamente. Per cui nei rapporti della convivenza i diritti vanno esercitati, i doveri vanno compiuti, le mille forme di collaborazione vanno attuate specialmente in virtù di decisioni personali; prese cioè per convinzione, di propria iniziativa, in attitudine di responsabilità, e non in forza di coercizioni o pressioni provenienti soprattutto dall' esterno. Una convivenza fondata soltanto su rapporti di forza non è umana. In essa infatti è inevitabile che le persone siano coartate o compresse, invece di essere facilitate e stimolate a sviluppare e perfezionare se stesse.
5. CONVIVENZA NELLA VERITA’, NELLA GIUSTIZ[A, NELL'AMORE, NELLA LIBERTA'.
(35) La convivenza fra gli esseri umani è quindi ordinata, feconda e rispondente alla loro dignità di persone, quando si fonda nella verità, conformemente al richiamo dell'apostolo Paolo: " Via, dunque, da voi la menzogna e parli ciascuno col suo prossimo secondo verità, poiché siamo membri gli uni degli altri" (Ef. 4,25). Ciò comporta che siano sinceramente riconosciuti i reciproci diritti e i vicendevoli doveri. Ed è inoltre una convivenza che si attua secondo giustizia o nell'effettivo rispetto di quei diritti e nel leale rispetto adempimento dei rispettivi doveri; che è vivificata ed integrata dall'amore, atteggiamento d'animo che fa sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, rende partecipi gli altri dei propri beni e mira a rendere sempre più vivida la comunione nel mondo dei valori spirituali; ed è attuata nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di esseri portati dalla loro stessa natura razionale ad assumere la responsabilità del proprio opera re.
(36) La convivenza umana, venerabili fratelli e diletti figli, deve essere considerata innanzitutto come un fatto spirituale: quale comunicazione di conoscenze nella luce del vero; esercizi di diritti e adempimento di doveri; impulso e richiamo al bene morale: e come nobile comune godimento del bello in tutte le sue legittime espressioni; permanente disposizione a effettuare gli uni negli altri il meglio di se stessi; anelito ad una mutua e sempre più ricca assimilazione dei valori spirituali: valori nei quali trovano la loro perenne vivificazione e il loro orientamento di fondo le espressioni culturali, il mondo economico, le istituzioni sociali, i movimenti e i regimi politici, gli ordinamenti giuridici e tutti gli altri elementi esteriori, in cui si articola e si esprime la convivenza nel suo evolversi incessante.
6. ORDINE MORALE CHE HA PER FONDAMENTO OGGETTIVO IL VERO DIO.
(37) L'ordine tra gli esseri umani nella convivenza è di natura morale. Infatti, è un ordine che si fonda nella verità; che va attuato secondo giustizia, domanda di essere vivificato e integrato dall'amore; esige di essere ricomposto nella libertà in equilibri sempre più nuovi e più umani.
(38) Senonchè l'ordine morale- universale, assoluto e immutabile nei suoi principi - trova il suo oggettivo fondamento nel vero Dio, trascendente e personale. Egli è la prima Verità, e il sommo bene, e quindi la sorgente più profonda da cui soltanto può attingere la sua genuina vitalità una convivenza tra gli esseri umani, ordinata, feconda, rispondente alla loro dignità di persone. In materia con chiarezza si esprime San Tommaso:" La ragione umana è norma della volontà, di cui misura pure il grado di bontà, per il fatto che deriva dalla legge eterna, che è la ragione divina... E quindi chiaro che la bontà della volontà umana dipende sempre più dalla legge eterna che dalla ragione umana.
7. SEGNI DEI TEMPI
(39) Tre fenomini caratterizzano l'epoca moderna. Anzitutto l'ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici.
(40) Nelle prime fasi del loro movimento di ascesa i lavoratori concentravano la loro azione sui diritti a contenuto economico-sociale; la estendevano quindi ai diritti di natura politica; e infine al diritto di partecipare in forma e gradi adeguati ai beni della cultura. E oggi, in tutte le comunità nazionali, nei lavoratori è vividamente operante l'esigenza di essere considerati e trattati non mai come essere privi di intelligenza e di libertà, in balia dell'altrui arbitrio, ma sempre come soggetti o persone in tutti i settori della convivenza, e cioè nei settori economici-sociali, in quelli della cultura e in quelli della vita pubblica.
(41) In secondo luogo viene un fatto a tutti noto, e cioè l'ingresso della donna nella vita pubblica: più accentuatamente, forse, nei popoli di civiltà cristiana; più lentamente, ma sempre su larga scala, tra le genti di altre tradizioni o civiltà. Nella donna infatti diviene sempre più
chiara e operante la coscienza della propria dignità. Sa di non poter permettere di essere considerata e trattata come strumento; esige di essere considerata come persona, tanto nell'ambito della vita domestica che in quello della vita pubblica.
(42) Infine la famiglia umana, nei confronti di un passato recente, presenta una configurazione sociale-politica profondamente trasformata. Non più popoli dominatori e popoli dominati: tutti i popoli si sono costituiti o si stanno costituendo in comunità politiche indipendenti.
(43) Gli esseri umani, in tutti i paesi e in tutti i continenti, o sono cittadini di uno Stato autonomo e indipendente, o stanno per esserlo; nessuno ama sentirsi suddito di poteri politici provenienti dal di fuori della propria comunità umana o gruppo etnico. In moltissimi esseri umani si va così dissolvendo il complesso di inferiorità protratto per secoli e millenni; mentre in altri si attenua e tende a scomparire il rispettivo complesso di superiorità derivante dal privilegio economico-sociale o dal sesso o dalla posizione politica.
(44) Al contrario è diffusa assai largamente la convinzione che tutti gli uomini sono uguali per dignità naturale. Per cui le discriminazioni razziali non trovano alcuna giustificazione almeno sul piano della ragione e della dottrina, ciò rappresenta un pietra miliare sulla via che conduce alla instaurazione di una convivenza informata ai principi sopra esposti. Quando infatti negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti in quella coscienza non può non sorgere l'avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di fare valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità.; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli.
(45) E quando i rapporti della convivenza si pongono in termini di diritti e di doveri, gli esseri umani si aprono sul mondo dei valori spirituali, e comprendono che cosa sia la giustizia, l'amore, la libertà; e diventano consapevoli di appartenere a quel mondo. Ma sono pure sulla via che li porta a conoscere meglio il vero Dio, trascendente e personale; e ad assumerne il rapporto fra se stessi e Dio, a solido fondamento e a criterio supremo della loro vita: di quella che vivono nell'intimità di se stessi , di quella che vivono nell’intimità di se stessi e di quella che vivono in relazione con gli altri.
PARTE SECONDA
RAPPORTI FRA GLI ESSERI UMANI E I POTERI PUBBLICI
ALL’INTERNO DELLE SINGOLE COMUNITA’ POLITICHE.
1 NECESSITA’ DELL’AUTORITA’ E SUA ORIGINE DIVINA.
(46) La convivenza tra gli esseri umani non può essere ordinata e feconda se in essa non è presente un’autorità che assicuri l’ordine e contribuisca all’attuazione del bene comune in grado sufficiente. Tale autorità, come insegna San Paolo, deriva da Dio: “Non vi è infatti autorità se non da Dio” (Rom. 13, 1-6) Il quale testo dell’apostolo viene commentato nei seguenti termini da San Giovanni Crisostomo:
“ Che dici? Forse ogni singolo governante è costituito da Dio? No, non dico questo: qui non si tratta infatti di singoli governanti, ma del governare in se stesso. Ora il fatto che esista l’autorità e che vi sia chi comanda e chi ubbidisce, non proviene dal caso, ma da una disposizione della Provvidenza Divina”. Dio, infatti, ha creato gli esseri umani sociali per natura; e poiché non vi può essere società che “si sostenga, se non c’è chi sovrasti gli altri, muovendo ognuno con efficacia e unità di mezzi verso un fine comune, ne segue che alla convivenza civile è indispensabile l’autorità che la regga; la quale,non altrimenti che la società, è da natura,e per ciò stesso viene da Dio”.
