Cintano 30.8.2006
Carissimo don Lorenzo,
la tua risposta alla suora sulla frase di Benedetto XVI rivolta a Dio a Auschwitz : “ PERCHE’, SIGNORE, HAI TACIUTO? SVEGLIATI! “, mi ha sospinto ad un’attenta riflessione. Prima di esprimerti il mio punto di vista desidero comunicarti le mie profonde convinzioni su Dio.
Dio è AMORE ed in quanto Amore è Sommo Bene e Felicissimo. Egli Amore-Sommo Bene-Felicissimo ha creato solo esseri buoni e felici pur graduati nella bontà e nella felicità. Le creature intelligenti e libere raggiungono la loro felicità gustando il bene comunicato loro da Dio e operando il bene. Dalla Rivelazione e dalla storia ci risulta che le creature libere, e quindi anche l’uomo, peccarono e peccano scegliendo il male e la conseguente infelicità.
Dio –Amore dinanzi al disastro e alle sofferenze dei suoi figli peccatori SOFFRE PERCHE’ L’AMORE NON PUO’ NON SOFFRIRE DINANZI AL DOLORE DELLE PERSONE AMATE. Ma Dio-Amore essendo anche MISERICORDIA decide di salvare i suoi figli peccatori e perché tornino ad amare e ad essere felici invia nel mondo il Suo Figlio Unigenito Gesù il Quale addossandosi i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, accetta anche di soffrire le sofferenze legate al peccato umano subendo liberamente un’atroce passione ed una impressionante morte in croce. Costatiamo però che, malgrado il supremo gesto di amore di Gesù, gli uomini continuano a peccare e a causare sofferenze a se stessi e agli altri. Dio però, nonostante i pensieri e le azioni perverse degli uomini, porterà a compimento il suo misterioso piano salvifico che la Sacra Scrittura esprime con la realtà del Corpo Mistico di Gesù giunto a maturità. Nel processo di attuazione del Corpo Mistico di Gesù, Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo CONTINUANO A SOFFRIRE PERCHE’ L’AMANTE NON PUO’ NON SOFFRIRE QUANDO LE PERSONE AMATE SOFFRONO.
E’ sotto questa luce che dobbiamo affermare che Dio non può dormire mentre gli uomini suoi figli soffrono, ma che soffre con essi in vista della loro conversione e del loro ritorno all’amore, al bene, alla felicità. Certo a noi, limitati nella mente, riesce impossibile capire come Dio possa permettere tante sofferenze umane A CAUSA DEL PECCATO, ma dobbiamo fidarci di Lui, IL QUALE IMPASSIBILE PER NATURA, ACCETTA LA SUA SOFFERENZA PER REDIMERE GLI UOMINI SUOI FIGLI PECCATORI E INFELICI.
A questo punto rispondo alla tua domanda: le parole di Benedetto XVI sono un grido di dolore personale o un rimprovero, una condanna di Dio CHE DORME? Io penso che il Papa che crede in Dio Amore ( ha scritto anche una Enciclica su Dio Amore ) abbia espresso un dolore personale. Non penso che abbia voluto rimproverare e condannare Dio. Credo invece che dicendo a Dio “SVEGLIATI”, il Papa abbia tradotto le parole di Gesù nel Getsemani:
“Padre, se è possibile, passi da me questo calice; però sia fatta la tua volontà e non la mia”
“” PADRE, SE E’ POSSIBILE, NON PERMETTERE PIU’ LE SOFFERNZE UMANE CHE AUSCHWITZ CI RICHIAMA ALLA MENTE; MA SE NEL TUO MISTERIOSO PIANO DI REDENZIONE NON E’ POSSIBILE, SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ E NON LA MIA”.
Con affetto e stima.<`p> Sac. Salvatore Paparo.
Carissimo don Salvatore,
ero incerto se risponderle o no, ma considerato che oggi è 30 anni che sono sacerdote della chiesa cattolica romana e apostolica ritengo opportuno dirle che, pur rispettando le sue idee, non le approvo.
Non ho avuto una fanciullezza e una giovinezza piena di segni come la sua: ho dovuto combattere e lavorare per entrare in seminario; ho avuto le mie crisi e con l'aiuto di Dio, le ho gioiosamente superate.
Sono contento di essere prete e mi sento realizzato come uomo e come pastore della porzione di chiesa che il vescovo diocesano mi ha affidato alle cure pastorali e mi sforzo di annunziare la Parola di Gesù secondo le indicazioni di Pietro e dei suoi successori.
Sinceramente mi ha fatto male leggere la sua precisazione "sono scusati dal seguire le norme canoniche perchè la gerarchia vi si oppone ingiustamente": mi sembra "pesante" nei confronti del successore di Pietro!
Non farò mai parte della sua Opera Cenacolo Familiare: la ritengo un surrogato; mi è appagante essere sacerdote della chiesa di Gesù affidata a Pietro ed ai suoi successori.
Memento in Domino.
Sac. Antonio Buso
CONTRO RISPOSTA
AL SAC. ANTONIO BUSO
Carissimo don Antonio,
grazie par la sua risposta. Pur dissenziente respira aria pura di comprensione e di rispetto. Mi permetto però di replicarle dicendole che l'Opera Cenacolo Familiare è una profezia e che come ogni profezia non è compresa o è respinta dalla maggior parte dei contemporanei del profeta. Comunque ammiro la sua santità.