(47) L’autorità non è una forza incontrollata; è invece la facoltà di comandare secondo ragione. Trae quindi la virtù di obbligare dall’ordine morale: il quale si fonda in Dio. che ne è il principio e l’ultimo fine. Perciò il nostro predecessore di felice memoria Pio XII ammonisce: “ Lo stesso ordine assoluto degli esseri e dei fini che mostra l’uomo come persona autonoma, vale a dire soggetto di doveri e di diritti inviolabili, radice e termine della sua vita sociale, abbraccia anche lo Stato come società necessaria, rivestita dell’autorità, senza la quale non potrebbe né esistere, né vivere… E poiché quell’ordine assoluto, alla luce della sana ragione, e segnatamente della fede cristiana, non può avere altra origine che in un Dio personale, nostro creatore, consegue che la dignità dell’autorità politica è la dignità della sua partecipazione all’autorità di Dio “
2. LA SUA FORZA LE VIENE DALL'ORDINE MORALE.
(48) L'autorità che si fonda solo o principalmente sulla minaccia o sul timore di pene o sulla promessa e attrattiva di premi, non muove efficacemente gli esseri umani all'attuazione del bene comune; e anche, per ipotesi, li muovesse, ciò non sarebbe conforme alla loro dignità di persone, e cioè di esseri ragionevoli e liberi. L'autorità è, soprattutto, una forza morale: deve, quindi, in primo luogo, fare appello alla coscienza, al dovere cioè che ognuno ha di portare volonterosamente il suo contributo al bene di tutti. Senonchè gli esseri umani sono tutti uguali per dignità naturale; nessuno di essi può obbligare gli altri interiormente. Soltanto Dio lo può, perché solo lui vede e giudica gli atteggiamenti che si assumono nel segreto del proprio spirito.
(49) L'autorità, pertanto, può obbligare moralmente soltanto se è in rapporto intrinseco con l'autorità di Dio, ed è una partecipazione di essa.
(50) In tal modo è pure salvaguardata la dignità personale dei cittadini, giacchè la loro obbedienza ai poteri pubblici non è sudditanza di uomo a uomo, ma nel suo vero significato è un atto di omaggio a Dio creatore e provvido, il quale ha disposto che i rapporti della convivenza siano regolati secondo un ordine da lui stesso stabilito; e rendendo omaggio a Dio, non ci si umilia, ma ci si eleva e ci si nobilita, giacchè servire a Dio significa regnare. (51)L'autorità , come si è detto, è postulata dall'ordine morale e deriva da Dio. Qualora pertanto le sue leggi o autorizzazioni siano in contrasto con quell'ordine, e quindi in contrasto con la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare la coscienza, poiché" bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini '(Atti 5,29); in tal caso, anzi, l'autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso: secondo l'insegnamento di San Tommaso d'Aquino" la legge umana in tanto è tale in quanto è conforme alla retta ragione e quindi deriva dalla legge eterna. Quando invece una legge è in contrasto con la ragione, la si denomina legge iniqua; in tal caso essa cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di violenza.
(52) Tuttavia per il fatto che l'autorità deriva da Dio, non ne segue che gli esseri umani non abbiano la libertà di scegliere le persone investite del compito di esercitarla; come pure di determinare le strutture dei poteri pubblici, e gli ambiti entro cui e i metodi secondo i quali l'autorità va esercitata. Per cui la dottrina sopra esposta è pienamente conciliabile con ogni sorta di regimi genuinamente democratici..
3. L'ATTUAZIONE DEL BENE COMUNE: RAGIONE D'ESSERE DEI POTERI PUBBLICI.
(53) Tutti gli esseri umani e tutti i corpi intermedi sono tenuti a portare il loro specifico contributo all'attuazione del bene comune. Ciò comporta che perseguano i propri interessi in armonia con le sue esigenze; e adducano, allo stesso scopo, gli apporti - in beni e servizi -che le legittime autorità stabiliscono, secondo criteri di giustizia, nella debita forma e nell'ambito della propria competenza; e cioè con atti formalmente perfetti e i cui contenuti siano moralmente buoni, o almeno, ordinabili al bene.
(54) Però l'attuazione del bene comune costituisce la stessa ragion d'essere dei poteri pubblici, i quali sono tenuti ad attuarlo nel riconoscimento e nel rispetto dei suoi elementi essenziali e secondo contenuti postulati dalle situazioni storiche.
4. ASPETTI FONDAMENTALI DEL BENE COMUNE.
(55) Vanno certamente considerati come elementi del bene comune le caratteristiche etniche che contraddistinguono i vari gruppi umani. Però quei valori e quelle caratteristiche non esauriscono il contenuto del bene comune: il quale, nei suoi elementi essenziali e più profondi, non può essere concepito in termini dottrinali e meno ancora determinato nei suoi contenuti storici, che avendo riguardo all'uomo,, essendo un oggetto essenzialmente correlativo alla natura umana.
(56) In secondo luogo quello comune è un bene a cui hanno diritto di partecipare tutti i membri di una comunità politica, anche se in grado diverso a seconda dei loro compiti, meriti e condizioni. I poteri pubblici quindi sono tenuti a promuoverlo a vantaggio di tutti senza preferenza per alcuni cittadini o per alcuni gruppi di essi come insegna il nostro predecessore Leone XIII: "Né in veruna guisa si
deve far sì che la civile autorità serva all'interesse di uno o di pochi essendo essa invece stabilita a vantaggio di tutti". Però ragioni di giustizia e di equità possono talvolta esigere che i poteri pubblici abbiano speciali riguardi per le membra più deboli del corpo sociale, trovandosi esse in condizioni di inferiorità nel far valere i loro diritti e nel perseguire i loro legittimi interessi.
(57) Ma qui dobbiamo richiamare l'attenzione sul fatto che il bene comune ha attinenza a tutto l'uomo; tanto ai bisogni del suo corpo, che alle esigenze del suo spirito. Per cui i poteri pubblici si devono adoprare ad attuarlo nei modi e nei gradi che ad essi convengono; in maniera tale però da promuovere simultaneamente, nel riconoscimento e nel rispetto della gerarchia dei valori, tanto la prosperità materiale che i beni spirituali.
(58)1 principi sopra indicati sono in perfetta armonia con quanto abbiamo esposto nella MATER ET MAGISTRA: il bene comune consiste nell'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona.
(59) Ma gli esseri umani, composti di corpo e di anima immortale, non esauriscono la loro esistenza, né perseguono la loro perfetta felicità nell'ambito del tempo. Per cui il bene comune va attuato in modo non solo da non porre ostacoli, ma da servire altresì al raggiungimento del loro fine ultraterreno ed eterno.
5. COMPITI DEI POTERI PUBBLICI E DIRITTI E DOVERI DELLA PERSONA.
(60) Nell'epoca moderna l'attuazione del bene comune trova la sua indicazione di fondo nei diritti e nei doveri della persona. Per cui i compiti precipui dei poteri pubblici consistono, soprattutto, nel riconoscere, rispettare, comporre, tutelare e promuovere quei diritti, e nel contribuire, di conseguenza, a rendere più facile l'adempimento dei rispettivi doveri." Tutelare l'intangibile campo dei diritti della persona e renderle agevole il compimento dei suoi doveri vuole essere ufficio essenziale di ogni pubblico potere".
(61) Per cui ogni atto dei poteri pubblici che sia o implichi un riconoscimento o una violazione di quei diritti, è un atto contrastante con la loro stessa ragione di essere e rimane per ciò stesso destituito di ogni valore giuridico.
6. ARMONICA COMPOSIZIONE ED EFFICACE TUTELA DEI DIRITTI E DEI DOVERI DELLA PERSONA.
(62) E' quindi obbligo fondamentale dei poteri pubblici disciplinare e comporre armonicamente i rapporti tra gli esseri umani in maniera che l'esercizio dei diritti negli uni non costituisca un ostacolo, o una minaccia per l'esercizio degli stessi diritti negli altri e si accompagni all'adempimento dei rispettivi doveri; è ancora compito loro tutelare efficacemente o ripristinare l'esercizio di tali diritti.
7. DOVERE DI PROMUOVERE I DIRITTI DELLA PERSONA
(63 E' inoltre un'esigenza del bene comune che i poteri contribuiscano positivamente alla creazione di un ambiente umano nel quale a tutti i membri del corpo sociale sia reso possibile e facilitato l'effettivo esercizio degli accennati diritti come l'adempimento dei rispettivi doveri. Infatti l'esperienza afferma che qualora manchi un'adeguata azione dei poteri pubblici , gli squilibri economici, sociali e culturali tra gli esseri umani tendono, soprattutto nell'epoca nostra, ad accentuarsi; di conseguenza i fondamentali diritti della persona rischiano di rimanere privi di contenuto: e viene compromesso l'adempimento dei rispettivi doveri.
(64) E' perciò indispensabile che i poteri pubblici si adoperino perché allo sviluppo economico si adegui il progresso sociale; e quindi perchè siano sviluppati, in proporzione dell'efficienza dei sistemi produttivi, i servizi essenziali, quali: la viabilità, i trasporti, le comunicazioni, l'acqua potabile, l'abitazione, l'assistenza sanitaria, l'istruzione, condizioni idonee per la vita religiosa, i mezzi ricreativi. E devono anche provvedere a che si dia vita a sistemi assicurativi in maniera che, al verificarsi di eventi negativi o di eventi che comportano maggiori responsabilità familiari, ad ogni essere umano non vengano meno i mezzi necessari ad un tenore di vita dignitoso; come pure affinché a coloro che sono in grado di lavorare, sia offerta un'
occupazione rispondente alle loro capacità; la remunerazione del lavoro sia determinata secondo criteri di giustizia e di equità; ai lavoratori, nei complessi produttivi, sia acconsentito svolgere la propria attività in attitudine di responsabilità; sia facilitata l'istituzione dei corpi intermedi che rendono più articolata e più feconda la vita sociale; sia resa accessibile a tutti, nei modi e gradi opportuni, la partecipazione ai beni della cultura.
8. EQUILIBRIO FRA LE DUE FORME DI INTERVENTO DEI POTERI PUBBLICI.
(65)Il bene comune esige che i poteri pubblici, nei confronti dei diritti della persona, svolgano una duplice azione: l'una diretta a comporre e tutelare quei diritti, l'altra a promuoverli. In materia però va posta la più vigilante attenzione perché le due azioni siano saggiamente contemperate. Si deve quindi evitare che attraverso la preferenza data alla tutela dei diritti di alcuni individui o gruppi sociali, si creino posizione di privilegio; e si deve pure evitare che, nell'intento di promuovere gli accennati diritti, si arrivi all'assurdo risultato di ridurne eccessivamente o renderne impossibile il genuino esercizio. "Deve essere sempre riaffermato il principio che la presenza dello Stato in campo economico non va attuata per ridurre sempre più la sfera della libertà dell' iniziativa personale dei singoli cittadini, ma per garantire a quella sfera la maggiore ampiezza possibile, nell'effettiva tutela, per tutti e per ciascuno, dei diritti essenziali della persona (66). Allo stesso principio devono ispirarsi i poteri pubblici nello svolgimento della loro multiforme azione diretta a promuovere l'esercizio di diritti e a rendere meno arduo l'adempimento di doveri in tutti i settori della vita sociale.
9 STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DEI POTERI PUBBLICI.
(67) Non si può stabilire, una per sempre, qual è la struttura migliore secondo cui debbono organizzarsi i poteri pubblici, come pure il modo più idoneo secondo il quale devono svolgere le loro specifiche funzioni, e cioè la funzione legislativa, amministrativa, giudiziaria.
(68) Giacchè la struttura e il funzionamento dei poteri pubblici non possono non essere in relazione con le situazioni storiche delle
rispettive comunità politiche; situazioni che variano nello spazio e mutano nel tempo. Però riteniamo rispondente a esigenze insite nella stessa natura degli uomini l'organizzazione giuridico-politica delle comunità umane , fondata su una conveniente divisione dei poteri in corrispondenza alle tre specifiche funzioni dell'autorità pubblica. In essa infatti la sfera di competenza e il funzionamento dei poteri pubblici sono definiti in termini giuridici; e in termini giuridici sono pure disciplinati i rapporti fra semplici cittadini e funzionari. Ciò costituisce un elemento di garanzia a favore dei cittadini nell'esercizio dei loro diritti e nell'adempimento dei loro doveri.
(69) Però, affinché l'accennata organizzazione giuridico-politica delle comunità umane arrechi i vantaggi che le sono propri, è indispensabile che i poteri pubblici si adeguino nei metodi e nei mezzi alla natura e complessità dei problemi che sono chiamati a risolvere negli ambienti in cui operano; ed è pure indispensabile che ognuno di essi svolga la propria missione in modo pertinente. Ciò comporta che il potere legislativo si muova nell'ambito dell'ordine morale della norma costituzionale, e interpreti obiettivamente le esigenze del bene comune nell'incessante evolversi delle situazioni; che il potere esecutivo applichi le leggi con saggezza nella piena conoscenza delle medesime e in una valutazione serena dei casi concreti; che il potere giudiziario amministri la giustizia con umana imparzialità; inflessibile di fronte alle pressioni di qualsiasi interesse di parte; e comporta pure che i singoli cittadini e i corpi intermedi, nell'esercizio dei loro diritti e nell'adempimento dei loro doveri, godano di una tutela giuridica efficace sia nei vicendevoli rapporti sia nei confronti dei funzionari pubblici.
10. ORDINAMENTO GIURIDICO E COSCIENZA MORALE.
(70) Un ordinamento giuridico in armonia con l'ordine morale e rispondente al grado di maturità della comunità politica, di cui è espressione, costituisce, non vi è dubbio, un elemento fondamentale per l'attuazione del bene comune.
(71) Però la vita morale, nei nostri tempi, è così varia, complessa e dinamica, che gli ordinamenti giuridici, anche se elaborati con competenza consumata e lungimirante avvedutezza, sono sempre inadeguati.
(72) Inoltre i rapporti dei singoli esseri umani fra loro; e poi i rapporti fra i singoli esseri umani e i corpi intermedi da una parte, , e i poteri pubblici dall'altra ; come pure i rapporti fra gli stessi poteri pubblici, nell'interno della compagine statale, presentano spesso zone così complicate e nevralgiche, che non sono suscettibili di essere disciplinate con quadri giuridici ben definiti. Per cui le persone investite di autorità
per essere, nello stesso tempo, fedeli agli ordinamenti giuridici esistenti, considerati nei loro elementi e nella loro ispirazione di fondo, e aperte alle istanze che salgono dalla vita sociale, così pure per adeguare gli elementi giuridici all'evolversi delle situazioni e risolvere, nel modo migliore, i sempre nuovi problemi, devono avere idee chiare sulla natura e sull'ampiezza dei loro compiti; e devono essere persone di grande equilibro e di spiccata dirittura morale, forniti d'intuito pratico per risolvere con rapidità e obiettivamente i casi concreti, e di volontà decisa e vigorosa per agire con tempestività ed efficacia.
1l. PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI ALLLA VITA PUBBLICA.
(73) E' un'esigenza della loro dignità di persone che gli esseri prendano parte attiva alla vita pubblica anche se le forme in cui vi partecipano sono necessariamente legate al grado di maturità umano raggiunto dalla comunità politica di cui sono membri e in cui operano.
(74) Attraverso la partecipazione alla vita pubblica si aprono agli esseri umani nuovi e vasti campi di bene; mentre i frequenti contatti fra i cittadini e funzionari pubblici rendono a questi meno arduo cogliere le esigenze obiettive del bene comune: e l'avvicendarsi dei titolari nei poteri pubblici impedisce il loro logorio e assicura il loro rinnovarsi in rispondenza all'evolversi sociale.
12. SEGNI DEI TEMPI.
(75) Nell'organizzazione giuridica delle comunità politiche, nell 'epoca moderna, si riscontra innanzi tutto la tendenza a redigere in formule concise e chiare una carta dei diritti fondamentali degli esseri umani; carta che viene, non di rado, inserita nelle costituzioni o che forma parte integrante di esse.
(76) In secondo,luogo si tende pure a fissare in termini giuridici, per mezzo della compilazione di un documento denominato costituzione, le vie attraverso le quali si formano i poteri pubblici; come pure i loro reciproci rapporti, le sfere di loro competenza i modi o metodi secondo cui sono tenuti a procedere nel porre in essere i loro atti.
(77) Si stabiliscono, quindi, in termini di diritti e di doveri i rapporti tra i cittadini e i poteri pubblici; e si ascrive ai poteri pubblici il compito preminente di riconoscere, rispettare, comporre armonicamente, tutelare e promuovere i diritti e i doveri dei cittadini.
(78) Certo non può essere accettata come vera la posizione dottrinale di quanti erigono la volontà degli esseri umani, presi individualmente o comunque aggruppati, a fonte prima ed unica donde scaturiscono diritti e doveri e donde promana tanto la obbligatorietà delle costituzioni che l'autorità dei poteri pubblici.
(79) Però le tendenze di cui è fatto cenno, sono un segno indubbio che gli esseri umani, nell'epoca moderna, hanno acquistato una coscienza più viva della propria dignità: coscienza che, mentre li sospinge a prendere parte attiva nella vita pubblica esige pure che i diritti della persona, diritti inalienabili e inviolabili- siano riaffermati negli ordinamenti giuridici positivi; e esige inoltre che i poteri pubblici siano formati, con procedimenti stabiliti da norme costituzionali ed esercitino le loro specifiche funzioni nell'ambito di quadri giuridici.
PARTE TERZA: RAPPORTI TRA COMUNITA' POLITICHE
1. SOGETTI DI DIRITTI E DI DOVERI.
(80) Riaffermiamo noi pure quello che costantemente hanno insegnato i nostri predecessori: le comunità politiche, le une rispetto alle altre, sono soggetti di diritti e di doveri; per cui anche i loro rapporti vanno regolati nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante, nella libertà.La stessa legge morale che regola i rapporti fra i singoli esseri umani, regola pure i rapporti tra le rispettive comunità politiche.
(81) Ciò non è difficile a capirsi quando si pensi che le persone che rappresentano le comunità politiche, mentre operano in nome e per l'interesse delle medesime, non possono venire meno alla propria dignità; e quindi non possono violare la legge della propria natura, che è le legge morale.