La saluto nel Signore Gesù.
Sac. Salvatore Paparo.
RISPOSTA di Don Luca.
Caro confratello,
ho ricevuto il tuo scritto di cui ti ringrazio.Ho dato solo un'occhiata ed in questo periodo non posso fare di più. Una prima impressione? Finalmente una proposta non "terroristica" nè "doloristica! La leggerò volentieri. Auguri per tutto.
Don Luca.
CONTRO RISPOSTA
Carissimo don Luca,
la tua lettera è scesa nel mio cuore come balsamo. Infatti un confratello che comprende lo spirito dell'Opera Cenacolo Familiare non può che recarmi gioia. Mi auguro che tanti sacerdoti e tanti laici penetrino il valore dei piani della Famiglia Trinitaria di Dio che vuole realizzare servendosi del Cenacolo Familiare, e che tanti di essi si consacrino come membri dell'Opera e diventino suoi Apostoli e Profeti. Evidentemente sarò nel gaudio se fra questi potrò annoverare anche te.
Ti saluto con affetto.
Sac. Salvatore Paparo.
_____________________________________________________________________________________________________________ Carissima Ornella,
ho letto le sue due e-mail. Mi sembrano molto interessanti perchè affrontano problemi pratici che riguardano il Prete Sposato e che non possono essere elusi.
Innanzi tutto si pone la domanda "CHI DEVE PENSARE AL SOSTENTAMENTO DELLA FAMIGLIA DEL PRETE SPOSATO?".
La risposta non può essere che questa: la famiglia del Prete Sposato deve essere sostentata dalla Comunità Cristiana: infatti Gesù solo una volta ha parlato dell'operaio che ha il diritto allo stipendio e questo operaio è proprio il Prete inviato in missione a predicare il regno di Dio. Però purtroppo i Cristiani nostri contemporanei non sono coscienti di questo loro dovere. Pertanto in attesa che la Comunità Cristiana maturi anche in questo campo, è il Prete Sposato che deve ingegnarsi per sotentare la propria famiglia esercitando una professione redditizia e confidando nella Provvidenza Divina.
Il giovane desideroso di diventare Prete, nel periodo della sua formazione non è tenuto ad esprimere il suo intento di sposarsi. Egli rimane libero nella scelta del celibato o della vita matrimoniale in tutta la sua vita come qualsiasi altro cristiano.
La Gerarchia Ecclesiastica non deve assolutamente intervenire nella scelta della sposa del Prete. In questo campo il Prete deve esigere la libertà di scelta. Certo è bene che il Prete scelga per sposa una donna che gli stia accanto pastoralmente, ma ciò non deve costituire assolutamente un obbligo. La qualità indispensabile che deve possedere la sposa del Prete è che sia sommamente rispettosa della missione del suo coniuge.
Il Prete Sposato e la sua moglie non debbono essere sottoposti a leggi particolari. Per essi valgono le leggi vigenti per qualsiasi altra coppia sponsale cristiana.
L'episcopato non deve essere prerogativa del Prete Celibe ma deve estendersi anche al Prete Sposato come ai primi tempi del Cristianesimo.
Dobbiamo sapere accettare anche il fallimento matrimoniale della famiglia del Prete Sposato senza gridare per ciò ad un particolare scandalo. Il fallimento del matrimonio di un Prete assume la stessa gravità del fallimento del matrimonio di qualsiasi altra coppia cristiana. IN ENRAMBI I CASI INFATTI SI TRATTA DI UN GRAVISSIMO PECCATO COMMESSO DA CRISTIANI CHIAMATI ALLA SANTITA' : "SIATE SANTI COME IO SONO SANTO " "SIATE PERFETTI COME PERFETTO E' IL PADRE VOSTRO CHE STA NEI CIELI ".
Carissima Ornella, spero che condivida i miei punti di vista.
La saluto caramente nella Famiglia Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo.
Sac. Salvatore Paparo.
10 ott 2009
RISPOSTA ALL'ALLEGATO DI DON SALVATORE
L’Opera Cenacolo Familiare nasce in “embrione” nel maggio del 1946 in un seminario del Piemonte in seguito all’esperienza spirituale vissuta da don Salvatore Paparo, sacerdote cattolico nato a Cesarò (Messina) il 14 Agosto 1929 e morto a Cintano (To) l'1 febbraio 2015. Entrato nel Piccolo Seminario di Bronte (Catania) all’età di 10 anni, Salvatore matura la sua vocazione sacerdotale. Dopo la scuola media si trasferisce al Seminario Maggiore di Catania, dove rimane per due anni. Desiderando dedicarsi alla missione, l’8 Dicembre del 1945 entra nello studentato dei Padri Maristi a Cavagnolo (Torino). Nel maggio del 1946 si ammala gravemente e i medici disperano di salvarlo. Don Salvatore, invece, guarisce improvvisamente e, mentre si sente “immerso in Dio, luce-calore estasiante”, riceve questo messaggio: “L’umanità va incontro all’Età Aurea del Cristianesimo. Allora il mondo riconoscerà Gesù come unico suo Salvatore e vivrà in modo straordinario un’era di pace e di benessere. Tu sarai l’umile nostro strumento”.
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