(82) Sarebbe del resto assurdo anche solo il pensare che gli uomini, per il fatto che vengono preposti al governo della cosa pubblica, possano essere costretti a rinunciare alla propria dignità; quando invece sono scelti a quell'alto compito perché considerate membra più ricche di qualità umane e fra i migliori del corpo sociale.
(83) Inoltre, l'autorità è un'esigenza dell'ordine morale nella società umana, non può essere usata contro di esso, e se lo fosse, nello stesso istante cesserebbe di essere tale; perciò ammonisce il Signore: "Udite pertanto, o re,, e ponete mente, imparate voi che giudicate tutta la terra. Porgete le orecchie voi che avete il governo dei popoli, e vi gloriate di avere soggette molte nazioni: la potestà è stata data a voi dal Signore e la dominazione dall'Altissimo, il quale disanimerà le opere vostre, e sarà scrutatore dei pensieri" (Sap.6,2-4)
(84) Infine è pure da ricordare che nella regolazione dei rapporti tra le comunità politiche, l'autorità va esercitata per il bene comune, che costituisce la sua ragione di essere.
(85) Elemento però fondamentale del bene comune è il riconoscimento e il rispetto dell'ordine morale." L'ordine tra le comunità politiche ha da essere innalzato sulla rupe incrollabile e immutabile della legge morale, manifestata dal Creatore stesso per mezzo dell'ordine naturale e da lui scolpita nel cuore degli uomini con caratteri incaccellabili… Quale faro splendente, essa deve, coi raggi dei suoi principi,dirigere il corso dell'operosità degli uomini e degli Stati, i quali avranno
da seguirne le ammonitrici, salutari e proficue segnalazioni, se non vorranno condannare alla bufera e al naufragio ogni lavoro e sforzo per stabilire un nuovo ordinamento".
2. NELLA VERITA'.
(86) I rapporti tra le comunità politiche vanno regolati nella verità. La quale esige anzitutto che da quei rapporti venga eliminata ogni traccia di razzismo, e venga quindi riconosciuto il principio che tutte le comunità politiche sono uguali per dignità di natura; per cui ognuna di esse ha il diritto all' esistenza, al proprio sviluppo, ai mezzi idonei per attuarlo ed essere la prima responsabile nell'attuazione del medesimo; e ha pure il diritto alla buona reputazione e ai dovuti onori.
(87) Fra gli esseri umani molto spesso sussistono differenze, anche spiccate, nel sapere, nella virtù, nelle capacità inventive, nel possesso di beni materiali. Ma ciò non può mai giustificare il proposito di fare pesare la propria superiorità sugli altri ; piuttosto costituire una sorgente di maggiore responsabilità nell'apporto che ognuno e tutti devono addurre alla vicendevole elevazione.
(88) Così le comunità politiche possono differire tra loro nel grado di cultura e di civiltà o di sviluppo economico, però ciò non può giustificare il fatto che le une facciano valere ingiustamente la loro superiorità sulle altre; piuttosto può costituire un motivo perché si sentano più impegnate nell'opera per la comune ascesa.
(89) Non ci sono esseri umani superiori per natura ed esseri umani inferiori per natura. Ma tutti gli esseri umani sono uguali per dignità naturale, essendo essi dei corpi le cui membra sono gli stessi esseri umani. Né va qui dimenticato che i popoli, a ragione, sono sensibilissimi in materia di dignità e di onore.
(90) Inoltre la verità esige che nelle molteplice iniziative rese possibili dai progressi moderni in mezzi espressivi - iniziative attraverso le quali si diffonnde la mutua conoscenza tra i popoli-ci si ispiri a serena obiettività; il che non esclude che sia legittima nei popoli una preferenza di far conoscere gli aspetti positivi della loro vita. Vanno però respinti i metodi di informazione con i quali, venendo meno alla verità, si lede ingiustamente la reputazione di questo o quel popolo.
2. SECONDO GIUSTIZIA.
(91)1 rapporti fra comunità politiche vanno inoltre regolati secondo giustizia: il che comporta, oltre che il riconoscimento dei vicendevoli diritti, l'adempimento dei rispettivi doveri.
(92) Le comunità politiche hanno diritto all'esistenza, al proprio sviluppo, ai mezzi idonei per attuarlo; a essere le prime artefici nell'attuazione del medesimo; e hanno pure il diritto alla reputazione e ai dovuti onori: di conseguenza e simultaneamente le stesse comunità politiche hanno il dovere di rispettare ognuno quei diritti; e di evitare le azioni che ne costituiscono una violazione. Come nei rapporti tra i singoli esseri umani, agli uni non è lecito perseguire i propri interessi a danno degli altri, così nei rapporti tra le comunità politiche, alle une non è lecito sviluppare se stesse comprimendo od opprimendo le altre. Cade qui opportuno il detto di sant'Agostino:" Abbandonata la giustizia, a che si riducono i regni, se non a grandi latrocini?".
(93) Certo anche tra le comunità politiche possono sorgere e di fatto sorgono contrasti di interessi; però i contrasti vanno superati e le rispettive controversie risolte; non con il ricorso alla forza, con la frode o con l'inganno, ma, come si addice agli esseri umani, con la reciproca comprensione, attraverso valutazioni serenamente obiettive e l'equa composizione.
4. IL TRATTAMENTO DELLE MINORANZE
(94) Dal XIX secolo una tendenza di fondo assai estesa nell'evolversi storico, è che le comunità politiche si adeguano a quelle nazionali. Però per un insieme di cause, non sempre riesce di far coincidere i confini geografici con quelli etnici: ciò dà origine al fenomeno delle minoranze e ai rispettivi complessi problemi.
(95) Va affermato nel modo più esplicito che un'azione diretta a comprimere e a soffocare il flusso vitale delle minoranze è grave violazione della giustizia; e tanto più lo è, quando viene svolta per farle scomparire.
(96) Risponde invece ad una esigenza di giustizia che i poteri pubblici portino il loro contributo nel promuovere lo sviluppo umano delle minoranze con misure efficaci a favore della loro lingua, della loro cultura, del loro costume, delle loro risorse e iniziative economiche.
(97) Qui però va rilevato che i membri delle minoranze, come conseguenza di una reazione sul loro stato attuale o a causa delle loro vicende storiche, possono essere portati, non di rado, ad accentuare l'importanza degli elementi etnici, da cui sono caratterizzati fino a porli al di sopra dei valori umani; come se ciò che è proprio dell'umanità fosse in funzione di ciò che è proprio della nazione. Mentre saggezza vorrebbe che sapessero pure apprezzare gli aspetti positivi di una condizione che consente loro l'arricchimento di se stessi con l'assimilazione graduale e continuata di valori propri di tradizioni o civiltà differenti da quella alla quale essi appartengono. Ciò però si verificherà soltanto se essi sapranno essere come un ponte che facilita la circolazione della vita nelle sue varie espressioni fra le differenti tradizioni o civiltà e non invece in una zona di attrito che arreca danni innumerevoli e determina ristagni o involuzioni.
5 . SOLIDARIETA' OPERANTE.
(98) I rapporti tra le comunità politiche vanno regolati nella verità e secondo giustizia; ma quei rapporti vanno pure vivificati dall'operante solidarietà attraverso le mille forme di cooperazione economica, sociale, politica, culturale, sanitaria, sportiva: forme possibili e feconde nella presente epoca storica. In argomento occorre sempre considerare che la ragione d'essere dei poteri pubblici non è quella di chiudere e comprimere gli esseri umani nell'ambito delle rispettive comunità politiche; : è invece quella di aiutare il bene comune delle stesse comunità politiche: il quale bene comune però va concepito e promosso come una componente del bene comune dell'intera famiglia umana.
(99) Ciò importa che non solo le singole comunità politiche perseguano i loro interessi senza danneggiarsi le une le altre, ma che mettano pure in comune l'opera loro quando ciò sia indispensabile per il raggiungimento di obiettivi altrimenti non raggiungibili; nel qual caso,però, occorre usare ogni
riguardo perché ciò che torna di utilità ad un gruppo di comunità politiche, non sia di danno alle altre, ma abbia anche su esse riflèssi positivi.
(100) Il bene comune universale inoltre esige che le comunità politiche favoriscano gli scambi, in ogni settore, fra i rispettivi cittadini e i rispettivi corpi intermedi. Infatti in molte regioni della terra esiste un numero rilevante di gruppi etnici, più o meno differenziati l'uno dall'altro. Però gli elementi che caratterizzano un gruppo etnico non devono trasformarsi in uno scompartimento stagno in cui degli esseri umani vengano impediti di comunicare con gli esseri appartenenti a gruppi etnici differenti; ciò sarebbe in stridente contrasto con un'epoca come la nostra, nella quale le distanze tra i popoli sono state quasi eliminate. Né va dimenticato che se, in virtù delle proprie peculiarità etniche, gli esseri umani si distinguono gli uni dagli altri posseggono però elementi essenziali comuni. E sono portati per natura ad incontrarsi nel mondo dei valori spirituali, la cui progressiva assimilazione apre ad essi possibilità di perfezionamento senza limiti. Deve quindi esser loro riconosciuto il diritto e il dovere di vivere in comunione gli un gli altri.
6. EQUILIBRIO TRA POPOLAZIONE, TERRA E CAPITALI
(101) Come è noto, vi sono nella terra paesi che abbondano di terreni coltivabili e scarseggiano di uomini, in altri paesi invece non c'è proporzione tra le ricchezze naturali e i capitali a disposizione. Ciò pure domanda che i popoli instaurino rapporti di umana collaborazione, facilitando fra essi la circolazione di capitali, di beni, di uomini.
(102) Qui crediamo opportuno osservare che, ogniqualvolta possibile, pare che debba essere il capitale a cercare il lavoro e non viceversa. In tal modo si offre a molte persone possibilità concrete di crearsi un avvenire migliore senza essere costrette a trapiantarsi dal proprio ambiente in un altro; il che è quasi impossibile che si verifichi senza dolorose lacerazioni, e senza difficili periodi di riassestamento umano o di integrazione sociale.
7. IL PROBLEMA DEI PROFUGHI POLITICI
(103)11 sentimento di universale paternità che il Signore ha acceso nel nostro cuore ci fa sentire profonda amarezza nel considerare il fenomeno dei profughi politici: fenomeno che ha assunto proporzioni ampie e che nasconde sempre innumerevoli e acutissime sofferenze.
(104) Questo fatto in verità sta purtroppo ad indicare come vi sono regimi politici che non assicurano alle singole persone una sufficiente sfera di libertà, entro cui al loro spirito sia consentito di respirare con ritmo umano, in quei regimi è messa in discussione o addirittura misconosciuta la legittimità dell'esistenza di quella sfera. Ciò, non v'è dubbio, rappresenta una radicale inversione nell'ordine della convivenza, poiché la ragione di essere dei poteri pubblici è quella di attuare il bene comune, il cui elemento fondamentale è riconoscere quella sfera di libertà e assicurane l'immunità.
(105) Non è superfluo ricordare che i profughi politici sono persone; e che a loro vanno riconosciuti i diritti inerenti alla persona: diritti che non vengono meno quando essi siano stati privati della cittadinanza nelle comunità politiche di cui erano membri.
(106) Fra i diritti inerenti alla persona, vi è anche quello di inserirsi nella comunità politica in cui si ritiene di potersi creare un avvenire per sé e per la propria famiglia; di conseguenza quella comunità politica nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, ha il dovere di permettere quell'inserimento come pure di favorire l'integrazione in se stessa delle nuove membra.
(107) Siamo lieti di cogliere l'occasione per esprimere il nostro sincero apprezzamento per tutte le iniziative suscitate e promosse dalla solidarietà umana e dall'amore cristiano allo scopo di rendere meno doloroso il trapianto di persone da un corpo sociale ad un altro.
(108) E ci sia pure consentito di segnalare all'attenzione e alla gratitudine di ogni animo retto la multiforme opera che in un
campo tanto delicato svolgono istituzioni internazionali specializzate.
8. DISARMO.
(109) Ci è pure doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente più sviluppate si siano create e si continui a creare armamenti giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli stessi cittadini di quelle comunità politiche sono sottoposti a sacrifici non lievi, mentre altre comunità vengono, di conseguenza, private di collaborazioni indispensabili al loro sviluppo economico e al loro progresso sociale.
9. PSICOSI DI PAURA E CORSA AGLI ARMAMENTI.
(110) Gli armamenti, come è noto, si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile non può essere che una pace fondata sull'equilibrio delle forze. Quindi se una comunità politica si arma , le altre comunità politiche devono tenere il passo e armarsi esse pure. E se una comunità politica produce armi atomiche, le altre devono pure produrre bombe atomiche di potenza distruttiva pari.
(111) In conseguenza gli esseri umani vivono sotto l'incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile. Giacchè le armi ci sono, e se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile e incontrollabile possa fare scoccare la scintilla che metta in moto l'apparato bellico. Inoltre va pure tenuto presente che se anche una guerra a fondo, grazie all'efficacia deterrente delle stesse armi, non avrà luogo, è giustificato il timore che il fatto della sola continuazione degli esperimenti nucleari a scopi bellici possa avere conseguenze fatali per la vita sulla terra.
(112) Per cui giustizia, saggezza e umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti; si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti;
si mettano a bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci. Non si deve permettere- proclamava PIO XII - che la sciagura di una guerra mondiale con le sue rovine economiche e sociali e le sue aberrazioni e perturbamenti morali si rovesci per la terza volta sull'umanità".
(113) Occorre però riconoscere che l'arresto negli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione e, a maggior ragione,la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procede a un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere in essi la psicosi bellica; il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge nell'equilibrio degli armamenti, si sostituisca con il principio che la pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia. Noi riteniamo che si tratta di un obiettivo che può essere conseguito. Giacchè esso è reclamato dalla retta ragione, è desideratissimo, ed è della più alta utilità.
(114) E' un obiettivo reclamato dalla ragione. E' evidente o almeno dovrebbe esserlo per tutti che i rapporti fra le comunità politiche, come quelli fra i singoli esseri umani, vanno regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante.
(115) E' un obiettivo desideratissimo. E invero chi è che non desidera ardentissimamente che il pericolo della guerra sia eliminato e la pace sia salvaguardata e consolidata?
(116) E' un obiettivo della più alta utilità. Dalla pace tutti traggono vantaggi: individui,famiglie, popoli, l'intera famiglia umana. Risuonano ancora oggi severamente ammonitrici le parole di Pio XII: "Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra”.
(117) Perciò come vicario di Gesù Cristo, salvatore del mondo e artefice della pace, e come interprete dell'anelito più profondo dell'intera famiglia umana, seguendo l'impulso del nostro animo, preso dall'ansia di bene per tutti, ci sentiamo in dovere di scongiurare gli uomini, soprattutto quelli che sono investiti
di responsabilità pubbliche, a non risparmiare fatiche per imprimere alle cose un corso ragionevole e umano.
(118) Nelle assemblee più alte e qualificate considerino a fondo il problema della ricomposizione pacifica dei rapporti delle comunità politiche su piano mondiale; composizione fondata sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti. Scrutino il problema fino a individuare il punto, donde è possibile iniziare l'avvio verso intese leali, durature, feconde.
(119)Da parte nostra non cesseremo di implorare le benedizioni di Dio sulle loro fatiche, affinché apportino risultati positivi.
10. NELLA LIBERTA'.
(120)1 rapporti fra le comunità politiche vanno regolati nella libertà. Il che significa che nessuna di esse ha il diritto di esercitare un'azione oppressiva sulle altre o di indebita ingerenza.. Tutte invece devono proporsi di contribuire perché in ognuna sia sviluppato il senso di responsabilità, lo spirito di iniziativa, e l'impegno ad essere la prima protagonista nel realizzare la propria ascesa in tutti i campi.
11. L'ASCESA DELLE COMUNITA' POLITICHE IN FASE DI SVILUPPO ECONOMICO.
(121)Una comunanza di origine, di redenzione, di supremo destino lega tutti gli esseri umani ed è chiamata a formare un'unica famiglia cristiana.. Per tale ragione nell'enciclica MATER ET MAGISTRA abbiamo esortato le comunità politiche economicamente sviluppate a instaurare rapporti di multiforme cooperazione con le comunità politiche in via di sviluppo economico.
(122) Possiamo ora costatare con soddisfazione che il nostro appello ha riscosso una larga favorevole accoglienza; e ci arride la speranza che ancora più per l'avvenire esso contribuisca a far sì che i paesi meno provvisti di beni pervengano, nel tempo più breve possibile, a un grado di sviluppo economico
che consenta ad ogni cittadino di vivere in condizioni rispondenti alla propria dignità di persona.
(123) Ma non è mai abbastanza ripetuto che la cooperazione, di cui si è fatto cenno, va attuata nel più grande rispetto per la libertà delle comunità politiche in fase di sviluppo. Le quali comunità è necessario che siano e si sentano le prime responsabili e le principali artefici nell'attuazione del loro sviluppo economico e del loro progresso sociale.
(124) Già il nostro predecessore Pio XII proclamava che" nel campo di un nuovo ordinamento fondato sui principi morali, non vi è posto per la lesione della libertà, dell'integrità e della sicurezza di altre nazioni, qualunque sia la loro estensione territoriale o la loro capacità di difesa. Se è inevitabile che i grandi Stati ,per le loro maggiori possibilità e la loro potenza, traccino il cammino per la costituzione di gruppi economici fra essi e le nazioni più piccole e deboli è nondimeno incontestabile - come di tutti, nell'ambito dell'interesse generale - il diritto di queste al rispetto della loro libertà nel campo politico, all'efficace custodia della loro neutralità nelle contese fra gli Stati, che loro spetta secondo il diritto naturale e delle genti, alla tutela del loro sviluppo economico, giacchè soltanto in tal guisa potranno conseguire adeguatamente il bene comune, il benessere materiale e spirituale del proprio popolo.
(125) Pertanto le comunità politiche economicamente sviluppate, nel prestare la loro multiforme opera sono tenute al riconoscimento e al rispetto dei valori morali e delle peculiarità etniche proprie delle comunità in fase di sviluppo economico; come ad agire senza propositi di predominio politico; in tal modo portano" un contributo prezioso alla formazione di una comunità mondiale nella quale tutti i membri siano soggetti consapevoli dei propri doveri e dei propri diritti, operanti in rapporto di uguaglianza all'attuazione del bene comune universale.
12. SEGNI DE REMPI.
(126) Si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi, ma invece attraverso il negoziato.
(127) Vero è che sul terreno storico quella persuasione è piuttosto in rapporto con la forza terribilmente distruttiva delle armi moderne; ed è alimentata dall'orrore che suscita nell'animo anche il solo pensiero delle distruzioni immani e dei dolori immensi che l'uso di quelle armi apporterebbe alla famiglia umana; per cui riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia.
(128) Però tra i popoli, purtroppo, spesso regna ancora la legge deI timore. Ciò li sospinge a profondere immense spese favolose in armamenti: non già, si afferma, - né vi è motivo per non credervi -ma per aggredire ma per dissuadere gli altri dall'aggressione. (129) E' lecito tuttavia sperare che gli uomini , incontrandosi e negoziando, abbiano a scoprire meglio i vincoli che li legano, proveniente dalla loro comune umanità: e abbiano pure a scoprire che una tra le più profonde esigenze della loro comunità umana è che tra essi e i loro rispettivi popoli regni non il timore, ma l'amore: il quale tende ad esprimersi nella collaborazione leale, multiforme, apportatrice di molti beni.
PARTE QUARTA
RAPPORTI DEGLI ESSERI UMANI E DELLE COMUNITA'
POLITICHE CON LA COMUNITA' MONDIALE.
1. L'INTERDIPENDENZA TRA LE COMUNITA' POLITICHE
(130) I recenti progressi della scienza e delle tecniche incidono profondamente sugli esseri umani, sollecitandoli a collaborare tra loro e orientandoli verso una convivenza unitaria a raggio mondiale. Si è infatti intensamente accentuata la circolazione delle idee, degli uomini, delle cose.. Per cui sono aumentati enormemente e si sono infittiti i rapporti tra i cittadini, le famiglie, i corpi intermedi appartenenti a diverse comunità politiche; come pure fra i poteri pubblici delle medesime. Mentre si approfondisce l'interdipendenza tra le economie nazionali: le une s'inseriscono progressivamente sulle altre fino a divenire ciascuna quasi parte integrante di un'unica economia
mondiale; e il progresso sociale, l'ordine, la sicurezza e la pace all'interno di ciascuna comunità politica è in rapporto vitale con il progresso sociale, l'ordine, la sicurezza, la pace di tutte le altre comunità politiche.
(131) Nessuna comunità politica oggi è in grado di perseguire i suoi interessi e di svilupparli chiudendosi in se stessa; giacchè il grado della sua prosperità e del suo sviluppo sono pure il riflesso e una componente del grado di prosperità e dello sviluppo di tutte le comunità politiche.
2, INSUFFICIENZA DELL'ATTUALE ORGANIZZAZIONE
DELL'AUTORITA' POLITICA NEI CONFRONTI DEL BENE
COMUNE UNIVERSALE.
(132) L' unità della famiglia umana è esistita in ogni tempo giacchè essa ha come membri gli esseri umani che sono tutti uguali per dignità naturale. Di conseguenza esisterà sempre l'esigenza obiettiva all'attuazione, in grado sufficiente, del bene comune universale, cioè del bene comune dell'intera famiglia umana.
(133) Nei tempi passati si poteva, a ragione, ritenere che i poteri pubblici delle differenti comunità politiche potessero essere in grado di attuare il bene comune universale, o attraverso le normali vie diplomatiche o con incontri a più alto livello, utilizzando gli strumenti giuridici, quali,ad esempio, le convenzioni e i trattati: strumenti giuridici suggeriti dal diritto naturale, e determinati dal diritto delle genti e dal diritto internazionale.
(134) In seguito alle profonde trasformazioni intervenne nei confronti della convivenza umana, da una parte il bene comune universale solleva problemi complessi, gravissimi, estremamente urgenti specialmente per ciò che riguarda la sicurezza e la pace mondiale; i poteri pubblici delle singole comunità politiche, posti come sono su un piede di uguaglianza giuridica tra essi, per quanto moltiplichino i loro incontri e acuiscano la loro ingegnosità nell'elaborare nuovi strumenti giuridici, non sono più in grado di affrontare e risolvere gli accennati problemi adeguatamente; e ciò non
per mancanza di buona volontà o di iniziativa ma a motivo di una loro deficienza strutturale.
(135) Si può dunque affermare che sul terreno storico è venuta meno la rispondenza tra l'attuale organizzazione e il rispettivo funzionamento del principio autoritario operante su piano mondiale e le esigenze obiettive del bene comune universale.
3. RAPPORTO TRA CONTENUTI STORICI DEL BENE COMUNE E STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DEI POTERI PUUBBLICI.
(136) Esiste un rapporto intrinseco tra i contenuti storici del bene comune da una parte e la configurazione e il funzionamento dei poteri pubblici dall'altra. L'ordine morale, cioè, come esige l'autorità pubblica nella convivenza per l'attuazione del bene comune, di conseguenza esige pure che l'autorità a tale scopo sia efficiente. Ciò postula che gli organi nei quali l'autorità prende corpo, diviene operante e persegue il suo fine, siano strutturati e agiscano in maniera da essere idonei a tradurre nella realtà i nuovi contenuti che il bene comune viene assumendo nell'evolversi storico della convivenza.
(137) Il bene universale comune pone ora problemi e dimensioni mondiali che non possono essere adeguatamente affrontati e risolti che ad opera di poteri pubblici avendo ampiezza, strutture e mezzi delle stesse proporzioni; di poteri pubblici, cioè, che siano in grado di operare in modo efficiente su piano mondiale. Lo stesso ordine morale quindi domanda che tali poteri vengano istituiti.
4, POTERI PUBBLICI ISTITUITI DI COMUNE ACCORDO E NON IMPOSTI CON FORZA.
(138)1 poteri pubblici aventi autorità su piano mondiale dotati di mezzi idonei a perseguire efficacemente gli obiettivi che costituiscono i contenuti concreti del bene comune universale, vanno istituiti di comune accordo e non imposti con la forza. La ragione è che siffatti poteri devono essere in grado di operare efficacemente: però, nello stesso tempo, la loro
azione deve essere informata a sincera effettiva imparzialità; deve essere cioè un' azione diretta a soddisfare le esigenze obiettive del bene comune universale. Senonchè ci sarebbe certamente da temere che poteri pubblici supernazionali o mondiali imposti con la forza dalle comunità politiche più potenti o non siano o non divengano strumento di interessi particolaristici; e qualora ciò non si verifichi, è assai difficile che nel loro operare risultino immuni da ogni sospetto di parzialità; il che comprometterebbe l'efficacia della loro azione. Le comunità politiche, anche se fra esse corrono differenze accentuate nel grado di sviluppo economico e nella potenza militare, sono tutte assai sensibili quanto a parità giuridica e alla loro dignità morale. Per cui, a ragione, non facilmente si piegano a obbedire a poteri imposti con la forza; o a poteri alla cui creazione non abbiano contribuito; o ai quali non abbiano esse stesse deciso di sottoporsi con scelte consapevoli e libere.
5. IL BENE COMUNE UNIVERSALE E I DIRITTI DELLA PERSONA.
(139) Come il bene comune delle singole comunità politiche, così il bene comune universale non può essere determinato che avendo riguardo alla persona umana. Per cui anche i poteri pubblici della comunità mondiale devono proporsi come obiettivo fondamentale il riconoscimento,il rispetto, la tutela e la promozione dei diritti della persona: con una azione diretta, quando il caso lo comporti; o creando un ambiente a raggio mondiale in cui sia reso più facile ai poteri pubblici delle singole comunità politiche svolgere le loro specifiche funzioni.
6. IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA'.
(140) Come i rapporti tra individui, famiglie, corpi intermedi, e i poteri pubblici delle rispettive comunità politiche, nell'interno delle medesime, vanno regolati con il principio di sussidiarietà, così nella luce dello stesso principio vanno
regolati pure i rapporti tra i poteri pubblici delle singole comunità politiche e i poteri pubblici della comunità mondiale. Ciò significa che i poteri pubblici della comunità mondiale debbono affrontare e risolvere i problemi a contenuto economico, sociale, politico, culturale che pone il bene comune universale; problemi però che per la loro ampiezza, complessità e urgenza i poteri pubblici delle singole comunità politiche non sono in grado di affrontare con prospettiva di soluzioni positive.
(141) I poteri pubblici della comunità mondiale, non hanno lo scopo di limitare la sfera di azione ai poteri pubblici delle singole comunità politiche e tanto meno di sostituirsi a essi; hanno invece lo scopo di contribuire alla creazione, sul piano mondiale, di un ambiente nel quale i poteri pubblici delle singole comunità politiche, i rispettivi cittadini e i corpi intermedi possano svolgere i loro compiti, adempiere i loro doveri, esercitare i loro diritti con maggiore sicurezza.
7. SEGNI DEI TEMPI.
(142) Come è noto, il 26 giugno 1945, venne costituita l'organizzazione delle Nazioni Unite (ONU); alla quale, in seguito, si collegarono gli istituti intergovernativi aventi vasti compiti internazionali in campo economico, sociale, culturale, educativo, sanitario. Le Nazioni Unite si proposero come fine essenziale di mantenere e consolidare la pace fra i popoli, sviluppando fra essi le amichevoli relazioni , basate sui principi dell'uguaglianza, del vicendevole rispetto, della multiforme cooperazione in tutti i settori della convivenza.
(143) Un atto della più alta importanza compiuto dalle Nazioni unite è la DiCHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO, approvata in assemblea generale il 10 dicembre 1948. Nel preambolo della stessa dichiarazione si proclama come ideale da perseguirsi da tutti i popoli e da tutte le nazioni l'effettivo riconoscimento e rispetto di quei diritti e delle rispettive libertà.
(144) Su qualche punto particolare sono state sollevate obiezioni e fondate riserve. Non è dubbio però che il documento segni un passo importante nel cammino verso l'organizzazione giuridico~politica della comunità mondiale. In esso, infatti, viene riconosciuta, nella forma più solenne, la dignità di persona a tutti gli esseri umani; e viene di conseguenza proclamato come loro fondamentale diritto quello di muoversi liberamente nella ricerca del vero, nell'attuazione del bene morale e della giustizia, e il diritto ad una vita dignitosa; e vengono pure proclamati altri diritti connessi con quelli accennati.
(145) Auspichiamo pertanto che l'organizzazione delle Nazioni Unite - nelle strutture e nei mezzi- si adegui sempre più alla vastità e nobiltà dei suoi compiti; che arrivi il giorno in cui i singoli esseri trovino in essa una tutela efficace in ordini ai diritti che scaturiscono immediatamente dalla loro dignità di persone; e che perciò sono diritti universali, inviolabili, inalienabili. Tanto più che i singoli esseri umani, mentre partecipano più attivamente alla vita pubblica delle proprie comunità politiche, mostrano un crescente interessamento alle vicende di tutti i popoli e avvertono con maggiore consapevolezza di essere membra vive di una comunità mondiale.
PARTE V:
RICHIAMI PASTORALI
I DOVERE DI PARTECIPARE ALLA VITA PUBBLICA
(146) Ancora una volta ci permettiamo di chiamare i nostri figli al dovere che hanno di partecipare attivamente alla vita pubblica e di contribuire all'attuazione del bene comune della famiglia umana della propria comunità politica, e di adoprarsi quindi alla luce della fede e con la forza dell'amore. Perché le istituzioni a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, siano tali da non creare ostacoli,
ma piuttosto facilitare o rendere meno arduo alle persone il loro perfezionamento tanto nell'ordine naturale che in quello soprannaturale.
2. COMPETENZA SCIENTIFICA, CAPACITA' TECNICA,
ESPERIENZA PROFESSIONALE.
(147) Non basta essere illuminati dalla fede e accesi dal desiderio del bene per penetrare di sani principi una civiltà e vivificarla nello spirito del vangelo. A tale scopo è necessario inserirsi nelle sue istituzioni e operare validamente dal di dentro delle medesime.
(148) Però la nostra civiltà si contraddistingue soprattutto per i suoi contenuti scientifico-tecnici.per cui non ci si inserisce nelle sue istituzioni e non si opera con efficacia dal di dentro delle medesime se non si è scientificamente competenti, tecnicamente capaci, professionalmente esperti.
3. L'AZIONE COME SINTESI DI ELEMENTI SCIENTIFICO-
TECNICO-PROFESSIONALE E DI VALORI SPIRITUALI
(149) Amiamo pure richiamare all'attenzione che la competenza scientifica, la capacità tecnica, l'esperienza professionale, non sono però sufficienti per ricomporre i rapporti della convivenza in un ordine genuinamente umano; e cioè in un ordine di cui fondamento è la verità, misura e obiettivo la giustizia, forza propulsiva l'amore, metodo di attuazione la libertà.
(150) A tale scopo si richiede certamente che gli esseri umani svolgano le proprie attività a contenuto temporale, obbedendo alle leggi che sono a essi immanenti, e seguendo metodi rispondenti alla loro natura; ma si richiede pure nello stesso tempo, che svolgano quelle attività nell'ambito dell'ordine morale, e quindi come esercizio o rivendicazione di un diritto, come adempimento di un dovere e prestazione di un servizio; come risposta positiva al disegno provvidenziale di Dio mirante alla nostra salvezza; si richiede
cioè che gli esseri umani, nell'interiorità di se stessi, vivano il loro operare a contenuto temporale come una sintesi di elementi scientifico-tecnico-professionali e di valori spirituali.
4. RICOMPOSIZIONE UNITARIA NEI CREDENTI TRA FEDE
RELIGIOSA E ATTIVITA' A CONTENUTO MORALE.
(151) Nelle comunità nazionali di tradizione cristiana, le istituzioni dell'ordine temporale, nell'epoca moderna, mentre rivelano spesso un alto grado di perfezione scientifico-tecnica e di efficienza in ordine ai rispettivi fini specifici, nello stesso tempo si caratterizzano non di rado per la povertà di fermenti e di accenti cristiani.
(152) E' certo tuttavia che alla creazione di quelle istituzioni hanno contribuito e continuano a contribuire molti che si ritenevano e si ritengono cristiani; e non è dubbio che, in parte almeno, lo erano e lo sono. Come si spiega? Riteniamo che la spiegazione si trovi in una frattura nel loro animo fra la credenza cristiana e l'operare a contenuto temporale. E' necessario quindi che in essi si ricomponga l'unità interiore; e nelle loro attività temporali sia pure presente la fede come faro che illumina e la carità come forza che vivifica.
5. SVILUPPO INTEGRALE DEGLI ESSERI UMANI IN FORMAZIONE.
(153)Ma pensiamo pure che l'accennata frattura nei credenti fra credenza religiosa e operare a contenuto temporale, è il risultato, in gran parte se non del tutto, di un difetto di solida formazione cristiana. Capita, infatti, troppo spesso e in molti ambienti, che non vi sia proporzione fra istruzione scientifica e istruzione religiosa:
l'istruzione scientifica continua a estendersi fino ad attingere gradi superiori, mentre l'istruzione religiosa rimane di grado elementare. E' perciò indispensabile che negli esseri umani in formazione, l'educazione sia integrale e ininterrotta; e cioè che in essi il culto dei valori religiosi e l'affinamento della coscienza morale proceda di pari passo con la continua sempre più ricca assimilazione di elementi scientifico-tecnici ; ed è pure indispensabile che siano educati circa il metodo idoneo secondo cui svolgere in concreto i loro compiti.
6. IMPEGNO COSTANTE.
(154) Riteniamo opportuno fare presente come sia difficile cogliere, con sufficiente aderenza, il rapporto tra esigenze obiettive della giustizia e situazioni concrete; di individuare cioè i gradi e le forme secondo cui i principi e le direttive dottrinali devono tradursi nella realtà.
(155) E l'individuazione di quei gradi e di quelle forme è tanto più difficile nell'epoca nostra, caratterizzata da un dinamismo accentuato. Per cui il problema dell'adeguazione della realtà sociale alle esigenze obiettive della giustizia è problema che non ammette mai una soluzione definitiva. I nostri figli pertanto devono vigilare su se stessi per non adagiarsi soddisfatti in obiettivi già raggiunti.
(156) Anzi per tutti gli esseri umani è quasi un dovere pensare che quello che è stato realizzato è sempre poco rispetto a quello che resta ancora da compiere per adeguare gli organismi produttivi, le associazioni sindacali, le organizzazioni professionali, i sistemi assicurativi, gli ordinamenti giuridici, i regimi politici, le istituzioni a finalità culturali, sanitarie, ricreative e sportive, alle dimensioni proprie dell'era dell'atomo e delle conquiste spaziali; era nella quale la famiglia umana è già entrata e ha iniziato il suo nuovo cammino con prospettive di un'ampiezza sconfinata.
7. RAPPORTI TRA CATTOLICI E NON CATTOLICI IN CAMPO
ECONOMICO~SOCIALE-POLITICO.
(157) Le linee dottrinali tracciate nel presente documento scaturiscono o sono suggerite da esigenze insite nella stessa natura umana, e rientrano, per lo più, nella sfera del diritto naturale. Offrono quindi ai cattolici un vasto campo di incontri, di intese tanto coi i cristiani separati da questa sede apostolica, quanto con esseri umani non illuminati dalla fede in Gesù Cristo, nei quali però è presente la luce della ragione ed è pure presente ed operante l'onestà naturale." In tali rapporti i nostri figli siano vigilanti per essere sempre coerenti con se stessi, per venire mai a compromessi riguardo alla religione e alla morale. Ma nello stesso tempo siano e si mostrino animati di spirito di comprensione, disinteressati e disposti a operare lealmente nell’attuazione di oggetti che siano di loro natura buoni o riducibili al bene.
(158) Non si dovrà però mai confondere l'errore con l'errante, anche quando trattasi di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale- religioso. L'errante è sempre e innanzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l'esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi degli errori per aprirsi alla conoscenza della verità. E l'azione di Dio in lui non viene mai meno. Pertanto chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce a opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli incontri e le intese, nei vari settori dell'ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono a errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio.
(159) Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l'origine e il destino dell'universo e dell'uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono state originate da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacchè le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventi, non possono non subire gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei movimenti , nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazione della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione?
(160) Pertanto, può verificarsi che un avvicinamento o incontro di ordine pratico, ieri ritenuto non opportuno o non fecondo, oggi invece lo sia o lo possa divenire domani. Decidere se tale momento è arrivato, come pure stabilire i modi e i gradi dell'eventuale consonanza di attività al raggiungimento di scopi economici, sociali,culturali, politici, onesti ed utili al vero bene della comunità, sono problemi che si possono risolvere soltanto con la virtù della prudenza, che è la guida delle virtù che regolano la vita morale, sia individuale che sociale. Perciò, da parte dei cattolici, tale decisione spetta in primo luogo a
coloro che vivono od operano nei settori specifici della convivenza, in cui quei problemi si pongono sempre tuttavia in accordo con i principi del diritto naturale, con la dottrina sociale della Chiesa e con le direttive dell'autorità ecclesiastica. Non si deve, infatti, dimenticare che compete alla Chiesa il diritto e il dovere non solo di tutelare i principi déll'ordine etico e religioso, ma anche di intervenire autoritativamente presso i suoi figli nella sfera dell'ordine temporale, quando si tratta di giudicare dell'applicazione di quei principi ai casi concreti.
8. GRADUALITA'
(161) Non mancano anime particolarmente dotate di generosità, che, trovandosi di fronte a situazioni nelle quali le esigenze della giustizia non sono soddisfatte o non lo sono in grado sufficiente, si sentono accese dal desiderio di innovare , superando con un balzo solo tutte le tappe, come volessero fare ricorso a qualcosa che può rassomigliare alla rivoluzione.
(162) Non si dimentichi che la gradualità è la legge della vita in tutte le sue espressioni; per cui anche nelle istituzioni umane non si riesce ad innovare verso il meglio che agendo dal di dentro di esse gradualmente." Non nella rivoluzione-proclama Pio XII- ma in una evoluzione concordata sta la salvezza e la giustizia. La violenza non ha mia fatto altro che abbattere, non innalzare: accendere le passioni, non calmarle; accumulare odi e rovine, non affratellare i contendenti; e ha precipitato gli uomini e i partiti nella dura necessità di costruire lentamente, dopo prove dolorose, sopra i ruderi della discordia".
9, COMPITO IMMENSO.
(163)
A tutti gli uomini di buona volontà spetta il compito immenso di comporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà; i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani, fra i cittadini e le rispettive comunità politiche, fra le stesse comunità politiche, tra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall'altra la comunità mondiale.Ufficio
mobilissimo qual è quello di attuare la vera pace nell'ordine stabilito da Dio.
(164) Certo coloro che prestano la loro opera alla ricomposizione dei rapporti della vita sociale secondo i criteri sopra accennati, non sono molti; a essi vada il nostro paterno apprezzamento, il nostro pressante invito a perseverare nella loro opera con slancio sempre più rinnovato. E ci conforta la speranza che il loro numero aumenti, soprattutto fra i credenti. E' un imperativo del dovere, è un'esigenza dell'amore. Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nell'intimità di se stesso, vive in comunione con Dio.
(165) Infatti non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l'ordine voluto da Dio." Vuole l'anima tua - si domanda sant'Agostino - vincere le tue passioni? Sia sottomessa a chi è in alto e vincerà ciò che è in basso. E sarà in te la pace:
vera,sicura, ordinatissima. Qual è l'ordine di questa pace? Dio comanda all'anima, l'anima al corpo: niente di più ordinato".
10. IL PRINCIPE DELLA PACE.
(166) Queste nostre parole, che abbiamo voluto dedicare ai problemi che più assillano l'umana famiglia, nel momento presente, e dalla cui equa soluzione dipende l'ordinato progresso della società, sono dettate da una profonda aspirazione che sappiamo comune a tutti gli uomini di buona volontà: il consolidamento della pace nel mondo.
(167) Come vicario, benché tanto umile e indegno, di colui, che il profetico annuncio chiama il "PRINCIPE DELLA PACE" (Is.9,6) abbiamo bisogno di spendere tutte le nostre energie per il rafforzamento di questo bene. Ma la pace rimane solo vuoto suono di parole, se non è fondata su quell'ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza:
ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità, e posto in atto nella libertà.
(168) E' questa un'impresa tanto nobile e alta, che le forze umane, anche se animate da ogni lodevole buona volontà, non possono da sole portare a effetto. Affinché l'umana società sia uno specchio il più fedele possibile del regno di Dio è necessario l'aiuto dall'alto.
(169) Per questo ,la nostra invocazione in questi giorni sacri sale più fervorosa a colui che ha vinto nella sua dolorosa passione e morte il peccato elemento disgregatore e apportatore di lutti e squilibri, e ha riconciliato l'umanità col Padre celeste nel suo sangue: "Poiché egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo... Ed è venuto ad evangelizzare la pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini (Ef. 2-14-17)
(170) E nella liturgia di questi giorni risuona l'annuncio: "Gesù nostro Signore, alzatosi e stando in mezzo ai suoi discepoli, disse: "Pace a voi, alleluia"; al vedere il Signore, i discepoli furono pieni di gioia". Egli lascia la pace, egli porta la pace:
"Vi lascio la pace, vi do la mia pace, Non come la dà il
mondo io la dono a voi" (Gv.14,27).
(171) Questa è la pace che chiediamo a lui con l'ardente sospiro della nostra preghiera. Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno.Illumini i responsabili dei popoli, affinché, accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini, garantiscano e difendano il dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e regni sempre la desideratissima pace.
(172) In pegno di questa pace e con l'augurio che essa irraggi nelle cristiane comunità a voi affidate, specialmente a beneficio dei più umili e bisognosi di aiuto e di difesa, siamo lieti di dare a voi, venerabili fratelli, e ai sacerdoti del clero secolare e regolare, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli delle vostre diocesi, particolarmente a coloro che porranno ogni impegno per mettere in pratica le nostre esortazioni, la benedizione
apostolica, propiziatrice dei celesti favori. Infine, per tutti gli uomini di buona volontà, destinatari anch'essi di questa nostra lettera enciclica, imploriamo dal nostro Dio salute e prosperità.
Giovanni XXIII Papa
CONCLUSIONE DEL LIBRO : " OPERA CENACOL O
FAMILIARE"
INVOCAZIONE ALLA GERARCHIA DELLA CHIESA
CATTOLICA.
"Sono pienamente conscio che molte posizioni dottrinali e pastorali da me assunte nel mio libro, non coincidono con il tuo Magistero ufficiale; nello stesso tempo però sono pienamente convinto che lo Spirito Santo sta indirizzando la Chiesa di Gesù verso le posizioni da me assunte, illuminato dalla luce divina.
Amata Gerarchia Cattolica, non mi condannare: io ho dedicato tutta la mia vita per il Regno di Dio, ho cercato sempre di cibarmi del pane quotidiano della volontà della Famiglia Trinitaria di Dio ed ho sperimentato nella gioia la sua divina assistenza in tutti i miei passi. Se mi è lecito permettermi di rivolgerti un consiglio, ti prego di imitare la saggezza di Gamaliele: se quanto ho scritto e difeso è opera mia, morirà da solo; ma se quanto ho scritto e difeso è opera di Dio non correre il rischio di lottare contro Dio. Grazie!
Sac. Salvatore Paparo
11 ott 2009
LIBRO OPERA CENACOLO FAMILAIRE
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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